sabato 5 novembre 2016

Gita alle Eolie - quinta parte - Vulcano

Sempre 4 ottobre: Vulcano


L'isola di Vulcano è situata 20 km a nord della Sicilia (Golfo di Patti, Mar Tirreno); le Bocche di Vulcano, un braccio di mare largo 750 m circa, la separano da Lipari.
L'isola deve la sua esistenza alla fusione di alcuni vulcani, di cui il più grande è il Vulcano della Fossa; più a nord c'è invece Vulcanello (123 m), collegato al resto dell'isola tramite un istmo. Nel sec. XII erano separati dalle acque; di questa congiunzione si ha notizia solo nel secolo XVI. Forse Vulcano e Vulcanello sono due focolari parziali dello stesso gran focolare vulcanico; il meridionale Monte Aria (500 m), completamente inattivo, che forma un vasto altopiano costituito da lave, tufo e depositi alluvionali olocenici e il Monte Saraceno (481 m).
Il principale vulcano, a occidente, sembra essersi formato dopo l'estinzione del vulcano meridionale; con lave molto acide, ha generato il monte detto Vulcano della Fossa (o Gran Cratere o Cono di Vulcano), alto 386 m, con pendici molto ripide, con a nord un cratere spento, detto Forgia Vecchia. A nord-ovest si trova una recente colata di ossidiana del 1771, detta le Pietre Cotte. Il cratere attivo è situato alquanto spostato a nord-ovest.
 
LEGENDA:
1 - Porto di Levante;
2 - Porto di Ponente;
3 - Vulcanello;
4 - Gran Cratere;
5 - Grotta del Cavallo;
6 - Vulcano Piano;
7 - Gelso














In sintesi, aiutandoci con una piantina, possiamo dire che si distinguono tre unità morfologiche: la prima, a Sud, è costituita dalla grande depressione di Vulcano Piano (mt 330) e da numerosi strato-vulcani (Monte Aria mt 500, Monte Luccia mt 188, Monte Saraceno mt 481). La seconda, al centro, è la Caldera di Vulcano, la cui parte centrale costituisce il cratere di Vulcano Fossa: Fossa I e a mt 400 Fossa II, l’attuale cratere, con un diametro di circa mt 500 e una profondità di mt 200. La terza unità è costituita da Vulcanello (mt 123) con i suoi tre crateri.

Dai greci fu chiamato Hiera, poiché, secondo la mitologia, su questa isola si situavano le fucine di Efesto, dio del fuoco e fabbro, che aveva per aiutanti i Ciclopi. Di essa parlano Tucidite e Aristotele. Gli studi di alcuni noti archeologi ed etno - antropologi convergono nell’identificare il sito come “Isola dei morti”. Sulla base di alcuni indizi, essi sostengono che da tutte le isole Eolie i morti venissero trasportati qui tramite rudimentali imbarcazioni, onde essere purificati dal dio del fuoco, con riti sacri. Il mancato ritrovamento di cadaveri fa supporre che, alla fine dei riti, le salme venissero trasportate e sepolte nelle isole di appartenenza. Diversamente altri sostengono che i cadaveri venissero seppelliti sull’Isola, ma la natura vulcanica del terreno ha cancellato ogni traccia dei resti umani. Le numerose e antichissime grotte scavate nella roccia, presenti in località Piano, sembrerebbero essere legate ai suddetti riti funerari. Successivamente i Romani ribattezzarono il dio Efesto col nome di Vulcano, conseguentemente l'isola venne così chiamata. Ed è da qui che derivano i termini vulcano e vulcanesimo

La parola vulcano, usata per le montagne geologicamente attive, deriva dal nome di questa montagna e dell'isola stessa. Come tutti i vulcani italiani si è formato a causa della placca africana, che muovendosi verso il Nord esercita una forte pressione su quella euroasiatica.
Negli ultimi millenni Vulcano ha prodotto una mezza dozzina di eruzioni devastanti. Il cratere della Fossa era attivo, a intervalli irregolari, già dall'antichità, come documentato da scrittori classici.


 

Vulcano si eleva come formazione collinosa al centro dell'isola, nei pressi di Porto Levante. Il pendio presenta residui di vario tipo (paesaggio sabbioso, formazioni porose tipo pomice, residui più vetrosi di tipo ossidianico). La vegetazione si riduce man mano che progredisce l'altitudine. Alle medie altezze cresce solo la ginestra; in prossimità del cratere principale il terreno è completamente nudo.
Sull’isola di Vulcano abitavano un tempo solo i forzati e gli schiavi, costretti all’estrazione di allume e zolfo, in uno scenario da girone dantesco, con emissione sulfuree che toglievano il respiro ed eruzioni periodiche. Lo sfruttamento minerario continuò per secoli fino a divenire una vera e propria industria sotto i Borboni, che all’inizio del secolo scorso, grazie al generale Nunziante, costruirono strade, case e fabbriche. Caduti i Borboni, a metà dell’800 l’isola di Vulcano fu acquistata dall’inglese Stevenson, che continuò l’opera dei predecessori ingrandendo la miniera e piantando i primi vigneti al Piano: la sua villa è il Castello che si trova accanto ai fanghi. L’ultima eruzione del 1888 fece fuggire Stevenson atterrito: i pochi abitanti rimasti, forse suoi coloni, si diedero all’agricoltura e alla pastorizia nella zona verde pianeggiante del Piano o alla pesca nel piccolo borgo di Gelso. Vulcano Porto si cominciò invece a popolare nel XX secolo, con la presenza di pochissimi nuclei familiari, provenienti dalle coste siciliane e dalla vicina Lipari. Solo intorno al 1950 Vulcano iniziò a essere frequentata da turisti, che oggi costituiscono la maggiore risorsa economica dell’isola.
L'ultima violenta eruzione del secolo scorso, durata dall'agosto del 1888 al marzo del 1890, preannunciata nel 1886 da un'eruzione freatica (cioè provocata dal vapore formatosi in seguito al riscaldamento di acqua) diede nome all'attività che è definita "vulcanica", caratterizzata dall'esplosione del tappo che ostruiva il condotto e dal lancio di bombe a "crosta di pane". Da allora il vulcano è rimasto in fase fumarolica, limitatamente al cono della Fossa e all'interno del suo cratere.

Balza subito all’occhio la particolarità del centro abitato di Vulcano: case, edifici, bar sono vicinissimi al cratere. Paradossalmente, questa vicinanza che il buon senso suggerirebbe preoccupante, è fonte di vitalità per l’isola e per il suo paese.

 
Villa Stevenson, maniero fatto costruire a metà ‘800 dall’inglese magnate dell’estrazione di zolfo, è l’edificio più antico dell’isola e sorge di fronte alla Pozza dei Fanghi. 




Ho trovato questa vecchia immagine e mi sembra interessante.
E' la villa - castello sopra citata, con il faraglione di Porto di Levante.






 
Vulcano offre fantastiche visioni di coste impervie e multicolori, anche se ben poche sono le possibilità di scalo, date le profondità irregolari e le forti correnti dell'isola. Due baie sicure sono Porto Ponente e Porto Levante, dove si è accolti da un intenso odore di zolfo




 
Le navi attraccano alla baia di levante, sulla sinistra del Faraglione di zolfo e allume, dalla cui sommità ci si può fare un’idea della conformazione geografica della zona. Il mare, in questo punto, ribolle di fumarole e a pochi metri dalla costa è situato un laghetto naturale di fanghi caldi curativi. (Vedi più avanti)




 
Il Faraglione del Porto di Levante è parte di un cono sventrato per collegare le due aree del porto e smantellato fino al 1888 dall'estrazione di allume, zolfo, borati e molti altri elementi. Le bocche delle antiche cave sono ancora visibili.



 
Dai tempi dell'ultima violenta eruzione si registra soltanto l'attività delle fumarole, esalazioni vulcaniche che consistono nella produzione di vapore e gas vulcanici. Nel caso di Vulcano, si tratta soprattutto dello zolfo, che grazie all'azione dei batteri contribuisce alla formazione di una patina colorata sulle superfici del terreno e dei sassi.


 
Le fumarole a bassa temperatura, intorno ai 100°C, sono concentrate nell'area della Baia di Levante, specie sulla spiaggia dell'istmo e alla Vasca di Fango, dove l'acqua e il fango vengono riscaldati dal calore dell'anidride solforosa. Questa piccola area costiera è famosa da molto tempo: i bagni di fango di Vulcano hanno infatti la fama di giovare alla pelle e di avere effetti terapeutici.



In questa parte dell'isola si distinguono tre zone: la “Pozza”, le “acque calde” e le fumarole. La "Pozza" è alimentata da vapori sulfurei, acqua salmastra e fango argilloso ad altissimo contenuto di zolfo. (L'odore che rimane sulla pelle e sul costume invita a utilizzare per il bagno un costume che poi si getta.)




 
Acque calde” è un tratto di mare dove ci si può risciacquare con un efficace idromassaggio naturale e caldo. Poco distanti ci sono le Fumarole, dove è possibile fare inalazioni.

Sul lato opposto dell’istmo vi è la baia di Ponente con le Sabbie nere, la spiaggia più frequentata dell'isola, caratteristica per la finissima sabbia nera di origine vulcanica. Pure io ho voluto provare l'ebbrezza di un bagno in quelle acque e mi è piaciuto parecchio, anche se era un po' tardi e il sole ormai se ne era andato. 




Percorrendo verso nord l'istmo di terra che separa il Porto di Levante da quello di Ponente, attraverso le pendici del vulcano punteggiate da numerose ville inserite in una cornice verde di eucalipti e acacie, si raggiunge Vulcanello, un vulcano estinto la cui prima eruzione, secondo le testimonianze di Plinio il Vecchio, sarebbe da datarsi intorno al 183 a. C. ed è la piccola penisola-appendice dell’isola di Vulcano. Altre eruzioni ricorsero nel 126 e nel 21 a.C., attraverso due bocche vulcaniche, una delle quali è oggi parzialmente crollata in mare. Ulteriori eruzioni, attraverso una terza bocca, avvennero nel IV e nel XVI secolo d.C. Fu in seguito a quest'ultima eruzione che Vulcanello si congiunse all'isola principale, attraverso l'istmo di Vulcano: fino a quel momento era sempre stato un'isoletta autonoma. Oggi l’istmo è composto da una sottile striscia di terra vulcanica che unisce le due isole e rende Vulcanello una penisola a tutti gli effetti.

L’attività vulcanica degli anni precedenti ha portato alla progressiva creazione di bizzarre forme rocciose, nate dalla lava sapientemente scolpita dai venti provenienti dal mare: si è formata così quella che viene chiamata la Valle dei Mostri



La valle è raggiungibile attraverso un sentiero asfaltato che costeggia il versante nord-est di vulcanello ed è visitabile in tutto il suo splendore nelle prime ore del mattino o verso il tramonto, in cui i raggi del sole giocano con la suggestione di luci e ombre, per ingannare gli occhi e mostrare le rocce sotto nuove forme, più o meno terrificanti, come quelle di un leone o un orso su due zampe.




Dall'inizio della strada che porta al piano si diparte un sentiero che si arrampica fino ai bordi del cratere. Vulcano Piano si trova nella parte alta dell' isola, a circa 7 km dal Porto di Levante. A piedi, percorrendo un sentiero in direzione nord, si raggiunge Capo Grillo dal quale, nelle giornate limpide, si ammirano le isole vicine. 



Seguendo la strada che dal piano raggiunge il versante sud dell'isola si trova il terzo approdo nel piccolo borgo di Gelso, paesino di pescatori, conociuto per la sua minuscola baia di spiaggia nera, il faro e la chiesetta. Il faro nuovo, alto 45 metri, è attorniato dal gruppo di case del piccolo centro abitato. Nella foto il porticciolo di Gelso.

 
Superato il faro nuovo, si vede subito il faro vecchio, che siamo andati a vedere e fotografare, approdando per una mezz'ora a Gelso. 





Rientrando al porto ci siamo fermati alla chiesetta della Madonna delle Grazie, edificio piccolo ma importante per gli abitanti. Da qui parte ogni anno, la prima domenica di luglio, una processione anche via mare, festa antichissima per l'isola che da sempre nutre un'immensa devozione per la Madonna delle Grazie. Anche la processione a mare ormai risale all'anno 1960.



 
L'isola è un'apprezzata meta turistica: era già conosciuta prima della guerra e Pirandello veniva spesso a trascorrervi dei periodi. Ebbe però la prima ondata di grande notorietà internazionale nel primo dopoguerra, in occasione del film interpretato da Anna Magnani a Vulcano, in contrapposizione al film girato da Rossellini a Stromboli. 

Ora circumnavighiamo per scoprire alcune meraviglie dell'isola. La costa, così frastagliata che in alcuni punti sembra formare tentacoli che si immergono in mare, i colori della roccia dal rosso al giallo ocra e i luoghi desolati e solitari conferiscono all'isola un aspetto di inquietante e feroce bellezza.



 
Vista dall'elicottero. In basso a destra parte del villaggio Lentia e in senso orario Baia di Mastrominico e Cala Formaggio, separate da promontori lavici che si protendono verso il mare, Porto di Ponente, Vulcanello, Porto di Levante






Costeggiamo Vulcano nella zona occidentale, con scenari da favola che presentano pareti a strapiombo, accidentate, con strane protuberanze e fondali spesso infidi per la presenza di scogli e grotte. Si vedono talvolta cappellette votive o semplici crocifissi sulle pareti, per ricordare sub non più riemersi.









 
Particolare della costa occidentale.








 
Superata Punta del Monaco, dopo il promontorio Testa Grossa, si scopre una piccola baia sovrastata dalle rocce a strapiombo del monte Lentia: è la Piscina di Venere, circondata da rocce di tufo e di basalto; le sue acque sono poco profonde e cristalline con tinte turchesi. 




Il nome di questo paradiso naturale è stato dato in onore della dea dell’amore; la leggenda infatti narra che Venere si tuffasse in queste acque per riconquistare la verginità perduta. Il basso fondale contornato da scogli è chiamato anche Bagno delle Vergini. 






Questo anfiteatro naturale è raggiungibile solo via mare ed è situato vicino all’incantevole Grotta del Cavallo, chiamata così perchè un masso sull’estremità della grotta sembra assomigliare alla testa di un cavallo. 





 
Conosciuta anche come grotta dell'Eremita, è accessibile da tre ingressi. All'interno vi sono gallerie, laghetti, stalattiti e stalagmiti, nonché delle particolarissime "volte" a forma di cupola, nate dall'effetto combinato di acque sulfuree e vapori.
Con la motonave ci siamo in parte entrati...




 
Ci imbattiamo in una parte della costa che richiama la testa di un leone...






Si susseguono Capo Secco con il suo Scoglio Quaglietto, un possente scoglio nel quale si apre una vasta grotta dove è posto un altare dedicato alla Madonna, Spiaggia Lunga






e Punta Conigliera, così chiamata per le innumerevoli piccole grotte scavate dal mare. Poi strapiombi e formazioni laviche orizzontali solcate da canaloni, sino a una bassa lingua di terra dove appare la torre bianca del Faro Vecchio di Gelso.

Nella foto si vede una capretta su uno spuntone roccioso di Punta Conigliera.







 
Passiamo lo “Scario”, scalo di Gelso, e, subito dopo, la spiaggia dell’Asino. È costituita da sabbia nera, organizzata con lettini, ombrelloni, pizzeria e ristorante.




 
Tra Punta dell’Asino e Punta bandiera vi è la spiaggia di Cannitello, in una baia più piccola. Anch’essa ha sabbia nera, è molto curata, riservata e tranquilla; i pochi ombrelloni sono di palme e il bar è tra le rocce.






 
Risaliamo lungo la costa orientale, tra colate laviche con piccole grotte e, dopo capo Grillo, una sorgente termale 












giungendo infine, subito dopo Punta Roja allo scoglio della Sirenetta, che presenta un particolare e intenso colore giallo dovuto alla presenza di zolfo.




 
Terminiamo il giro e la visita a Vulcano, rientrando alla base, l'isola di Lipari.

La cronaca come al solito continua. 

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