14/8 Partenza verso il Parco di Skocjanske, per noi inaspettata e fantastica sorpresa.
L'impressionante complesso di grotte, inghiottitoi, gallerie, doline e
ponti naturali che l'inabissamento del Reka ha prodotto nel corso dei
secoli, costituisce la più grande valle di tutta la Slovenia. Il Parco di Skocjanske jame é situato nella parte sud-occidentale, sul Carso. Si estende su una superficie di 413 ettari e dista appena 15 km dall'Italia.
Le grotte “Skocjanske jame”, dette anche di San Canziano,
vista l’estensione delle loro sale sotterranee, occupano un
posto particolare tra le oltre settemila grotte della
Slovenia. Sono composte da un sistema di undici grotte, da
doline di collasso, pozzi, ponti naturali. Per la loro eccezionale
ricchezza naturalistica e culturale sono iscritte dal 1986 nell’elenco del patrimonio dell'UNESCO.
Le grotte di San Canziano sono lunghe quasi sei chilometri e profonde 250 metri; sono state scavate dal fiume Reka, che nasce alle pendici del Monte Nevoso, una montagna di 1796 m d’altezza. Il fiume Reka entra nelle grotte in una gola sotto il paese di Škocjan
e alla fine delle grotte di nuovo scompare. Affiora di nuovo – questa
volta come il fiume Timavo – a Duino in Italia, prima di riversarsi nel
Golfo di Trieste. A sinistra veduta della Velika dolina e la Mala dolina dal belvedere. Sullo sfondo vediamo il paese di Škocjan dal quale le grotte presero il nome.
Le Grotte di Škocjan sono il più importante fenomeno ipogeo nel Carso
e in Slovenia e tra le più importanti grotte nel mondo. L'uomo è da
sempre attratto dalla gola alla fine della quale il fiume Reka scompare
nel sottosuolo e dai misteriosi imbocchi delle caverne.
I primi esploratori delle grotte si aiutavano con
torce, che però non potevano ovviamente illuminare completamente le
enormi cavità delle Grotte di Škocjan. Nella foto una scena presso le
bacinelle, nella sala Müllerjeva dvorana.
Ricerche archeologiche provano che l'uomo ha abitato le grotte e i
dintorni sin dai tempi remoti - dal mesolitico, neolitico, l'età del
bronzo e del ferro attraverso l'antichità e il medioevo fino ad oggi,
cioè per più di 5000 anni.
E' possibile visitare le grotte tutti i giorni dell’anno. Le visite sono
guidate e la durata è di circa 1 h 30 min. La lunghezza del percorso e
di circa 3 km e si devono salire e scendere circa 500 scalini.
Nel punto più basso scendono fino a 223 metri sotto il livello del
suolo. La temperatura è costante sui 12 gradi e il percorso è spesso
bagnato e quindi scivoloso, ma anche ben attrezzato.
Ci sono 26 cascate; l’ultima inondazione dovuta al fiume Reka che
scorre nella grotta è stata nel 1965 e ha raggiunto 108 m di altezza, la
più alta inondazione conosciuta è stata nel 1826 e ha raggiunto i 128
metri. Il ponte Cerkvenikov most è 47 metri sopra il Reka.
L'eccezionale canyon sotterraneo è quello che
distingue le Grotte di Škocjan da altre grotte e le pone al fianco di
alcuni monumenti ipogei di fama mondiale. Nel canyon scorre il fiume
Reka, che prima del ponte Cerkvenikov most svolta a nordovest e prosegue
il suo cammino nel canale Hankejev kanal. Si tratta di un canale
sotterraneo lungo circa 3,5 chilometri, largo da 10 a 60 metri e alto
oltre 140 metri.
Nella foto la grotta Šumeča jama con il ponte Cerkvenikov most.
Dal canyon sotterraneo si arriva alla sala di Martel
(Martelova dvorana), il più vasto vano sotterraneo del Carso e uno fra i
più grandi al mondo: 146 metri di altezza massima, 89 di larghezza
media e circa 300 di lunghezza per oltre due milioni di metri cubi di
volume. A lato, discesa nella sala di Martel.
La stalagmite Orjak nella sala Grande (Velika dvorana).
E' una delle più grandi formazioni stalagmitiche del mondo (il
Gigante), dell'altezza di 15 metri e che si stima abbia avuto bisogno di
oltre 250.000 anni di accumulo di concrezioni calcaree per poter
raggiungere le attuali dimensioni.
Altro particolare della Velika Dvorana.
e altra immagine spettacolare da un altro punto di osservazione.
Un altro spettacolo è offerto da questa concrezione chiamata non a caso l'organo.
Ogni angolo di questa immensa cattedrale ipogea, fatta
di profondi spazi, millenarie architetture e silenzi rotti a tratti
dall'eterno stillicidio delle acque
è in grado di regalare sensazioni che rimangono a lungo impresse nella memoria.
Attraverso camminamenti scavati nella roccia e gallerie si ammirano stalattiti, stalagmiti, marmitte, colonne e vaschette di concrezione,
ponti artificiali e camminamenti in cengia, in un panorama maestoso che
non si riesce nemmeno a cogliere in tutta la sua magnificenza.
Nel rimbombo altisonante creato dalla spaziosità delle caverne e dallo
scorrere del fiume si può sentire ogni tanto qualche richiamo stridente
di pipistrelli. Nelle doline di crollo, nelle grotte e nei dintorni vivono
infatti grandi colonie di diverse specie di pipistrelli, il proteo,
specie endemiche di crostacei e coleotteri ipogei: un eccezionale
ecosistema condizionato dalla geomorfologia e dal microclima.
Come per tutte le cose belle arriva però anche la fine: rivediamo la luce del giorno nella sala Schmidlova dvorana, che si apre nelle pareti della Velika dolina alte fino a 165 m. Qui, sul fondo di questa dolina di crollo, si apre per l'ultima volta la vista sul Reka
e una cascata alta oltre 10 m. Da qui il percorso sale attraverso una galleria chiamata Pruker, fino all'ascensore inclinato che porta i visitatori fuori dalla Velika dolina.
L'alternativa che ho seguito io, per tornare al punto di accoglienza, è percorrere un tragitto che si abbarbica su per la montagna, composto da altri 300 scalini, brevi tratti pianeggianti
godendo però di un panorama veramente unico. Il
percorso dura una mezz'ora e il caldo si fa sentire, ma all'arrivo ho
trovato un meraviglioso boccale di birra che mi aspettava :-)
Sopra uno spaccato delle grotte.
Dopo questa mattinata ricca di meraviglie ci aspetta un pomeriggio di relax in spiaggia a Portorose.
Portorose dista circa 40 chilometri da Trieste, si
trova sulla costa adriatica orientale, nella baia di Pirano. E’
indubbiamente la meta balneare più frequentata e vivace della costa
slovena. Portorose è nata circa 200 anni fa come stazione termale
dell’impero austroungarico: grazie all’azione delle acque delle saline e
dei fanghi, vi si curavano patologie della pelle e i postumi delle
malattie reumatiche. Il lungomare di Portorose è chiamato Obala.
La cronaca continua.
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