martedì 15 novembre 2016

Gita in Umbria - Seconda parte - Assisi

Partenza dalla Valsusa il 30 maggio di buon mattino. Prima tappa: Assisi.


Attraversiamo paesaggi suggestivi, avvicinandoci all'Umbria, e costeggiamo il lago Trasimeno. La zona era abitata sin dall'epoca preistorica, come testimoniano i ritrovamenti oggi conservati nel Museo archeologico nazionale dell'Umbria. Come detto sopra, nel 217 a.C. sulle rive del lago ebbe luogo la battaglia del Lago Trasimeno, che vide le forze cartaginesi di Annibale sconfiggere le legioni romane del console Gaio Flaminio. Successivamente, ai tempi dell'imperatore Claudio, per ovviare al problema delle frequenti alluvioni del Trasimeno, i Romani costruirono un primo emissario artificiale collegato al Tevere.


La città di Assisi è situata sul versante nord-occidentale del monte Subasio, in posizione moderatamente rialzata rispetto alla Valle Umbra settentrionale, a circa 26 km ad est-sud-est di Perugia. Benché possa vantare un'origine di epoca romana, l'attuale aspetto di Assisi, tanto degli edifici quanto del tessuto urbano, è stato sicuramente determinato dallo sviluppo medioevale. È la città in cui nacquero, vissero e morirono san Francesco, patrono d'Italia, e santa Chiara


La città di Assisi, la Basilica Papale di San Francesco, quella di Santa Maria degli Angeli e gli altri luoghi francescani, con la quasi totalità del territorio comunale, costituiscono un sito Unesco inserito nella lista del Patrimonio Mondiale dell'umanità. L’iscrizione, avvenuta nell’anno 2000, si basa sul riconoscimento di una unicità di “paesaggio culturale, un insieme di capolavori del genio creativo umano”, composto di beni materiali e immateriali.


Le tracce più antiche della presenza umana nel territorio assisiate risalgono al Neolitico. I Romani nel 295 a.C., con la battaglia del Sentino, imposero il loro dominio anche nell'Italia Centrale. La città umbra ebbe il nome di Asisium e fu monumentalizzata a partire dal II secolo a.C. Nell'89 a.C. divenne municipium e fu un importante centro economico e sociale dell'Impero romano


Assisi ha la caratteristica conformazione a terrazze alle pendici del monte Subasio. Il nucleo più antico della cittadina è protetto da un apparato difensivo costituito da otto porte di accesso fortificate e da una lunga cinta muraria, ancora in ottimo stato di conservazione, che fa capo a due castelli: la Rocca Maggiore e la Rocca Minore. Le prime notizie sulla Rocca Maggiore risalgono al 1174, quando fu ricostruita  in seguito alla conquista di Assisi da parte delle truppe imperiali guidate da Cristiano di Magonza (1174); ma essa forse già esisteva in epoca longobarda.


Domina il panorama anche la Basilica di San Francesco, di cui parlerò in modo approfondito in seguito.






Tutto il centro cittadino è inserito dentro le mura. Le principali vie salgono tutte in Piazza del Comune, che era il sito laico della città, circondata dai suoi più significativi palazzi, dove si svolgeva l'intera vita socio-politica e culturale: è ritenuta tra le più rappresentative realizzazioni urbanistiche medievali umbre.
 

Situata nel luogo ove sorgeva l'antico Foro romano, la piazza rettangolare inizia alla fine di corso Mazzini che la collega alla Basilica di Santa Chiara. Immediatamente a destra si ammira la cinquecentesca "fontana dei tre leoni". La vasca inferiore è divisa in nove lati e è ornata da tre leoni allusivi ai tre rioni urbani. Un balaustro centrale sorregge una seconda vasca circolare, che porta a sua volta un balaustro con una pigna.


Nella piazza si trova anche il Palazzo dei Priori, che rappresenta il simbolo del potere cittadino. La sua costruzione ebbe inizio nel 1275 ma si realizzò in più riprese; fu quasi completamente distrutto nel 1442 dalle milizie perugine al comando di Niccolò Piccinino. Alla fine del Quattrocento, per decisione di papa Sisto IV, il Palazzo fu restaurato ed ampliato, per accogliere il Monte di Pietà e la residenza del governatore apostolico: al piano inferiore si aprivano varie botteghe, mentre gli uffici dei Priori erano situati al piano superiore. 

L’edificio che fa angolo sul lato a monte della piazza è il Palazzo del Capitano del Popolo. Nel 1275 il Comune acquistò alcune case accanto alla Torre del Popolo per costruire una nuova sede per la magistratura del Capitano. Nel 1282 la costruzione era già ultimata e il Capitano Guido de’ Rossi da Firenze fece murare il proprio stemma tra due scudi con la croce simbolo del Comune. Oggi è sede della società internazionale degli Studi Francescani.

Nella piazza del Comune si trova anche il Tempio di Minerva, di arte augustea, dedicato probabilmente ad Ercole ed eretto nel 30 a.C.. Fu trasformato in Chiesa di Santa Maria sopra Minerva nel Cinquecento. Risulta essere tra i templi romani meglio conservati del mondo antico. Conserva la facciata originale, che in origine si affacciava su una piazza identificata come la piazza del foro romano, spiccando su un podio rialzato. Restano sei colonne con basi attiche, fusti scanalati e capitelli corinzi, poggiate su piedistalli che interrompono la scalinata di accesso. Si conserva anche la trabeazione con il fregio, che in antico recava un'iscrizione con lettere di bronzo, delle quali restano i fori di fissaggio, e con la cornice con mensole e il frontone, di dimensioni proporzionalmente ridotte. 


A ridosso del Tempio di Minerva sorge l’altissima Torre del Popolo (47 m.). La torre fu costruita per la magistratura del Capitano del Popolo, della quale si ha notizia ad Assisi l’anno 1267. L’edificio era in parte ultimato nel 1274, data un tempo leggibile sopra una campana, e ospitava la famiglia del Capitano, come risulta per l’anno 1279.





 

Nel 1349 il Capitano del Popolo Angelo di Latero da Perugia fece murare alla base della Torre una lapide in pietra rossa del Subasio, con le misure e lo spessore dei laterizi confezionati ad Assisi – mattoni, pianelle, quadrelli e coppi – più tre verghette di ferro con la lunghezza della canna, del passetto e del palmo, seguiti per i panni di lana, di seta e di lino. Lo Statuto comunale del 1469 prescriveva l’uso di questi modelli applicati alla base della torre. 








Nel Palazzo Vallemani, splendida dimora barocca dalle volte affrescate all’inizio del Seicento da pittori umbri e toscani, è esposta la Pinacoteca Comunale, che comprende un gruppo di affreschi di epoca medioevale e rinascimentale provenienti da edifici civili e religiosi di Assisi e dintorni, e alcuni dipinti su tavola e su tela.
 

La raccolta fu riunita in seguito all’Unità d’Italia (1859), per porre un freno alla forte dispersione del patrimonio artistico della città con la soppressione delle corporazioni religiose. Il pezzo più importante della raccolta è una Maestà attribuita a Giotto, ma sono presenti dipinti di Puccio Capanna, Ottaviano Nelli, Nicolò di Liberatore e Pietro Perugino.


 

La Cattedrale di San Rufino fu costruita in stile romanico per ospitare le spoglie del primo vescovo e martire della città. La cattedrale preserva al suo interno ancora l'originale fonte battesimale dove, secondo la leggenda, furono battezzati San Francesco, Santa Chiara e Federico II di Svevia. Fu in questa chiesa che San Francesco iniziò la predicazione, oggi è il Duomo della città di Assisi. La facciata è una delle opere più significative del 'romanico "umbro" ed è confrontabile con esempi coevi a Spoleto, quali il Duomo e San Pietro. La fascia inferiore risale al XII secolo, coi tre portali fiancheggiati da leoni e grifi scolpiti. 



Il portale centrale in particolare ha una ricca ornamentazione, soprattutto nella ghiera multipla decorata da rilievi di tralci, girali, figure allegoriche e animali mostruosi; la lunetta ospita il Cristo in trono entro un clipeo, tra il sole, la luna, la Madonna che allatta e San Rufino. Il portale destro ha una lunetta con Due uccelli che si abbeverano a una fonte mentre quello sinistro ha Due leoni attorno a un vaso. Adiacente alla cattedrale si trova il Palazzo dei Canonici, sede del Museo diocesano.


Più spostata rispetto all'agglomerato urbano è la Chiesa di San Damiano, luogo in cui si sono svolte le vicende più importanti che hanno coinvolto le vite di San Francesco e Santa Chiara. In questo luogo di grande suggestione, il Crocifisso parlò al Santo chiedendogli di riparare la sua casa. 


Sempre qui San Francesco compose il famoso “Cantico delle Creature”. Fino al Settecento Francesco non venne mai letto in chiave poetica e il Cantico non venne considerato un'opera d'arte. È solo con la nascita della scienza storiografica - fine XVIII, primo XIX secolo - e con gli ideali romantici delle radici popolari della poesia, che l'opera venne rivalutata dalla tradizione critica e filologica. Questa Chiesa è prevalentemente meta di preghiera e contemplazione, in quanto vi sono avvenuti anche dei miracoli attribuiti a Santa Chiara: la moltiplicazione del pane, il dono dell'olio, la fuga dei saraceni dal chiostro, alcuni esorcismi e guarigioni, l'apparizione della croce sul pane davanti al papa.

 
La Basilica di Santa Chiara è un altro importante luogo di culto del centro storico di Assisi. Venne costruita tra il 1257 e il 1265, attorno all'antica Chiesa di San Giorgio, che fino al 1230 aveva custodito le spoglie mortali di San Francesco. Le spoglie della santa vennero traslate già nel 1260, mentre la consacrazione solenne avvenne nel 1265, alla presenza di Clemente IV.
 

Lo stile architettonico è quello gotico, e ricorda la quasi contemporanea Basilica Superiore di San Francesco. L'esterno è caratterizzato da tre grossi contrafforti poligonali a forma di ampi archi rampanti sul fianco sinistro dell'edificio (fine del XIV secolo). La facciata è realizzata a filari di pietra locale bianca e rosa, tripartita da cornici. Il portale è a tutto sesto, con la ghiera attorno alla lunetta che è sostenuta da due leoni a riposo.


L'interno è a croce latina con navata unica (quattro campate), transetto e abside poligonale. Anticamente la navata ospitava un ciclo di affreschi sulla vita della santa, di cui restano solo pochi frammenti dopo i danni del terremoto del 13 gennaio 1832. Vi si trova anche l'oratorio del Crocifisso o delle Reliquie, dove si conserva sopra l'altare l'originale Crocifisso di san Damiano che parlò a San Francesco nell'eremo di San Damiano.
 

Il Crocifisso di San Damiano è l'icona a forma di croce dinnanzi a cui Francesco d'Assisi stava pregando quando ricevette la richiesta del Signore di riparare la sua casa. I francescani curano questa croce come simbolo della missione data loro da Dio. La croce è considerata un'icona perché contiene immagini di persone che hanno parte nel significato della croce stessa. Gesù è rappresentato contemporaneamente ferito e forte. Egli non è morto, sta dritto e risoluto. Siamo dinanzi all'iconografia del Christus triumphans (che trionfa sulla morte). A lato, una copia custodita nella chiesa di san Damiano.


 

Le figure più grandi sono i cinque testimoni della crocifissione di Gesù. Sulla sinistra vi sono Maria, madre di Gesù, e San Giovanni, al quale Gesù affidò sua madre. Sull'altro lato vi sono Maria Maddalena, Maria di Cleofa, madre di Giacomo il minore e di Giuseppe, e il centurione che nel Vangelo secondo Marco proclama: Questo è veramente il Figlio di Dio. Tre figure più piccole sono Longino, il soldato romano che perforò il costato di Gesù con una lancia, Stephaton, il soldato che offrì a Gesù la spugna imbevuta nell'aceto e osservando sopra la spalla sinistra del centurione si nota un piccolo volto. In accordo con la convenzione del tempo questo può essere il volto dell'artista che rende se stesso immortale come testimone di Cristo. 




Tutto in Assisi parla del suo cittadino più illustre, San Francesco, Patrono d’Italia, dalla basilica a lui dedicata con la tomba del Santo, all’Eremo delle Carceri, poco fuori le mura della città, dove San Francesco si ritirava in preghiera.
Francesco nacque nel 1182 da Pietro di Bernardone e dalla nobile Giovanna Pica, in una famiglia della borghesia emergente della città di Assisi, che, grazie all'attività di commercio di stoffe, aveva raggiunto ricchezza e benessere. Sua madre lo fece battezzare con il nome di Giovanni (dal nome di Giovanni Battista) nella chiesa costruita in onore del patrono della città, il vescovo e martire Rufino, cattedrale dal 1036. Tuttavia il padre decise di cambiargli il nome in Francesco, insolito per quel tempo, in onore della Francia che aveva fatto la sua fortuna.


Dopo la scuola presso i canonici della cattedrale, che si teneva nella chiesa di San Giorgio (dove, a partire dal 1257, venne costruita l'attuale basilica di Santa Chiara), a 14 anni Francesco si dedicò a pieno titolo all'attività del commercio. Una guerra nel 1154 contrappose Assisi a Perugia. Tra i giovani che parteciparono al conflitto, venne catturato e rinchiuso in carcere anche Francesco. L'esperienza della guerra e della prigionia lo sconvolse a tal punto da indurlo a un totale ripensamento della sua vita: da lì iniziò un cammino di conversione

Ma è nel 1205 che avvenne l'episodio più importante della sua conversione: mentre pregava nella chiesa di San Damiano, raccontò di aver sentito parlare il Crocifisso, che per tre volte gli disse: «Francesco, va' e ripara la mia casa che, come vedi, è tutta in rovina».
Il padre cercò, all'inizio, di allontanare Francesco per nasconderlo alla gente e decise di denunciarlo ai consoli. Il giovane, però, si appellò a un'altra autorità: fece ricorso al vescovo. Si denudò totalmente davanti a tutti e diede così inizio a un nuovo percorso di vita. Il vescovo Guido lo coprì pudicamente agli sguardi della folla (pur non comprendendo a pieno quel gesto plateale). In quest'atto di manifesta protezione si volle leggere l'accoglienza di Francesco nella Chiesa.


Il 24 febbraio 1208, giorno di san Mattia, dopo aver ascoltato il passo del Vangelo secondo Matteo nella chiesetta Porziuncola nella campagna di Assisi, Francesco sentì fermamente di dover portare la Parola di Dio per le strade del mondo. Iniziò così la sua predicazione, dapprima nei dintorni di Assisi. Ben presto altre persone si aggregarono a lui e, con le prime adesioni, si formò il primo nucleo della comunità di frati. Il primo di essi fu Bernardo di Quintavalle, suo amico d'infanzia. Tra gli altri si ricordano Pietro Cattani, Filippo Longo di Atri, frate Egidio, frate Leone, frate Masseo, frate Elia da Cortona, frate Ginepro. Insieme ai suoi compagni, Francesco iniziò a portare le sue predicazioni fuori dall'Umbria.




 

Questa nuova «forma di vita» attirò anche le donne: la prima fu Chiara Scifi, figlia del nobile assisiate Favarone di Offreduccio. Fuggita dalla casa paterna la notte della Domenica delle Palme del 28 marzo del 1211 (o del 18 marzo del 1212), giunse il 29 marzo 1211 (o il 19 marzo 1212) a Santa Maria degli Angeli, già da allora comunemente detta la Porziuncola. Qui Francesco le tagliò i capelli e le fece indossare un saio; quindi la condusse al monastero benedettino di san Paolo delle Badesse presso Bastia Umbra, per poi cercarle ricovero presso il monastero di sant'Angelo di Panzo, alle pendici del Subasio, dove poco dopo fu raggiunta da sua sorella, Agnese. 





 

Nel 1219, Francesco si recò ad Ancona per imbarcarsi per l'Egitto e la Palestina, dove da due anni era in corso la quinta crociata. Durante questo viaggio ottenne dal legato pontificio il permesso di passare nel campo saraceno ed incontrare lo stesso sultano ayyubide al-Malik al-Kāmil, nipote di Saladino. Lo scopo dell'incontro era quello di potergli predicare il vangelo, al fine di convertire il sultano e i suoi soldati, e quindi mettere fine alle ostilità. Francesco suscitò profonda ammirazione nel sultano, che non si convertì ma che lo trattò con rispetto e gli offrì numerose ricchezze. 
 


Durante la notte di Natale del 1223, a Greccio (sulla strada che da Stroncone prosegue verso il reatino), Francesco rievocò la nascita di Gesù, facendo una rappresentazione vivente di quell'evento. Secondo le agiografie, durante la Messa, il putto raffigurante il Bambinello avrebbe preso vita più volte tra le braccia di Francesco. Da questo episodio ebbe origine la tradizione del presepe.
Oltre all'opera spirituale, Francesco, grazie al Cantico delle creature, è riconosciuto come uno degli iniziatori della tradizione letteraria italiana.



 

La predica agli uccelli è uno degli episodi più famosi de I fioretti di san Francesco. Secondo la tradizione, la predica agli uccelli ebbe luogo sull'antica strada che congiungeva il castello di Cannara a quello di Bevagna, nei pressi di Assisi. Oggi il punto è segnalato da una pietra sita in località Piandarca in un'area ancora oggi incontaminata, raggiungibile attraverso un sentiero che inizia appena fuori il paese e si snoda attraverso i campi. Nei pressi della pietra è edificata anche una piccola edicola a ricordo del miracolo. La Predica agli uccelli è la quindicesima delle ventotto scene del ciclo di affreschi delle Storie di san Francesco della Basilica Superiore di Assisi, attribuiti a Giotto.


 

Noto è anche l'episodio del lupo di Gubbio. La vicenda narra di un grosso lupo, affamato e feroce, che da anni occupava il territorio boschivo alle porte di Gubbio e, secondo alcuni racconti dell'epoca, non disdegnava avvicinarsi a ridosso delle mura della città per procurarsi il cibo. Gli abitanti, disperati e impauriti, si rivolsero a San Francesco, di passaggio in città. Il frate si inoltrò nel bosco per incontrare il lupo. La sua mediazione fece sì che il lupo smettesse di terrorizzare gli abitanti di Gubbio, a patto che questi ultimi si impegnassero a sfamare l'animale quotidianamente. La leggenda narra che anni dopo, quando il lupo morì di vecchiaia, gli abitanti del paese se ne dispiacquero fortemente. 

 


Il 14 settembre 1224, due anni prima della morte, mentre si trovava a pregare sul monte della Verna (luogo su cui in futuro sorgerà l'omonimo santuario) e dopo 40 giorni di digiuno, Francesco avrebbe visto un Serafino crocifisso. Al termine della visione gli sarebbero comparse le stigmate. Inoltre sul fianco destro aveva una ferita, come quella di un colpo di lancia. Fino alla sua morte, comunque, Francesco cercò sempre di tenere nascoste queste sue ferite. Nell'iconografia tradizionale successiva alla sua morte, Francesco è stato sempre raffigurato con i segni delle stigmate. Per questa caratteristica Francesco è stato definito anche «alter Christus». 


 

Nel 1226 si trovava alle sorgenti del Topino, presso Nocera Umbra; la fine si avvicinava ed egli chiese ed ottenne di poter tornare a morire nel suo "luogo santo" preferito: la Porziuncola. Qui la morte lo colse la sera del 3 ottobre. Il suo corpo, dopo aver attraversato Assisi ed essere stato portato perfino in San Damiano, per essere mostrato un'ultima volta a Chiara ed alle sue consorelle, venne sepolto nella chiesa di San Giorgio. Da qui la sua salma venne trasferita nell'attuale basilica nel 1230 (quattro anni dopo la sua morte, due anni dopo la canonizzazione). 



Fu lo stesso Francesco ad indicare il luogo in cui voleva essere sepolto, sulla collina inferiore al margine nord-occidentale della città murata, dove si trovavano le forche per l’impiccagione, duro monito per i comuni delinquenti e i nemici politici della città, e probabilmente qui si rifugiavano ii lebbrosi nei periodi di pestilenza (forse anche per questo era chiamata Collis inferni). Quel colle fu ribattezzato Collis paradisi e su di esso fu edificata la nuova basilica. 


La Basilica di San Francesco conserva e custodisce le spoglie mortali del santo. Il 16 luglio del 1228, a soli due anni dalla morte, Francesco venne proclamato santo da papa Gregorio IX; il giorno dopo lo stesso pontefice pose la prima pietra di quella imponente basilica, una specialis ecclesia, ovvero sia il santuario ospitante le spoglie del santo, sia la chiesa madre del nuovo Ordine. 

 

Il santuario è costituito da due Basiliche sovrapposte, quella Inferiore datata 1228-1230, quella Superiore conclusa nel 1253 e da una Cripta dove riposano le spoglie del Santo, che provenivano dalla chiesa di San Giorgio (poi inglobata nella basilica di Santa Chiara). Secondo la tradizione, il corpo fu nascosto per evitare che venisse trafugato. Solo nel 1818 fu ritrovato, tumulato in un sarcofago sotto l'altare maggiore. 
 

L’interno della cripta si presenta molto semplice e silenzioso. Proprio di fronte alla tomba, in alto, c’è una lampada votiva, e l'olio che la mantiene accesa viene donata ogni anno da una delle 20 regioni italiane. Intorno alla tomba ci sono quattro nicchie che contengono le tombe dei più fidati compagni di San Francesco, ossia Leone, Angelo, Rufino, Masseo. 


Nella facciata semplice della Basilica Inferiore spicca una rosa doppia, mentre sul lato sinistro si erge il campanile del 1239 di forma quadrangolare in stile umbro – romano, quest’ultimo fu privato della cuspide nel 1530. Attraverso il portale duecentesco si giunge alla chiesa inferiore, composta da un interno ad unica navata, divisa in cinque campate.



La Basilica Inferiore conserva sulle pareti della navata centrale alcuni affreschi raffiguranti Storie della vita di San Francesco e storie della Passione di Cristo. Lungo la navata si aprono numerose cappelle dipinte per mano di pittori famosi come Simone Martini, Dono Doni e non ultimo, Giotto. A metà della navata centrale, attraverso due rampe, si scende alla Cripta. Questo luogo, il più spoglio e povero di arte, è il cuore della basilica.


La Basilica Superiore presenta una facciata semplice in pietra chiara, a "capanna"; la parte alta è decorata con un grandioso rosone centrale con ai lati i simboli in rilievo degli Evangelisti. Del rosone abbiamo oggi un'immagine riduttiva, lontana dalla sua configurazione originaria, quando ancora era evidente lo splendore delle tessere vitree dorate e policrome: fulcro visivo e simbolico, un Sole unico come unica e illuminante è la figura di Francesco.





La parte bassa è arricchita dal maestoso portale strombato. Sul lato sinistro della facciata è stata collocata, nel Seicento, la "Loggia delle benedizioni" dalla quale, in epoca passata, si mostrava il "Velo santo" della Madonna. Sullo stesso lato, poco dopo la costruzione della chiesa superiore, è stato innalzato il campanile, un tempo cuspidato.








Davanti alla chiesa si può ammirare uno splendido prato verde, arricchito con simboli che ricordano il santo. In particolare è presente la parola PAX. Sopra essa si vede il simbolo della croce egizia, la cosiddetta lettera Tau. Era il simbolo della croce molto amato da San Francesco. Egli era solito firmare utilizzando questo simbolo e sulla base di questo simbolo la basilica fu costruita.



L'architettura interna della Basilica Superiore mostra i caratteri tipici del gotico italiano, e contiene la più completa raccolta di vetrate medievali d'Italia, attribuite ad artisti della Germania, della Francia e in parte di una bottega nata nell'ambito dell'officina del Maestro di San Francesco, databili nella seconda metà del XIII secolo. (Il nome gli deriva da una tavola con un San Francesco e due angeli oggi conservata nel Museo della Basilica di Santa Maria degli Angeli ad Assisi).







La Basilica Superiore contrasta con l'Inferiore in quanto luminosa e slanciata. Ha una sola navata con quattro campate e volte a crociera. Lungo le pareti, nella parte bassa vi è il celebre ciclo degli affreschi di Giotto raffiguranti in 28 riquadri episodi della vita di San Francesco. In fondo, lungo le pareti del transetto, vi sono affreschi di Cimabue.



Gli affreschi del ciclo giottesco non rappresentano il Santo come un asceta solitario ma come uomo in mezzo agli uomini; per questo a Giotto va riconosciuto il merito di aver contribuito alla divulgazione delle storie della vita del Santo. In questa scena non è rappresentato uno sfondo architettonico ma paesaggistico. La rappresentazione è ancora arcaica, con la convenzione tipicamente bizantina delle rocce scheggiate a distanza indefinita. Ai lati, come due quinte, si vedono dei gruppi di edifici: una sorta di eremo e una città murata, forse Assisi stessa.
Il 26 settembre 1997 una scossa sismica lesionò gravemente la basilica facendo crollare in due punti la volta; in questa tragica situazione quattro persone morirono nella Basilica di San Francesco. Durante la notte avevano subito danni gli affreschi di Giotto e Cimabue ed in quel momento era in atto un sopralluogo da parte di alcuni tecnici, ingegneri, giornalisti e frati. Durante la scossa una delle volte della basilica superiore crollò su di loro.

La Basilica Santa Maria degli Angeli, cinquecentesca, domina l'intera pianura ai piedi di Assisi. Nel 576 in zona venne edificata una piccola cappella dai benedettini del Monastero di San Benedetto del Monte Subasio. Intorno al 1000, la zona era nota con il nome di Cerreto di Porziuncle, per via della presenza di una vasta zona boschiva. San Francesco la restaurò nel XII secolo e vi morì nel 1226: da allora è identificata con il nome di Cappella della Porziuncola.

Alla chiesetta si aggiunsero poi un convento e alcuni piccoli oratori. Nel 1216 Francesco ricevette una visione: Gesù gli comunicava che chiunque avesse visitato la chiesetta, confessato e comunicato, avrebbe ricevuto il perdono dei peccati. Papa Onorio III approvò tale indulgenza, e fissò nella data del 1 e 2 agosto di ogni anno la festa del Perdono. Nella seconda metà del XVI secolo, papa Pio V fece innalzare una possente basilica per fornire riparo alla piccola Porziuncola, oramai divenuta un'affollata meta di pellegrinaggio.

La basilica è oggi uno dei santuari più grandi del Cristianesimo, contando 126 metri di lunghezza, circa 65 di larghezza e 75 metri di altezza in corrispondenza della cupola portata a termine nel 1680. L'attuale aspetto è dovuto alle varianti in corso d'opera, per la realizzazione del campanile intorno alla fine del XVIII secolo, agli interventi del 1832, resisi necessari dopo un terremoto e alla riedificazione della facciata, su progetto di Cesare Bazzani fra il 1924 ed il 1930.


 In un'ala della basilica si trova un roseto su cui il Santo, preso da forti sensi di colpa, una notte decise di gettarsi per espiare i peccati avvenuti prima della conversione. Secondo la leggenda i rovi, a contatto col corpo del Poverello, si cambiano in rose senza spine, dando origine alla "Rosa Canina Assisiensis", che ancora oggi continua a fiorire solo alla Porziuncola.





Ho aggiunto alcune informazioni, anche su posti da noi non visitati, come il roseto, qui sopra o l'Eremo delle carceri, qui sotto, perché mi sembrava importante parlarne.


Alle porte di Assisi si trova l' Eremo delle Carceri, dove San Francesco e i suoi seguaci si ritiravano per pregare e meditare. Situato a 4 chilometri dal centro, a 791 metri di altitudine sulle pendici del monte Subasio, l'Eremo sorge nei pressi di alcune grotte naturali, frequentate da eremiti già in età paleocristiana, all'interno di uno splendido bosco di lecci secolari, dove i pellegrini si ritirano ancora oggi in contemplazione.



Donato dal Comune di Assisi ai benedettini, questi ultimi lo cedettero poi a san Francesco, affinché si potesse "carcerare" nella meditazione. Nel 1400 San Bernardino da Siena vi costruì la Chiesa di Santa Maria delle Carceri, che ha inglobato una primitiva cappella, preesistente a san Francesco, e un piccolo convento.






Qui finisce la prima densissima giornata. Ci dirigiamo all'hotel, nella periferia di Perugia.





 

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