Dal 13 al 17 agosto 2014 sono andata, con la solita agenzia "Partiti e contenti" a fare il tour delle Dolomiti.
Le Dolomiti, anche dette Monti pallidi, sono
un insieme di gruppi montuosi delle Alpi Orientali italiane, comprese
tra le province di Belluno (sul cui territorio è situata la maggior
parte dei gruppi dolomitici), Bolzano, Trento, Udine e Pordenone.
1 Pelmo e Croda da Lago
2 Marmolada
3 Pale di San Martino, San Lucano, Dolomiti Bellunesi, Vette Feltrine
4 Dolomiti Friulane e d'Oltre Piave
2 Marmolada
3 Pale di San Martino, San Lucano, Dolomiti Bellunesi, Vette Feltrine
4 Dolomiti Friulane e d'Oltre Piave
5 Dolomiti Settentrionali
6 Puez - Odle
7 Sciliar, Catinaccio e Latemar
8 Bletterbach
9 Dolomiti di Brenta
6 Puez - Odle
7 Sciliar, Catinaccio e Latemar
8 Bletterbach
9 Dolomiti di Brenta
Il 26 giugno 2009 il Comitato Esecutivo della Convenzione sul
patrimonio materiale dell'umanità dell'UNESCO, riunita a Siviglia, ha
dichiarato le Dolomiti Patrimonio dell'Umanità.
Secondo una leggenda ladina (antica popolazione del nord Italia), la
figlia della Luna aveva sposato il re dei montes pàljes, i “monti pallidi”,
e, per evitare che soffrisse di nostalgia, i Silvani, nani dei boschi e
delle foreste, avrebbero filato i raggi della Luna e tessuto una rete
sottile e luminosa attorno alle cime di quei monti, conferendo loro un
pallore caratteristico. Nel 1789 il marchese Dèodat de Dolomieu,
in viaggio lungo la strada fra Trento e Bolzano, raccolse dei campioni
della roccia di quei monti, situati nel settore orientale dell’arco
alpino italiano; si scoprì in seguito che erano formate da un minerale
particolare chiamato, in suo onore, Dolomite. Il
termine Dolomiti è entrato nell’uso nel tempo per indicare tutti questi
monti, formati dalla roccia dolòmia, sostituendo il ben più suggestivo
appellativo di “monti pallidi”.
Oltre al “pallore” di questi monti, altra caratteristica è il loro sorgere in gruppi isolati,
separati gli uni dagli altri da ampie valli. L’origine di questa
disposizione va molto indietro nel tempo, addirittura a 200 milioni di
anni fa, quando, al posto delle valli e delle Dolomiti vi era un mare
poco profondo, caldo e agitato. In questo mare cominciarono a formarsi
delle scogliere coralline; poiché il fondo del mare si
abbassava lentamente, i coralli, le alghe e miriadi di altri piccoli
organismi continuavano a innalzare le loro costruzioni per restare
vicino alla luce, formando rocce di notevoli dimensioni, formate da
dolomie e calcari.
Come in ogni favola che si rispetti, iniziano le disavventure: la
temperatura aumentò a seguito dell’attività vulcanica, portando
all’estinzione dei coralli in quelle acque. Quando la situazione tornò
tranquilla, le vecchie rocce ritornarono ad essere abitati da nuovi
organismi viventi, che continuarono ad accrescerle. Tra una scogliera e
l’altra, separate da ampi bracci di mare, si deponevano rocce diverse.
Quando si innalzò la catena alpina, tutte queste rocce emersero dal mare
e iniziò l’erosione. Le antiche scogliere, liberate pian piano dal
mantello di altre rocce, sono rimaste alte e isolate e formano oggi i
“gruppi dolomitici”, con ripide pareti di rocce chiare, aride e brulle.
Un’altra leggenda ladina riguarda il dolce colore roseo che avvolge le cime delle dolomiti al tramonto, la
"Leggenda di re Laurino", che spiegherebbe il fenomeno dell'Enrosadira:
tanto tempo fa, sarebbe esistito sul massiccio del Catinaccio un popolo
di nani, governati da Laurino, un sovrano saggio e buono. La figlia di
questi, la bellissima principessa Ladina, aveva un enorme campo di rose
che curava assieme al padre (il nome tedesco del Catinaccio è
Rosengarten, "giardino di rose"). Un giorno passò di lì il principe
Latemar, sovrano dell'omonimo monte, che, vedendo il giardino di rose e
domandandosi come potesse crescere in un luogo così tanto selvaggio e
inospitale, decise di avvicinarsi. Vide così la principessa Ladina,
intenta come ogni giorno a curare le coloratissime piante, e
innamoratosene, la rapì. Quando re Laurino venne a sapere che gli era
stata portata via la figlia, che amava più di ogni altra cosa al mondo,
pianse tutte le sue lacrime e, prima di morire per il dolore, maledisse i
fiori che avevano rivelato la posizione del suo regno e avevano causato
il rapimento di Ladina. Poi, dopo aver ordinato che tutte le rose non
fiorissero mai più né di giorno né di notte, spirò. Ma nella
disperazione si era dimenticato dell'aurora e del tramonto, che da
allora in estate ammantano i monti di rose colorate, al principio e al
termine di ogni giornata.
L'enrosadira (Il termine enrosadira, che letteralmente
significa "diventare di color rosa", deriva dalla parola ladina
rosadüra o enrosadöra) è il fenomeno per cui la maggior parte delle cime
delle Dolomiti assumono un colore rossastro, che passa gradatamente al
viola, soprattutto all'alba e al tramonto. Questo fenomeno è dovuto alla
composizione delle pareti rocciose delle Dolomiti (formate dalla
dolomia contenente dolomite, un composto di carbonato di calcio e
magnesio; una piccola percentuale di ossidi di ferro impartisce alla
roccia un'accesa tonalità rosso-porpora.). Esso è particolarmente noto
nelle sere d'estate, quando l'aria è particolarmente limpida e il sole
cala a occidente.
Il fenomeno dell'enrosadira può manifestarsi in modo significativamente diverso
nei vari periodi dell'anno, ed addirittura può variare anche tra un
giorno e l'altro. Queste variazioni di tinte e durata dell'enrosadira,
sono dovute alle diverse posizioni del sole durante l'anno e alle
condizioni dell'atmosfera. Tale fenomeno si manifesta su tutte le
Dolomiti; in particolar modo all'alba l'enrosadira appare sulle crode
rivolte ad est, mentre al tramonto sono le pareti rivolte ad ovest a
colorarsi magicamente.
Passiamo ora alla cronaca della gita: partenza dalla val Susa il 13 mattina presto, direzione Malcesine per salire sul monte Baldo.
Il tutto è rimasto nelle belle intenzioni, perchè ci siamo rifugiati a mangiare un boccone mentre imperversava
un temporalone coi fiocchi, quindi abbiamo proseguito il viaggio con la
seconda meta della giornata, il lago di Carezza.
Il lago di Carezza è un piccolo lago alpino situato nell'alta Val d'Ega
a 1.534 m nel comune di Nova Levante (BZ), a circa 25 km da Bolzano. È
incastonato tra fitti boschi di abeti e si trova sotto le pendici del
massiccio del Latemar, che si specchia nella sua acqua cristallina.
Il lago è noto per i suoi meravigliosi colori e per questo nella lingua
ladina viene chiamato anche "Lec de Ergobando" (o "arcoboàn"), cioè "lago dell'arcobaleno".
Il nome del lago deriva, secondo la Guida del Touring Club Italiano,
dalle "Caricaceae", famiglia di piante dalle foglie larghe lobate
("carezza" sarebbe l’adattamento italiano del termine dialettale locale
che indica queste piante).
Il lago è privo di immissari visibili ed è alimentato da sorgenti sotterranee.
La sua estensione e la sua profondità variano a seconda della stagione e
delle condizioni meteorologiche: il livello più alto è raggiunto
normalmente in tarda primavera con lo scioglimento delle nevi. In tale
periodo raggiunge una larghezza di 287 m ed una lunghezza di
137 m, mentre il punto più profondo corrisponde a circa 17 m.
Nei boschi attorno è molto comune il picea abies, abete rosso dalle qualità di abete di risonanza usato nella costruzione di casse armoniche. Attorno al lago è percorribile un sentiero attrezzato,
ma non è consentito accedere alle sue rive. È particolarmente bello
alla sera e al primo mattino, quando il gruppo montuoso del Latemar si specchia nelle acque cristalline
del lago.
Racconta la leggenda che nel laghetto posto nella valle tra il
Catinaccio/Rosengarten e il Latemar viveva una bellissima ondina che
deliziava con il suo canto melodioso i viandanti che salivano al passo
di Costalunga. Di lei si innamorò lo stregone del Latemar, che tentò
inutilmente di rapirla, infatti non appena l'ondina lo scorgeva si
rituffava nelle acque del lago. Lo stragone chiese allora consiglio alla
strega del Rosengarten, che gli suggerì di cambiare abito, di stendere
il più bell'arcobaleno tra il Catinaccio e il Latemar e di recarsi al
lago fingendosi un viandante commerciante in gioielli. Lo stregone del Latemar così fece, stese il più bell'arcobaleno mai
visto sino all'ora tra le due montagne e si recò al lago, ma dimenticò
di travestirsi.
Quando arrivò, l'ondina attirata dall'arcobaleno e dal
luccichio dei monili era fuori dall'acqua incantata ad ammirare lo
splendore di quello spettacolo, ma non appena scorse lo stregone, si
rituffò nel lago e scomparve. Lo stregone si infuriò moltissimo e preso
l'arcobaleno lo distrusse in mille pezzi e lo gettò nel lago. Ancora
oggi nelle acque di Carezza puoi ritrovare tutti i colori dell'iride,
dall'azzurro al verde, dal rosso all'indaco, dal giallo all'oro.
Una statua in bronzo raffigurante Ondina è stata posta nel lago.
Il Latemar è un gruppo montuoso dolomitico che si
estende dal Trentino all'Alto Adige. Il gruppo si presenta
principalmente di forma circolare. Si trova tra Predazzo, Forno, Moena, Passo Costalunga, Lago di Carezza, Obereggen, Passo Pampeago, Passo Feudo.
È principalmente formato da picchi e cime di colore chiaro,
comprende poche aree boschive (solo nelle piccole vallate adiacenti); è
per lo più formato da roccia calcarea del Triassico Medio (Calcare del
Latemar - Anisico Superiore / Ladinico Inferiore) e da dolomia. Il
Latemar è un atollo fossilizzato, perfettamente preservato.
Il gruppo del Catinaccio (in tedesco
Rosengarten-Gruppe o solo Rosengarten, in ladino Ciadenac o Vaiolon) è
un massiccio di circa 8 km di lunghezza situato tra la valle di Tires,
la val d'Ega e la val di Fassa nel Parco naturale dello Sciliar. Altre
valli interne alla catena montuosa sono (da ovest a est) il Vael, la val
di Vajolet, la val di Udai, la val di Dona e la val Duron. Interessa la
provincia autonoma di Trento e la provincia autonoma di Bolzano nel
Trentino-Alto Adige.
Domina, anche se distante una ventina di chilometri, l'orizzonte orientale di Bolzano. Caratteristica del gruppo è la colorazione rosata che assume al tramonto, fenomeno visivo chiamato enrosadira.
Domina, anche se distante una ventina di chilometri, l'orizzonte orientale di Bolzano. Caratteristica del gruppo è la colorazione rosata che assume al tramonto, fenomeno visivo chiamato enrosadira.
Il Massiccio dello Sciliar è un gruppo delle
Dolomiti in Trentino-Alto Adige, nella provincia autonoma di
Bolzano. Situato al centro del parco naturale dello Sciliar, conta diversi
accessi dalla val di Tires, da Siusi e da Fiè allo Sciliar e,
soprattutto, dall'alpe di Siusi. Sul pianoro sommitale sorge, a 2457 metri d'altezza, il rifugio
Bolzano. I limiti geografici sono, in senso orario, la valle Isarco, la
forcella Denti di Terra Rossa, il passo Alpe di Tires e la val di Tires.
Lo Sciliar, il Catinaccio e il Latemar sono il settimo
dei novi gruppi dolomitici ad essere riconosciuti Patrimonio
dell’Umanità dall’UNESCO. Tale zona fa da confine tra le province di
Trento e Bolzano, fatta eccezione per lo Sciliar che si trova
interamente in territorio altoatesino. Questo settore affascina per la
sua spettacolarità scenografica, famosa in tutto il mondo, e per la sua
elevata importanza geologica.
Lasciamo queste zone suggestive per recarci, attraverso il passo di Costalunga, al nostro albergo situato a Vigo di Fassa.
Il passo di Costalunga (1.753 m) è un valico alpino
nelle Dolomiti, posto fra il gruppo del Catinaccio (Dolomiti di Gardena e
di Fassa) e il gruppo del Latemar (Dolomiti di Fiemme). Situato al confine fra la provincia autonoma di Trento e quella di
Bolzano, esso permette un comodo accesso al capoluogo dell'Alto Adige
dalla zona trentina delle Dolomiti. Il versante trentino si trova in val di Fassa, nel comune di Vigo di
Fassa. Quello alto-atesino è ricompreso nel comune di Nova Levante in
val d'Ega.
La Val di Fassa è una delle principali valli
dolomitiche ed è situata nel Trentino nord-orientale. Costituita da
sette comuni, è attraversata per intero dal torrente Avisio,
un affluente di sinistra del fiume Adige. La valle è circondata da
alcuni dei più importanti massicci delle Dolomiti, i Monti Pallidi: la
Marmolada, il Gruppo del Sella, il Gruppo del Sassolungo, il Gruppo del
Catinaccio, ma anche da montagne a litologia non dolomitica quali il
Buffaure e i Monzoni.
È l'unica valle trentina (assieme alle valli di Gardena e Badia in Alto Adige e alla valle di Livinallongo e parte della conca ampezzana in Veneto), dove tuttora si parla la lingua ladina (più precisamente il ladino dolomitico).
È l'unica valle trentina (assieme alle valli di Gardena e Badia in Alto Adige e alla valle di Livinallongo e parte della conca ampezzana in Veneto), dove tuttora si parla la lingua ladina (più precisamente il ladino dolomitico).
Vigo di Fassa è un comune della provincia di Trento, situato in Val di Fassa.
E' un centro sciistico del comprensorio della Val di Fassa / Dolomiti Superski situato sul versante destro dell’Avisio. Il paesino, ricco di infrastrutture alberghiere, è un importante centro di escursioni estive nel massiccio del Catinaccio.
E' un centro sciistico del comprensorio della Val di Fassa / Dolomiti Superski situato sul versante destro dell’Avisio. Il paesino, ricco di infrastrutture alberghiere, è un importante centro di escursioni estive nel massiccio del Catinaccio.
Termina qui la prima giornata. La cronaca prosegue in altra pagina.
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