Il 15 di agosto non ci aspettavamo certo di trovare gran movimento:
considerando che gli svizzeri non festeggiano come noi la mezza estate,
pensavamo di visitare un posto normalmente pieno di turisti e abitanti
del luogo, ma in Svizzera si festeggiano i cantoni, proprio in questa data, per cui siamo andati a vedere una cittadina quasi senza un'anima attorno.
Soletta è capitale del cantone omonimo, in cui
costituisce un distretto a sé. E' considerata la più bella città barocca
della Svizzera. Il suo centro storico, chiuso al traffico motorizzato, è
stato costruito principalmente tra il 1530 e il 1792, quindi presenta
diversi stili architettonici. Si trova sul versante meridionale della
catena del Giura ed è attraversata dal fiume Aar.
Dal XVI al XVIII secolo la cattolica Soletta è stata la residenza dei
rappresentanti del re francese, i cosiddetti «Ambasciatori». Le
magnifiche costruzioni in stile barocco e rinascimentale come il nobile
Palais Besenval e i sontuosi edifici sacri costellano il percorso dei
visitatori – il centro storico conta undici chiese e cappelle e numerose
fontane e torri. La Cattedrale di Sant’Orso è un vero e
proprio gioiello, con la sua facciata finanziata da Luigi XIV e la
scalinata dell’architetto italiano Pisoni. All’interno è possibile
ammirare raffinatissimi stucchi barocchi.
Se la cattedrale di Sant'Orso è emblema della città, la Torre dell'Orologio
è uno dei monumenti più suggestivi. Si tratta infatti della costruzione
cittadina più antica: fu costruita nel 1467 e nel 1545 venne aggiunto
l'orologio con il famoso quadrante astronomico.
Il grande quadrante astronomico indica il giorno, il mese e l'anno.
Al di sotto si trova un gruppo di pupazzi:
un cavaliere, uno scheletro e, nel mezzo, seduto sul trono, un re con
un berretto da giullare. Dal 1545, ad ogni rintocco di ora piena, lo
scheletro, simbolo della morte, rovescia la sua clessidra. «La misura è
colma», fa cenno il cranio calvo dello scheletro al cavaliere, simbolo
dell'energia vitale. L'opera è stata costruita da Lorenz Liechti e
Joachim Habrecht. Sotto l'orologio, i due patroni della città, Urs e
Viktor, dell'anno 1583.
Tutto a Soletta ruota intorno al numero undici: la sua
chiesa simbolo, la cattedrale di Sant'Orso, realizzata con il marmo
chiaro locale, ospita undici altari, altrettante campane e una scalinata
divisa in tre parti, ovviamente di undici scalini ciascuno. Ma non
finisce qui, il numero ricorre ancora insistentemente: undici sono le
chiese in città, le fontane storiche e anche le torri. C'è pure un
orologio che ha solo 11 ore.
Una delle 11 fontane di Soletta, quella dedicata a san Maurizio.
Interessanti anche i resti della fortificazione cittadina, di cui una parte è addirittura di epoca romana
e una nota di colore, una macchina da cucire accanto alla porta di una casa, probabilmente a indicare uno degli undici tipi di arti e mestieri della città.
Partenza verso la Maison du Gruyere, caseificio dimostrativo.
Situata nel cuore della regione e nelle vicinanze degli alpeggi, ai piedi dello Château de Gruyères, la Maison du Gruyère
è stata aperta nel 1969; qui si impara tutto sulla tradizionale
produzione del formaggio Gruyère DOP, tramandata di generazione in
generazione. L'esposizione interattiva del caseificio si modula sulle impressioni
sensoriali: il suono dei campanacci, le carezze alla mucca, l'odore del
fieno dell'alpeggio e il sapore del formaggio naturale dolce, stagionato
o fresco.
Si producono 29.000 tonnellate l'anno di formaggio con denominazioni di origine geografiche DOP (AOP). Il caseificio è rifornito da 36 allevatori che, due volte al giorno,
consegnano il latte delle mucche che pascolano tra gli 800 e i 1600
metri di altitudine. Davanti ai visitatori, i maestri dell'arte casearia
producono, nel rispetto del capitolato d'oneri AOC, fino a 48 forme di
Gruyère al giorno.
Dopo la visita al caseificio e un ottimo pranzo a base di fonduta di grouyere, partenza verso
Gruyères, che è un comune nel Canton Friburgo. La
piccola località, protetta da bastioni, è collocata ad un’altitudine di
800 m su di uno sperone roccioso a dominare panoramicamente la valle del
fiume Sarine. La città dispone intorno alla piazza principale il suo
ricco patrimonio di edifici medievali e rinascimentali culminando con il
famoso Castello.
Il nome del castello di Gruyere deriva con ogni
probabilità dalla gru, simbolo araldico della famiglia dei conti di
Gruyères feudatari del luogo. Il castello risale, nella sua parte più
antica, al XII secolo. A metà del XVI secolo, l’ultimo conte, Michel,
deve dichiarare il fallimento e le sue proprietà passano alle città di
Friburgo e Berna. I balivi di Friburgo vi si insediano dal 1555 al 1798,
quando vi s’installa la prefettura che vi rimane fino al 1848; il
castello viene messo in vendita l’anno successivo.
Viene acquistato dalla facoltosa famiglia Bovy che lo restaura
secondo i dettami romantici per soggiornarvi ed ospitare una comunità di
vari artisti, tra cui Liszt e Corot. Infine nel 1938
il castello viene acquistato dal cantone di Friburgo che, tramite una
fondazione, si occupa della conservazione e della valorizzazione delle
varie collezioni.
I turisti che lo visitano possono trovarvi traccia di tutte le varie
epoche storiche in cui è stato abitato. Come molti altri siti storici
svizzeri è molto ben curato e merita davvero una visita approfondita.
Inoltre dal castello è possibile ammirare un bel panorama del cantone friburghese, che rende molto bene l'importanza strategica che doveva avere questo appostamento nel Medio Evo.
Infine, nel cortile del castello, abbiamo visto uno spettacolino molto scenografico ma un po' stonato di suonatori di corno, con sbandieratore.
E come tutte le cose belle, anche questa è finita. Appuntamento alle mie considerazioni e alla prossima gita.
Nessun commento:
Posta un commento