mercoledì 16 novembre 2016

Gita in Umbria - Terza parte - Perugia, Todi, Cascata delle Marmore

31 maggio: Perugia, Todi e Cascata delle Marmore.


Per raggiungere il centro della città ci serviamo del comodissimo servizio di Minimetrò, il sistema di trasporto automatico su rotaia, con trazione a fune, che si sviluppa lungo un'unica linea per una lunghezza complessiva di 4 km. Collega la periferia ovest della città con il centro storico, interscambiandosi con la ferrovia all'altezza della stazione di Fontivegge.

 
Non è previsto personale a bordo essendo un sistema completamente automatizzato. La frequenza minima è inferiore al minuto, media di 2'30". Il tracciato si sviluppa parte su viadotto e parte in galleria (sotto al centro storico) con andamento sia orizzontale che pendente. Una serie di scale mobili e ascensori porta poi direttamente in Piazza Matteotti (stazione di partenza) e al parcheggio nel terminal.


 
Perugia è capoluogo dell'omonima provincia e della regione Umbria.
Città d'arte, ricca di storia e monumenti, fondata dagli Etruschi, con il centro storico medioevale, è polo culturale della regione e meta turistica. 



Ha una vita cittadina molto intensa, legata anche alla presenza di una delle più antiche Università degli Studi della penisola (fondata nel 1308), oltre che della maggiore Università per stranieri d'Italia.
A lato Palazzo Gallenga Stuart, sede principale dell'Università per stranieri.




Il centro storico di Perugia si adagia su un'acropoli che sorge all'altezza di ca 450 m s.l.m.. Nel punto più alto, Porta Sole, l'altezza è di 494 m, caratteristica che ne fa la città italiana più popolata fra quelle poste a un'altitudine superiore a 250 metri. Il centro storico si sviluppa intorno a questo punto e sul crinale dei colli che da esso dipartono, formando un'acropoli e cinque borghi medievali prolungati su cinque porte. All'originaria cinta delle mura etrusche, lunga 3 km, si aggiunse nel Duecento e nel Trecento una nuova e definitiva murazione lunga 9 km, quasi del tutto integra e che delimita una superficie di 120 ettari. 
 

L'acropoli perugina sembra costruita su una sola collina ma in realtà sono due: il colle del Sole e il colle Landone. Gli Etruschi scelsero quest'area in quanto ricca d'acqua, ma presto ci si accorse che il terreno è anche franoso, cosa che nei secoli ha dato luogo a poderose fondazioni e fortificazioni che tuttora impongono in più punti costanti interventi di manutenzione.


 
Perugia ha una storia molto lunga e travagliata, che si può leggere qui. Nel XV secolo e nei primi decenni del secolo successivo, la città si impone come un importante centro artistico (basti pensare al Pinturicchio e al Perugino) e culturale (fra i tanti che si formeranno a Perugia ci saranno anche il grande Raffaello Sanzio e Pietro Aretino). Di fianco, la Madonna col Bambino, Pinturicchio, Palazzo dei Priori.


Nel 1540, a seguito di una sfortunata guerra contro Paolo III Farnese, la città perde le sue libertà civiche e la sua secolare autonomia e passa nuovamente alle dirette dipendenze dello Stato della Chiesa che obbliga la cittadinanza a costruire l'imponente Rocca Paolina, dove si insedia una guarnigione pontificia.


 
La Rocca Paolina ha rappresentato, fino al 1860, il simbolo del potere pontificio. Realizzata su quelle che erano le case dei Baglioni, in seguito alla loro rivolta contro il papa, occupava ampia parte del versante sud di Perugia. Furono utilizzati i materiali dell'antico borgo di Santa Giuliana, demolito con relative chiese e conventi, mentre ciò che ricadeva nel perimetro del nuovo edificio fu inglobato e coperto con possenti volte, diventando il piano interrato.

La Porta Marzia è una delle antiche porte della cinta muraria etrusca della città. Risalente alla seconda metà del III secolo a.C. venne inglobata nel 1540 nella muratura esterna della Rocca Paolina. Il progettista della nuova fortezza voluta da papa Paolo III la fece smontare e la ricollocò a quattro metri di distanza dalla sua postazione originaria. Costruita in travertino, presenta un arco a tutto sesto inquadrato da lesene con capitelli a rosetta centrale, sormontato da una balaustra scandita da quattro pilastri in stile italo-corinzio dalla quale sporgono cinque sculture:

al centro domina la scena Giove tra i Dioscuri Castore e Polluce (tutte e tre le divinità erano protettrici della città), fiancheggiati dai rispettivi cavalli alle due estremità. Altre due teste, forse di numi tutelari degli ingressi, si trovano nei triangoli tra l'arco e le lesene. La pietra alla sommità dell'arco, oggi consunta, raffigurava una testa di cavallo.

Corso Vannucci è la via principale di Perugia. La strada, che prende il nome da Pietro Vannucci, pittore nato a Città della Pieve e celebre con l'appellativo Il Perugino, si sviluppa tra imponenti e importanti palazzi: Palazzo dei Priori (al pianterreno il Collegio del Cambio, affrescato dal Perugino, e il Collegio della Mercanzia), Palazzo dei Notari (XV sec.), Casa di Baldo degli Ubaldi (XV sec.), Chiesa di sant'Isidoro (sconsacrata), Palazzo Donini (1716). L'arteria inizia da piazza IV Novembre e termina in piazza Italia.




 

Il cuore della città, Piazza IV Novembre, ospita la celebre Fontana Maggiore. Fu progettata in stile gotico, tra il 1275 ed il 1278, da Nicola Pisano e dal figlio Giovanni: venne realizzata per celebrare l'arrivo dell'acqua nell'acropoli della città grazie al nuovo acquedotto, che convogliava nel centro di Perugia le acque provenienti dal monte Pacciano, situato a pochi chilometri. 


La fontana, predisposta in bottega e poi montata al centro della piazza, fu realizzata in pietra di Assisi. È costituita da due vasche marmoree poligonali concentriche sormontate da una tazza bronzea ornata da un gruppo bronzeo di Ninfe dal quale sgorga l'acqua. Ha la decorazione incentrata in 50 bassorilievi e 24 statue.



 

Nella vasca inferiore sono rappresentati i Mesi dell'anno con i segni zodiacali e le scene della tradizione agraria e della cultura feudale, le Arti liberali e personaggi della Bibbia e della storia di Roma. (a lato gennaio e l'acquario).




 
Interessanti anche i bassorilievi del grifo e del leone, animali simbolo della città, sulla vasca inferiore.
Lo stemma della Città è costituito infatti da uno scudo rosso coronato turrito a cui è sovrapposto un grifone rampante argenteo e coronato d'oro.


 
In quella superiore sono raffigurati, nelle statue poste agli spigoli, santi e personaggi biblici, del nuovo e vecchio testamento e mitologici. Inoltre è presente il fondatore della città, il Podestà di Perugia, il patrono della città. 




Diversamente dall'usuale, la cattedrale di San Lorenzo ha la fiancata laterale rivolta verso la piazza principale della città, affacciata sulla Fontana Maggiore e sul Palazzo dei Priori. E' il principale luogo di culto cattolico di Perugia, sede vescovile dell'arcidiocesi di Perugia-Città della Pieve.

 
Il lato sulla piazza è caratterizzato dalla Loggia di Braccio, commissionata da Braccio da Montone nel 1423, una struttura proto rinascimentale attribuita a Fioravante Fioravanti da Bologna. La loggia in precedenza era stata parte del Palazzo del Podestà, poi dato alle fiamme nel 1534. 

La loggia è sorretta da quattro archi su pilastri ottagonali; sotto la prima arcata giacciono i resti del campanile dodecagono, addossato in origine alla Cattedrale dedicata a Sant'Ercolano, abbattuto nel XIV secolo. Sotto la seconda arcata invece è posta la celebre Pietra della Giustizia, dove un'antica iscrizione (1233) testimonia l'estinzione del debito pubblico.


 
Procedendo lungo il fianco laterale del duomo si trova la statua in bronzo di papa Giulio III realizzata da Vincenzo Danti nel 1555. Papa Giulio III fu oggetto della gratitudine cittadina in seguito al ritorno delle magistrature locali, in precedenza soppresse da Paolo III.







La facciata laterale è decorata soltanto nel lato inferiore da una trama geometrica di rombi di marmo rosa e bianco. Procedendo lungo il rivestimento incompleto s'incontra un portale progettato da Galeazzo Alessi nel 1568, un pulpito composto da antichi frammenti e mosaici cosmateschi, dal quale predicò San Bernardino da Siena nel 1425 e nel 1427, e un Crocifisso in legno di Polidoro Ciburri del 1540.





La facciata principale è rivolta verso piazza Danti ed è impreziosita da un portale in stile barocco progettato da Pietro Carattoli nel 1729. Il muro esterno è a vista e si possono scorgere i ganci portanti di un previsto rivestimento in marmo, mai apportato. Il massiccio campanile venne edificato tra il 1606 ed il 1612.




L'interno è del tipo Hallenkirche (chiesa a sala), per una lunghezza di 68 metri, con tre navate di pari altezza (24,9 m); la navata centrale è larga due volte e mezza le laterali.








Le pareti sono decorate da moltissime opere d’arte tra cui  il gonfalone di Berto di Giovanni, seguace del Perugino, eseguito nel 1526 in occasione di una grave pestilenza. In alto la Vergine trattiene il braccio del Cristo che ha sguainata la spada. Sotto è una bella veduta della città di Perugia, ricca di torri, prima della costruzione della Rocca Paolina, da cui si allontanano i cittadini e sul popolo agitato, in un cartiglio svolazzante si legge: SALUS NOSTRA IN MANU TUA EST ET NOS ET TERRA NOSTRA TUI SUMUS.







 

La navata destra termina con la Cappella di San Bernardino, chiusa da un'inferriata del XV secolo. Il suo altare ospita la più importante opera conservata nel duomo, la Deposizione dalla croce, realizzata fra il 1567 e il 1569 da Federico Barocci. E' considerata tra i capolavori della pittura europea del XVI secolo ed è l’unica opera del pittore urbinate rimasta in città.



 

Sulla navata sinistra si trova la cappella di San Giuseppe, dedicata al Sacro Anello, la reliquia dell'anello nuziale della Vergine Maria, una pietra verde di calcedonio, presa furtivamente a Chiusi dal frate tedesco Winter di Magonza e donata al vescovo di Perugia nel 1473. Protetta da una cancellata in ferro battuto del 1496-1511 opera di Bernardino e Giacomo di Matteo, la preziosa reliquia, protetta da ben quattordici serrature, viene esposta al pubblico due volte all'anno, settembre e luglio.


Sul terzo pilastro di destra è la venerata immagine della Vergine delle Grazie, attribuita a Giannicola di Paolo, allievo del Perugino. Il 12 settembre la comunità diocesana perugino-pievese festeggia la Madonna delle Grazie; al termine della liturgia, si rinnova l’atto di affidamento della città e dell’Archidiocesi alla protezione della Beata Vergine Maria, dinanzi alla splendida e molto venerata immagine. E’ un’invocazione che risale all’anno 1716, quando, con decisione unanime dell’intero “Consiglio generale”, Perugia volle chiamarsi “città della Vergine del Santo Rosario”.


Tornando nella piazza IV novembre troviamo il Palazzo dei Priori o Comunale, che è uno dei migliori esempi d'Italia di palazzo pubblico dell'età comunale; fu edificato tra il 1293 ed il 1443. In stile gotico, vi si accede dalla piazza attraverso un portale duecentesco ornato dalle statue del grifo e del leone, (sono copie, non originali) e si estende lungo Corso Vannucci fino a via Boncampi. È ancora oggi sede di parte del Municipio e, al terzo piano, della Galleria nazionale dell'Umbria. La facciata verso la piazza ha una scalinata a ventaglio costruita nel 1902 a sostituzione della precedente a due rampe. Dalla scalinata si accede alla Sala dei Notari, originariamente Sala del Popolo, realizzata tra il 1293 e 1297. Dal 1582 divenne sede dell'arte dei Notai, da cui nome odierno. Il portale è fiancheggiato da due trifore, presenti anche nell'ordine superiore in grandezza maggiore.

 
Le statue raffiguranti i due simboli della città, il grifo, simbolo di Perugia, e il leone guelfo, si trovano nell'atrio di palazzo dei Priori, a ricordare il fiero passato di Perugia. I due bronzi, realizzati nel 1274, dal 1301 sono rimasti sopra il portale nord da dove sono stati rimossi nel 1966 causa lavori di sistemazione della facciata. All'esterno sono state poste, come si è detto, due copie in bronzo.


 

La facciata del Palazzo che dà verso il corso lascia intravedere i diversi ampliamenti susseguitisi nel tempo. Il portale maggiore, costruito nel 1346, è ricco di decorazioni scultoree  mentre nella lunetta ci sono delle copie delle statue dei patroni delle città: San Ercolano, San Costanzo e San Lorenzo. Nel 1452 fu concesso alla Corporazione dei Cambiavalute di aprire la propria sede - il cosiddetto Nobile Collegio del Cambio - al pianterreno del Palazzo dei Priori. Pietro Vannucci, detto il Perugino e il Pinturicchio hanno lasciato un loro autoritratto affrescato presso le sale del Collegio del Cambio, mimetizzandosi fra i banchieri raffigurati. Il Collegio della Mercanzia è anch'esso posto al piano terra dal 1390.




Dallo stesso portale si accede anche alla Galleria Nazionale, che è la più importante raccolta museale della regione. Fondata nel 1863, contiene la maggiore raccolta di opere di artisti legati per nascita o per tradizione di lavoro alla regione, dal '200 fino al Perugino e al Pinturicchio, ultimi grandi maestri umbri del Rinascimento. Espone capolavori di Piero della Francesca (Polittico di San'Antonio), Duccio da Boninsegna  (Madonna con Bambino e Angeli), Beato Angelico (Pala di San Domenico), Pinturicchio (Pala di Santa Maria dei Fossi), Perugino (Adorazione dei Magi), Arnolfo di Cambio (Donna alla Fonte).
A fianco, il Polittico di sant'Agostino, l'adorazione dei pastori, del Perugino


 

Il palazzo del Capitano del Popolo è uno storico edificio di piazza Giacomo Matteotti; è sede della corte d'appello e della procura generale della città, oltre ad uffici comunali. Il portale è molto simile a quello del vicino palazzo dei Priori. L’edificio presentava sulla sommità una merlatura egualmente simile, andata distrutta da un terremoto nel 1741.
 

Proseguendo la passeggiata si incontrano altre meraviglie come l'Arco Etrusco o di Augusto, che è una delle sette porte delle mura etrusche di Perugia. Fu costruito nella seconda metà del III secolo a.C. e fu fatto ristrutturare da Augusto nel 40 a.C. dopo la sua vittoria nella guerra di Perugia. Rappresenta la più integra e monumentale delle porte etrusche cittadine. Ai lati ha adduttori sporgenti e, nella parte più alta, un arco cieco che reca l'iscrizione Augusta Perusia.




 


Il vecchio acquedotto di Perugia attraversa la zona medievale più caratteristica della città, la conca. Questo "sentiero", sospeso sopra i tetti di umili case, venne costruito nel 1277 per portare l'acqua dal Monte Paciano alla Fontana Maggiore. Oggi, che non assolve più alla sua funzione di un tempo, è utilizzato dei pedoni.



 

Il Giardino Carducci è il ritrovo preferito dai perugini, costruito sopra la Rocca Paolina, dietro il Palazzo delle Provincia; fu dedicato al poeta toscano Giosuè Carducci perché gli ispirò il Canto dell'amore del 1877. Girando per i vialetti, si passa davanti ai monumenti di Carducci, del Perugino e di altri personaggi illustri.

 

Piccola chicca: il celebre Bacio Perugina ha ottenuto il suo successo quando ne cambiarono il nome originale (che era cazzotto) e si incominciarono a diffondere le belle confezioni dedicate agli innamorati ed ispirate al dipinto "il bacio" di Francesco Hayez.







Riprendiamo ora il Minimetrò, destinazione terminal con parcheggio, per recarci a Todi.


Ci fermiamo al tempio di Santa Maria della Consolazione, un importante luogo di culto cattolico di Todi, che si trova all'esterno delle mura duecentesche della città. Considerato uno degli edifici simbolo dell'architettura rinascimentale, la sua costruzione cominciò nel 1508 per concludersi dopo cent'anni. Fin dal cinquecento è stata attribuita a Donato Bramante, ma non vi sono documenti che possano comprovare tale attribuzione.

 

La leggenda racconta che a Todi, all'inizio del XVI secolo, fosse avvenuto un miracolo. Un addetto alla pulizia di un affresco della Madonna sarebbe infatti stato miracolosamente guarito da una grave malattia ad un occhio. A questo punto si prospettò la possibilità di rendere noto il miracolo anche in regioni lontane, costruendo un tempio mariano nelle vicinanze: la chiesa doveva ospitare l’immagine della Madonna e diventare così un punto di pellegrinaggio per malati di ogni tipo, sorgendo sul luogo di una cappella medievale già presente. 







L'edificio è a pianta centrale, a forma di croce greca: un blocco base a pianta quadrata è costruito tra quattro massicci pilastri angolari; intorno al blocco centrale si raggruppano quattro absidi che formano i bracci della croce e che delineano gran parte del perimetro del tempio. Vista da fuori, la chiesa è decorata da un doppio ordine corinzio di delicate lesene. Le quattro absidi sono capeggiate da altrettante semicupole che circondano alla base la grande terrazza quadrata, intorno alla quale furono applicate quattro aquile, simbolo del comune di Todi. 
 

Dalla terrazza si solleva una grande cupola a tamburo, che corona con la sua lanterna l’intero edificio, alto più di sessanta metri. Secondo la teoria architettonica rinascimentale, sono visibili poche forme geometriche essenziali: quadrato, triangolo, cerchio, cilindro, sfera. La luce proviene da fonti situate a diversi livelli di altezza tutt'intorno all'edificio. 
 

Riprendiamo il viaggio e arriviamo a Todi. La città fu fondata tra l'VIII ed il VII secolo a.C. dagli Umbri su un colle situato sulla riva sinistra del Tevere, a circa 400 metri di altitudine e a breve distanza dal territorio abitato dagli Etruschi, col nome di Tutere, che significa "Città di confine". 



 

Secondo la leggenda, inizialmente la città doveva essere costruita ai piedi del colle, sulla riva sinistra del Tevere, ma la tovaglia con cui i fondatori stavano facendo colazione fu presa da un'aquila che, volando, la lasciò cadere sulla cima del colle. Questo fatto venne interpretato come un segno degli dei, così i fondatori decisero di costruire la città in cima al colle. E' ora circoscritta tra tre cerchia di mura (etrusche, romane e medievali). 

 


La città si può considerare divisa in due zone distinte: la parte interna alle mura medievali, suddivisa in rioni, e la parte nuova, posta esternamente alle mura, suddivisa in quartieri. Il centro storico, medievale, vanta edifici sacri e civili di notevole prestigio; la Piazza del Popolo è una delle più importanti e interessanti piazze cittadine del Medioevo in regione e in Italia, tipica dell'epoca dei Liberi Comuni. 



La piazza attuale ha forma quadrangolare, in passato presentava dimensioni molto maggiori alle attuali. Quando nel 1262 venne deciso di lastricare il terreno della piazza, furono trovate delle cisterne romane d'immagazzinamento di cereali, poi, in seguito alla scoperta, utilizzate per immagazzinare  l'acqua (fino al 1572). 



Sulla piazza si affacciano la Cattedrale, il Palazzo del Capitano, il Palazzo dei Priori ed il Palazzo del Popolo. Il palazzo del Capitano ed il Palazzo del Popolo sono uniti da un'unica scalinata d'accesso a due rampe, quasi a formare un unico palazzo. I due palazzi poggiano su un loggiato, chiamato localmente "I Voltoni", sede dismessa dei balestrieri del comune. 
 

La Cattedrale della Santissima Annunziata (Duomo) è il luogo di culto cattolico più importante di Todi. Venne edificata nel XII secolo su un'area dove sorgeva un edificio di epoca romana. Fu quasi completamente distrutta da un incendio nel 1190, completata nel XIV secolo e rimaneggiata più volte. Si trova in cima a una scalinata di ventinove gradini in travertino. La facciata risale al XIII secolo ma fu oggetto di diverse modifiche, l'ultima nel Cinquecento. Il pregevole rosone centrale venne iniziato nel 1515 e fu compiuto sotto il vescovo Biliotti fra il 1517 ed il 1523. 




Il portale maggiore, in legno, con arcate a sesto acuto, ha un portone di Antonio Bencivenni del 1521 ed è costituito da quattro pannelli superiori (raffiguranti l'Annunziata, l'Arcangelo Gabriele, San Pietro e San Paolo) e sei pannelli inferiori aggiunti nel 1639. Alla destra della facciata si erge la torre campanaria, del XIII secolo, coeva dell'abside. 







 
All'interno la struttura è a croce latina. La chiesa è suddivisa in tre navate, delle quali la centrale più larga e più alta. Ci sono due file di archi a tutto sesto sorretti da colonne con capitelli corinzi. Sia la navata maggiore, sia le due navate laterali, sono coperte con capriate lignee a vista. Il transetto, invece, è coperto con volta a crociera. 

 
 
Nell'interno, sulla controfacciata, un affresco di Ferraù Fenzoni detto "il Faenzone" raffigurante il Giudizio Universale, opera eseguita nel 1596, che prende spunto dal Giudizio Universale di Michelangelo nella Cappella Sistina. L'affresco è impreziosito dal bellissimo rosone. 








 
Tornando nella piazza troviamo il palazzo del Capitano (a sinistra nella foto), in stile gotico italiano, adiacente al palazzo del Popolo, con cui condivide la scala d'accesso. Fu chiamato palazzo nuovo del Comune per contraddistinguerlo dal palazzo del Popolo, che è in stile lombardo-gotico. La torre campanaria è del 1523. I due edifici sono sede del municipio e del museo civico.
 
Il Palazzo dei Priori è oggi sede della Pretura. Fondato, in stile gotico, contestualmente ai vicini palazzi del Capitano e del Popolo, si erge nel lato di fronte al Duomo. Subì un ampliamento fra il 1334 ed il 1347. 



In alto e verso sinistra è collocato un bronzo di Giovanni di Gigliaccio del 1339 raffigurante l'Aquila di Todi. (Si ricordi la leggenda narrata all'inizio della cronaca su Todi). La torre, a base trapezoidale, fu eretta fra il 1369 ed il 1385. Gli interni custodiscono la Sala delle Udienze, decorata da diversi affreschi del XIV secolo.





Poco distante, a circa 20 metri dalla piazza, si trova la Chiesa di San Fortunato, dedicata al santo patrono della città. La chiesa originale era paleocristiana e probabilmente realizzata su strutture etrusche o romane, come dimostrano i due leoni etruschi siti all'ingresso ed i due capitelli, sempre etruschi, trasformati in acquasantiera.



Nel 1292 la chiesa venne trasformata in stile gotico, lavori interrotti durante la peste del 1348. Soltanto nella prima meta del '400 fu terminata, ma solo la parte inferiore della facciata. Quella superiore rimase in stile romanico per mancanza di fondi. In facciata sono visibili tre portoni di ingresso, uno per ogni navata e due statue







Di particolare intersse è il portale del portone centrale decorato da bassorilievi riguardanti i dodici apostoli, molti santi, molti angeli, i profeti, San Fortunato e molto altro, il tutto "abbellito" da ornamenti floreali con la vite a rappresentare il bene ed il fico a rappresentare il male, scene di ammiccante sensualità (sembra come protesta delle maestranze non pagate), il dragone infernale e il serpente.



L'interno del Tempio è a tre navate di uguale altezza. Sulle due navate laterali si aprono tredici cappelle affrescate da maestri umbri, tra cui spicca, nella quarta cappella, l'affresco della Madonna con Bambino e due angeli di Masolino da Panicale.
Scarsi resti di affreschi trecenteschi rimangono in una cappella di destra (esequie di un santo) e nella cappella del Ss. Sacramento a sinistra (banchetto di Erode, di pittore umbro - 1340). 

In una cappella di sinistra si può osservare il reliquiario del braccio di San Fortunato, dovuto a Cataluccio di Pietro, attivo tra il 1361 ed il 1419. Eseguito in argento sbalzato con decorazioni in rame dorato, si tratta di uno dei pochi resti del tesoro della chiesa.






Nella cripta sita sotto l'altare maggiore, i cui due accessi si aprono ai lati dell'altare, vi è un mausoleo con le spoglie dei Santi Cassiano, Calisto, Fortunato, Romana e Degna. Inizialmente il sarcofago era per Jacopone da Todi, come da volontà del Vescovo Angelo Cesi, visto che il beato di Todi era stato sepolto dal 1432 nella sagrestia di questa stessa cattedrale. 



Todi è infatti nota anche per aver dato i natali a Jacopone De Benedetti (conosciuto meglio come Jacopone da Todi), poeta duecentesco che compose storiche laudi. Nel 1278 entra nell'Ordine francescano come frate laico. In quel periodo l'Ordine subisce le lotte intestine fra la fazione dei Conventuali sostenuti da Papa Bonifacio VIII, che vorrebbero attenuare il rigore della regola di San Francesco, e il gruppo degli Spirituali che invece premono per mantenere inalterato lo spirito dell'Ordine. Jacopo, ovviamente vista la sua esperienza di penitenza, si schiera con gli ultimi, e insieme ai cardinali Jacopo e Pietro Colonna disconosce la validità dell'elezione di Bonifacio; ciò provoca come reazione prima la scomunica, poi la carcerazione (1298) dalla quale solo il nuovo Papa Benedetto XI (1303) può liberarlo. Il frate trascorre, infine, gli ultimi suoi anni nel convento di San Lorenzo di Collazzone nelle vicinanze di Todi dove si spegne nel 1306 d.C.


 

Il suo corpo fu sepolto fuori dalle mura di Todi. Nel 1433 il corpo fu ritrovato e portato nella chiesa francescana di S. Fortunato. Sulla lapide fu volutamente anticipata di dieci anni la data della morte, così da stendere un velo sul periodo della sua scomunica. Si legge infatti la scritta: "Qui giacciono le ossa del Beato Jacopone de Benedictis da Todi, frate minore. Impazzito d'amore per Cristo. Con la sua arte innovativa deluse le attese del mondo. Si conquistò il Cielo. Si addormentò nel Signore il 25 marzo 1296, anno del Signore. Il vescovo Angelo Cesi di Todi qui collocò (questa lapide) nell'anno 1596."





Lasciamo Todi e ci dirigiamo, con un cielo nero e minaccioso, alla cascata delle Marmore.

La Cascata delle Marmore, a flusso controllato, è tra le più alte d'Europa, potendo contare su un dislivello complessivo di 165 m, suddiviso in tre salti. Si trova a circa 7,5 km di distanza da Terni, quasi alla fine della Valnerina, la lunga valle scavata dal fiume Nera. Il nome deriva dai sali di calcio presenti sulle rocce che sono simili a marmo bianco. (travertino)



La cascata è formata dal fiume Velino che, in prossimità della frazione di Marmore (376 m s.l.m.),  defluisce dal lago di Piediluco e si tuffa con fragore nella sottostante gola del Nera. Normalmente solo una parte dell'acqua del fiume Velino (portata media 50 m³/s) viene deviata verso la cascata (circa il 30%, equivalenti a circa 15 m³/s). Fa parte del parco fluviale del Nera. E' un'opera artificiale di sistemazione idraulica dovuta ai Romani; il fiume Velino, infatti, si allargava negli anni precedenti il 290 a.C. in una vasta zona di acque paludose e malsane. Per far defluire queste acque, il console Curio Dentato fece scavare un canale che le convogliasse verso la rupe di Marmore, e da lì le facesse precipitare nel sottostante alveo del fiume Nera.





Sulle origini della cascata c'è una leggenda: una ninfa di nome Nera si innamorò di un bel pastore: Velino. Ma Giunone, gelosa di questo amore, trasformò la ninfa in un fiume, che prese appunto il nome di Nera. Allora Velino, per non perdere la sua amata, si gettò a capofitto dalla rupe di Marmore. Questo salto, destinato a ripetersi per l'eternità, si replica ora nella Cascata delle Marmore.

 

Lo spettacolare salto ha ispirato poeti e artisti di ogni periodo storico: Virgilio nell' "Eneide", Cicerone e G. Byron nel "Childe Harolds Pilgrimage". Da circa 50 anni le acque della cascata sono utilizzate per alimentare la centrale idroelettrica di Galleto, di conseguenza la cascata si può ammirare solo negli orari riportati nella tabella presente sul sito dedicato. Fu proprio grazie alla ricchezza di queste acque e alla loro energia, che fu possibile il sorgere, a Terni, di industrie siderurgiche, elettrochimiche ed elettriche.




Alla Cascata si può accedere da due punti distinti, dal Belvedere inferiore o dal Belvedere superiore. Il primo rappresenta la parte bassa della Cascata, da cui si osservano in toto i tre salti compiuti dal fiume Velino; da qui si ha una visuale completa sulla Cascata secondo l’immagine conosciuta.

 

Il secondo costituisce la parte alta, formata da una veduta spettacolare e panoramica del primo salto. L’ingresso a uno dei due Belvedere non esclude la possibilità di visitare l’altro: esiste infatti un sentiero di collegamento (il numero uno) percorribile a piedi con un tempo medio di circa 40 minuti a salire e 20 minuti a scendere. Ci sono 5 diversi sentieri per visitare la cascata.





Tutti i percorsi sono ben segnalati e fruibili in libertà, previo acquisto del biglietto d'ingresso. I servizi guidati, che si ottengono con un costo aggiuntivo, costituiscono una preziosa opportunità per arricchire l’esperienza di visita. Per sapere in quali giorni sono organizzate le visite guidate e per eventuali prenotazioni è consigliabile informarsi presso l'infopoint della biglietteria.



Anche questa seconda giornata, segnata dall'acqua della cascata ma anche da un temporale che ci ha sorpreso, è terminata. Torniamo in albergo con gli occhi ancora pieni di meraviglia.

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