giovedì 10 novembre 2016

Il Barocco siciliano

Il Barocco siciliano non definisce soltanto le espressioni del barocco in Sicilia realizzate fin dal XVII secolo, ma rappresenta una particolare declinazione di questo stile, caratterizzata da un acceso decorativismo, senso scenografico e cromatico. Tale maniera si manifestò pienamente solo nel XVIII secolo, in seguito agli interventi di ricostruzione succeduti al devastante terremoto che investì la Val di Noto nel 1693.
Il pieno sviluppo si ebbe a seguito del fervore edilizio della ricostruzione e il carattere principale si nota nell'esuberanza decorativa, che univa architettura colta e tradizione artigianale. Tale stile si avvicina ad altri, come quello della Baviera e quello che si sviluppò in Russia, anche noto come Barocco Naryshkin.

Gli architetti locali (molti dei quali formati a Roma), e i progettisti e artisti venuti da fuori, trovarono un'abbondanza di opportunità per dar vita a un sofisticato stile Barocco, fortemente caratterizzato e radicato nel territorio. Nel penultimo decennio del XVIII secolo lo stile finì poi con l'essere rimpiazzato dalle nuove mode, che proponevano il neoclassicismo. L'era Barocca della Sicilia, con il suo stile riccamente decorato, rifletteva perfettamente la storia sociale dell'isola, e venne a simboleggiare il canto del cigno della sua nobiltà, lasciando sull'isola un marchio di identità architettonica.

Cerchiamo di percorrere un breve tratto del lungo cammino di questo stile così sfarzoso.

Il terremoto del 1693 danneggiò gravemente cinquantaquattro città e paesi e 300 villaggi. L'epicentro del disastro fu nella Val di Noto, dove la città di Noto fu completamente rasa al suolo, mentre la città di Catania fu danneggiata in modo molto grave. Fu stimato un totale di più di 100.000 persone uccise. Altre città che subirono gravi danni furono Ragusa, Modica, Scicli, Militello e Ispica. La ricostruzione iniziò quasi immediatamente.
La sontuosità dell'architettura che stava per sorgere dal disastro è connessa alla politica della Sicilia del tempo, che era ancora ufficialmente sotto il controllo Spagnolo, ma in realtà era governata dalla sua aristocrazia autoctona. Questa era guidata da Giuseppe Lanza, duca di Camastra, (nella foto) che gli Spagnoli avevano nominato viceré di Sicilia per appagare l'aristocrazia. È stimato che c'erano più aristocratici per metro quadrato che in qualsiasi altro stato.

L'aristocrazia condivideva il proprio potere solo con la Chiesa Cattolica, che faceva leva sul timore della dannazione nell'altra vita e sull'Inquisizione nella presente; come conseguenza sia le classi superiori che quelle inferiori donavano generosamente tutto quanto potevano in tutte le principali ricorrenze dei santi. Molti preti e vescovi erano a loro volta membri dell'aristocrazia, e la ricchezza della Chiesa di Sicilia era ulteriormente aumentata dalla tradizione di spingere i cadetti maschi e femmine verso i monasteri e i conventi, per preservare l'eredità della famiglia dalla sua divisione; una pesante tassa, o dote, veniva di solito pagata alla Chiesa per facilitare ciò, nella forma di proprietà, gioielli o denaro. Così la ricchezza di certi ordini religiosi crebbe fuori da ogni proporzione rispetto alla crescita economica di qualsiasi altro gruppo sociale del tempo. Questa è una delle ragioni per cui così tante chiese Barocche e monasteri, come San Martino delle Scale, (foto sopra) furono ricostruiti dopo il 1693 con tale lusso. 

Una volta iniziati i lavori i poveri ricostruirono le proprie casupole nel solito modo primitivo di prima. Per contrasto, i più ricchi residenti, sia secolari che spirituali, vennero presi da una quasi maniacale orgia di edificazione. La maggior parte dei membri della nobiltà aveva diverse abitazioni in Sicilia, perché il Viceré di Spagna trascorreva sei mesi dell'anno a Palermo e sei a Catania, tenendo corte in ciascuna città, e quindi i membri dell'aristocrazia avevano bisogno di un palazzo in ogni città. (Nella foto, Palazzo Biscari a Catania)

La ricostruzione avvenne spesso secondo uno schema razionale a griglia e quando fu possibile si preferì ricostruire i centri abitati in altri siti, tenendo conto di vari criteri, tra cui la volontà di non ricreare la struttura medievale, fatta di ristretti vicoli, la necessità di avere piazze e strade principali ampie, la possibilità di erigere difese fortificate efficienti in un'epoca in cui era ancora presente la minaccia turca. Tali caratteristiche miravano anche a minimizzare i danni alla proprietà e alle vite umane in caso di probabili nuovi sismi, infatti nel 1693 le strade molto strette avevano reso più disastroso il terremoto. Architettonicamente i nuovi impianti urbanistici pianificati diedero la possibilità di ampie prospettive e scenografie urbane, come quelle realizzate da Rosario Gagliardi a Noto

Giovanni Battista Vaccarini era il principale architetto siciliano durante questo periodo. Egli arrivò sull'isola nel 1730, portando un personale amalgama delle idee del Bernini e del Borromini, e introdusse nell'architettura dell'isola un movimento unificato e un gioco di linee curve, che sarebbe risultato inaccettabile nella stessa Roma.
La caratteristica principale dell'architettura barocca in Sicilia dopo il 1693 è stata, come si è detto, una grande esuberanza decorativa, anche se le particolari caratteristiche di calore, gioia espressiva e libertà vennero raggiunte gradualmente nel corso del secolo.

Tra il 1718 e il 1734 la Sicilia fu controllata personalmente da Carlo VI da Vienna, col risultato che si possono percepire stretti legami con l'architettura austriaca. Diversi edifici sull'isola sono imitazioni dei lavori di Fischer von Erlach. Un architetto siciliano, il monaco Tommaso Napoli, visitò Vienna due volte verso l'inizio del secolo, tornando con una collezione di incisioni e disegni. Fu in seguito architetto di due ville di campagna del primo periodo Barocco siciliano, notevoli per le loro pareti concave e convesse e per il complesso disegno delle loro scale esterne. Una, la Villa Palagonia iniziata nel 1705, è la più complessa e ingegnosa di qualsiasi altra costruita nell'era Barocca della Sicilia; la sua doppia scala di scalinate rettilinee, con frequenti cambi di direzione, fu il prototipo di ciò che divenne una caratteristica eminente del Barocco Siciliano. 


Intorno al 1730 il Barocco siciliano cominciò gradualmente a distanziarsi dallo stile Barocco definitosi a Roma e guadagnò una individualità anche più forte per due ragioni: in questo periodo la corsa a ricostruire stava cominciando a scemare e la costruzione stava divenendo più tranquilla e meditata; un nuovo manipolo di architetti siciliani veniva alla ribalta e il loro uso di risorse e sfruttamento dei siti era spesso follemente creativo.
Nella foto, Basilica della Collegiata a Catania.







Le facciate delle chiese vennero spesso a somigliare a torte nuziali, piuttosto che luoghi di culto, man mano che gli architetti guadagnavano sicurezza, competenza e statura artistica. Gli interni chiesastici, che fino a questa data erano stati leggermente prosaici, cominciarono, specialmente a Palermo, a essere decorati con un tumulto di marmi intarsiati e un'ampia varietà di colori. Questo è fondamentale nel Barocco Siciliano; fu idealmente intonato alla personalità siciliana, e questa fu la ragione per cui si evolse in modo tanto spettacolare. In nessun luogo in Sicilia lo sviluppo del nuovo Barocco è più evidente che a Noto, definita la "perfetta città barocca", Ragusa e Catania. 
(Vedi la pagina creata su Noto) 


L'architettura Barocca è generalmente uno stile architettonico drammatico, riccamente adorno di sculture e altre decorazioni, caratterizzato da chiaroscuri e giochi di luce creati da masse e ombre. Il Barocco Siciliano esalta tali caratteristiche, diventando uno stile riconoscibile. Alla metà del XVIII secolo, quando il Barocco Siciliano era ormai ben definito rispetto ai caratteri generali del Barocco del continente, gli edifici costruiti esibivano almeno alcune delle seguenti caratteristiche specifiche:







La presenza di mascheroni e putti, spesso a supporto di balconi o a decorazione delle varie parti orizzontali delle trabeazioni di un edificio; questi volti furiosi o ghignanti sono vestigia del Manierismo.
Le balconate, spesso accompagnate da complicate balaustre in ferro battuto; inferriate panciute si trovano anche a guardia di finestre. In generale la presenza di elementi in ferro battuto caratterizza, soprattutto nella Sicilia orientale dopo il sisma, l'architettura del XVIII secolo.




 

L'uso diffuso di scale esterne in ville e palazzi extraurbani, che spesso erano progettati con un portale nella facciata principale, accessibile alle carrozze, che conduceva a un cortile interno, da dove doppie scale portavano fino al piano nobile. Anche le chiese, a causa della topografia dei siti, spesso erano munite di scalinate scenografiche, ispirate a modelli romani. 




Sia le chiese che i palazzi spesso esibiscono facciate dalla geometria complessa, concave o convesse. Tale caratteristica coinvolge a volte anche ville o palazzi che esibiscono scale esterne ricavate nei recessi creati dalle curve.













Il campanile generalmente era posto in facciata, spesso al centro, a sovrastare il timpano, con una o più campane, ciascuna chiaramente in vista sotto il proprio arco. In una chiesa con molte campane la facciata principale diviene particolarmente alta, di forma piramidale e riccamente modellata. Si tratta di uno dei più duraturi e caratteristici aspetti dell'architettura del Barocco Siciliano. 








Il bugnato è molto diffuso e spesso variamente decorato, addirittura con sculture di foglie, squame, perfino con dolci e soprattutto con conchiglie, che diventarono il simbolo ornamentale prevalente dello stile barocco siciliano. A volte il bugnato veniva usato per pilastri anziché pareti, lasciate lisce, con effetti decorativi e chiaroscurali.




Molti edifici del Barocco Siciliano, specialmente a Catania e nella Sicilia orientale, sono costruiti con la pietra lavica locale, essendo questa la più facile da reperire. Le sue sfumature di nero e grigio erano spesso usate per creare effetti decorativi cromatici a contrasto.

Per quanto riguarda le chiese, poi, gli interni sono caratterizzati, come già detto, da profusione di marmi intarsiati a pavimentazione e rivestimento delle pareti. Le colonne sono solitamente isolate e staccate dalla facciata, a supporto di architravi spezzati. Negli interni sono spesso dorate o decorate ma sostengono invece archi molto semplici.


 

Altra caratteristica del Barocco siciliano è la persistenza di elementi costruttivi e decorativi dell'architettura del periodo normanno. Inoltre l'influenza architettonica della Spagna (che allora dominava la Sicilia) è spesso riconoscibile, in modo particolarmente evidente nella Sicilia orientale. La monumentale Porta Grazia di Messina (1680) starebbe a suo agio in qualsiasi cittadella costruita dagli spagnoli altrove, nelle loro colonie. Lo stile di questa porta ad arco fu diffusamente copiata per tutta Catania subito dopo il terremoto.

 
Come del resto per tutti gli stili architettonici, a lungo andare la gente si stancò del Barocco. In alcune parti d'Europa esso si tramutò nel rococò, ma non in Sicilia. Non più controllata dall'Austria, la Sicilia (dal 1735 ufficialmente denominata Regno di Sicilia) era goveranta dal Re di Napoli, Ferdinando IV. A seguito di ciò Palermo fu in assiduo contatto con la capitale maggiore, Napoli, dove aveva luogo una crescente conversione ai più classici stili architettonici. Il cambiamento dei gusti non avvenne da un giorno all'altro. Il Barocco rimase popolare sull'isola, ma ora i balconi siciliani, stravaganti come non mai, sarebbero stati rimpiazzati da severe colonne classiche

Come per i primi giorni del Barocco Siciliano, i primi edifici della nuova era neoclassica furono spesso copie o ibridi dei due stili. Palazzo Ducezio a Noto (vedi anche sopra) fu iniziato nel 1746, e il pianterreno con portici che creano un gioco di luce e ombra è puro Barocco. Comunque, quando pochi anni dopo il piano superiore fu aggiunto, l'influenza francese neoclassica si fece pronunciata, sottolineata dall'arcata centrale. Così il Barocco Siciliano veniva gradualmente e lentamente soppiantato dal neoclassicismo francese.

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