17 agosto: Passo Rolle, toccando alcune località
caratteristiche della val di Fiemme, Pale di San Martino, San Martino di
Castrozza, rientro a casa passando da Ora per prendere l'autostrada.
Risalendo la Val di Fassa e il torrente Avisio che la percorre in tutta la sua lunghezza, subito dopo Moena s'incontra Soraga, piccolo paesino con 685 abitanti che si sviluppo a 1.210 metri slm.
Ciò che spicca di più appena si arriva a Soraga è il piccolo lago che, pur essendo di origine artificiale, ormai fa parte del territorio di questo comune tanto che parte dell'abitato si è sviluppato attorno ad esso e che è in fase di realizzazione una piccola zona verde lacustre per un'integrazione uomo – natura nel rispetto di entrambi. Il nome di Soraga deriva dal latino “supra aquam”, sopra l'acqua, in quanto le prime abitazioni sorgevano nella parte alta di soraga (ancor oggi Soraga Alta) al di là del torrente.
Ciò che spicca di più appena si arriva a Soraga è il piccolo lago che, pur essendo di origine artificiale, ormai fa parte del territorio di questo comune tanto che parte dell'abitato si è sviluppato attorno ad esso e che è in fase di realizzazione una piccola zona verde lacustre per un'integrazione uomo – natura nel rispetto di entrambi. Il nome di Soraga deriva dal latino “supra aquam”, sopra l'acqua, in quanto le prime abitazioni sorgevano nella parte alta di soraga (ancor oggi Soraga Alta) al di là del torrente.
Solo di passaggio per Moena, che si trova in una conca
tra le Dolomiti, a 1184 metri sul livello del mare. È coronata dal
gruppo dolomitico del Catinaccio (Roda de Vael), dei Monzoni (Cima
Vallaccia, Sas da Pesmeda) e del Latemar (Monte Toac, Sas da Ciamp). A
sud è dominata dalla boscosa mole del Sas da Mezodì, nel gruppo di
Viezzena.
Passiamo per Predazzo, da dove comincia la val di Fiemme. Predazzo è il centro più popoloso delle Valli dell'Avisio, nonché il
diciassettesimo comune per popolazione della Provincia di Trento. Il
territorio del comune di Predazzo è notevolmente esteso: con i suoi
109,84 km quadrati risulta il nono comune più esteso per
superficie della provincia di Trento.
La Val di Fiemme è una delle principali valli
dolomitiche, situata nel Trentino orientale. Assieme alla Val di
Fassa e alla Val di Cembra costituisce il bacino idrografico del
torrente Avisio. Con i suoi 11 paesi è delimitata da celebri monti come la Catena del
Lagorai, le Pale di San Martino e il gruppo del Latemar. Inoltre, si
trova in mezzo a due parchi naturali: quello di Paneveggio Pale di San Martino e quello altoatesino del Monte Corno.
Due parchi vicini ma diversi per la varietà della flora e della fauna.
L’intera Val di Fiemme può essere definita un vero e proprio parco,
grazie alla vastissima estensione di boschi che,
coltivati in modo rispettoso da secoli, hanno rappresentato, specie nel
passato, una fonte di sussistenza per la popolazione locale. La foresta
di Paneveggio è nota anche come foresta dei violini: il
legno dei suoi abeti rossi veniva utilizzato per creare le casse
armoniche dei violini e pare fosse lo stesso Stradivari a scegliere gli
alberi più idonei.
Il Parco naturale Paneveggio-Pale di San Martino è
un'area protetta regionale istituita dalla Provincia autonoma di Trento
nel 1967. L'estensione iniziale era di circa 157 km², estesi poi nel
1987 a 197 km². Il Parco include aree molto diverse: comprende infatti
la parte trentina del gruppo dolomitico delle Pale di San Martino (che
si estende anche in provincia di Belluno), ma anche il settore orientale
del massiccio del Lagorai, composto da rocce magmatiche (per la maggior
parte porfidi). Fanno parte del parco diverse valli comprese nel
comprensorio di Primiero. L'ambiente è ricco di tutte le specie
presenti nell'arco alpino: cervi, camosci, caprioli, marmotte, scoiattoli, volpi e tassi. Recentemente nelle zone di alta montagna è stato reintrodotto lo stambecco.
La vegetazione del parco è costituita per la maggior parte da abeti rossi, abeti bianchi, larici, faggi e pini cembri.
La vegetazione del parco è costituita per la maggior parte da abeti rossi, abeti bianchi, larici, faggi e pini cembri.
Il lago di Paneveggio, detto anche lago di forte Buso, è un
lago artificiale, in quanto sbarrato da una diga. Molte scuole della
regione soggiornano per circa una settimana per studiare la struttura
della diga e l'ambiente circostante, che rientra nel Parco Naturale
Paneveggio - Pale di San Martino.
Arriviamo a Passo Rolle, posto a quota 1.984 m s.l.m.,
che collega le valli del Primiero e di Fiemme. Il valico
rappresenta lo spartiacque tra la valle del Cismon e la valle del
Travignolo; vi è ubicata la stazione meteorologica di Passo Rolle, riconosciuta in modo ufficiale anche dall'Organizzazione meteorologica mondiale.
In base alla media trentennale di riferimento
(1961-1990) per l'Organizzazione Mondiale della Meteorologia, la
temperatura media del mese più freddo, febbraio, si attesta a -4,8°C;
quella del mese più caldo, luglio, è di +10,6°C. Le precipitazioni medie
annue sono superiori ai 1.000 mm, distribuite mediamente in 115 giorni,
con minimo in inverno (neve) e picco in estate (frequenti temporali).
Il passo è circondato dal gruppo dolomitico delle Pale di San Martino, in particolare dal Cimon della Pala
(3186 m s.l.m.) e dalla Vezzana (3192 m s.l.m.). Dal passo si possono rapidamente
raggiungere i laghetti di Colbricòn, luoghi d'insediamento di cacciatori
nel Neolitico, e la Val Venegia, una delle aree naturalistiche più
belle del Trentino, parte del Parco Naturale Paneveggio-Pale di San
Martino.
Nei pressi del Passo Rolle ci sono ancora numerose trincee e
gallerie risalenti alla Prima guerra mondiale, in particolare sulla cima
Cavallazza e sul monte Colbricòn. Passo Rolle ospita due caserme della Guardia di finanza, è sede del SAGF, Soccorso alpino Guardia di finanza e del soggiorno
montano delle Fiamme Gialle (caserma Sass Maor). Da moltissimi anni al passo svolgono l'addestramento montano estivo e invernale gli allievi ufficiali dell'Accademia della Guardia di finanza.
É stato inaugurato il 28 giugno il monumento intitolato a Gino Bartali,
eretto ai 1984 metri del Passo Rolle. L’omaggio per celebrare il
centenario dalla nascita del fortissimo ciclista toscano.Era presente
tra gli altri Andrea Bartali, figlio del grande campione. Il monumento è
composto da una stele, su cui sono stati posti una targa commemorativa e
il profilo di Bartali scolpiti nel metallo, circondata dai sassi e dai
tronchi degli alberi provenienti delle montagne circostanti il passo.
I tronchi sono disposti in modo da formare un profilo montano, con una linea di metallo che serpeggia tra di essi, come una strada che prosegue fino alla cima. Sulla simbolica vetta, il tronco più alto, è stata posta la figura stilizzata di un ciclista.
I tronchi sono disposti in modo da formare un profilo montano, con una linea di metallo che serpeggia tra di essi, come una strada che prosegue fino alla cima. Sulla simbolica vetta, il tronco più alto, è stata posta la figura stilizzata di un ciclista.
Ci inoltriamo adesso nella valle per ammirare le Pale di San Martino e arrivare a San Martino di Castrozza.
Le Pale di San Martino
(dette anche Dolomiti di Primiero e Gruppo delle Pale) sono il più
esteso gruppo delle Dolomiti, con circa 240 km² di estensione, situate
in maggior parte in provincia di Belluno ed in parte nel Trentino
orientale. Si estendono nella zona compresa tra il Primiero (valli del
Cismon, del Canali e del Travignolo), la Valle del Biois (Falcade) e
l'Agordino.
Le Pale sono costituite da dolomia, roccia sedimentaria formata da doppio carbonato di calcio e magnesio, scoperta dal marchese Déodat de Dolomieu nel 1788.
La parte delle Pale che si estende in Trentino è interamente compresa nel Parco naturale Paneveggio - Pale di San Martino.
La parte delle Pale che si estende in Trentino è interamente compresa nel Parco naturale Paneveggio - Pale di San Martino.
Le Pale di San Martino sono un quadrilatero, ma la parte più nota è la catena centrale con Cima Vezzana (3192), Cimon della Pala (3184), la Rosetta, la Pala di San Martino, il Sass Maor, la Cima Madonna e Cima Canali.
Il gruppo, grazie alla sua elevata media di altitudine, lascia spazio a due ghiacciai: il ghiacciaio del Travignolo e quello di Fradusta.
Il gruppo, grazie alla sua elevata media di altitudine, lascia spazio a due ghiacciai: il ghiacciaio del Travignolo e quello di Fradusta.
L'altopiano delle Pale, nel settore centrale
del gruppo, si estende per uno spazio di circa 50 km² e costituisce un
enorme tavolato vuoto, roccioso e quasi lunare che oscilla tra i 2500 e i
2800 m s.l.m. Secondo alcune fonti avrebbe ispirato Dino Buzzati per l'ambientazione del suo romanzo Il Deserto dei Tartari.
Il termine Pala deriva dal nome che veniva utilizzato
localmente per indicare le rive e i pendii erbosi situati alla base
della catena; andò poi a definire l'intero gruppo
montuoso. Il paesaggio è molto variegato: pareti
rocciose e a strapiombo, ghiacciai, torbiere, torrenti, praterie e
pascoli alpini, valli incise e paesaggi selvaggi, ricchi di riserve
naturali e di spettacolari contrasti di colore, tra le rocce vulcaniche
di colore scuro e le bianche pareti.
Da un punto di vista morfologico, le Pale di San
Martino, di San Lucano, le Dolomiti Bellunesi e le Vette Feltrine sono
molto significative in quanto includono diversi esempi di modellamenti
dovuti all’erosione di ghiaccio ed acqua, nonché diversi fenomeni
carsici.
Da un punto di vista geologico, la zona è la più
completa. A sud, viene descritta la storia dal Triassico Superiore al
Cretaceo, con grandi quantità di fossili di spugne calcaree e silicee; a
nord, invece il paesaggio è più articolato: qui si trova una delle più
grandi scogliere del Triassico, mentre l’Altopiano della Fradusta,
una delle cime più importanti delle Pale di San Martino, unico per
altitudine e grandezza, rappresenta una scogliera dolomitica.
Il Cimon della Pala o semplicemente Cimone (talvolta
soprannominato Cervino delle Dolomiti), è la cima più nota delle
Pale di San Martino, nelle Dolomiti di Primiero.
Pur non essendo la vetta più alta del gruppo (la Vezzana risulta più alta di pochi metri), il suo spigolo slanciato domina il panorama visibile da Passo Rolle.
Pur non essendo la vetta più alta del gruppo (la Vezzana risulta più alta di pochi metri), il suo spigolo slanciato domina il panorama visibile da Passo Rolle.
Questa montagna è anche la causa dell'avvento dei primi turisti nella valle del Primiero. Gli escursionisti inglesi Josiah Gilbert e George Cheetham
Churchill videro infatti nel 1862 un quadro raffigurante il Cimon della
Pala in una locanda e vollero vederlo di
persona. Nei successivi anni vi fu un grande afflusso di turisti,
inizialmente per lo più stranieri, che si interessarono a tutta la
catena delle Pale, che è rappresentata nello stemma della
Guardia di Finanza, della quale è simbolo.
San Martino di Castrozza è una località turistica nell'alta valle del Primiero, nel Trentino orientale. Deve la sua origine a un'istituzione molto antica, l'ospizio dei Santi Martino e Giuliano,
che accoglieva i viandanti diretti dal
Primiero alla Val di Fiemme e viceversa. Dell'antico ospizio rimane
solo la chiesa di San Martino, con campanile romanico. La nascita di San
Martino come stazione turistica è datata 1873, con la
costruzione del primo albergo alpino che sostituì la legnaia dell'antico
ospizio.
San Martino è adagiato in una verde conca prativa, circondato dal Parco Naturale Paneveggio-Pale di San Martino. Dal paese sono visibili numerose vette dolomitiche:
il grande gruppo delle Pale di San Martino con il Cimon della Pala, la
Vezzana, il Rosetta, il Sass Maor, le cime Val di Roda, la Cima della
Madonna, e dall'altra parte il rilievo più dolce della Cavallazza e le
cime in porfido del Colbricon e del Colbricon piccolo. Dal paese è anche
visibile il gruppo delle vette Feltrine, con la caratteristica cima a
sagoma piramidale del monte Pavione.
Con il suo aspetto elegante e pittoresto, la località è stata fonte di ispirazione per musicisti come Arthur Schnitzler e Richard Strauss.
Le estati sono ricche di eventi, di proposte per il tempo libero nonché
di strutture ed occasioni per attività sportive e ricreative, per gli
adulti quanto per i bambini. D’inverno si scia prendendo gli impianti di
risalita che danno accesso alle piste del Carosello delle Malghe e del
Colverde garantite dall’innevamento programmato.
Con un grande desiderio di
fermarsi ancora ci rendiamo però conto che ormai è ora di rientrare.
Alla
prossima!
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