martedì 29 novembre 2016

Gita in Normandia e Bretagna - Prima parte - Castello di Fontainebleau, arrivo a Rouen

Dal 12 al 18 agosto 2015 sono stata in gita con la solita agenzia Partiti e contenti. La meta era Normandia e Bretagna, già da me visitate nel 2012 ma con un'altra agenzia e tappe in parte diverse. 

12 agosto: partenza alle 5 da Rivoli, destinazione nel primo pomeriggio il Castello di Fontainebleau. Qui un blog molto ben fatto che descrive in modo dettagliato il castello. Qui invece una visita virtuale, con un sonoro di pessima fattura ma con tante immagini interessanti.


Il castello rinascimentale situato a Fontainebleau, a pochi chilometri dalla capitale Parigi (circa 45 km), fu dimora dei sovrani di Francia da Francesco I a Napoleone III; la struttura riflette nella sua complessità le varie epoche in cui è stata abitata.
Dal 1981 il castello e il suo enorme parco sono iscritti nella lista del Patrimonio dell'umanità UNESCO.

Usata dai re di Francia sin dal XII secolo, la residenza di caccia di Fontainebleau, nel cuore di una grande foresta, fu trasformata, ingrandita e abbellita nel corso del XVI secolo da Francesco I che voleva farne una “nuova Roma”. L'accesso avviene dal grande Cortile du Cheval Blanc, con le sue quattro caratteristiche aree verdi.

Si attraversa il lungo viale per arrivare alla scala a forma di ferro di cavallo, la escalier du Fer à Cheval, realizzata da Jean Androuet du Cerceau. Quest'opera, ordinata da Luigi XIII, mette in comunicazione le diverse parti del castello, che è costituito da 1500 ambienti interni, quasi 1900 tra finestre e porte-finestre, 116 ettari di giardini alla francese.

Enrico IV fece passare in mezzo al parco un canale da 1200 metri (tuttora pescoso) e ordinò di piantare pini, olmi e piante da frutto. Il parco copre 80 ettari, è cintato da mura e costellato da sentieri rettilinei. Nella foto, tassi tagliati a cono.


 
C'è un affresco di Giovan Battista di Jacopo, noto come Rosso Fiorentino, che rappresenta la leggenda dell'origine del nome Fontainebleau: durante una battuta di caccia un cane della muta del re di nome Bliaud, talvolta modificato in Bleau, scoprì una sorgente che venne chiamata fonte di Bliaud. Come da tradizione della civiltà greca e romana la fonte venne personificata da una ninfa appoggiata a un'urna.

Il castello introdusse in Francia il manierismo italiano applicato alle decorazioni interne e alla storia del giardinaggio. Il manierismo francese degli interni del XVI secolo è noto con il termine di "stile Fontainebleau": combina scultura, lavori in ferro battuto, pittura, stucco e intarsi, mentre per gli esterni introdusse i giardini parterre.

Affascinato dal Rinascimento italiano, Francesco I aveva chiamato a sé già numerosi artisti italiani (in particolare fiorentini), tra cui Leonardo da Vinci, Andrea del Sarto e Rosso Fiorentino. Il re ordinò l'edificazione della Grande Galleria (galleria Francesco I), la prima in Francia a essere costruita secondo questo stile.

 
La galleria inizialmente aveva una funzione privata, collegava la camera del re alla tribuna della grande Cappella della Trinità, con le sue infrastrutture in stile Barocco. Solo il re poteva accedervi e se ne serviva per assistere alle cerimonie religiose nella cappella. Si racconta infatti che il re conservava intorno al collo la chiave della galleria e permetteva la visita solo agli ospiti d’onore.


In due affreschi il sovrano viene rappresentato direttamente mentre le altre scene contengono allusioni più o meno evidenti alla sua vita. Ad esempio l'Elefante reale, che porta la salamandra reale sul copricapo e una gualdrappa coi gigli di Francia e una grossa "F", altro non sarebbe che un ritratto allegorico del re e delle sue qualità: grandezza, potenza, bontà, temperanza, generosità.

 
Le opere del regno di Enrico IV appartengono a quella che vien detta la seconda scuola di Fontainebleau. Comprendevano la galleria di Diana, dipinta da Ambroise Dubois (trasformata in biblioteca sotto Napoleone) e le pitture della Cappella. Nella foto, la lunga Galleria di Diana dalla volta a botte affrescata, con il mappamondo di Napoleone I.

Procedendo si raggiunge la Salle de Bal, in stile rinascimentale disegnata da Primaticcio nel XVI secolo (la si ammira in particolare per le preziose decorazioni delle arcate e del soffitto a cassettoni). Durante otto secoli di costante presenza regale, Re e regine, imperatori ed imperatrici si sono dedicati ad abbellire il castello costruito intorno al maschio originale medievale.

La Sala del Trono di Napoleone Bonaparte aggiunge un tono di stravaganza alla sontuosità dell'edificio; si accompagna all'appartamento privato dello stesso Imperatore, interessante testimonianza personale di uno dei più grandi uomini della storia europea.

Il grande castello è infatti molto legato a Napoleone: qui troviamo anche la sala dove egli fu costretto ad abdicare, il 6 aprile del 1814 (la Sala dell'Abdicazione).




La corte lastricata con la secentesca scalinata a ferro di cavallo si chiamava del Cavallo Bianco per una statua di Marco Aurelio che qui era collocata nel Cinquecento, ma fu in seguito denominata Corte degli Addii, perché fu proprio qui che Napoleone pronunciò le sue ultime parole, ai piedi della scalinata, prima di partire per l’esilio definitivo, il 20 aprile 1814.

Prima di concludere, anche se ci sarebbero ancora pagine e pagine da preparare sulla maestosa bellezza del castello, un'altra informazione: fu proprio qui che si firmò l'editto di Fontainebleau. Emesso da Luigi XIV di Francia il 18 ottobre 1685, revocò l'Editto di Nantes di Enrico IV, che aveva confermato ai protestanti la libertà di culto e aveva concesso loro diritti politici, militari e territoriali.
Nel corso della seconda guerra mondiale il castello ospitò il quartier generale delle truppe occupanti tedesche e dal 1949 al 1965 fu sede della NATO.







Qui si conclude la nostra prima giornata. Ci dirigiamo verso la Normandia con tappa a Rouen, dove pernotteremo. La cronaca continua.

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