giovedì 17 novembre 2016

Gita in Umbria - Quinta parte - Gubbio

2 giugno: Gubbio e rientro a casa.


Il territorio di Gubbio è prevalentemente montuoso e collinare, la città è posizionata alle falde del monte Ingino. Sovrasta dall’alto la monumentale Basilica di Sant’Ubaldo che custodisce le spoglie incorrotte del Patrono. Gubbio è un capolavoro di architettura che simboleggia quella che fu la potenza di questa città-stato medievale.



Tracce di insediamenti preistorici nel territorio eugubino sono documentate fin dal Paleolitico medio.  Gubbio fu centro importante degli umbri, come testimoniano le Tavole Eugubine (III-I sec. a.C.), notevole cimelio epigrafico dell’Italia preromana. Si tratta di sette tavole in bronzo, acquistate dal comune nel 1456, che contengono prescrizioni rituali per particolari cerimonie e danno anche indicazioni sull’ordinamento della città-stato.

 

Dopo una bella camminata giungiamo alla Piazza dei Quaranta Martiri. Siamo accolti da un'atmosfera di festa, con tantissimi bambini vestiti con costumi caratteristici. Scopriamo che è la parata dei ceri piccoli, il 15 maggio si è svolta quella degli adulti. I Ceri sono tre manufatti di legno coronati dalle statue di Sant'Ubaldo (patrono di Gubbio), San Giorgio e Sant'Antonio Abate, innestati verticalmente su altrettante barelle, a forma di "H", che ne permettono il trasporto a spalla; il loro peso è di circa 300 kg. Ma ne parlerò diffusamente più avanti.



La piazza costituisce l’ingresso a Gubbio; è ampia e delimitata da un insieme di edifici e monumenti significativi. Da un lato sorge la Chiesa di San Francesco e sul lato opposto la Loggia dei Tiratori, edificata nel 1603 dalla corporazione dei tessitori di lana, utilizzata come stiratoio per i panni. Sopra si eleva il borgo arroccato, da dove spicca il Palazzo dei Consoli.
 
Fra i due edifici è interposto un ampio giardino pubblico con il monumento ai caduti della prima Grande Guerra. Il nome è stato messo a ricordo dei 40 cittadini fucilati dai tedeschi nel 1944 per rappresaglia. Il Monumento, disegnato e scolpito da Enrico Cagianelli tra il 1923 e il 1924, fu inaugurato il 16 maggio 1924 alla presenza di Vittorio Emanuele III e di molte autorità civili, militari e religiose. La figura bronzea del “Fante” si addossa a bassorilievi calcarei della torre merlata. In estrema evidenza risulta il condottiero a cavallo con un vessillo in mano, che precede la truppa in parata con alabarde e trombe. Sopra si erge un arco ogivale, all’interno del quale spicca l’insegna militare. Ancora più in alto sono allineati gli stemmi della città  e dei suoi quartieri (i ceri). Il 14 maggio 1927 fu aggiunta al monumento la corona in bronzo con la dedica: “GLI EUGUBINI LONTANI AI GLORIOSI CADUTI – MAGGIO 1927″.

La Chiesa di San Francesco si trova nella piazza dove, nel Medioevo, sorgeva la residenza della famiglia Spadalonga, che accolse e ospitò Francesco quando lasciò la casa paterna. Fu costruita nella seconda metà del Duecento, in forme ogivali con semplice facciata incompiuta ornata di un portale gotico e di un piccolo rosone, proveniente dalla Chiesa di S. Francesco di Foligno. Notevole è anche il campanile a pianta ottagonale (secolo XV).


L'interno è a tre navate alte e spaziose, chiuse da volte a crociera. Le pareti laterali, che un tempo erano ricoperte da affreschi, hanno perso in parte il loro splendore, ma nelle absidi si conservano ancora grandi capolavori del XIII-XV secolo. La cappella di sinistra ospita uno dei cicli pittorici tardogotici più importanti dell’Umbria:

 
sono raffigurate in 17 riquadri le Storie della vita della Vergine, affreschi di notevole pregio eseguiti nei primi anni del XV secolo ed attribuiti ad Ottaviano Nelli






Nell’abside centrale Gesù in trono, affiancato da San Pietro e San Paolo e da San Francesco e Sant’Antonio, opere eseguite da un seguace locale del Maestro di San Francesco della seconda metà del XIII secolo.




 
Nella cappella di destra, invece, sono presenti i resti dell’antico fondaco dove, secondo la tradizione, l’amico Spadalonga veste Francesco con il primo saio, l’abito dell’ordine che si diffonderà in tutto il mondo insieme al messaggio del Poverello e, alle pareti, affreschi attribuiti al Maestro Espressionista di S. Chiara.

 
In fondo alla navata si trova un crocifisso, scultura lignea policroma del secolo XVI, che la tradizione vuole scolpita in un unico tronco di fico. La sua caratteristica è che il Cristo rappresentato ha le braccia snodate per trasformare l'immagine da Crocifisso a Deposto e portarlo così in processione. E' Cristo patiens, con il capo reclinato sulla spalla destra.


 
Annessi alla chiesa sono il Convento e il Chiostro attraverso il quale si giunge alla Sala Capitolare, che custodisce un affresco del XIV secolo raffigurante il Trasporto della Casa di Loreto. Il convento ospita un'interessante raccolta d’arte, che riguarda la storia del francescanesimo locale. La raccolta è formata da antichi tessuti e paramenti liturgici, oggetti in metallo prezioso, una quadreria con opere della scuola del Perugino, del Magnasco, dello Spagnoletto. Nel giardino, che gli eugubini chiamano l’orto dei frati, si può ammirare la splendida scultura  che rappresenta il miracolo di san Francesco e il lupo. Autore della scultura, il prof. Roberto Bellucci, nativo di Gubbio. 

Tipica della città è la cosiddetta "porta del morto", la stretta apertura, con la soglia a 70-80 cm. da terra, che si affianca ad altra apertura più grande nelle facciate di molte case medioevali, attraverso la quale, secondo la tradizione, si facevano passare i morti. Molto più attendibile l'interpretazione secondo la quale queste aperture conducevano semplicemente all'interno delle abitazioni, poste al di sopra di fondaci e botteghe: la porta piccola era, normalmente, servita da una scala in legno che veniva ritirata a sera, per motivi di sicurezza.
 
Andiamo ora in Piazza Grande. Nel 1321 gli eugubini decidono di costruire due nuovi palazzi pubblici in un luogo centrale della città. Sin dall’origine è prevista una grande piazza tra il Palazzo dei Consoli e quello del Podestà, piazza di tipo pensile, sostenuta da poderosi archi, quasi una grande terrazza con il lato panoramico esposto verso la sottostante città. 

Il Palazzo dei Consoli è realizzato tra il 1332 e il 1338. Di stile gotico, l'edificio, alto oltre 60 metri, domina la città con la torre campanaria e la loggia panoramica e si apre verso la grande piazza pensile con la scalinata a ventaglio. Fu il primo edificio a possedere l'acqua corrente, usata per alimentare una fontana situata all'interno dell'edificio.

Il palazzo è sede del museo civico, dove c'è anche una sezione dedicata alla maiolica eugubina a lustro.  Si ottiene su un oggetto già invetriato e cotto: si applica una sottilissima pellicola di particelle metalliche che, in seguito alla riduzione al fuoco, determinano effetti di iridescenza di vario colore a seconda del tipo di metallo usato. La tecnica del lustro, diffusa nella ceramica islamica, si diffuse fin dal secolo XV a Gubbio e Deruta. Mastro Giorgio Andreoli da Gubbio è celebre nel mondo per le sue ceramiche a lustro. 

La sezione archeologica ha sede nell'ampio salone dell'arengo, nell'ex sacrestia e nella cappella del palazzo. Nell'ex cappella sono custodite le sette preziose Tavole eugubine.
Nel piano superiore del palazzo è sistemata dal 1909 la pinacoteca comunale, distribuita in cinque sale. (vedi foto a fianco)



 
Il campanone fu posto nella torretta del Palazzo dei Consoli nel 1380 ed è considerato da tutti gli eugubini la voce della città; in ogni occasione pubblica fa sentire i suoi rintocchi creando emozioni sempre nuove. Gestito dalla "Compagnia dei Campanari", viene suonato a mano e ogni campanaro, in divisa grigia e rossa, legato in cima, ha un suo specifico compito.
Il peso della campana è di 20 q.li, la lunghezza del batocco è di m.1.60, le suonate fisse sono 55 ogni anno e per ogni suonata sono impegnati 6 campanari. 



Attuale sede del Comune di Gubbio, il Palazzo del Pretorio (o dei Priori, o del Podestà) occupa il lato orientale di Piazza Grande, ed è unito al Palazzo dei Consoli dalla piazza pensile. Progettato come il “gemello” Palazzo dei Consoli, l’edificio fu destinato a sede del Podestà, capo del potere esecutivo, complementare del potere legislativo dei Consoli. Per vari motivi – tra cui le difficoltà economiche del Comune e l’infierire della peste – il palazzo rimase purtroppo incompiuto.

Nel cuore della città medievale di Gubbio, all’ombra della sua suggestiva Cattedrale, sorge l’antico Palazzo dei Canonici, costruito a più riprese a partire dalla fine del secolo XII e ampliato nei due successivi. Qui ha sede il Museo Diocesano, mirabile raccolta d’arte che ripercorre la storia bimillenaria di questo luogo così come di tutta la Diocesi eugubina, che i documenti descrivono già viva nei primissimi secoli dell’Era Cristiana. 


Il piano terra ospita la Botte dei Canonici, botte lignea destinata al vino dei Canonici eugubini, di enormi proporzioni, forse la più grande d’Europa, che fu costruita prima del 1500 e conteneva 387 barili, misura dell’epoca, per un totale di 20.124 litri di vino. Non solo dunque una rarità nel suo genere ma anche un simbolo della grandezza della Diocesi eugubina e della stessa città all’epoca della costruzione.




 
Saliamo fino al Palazzo Ducale, il miglior esempio di architettura Quattrocentesca della città. La costruzione in stile rinascimentale fu voluta da Federico da Montefeltro, duca di Urbino, nativo di Gubbio. Sorge di fronte al Duomo ed è frutto della trasformazione di un nucleo di antichi edifici pubblici medievali, tra i quali la corte longobarda e il Voltone, primitivo palazzo comunale. 

All’interno del palazzo si apre uno stupendo cortile, che corrisponde allo spazio in precedenza occupato dall'antica piazza del comune. In basso, su tre lati, si succedono le snelle arcate del portico su colonne e pilastri agli angoli; in alto, un piano con eleganti finestre architravate divise da lesene.



 
Attualmente è possibile la visita delle sale al piano terreno, che conservano camini e altri ornamenti architettonici, la copia dello "studiolo" di Federico da Montefeltro (l'originale dell'opera si trova al Metropolitan Museum di New York), nonché dei sotterranei, con interessanti reperti di scavo. 

La Chiesa Cattedrale dei Santi Mariano e Giacomo (Duomo) è dedicata ai due santi, martiri di Lambaesis in Numidia. L’attuale Cattedrale in stile gotico, iniziata verso la fine del XII secolo, è costruita al posto del Duomo precedente, antecedente all’anno Mille. Ha subito molti rimaneggiamenti, ma l’aspetto esterno è ancora quello gotico originale.
 
La facciata presenta un portale a sesto acuto, sopra il quale c'è un finestrone circolare ornato da una elegante fascia a fogliame e attorniato da cinque bassorilievi del XIII secolo raffiguranti i simboli dei quattro evangelisti: l'aquila di San Giovanni, il bue di San Luca, il leone di San Marco, l'angelo di San Matteo, e l’Agnus Dei. Affianca l’edificio una robusta torre campanaria medievale. 


L’interno, in stile prevalentemente gotico, ha un’unica navata sorretta da dieci grandi arconi ogivali trasversi. I recenti lavori di restauro hanno portato alla scoperta di un sepolcro di stile gotico, di due statue di pietra raffiguranti dei santi e soprattutto

 
dell’altare originario, costituito da un sarcofago d’epoca romana, abbellito nel medioevo da colonnine di marmo rosa: in questo sarcofago sono le reliquie dei SS. Giacomo e Mariano, titolari della chiesa. Sopra l’altare è un importante Crocifisso in legno del XIII secolo. 

Qui termina la nostra bellissima gita: una parte del gruppo si reca alla funivia "Colle Eletto", che collega la città con il monte Ingino (m 908s.l.m.) e conduce sino alla Basilica di Sant'Ubaldo, che custodisce il corpo incorrotto del santo patrono di Gubbio, sant'Ubaldo, da cui prende il nome.


 
Fu edificata su una preesistente piccola chiesa, anch'essa dedicata a Sant'Ubaldo. I lavori iniziarono nel 1513, con il sostegno delle duchesse di Urbino, Elisabetta ed Eleonora Gonzaga, e del papa Giulio II e fu affidata ai canonici regolari lateranensi, ordine a cui era appartenuto il santo. 



La rimanente parte del gruppo torna in Piazza Grande, per assistere alla cerimonia dell'alzata dei ceri piccoli. La Festa dei Ceri è tra le più antiche, se non in assoluto la più remota, manifestazione folcloristica italiana. La tradizione vuole che la Festa sia un atto solenne ispirato a devozione degli eugubini al loro Vescovo, Ubaldo Baldassini, dal maggio 1160, anno della sua morte.

 
Da allora, ogni 15 maggio, giorno della vigilia del lutto, l'offerta devozionale al Santo Patrono divenne un appuntamento fisso per il popolo eugubino, che avrebbe partecipato, in mistica processione, ad una grande "Luminaria" di candelotti di cera, percorrendo le vie della città fino al Monte Ingino, dove dall'11 settembre 1194 riposa il corpo di S. Ubaldo nell'omonima Basilica. I candelotti di cera, offerti dalle corporazioni di Arti e Mestieri, probabilmente divennero nel tempo tanto consistenti da renderne difficoltoso il trasporto e furono sostituiti verso la fine del '500 con tre strutture di legno



I portatori di Ceri si chiamano ceraioli e ognuno ha appartenenza a un solo cero. Tale appartenenza è legata a tradizioni familiari; tradizionalmente, al cero di Sant'Ubaldo sarebbero legate le corporazioni dei muratori e degli scalpellini, a quello di San Giorgio quella dei commercianti, mentre a quello di Sant'Antonio i contadini, i proprietari terrieri e gli studenti.
 
La divisa da "ceraiolo" è costituita da un paio di pantaloni bianchi in tela di cotone, una camicia di colore diverso a seconda del cero di appartenenza (gialla per Sant'Ubaldo, azzurra per San Giorgio e nera per Sant'Antonio), una fascia rossa (detta fusciacca) legata in vita a mo' di cintura, un fazzoletto rosso appoggiato sulle spalle e puntato davanti. 

Tradizionalmente, i ceraioli sono scelti tra i maschi adulti delle famiglie che abitano a Gubbio; in rare occasioni (ad esempio durante le guerre), anche le donne sono state ammesse al trasporto dei Ceri. Per coloro che non rientrano in questa categoria si tengono altre due corse: quella dei Ceri Mezzani, per gli adolescenti, la Domenica successiva al 15 maggio
 
e quella dei Ceri Piccoli, con portatori bambini, il 2 giugno, che è quella che si è svolta alla nostra presenza. In queste occasioni, ovviamente, i ceri sono sostituiti da repliche in scala più piccole e leggere. Alle 12.00 si svolge in Piazza Grande la cosiddetta Alzata dei ceri. I ceri iniziano poi la loro corsa e infine tornano in cima al monte Ingino nella Basilica di Sant'Ubaldo. 

L'ordine di partenza e di arrivo è prestabilito, si tratta infatti di una gara truccata, e non può essere alterato durante la corsa: è sempre il Cero di Sant'Ubaldo a entrare per primo nella basilica, seguito da quello di San Giorgio e infine da Sant'Antonio.
Durante l'anno i ceri sono custoditi nella Basilica di Sant'Ubaldo.







Prima di chiudere, ancora due chiacchiere.


Don Matteo è una serie televisiva italiana trasmessa da Rai 1 a partire dal 7 gennaio 2000. La location principale della serie dalla prima all'ottava stagione è stata Gubbio, mentre dalla nona stagione la serie si è spostata a Spoleto. Terence Hill interpreta il protagonista, parroco della chiesa di San Giovanni in Gubbio, trasferito in seguito a Spoleto, che aiuta abitualmente i Carabinieri nelle indagini. Il personaggio di Don Matteo si ispira a Padre Brown di Gilbert Keith Chesterton.

A lato Palazzo del Pretorio di Gubbio, che nella serie funge da caserma dei Carabinieri.

 
Davanti al Palazzo del Bargello si trova una fontana cinquecentesca, denominata fontana dei matti. Secondo un'antica tradizione lo straniero che compie tre giri di corsa intorno ad essa, mentre viene spruzzato con l'acqua, acquisisce la cittadinanza di Gubbio e il titolo onorifico di Matto d'Agobbio, ossia la patente di "Matto onorario di Gubbio": matto, in questo caso, significa però solo  bizzarro.

 

Da alcuni anni Gubbio ha aggiunto fra le sue tradizioni l’allestimento dell’albero di Natale più grande del mondo. Si tratta della sagoma di un albero disegnata con innumerevoli luci multicolori sull’intera pendice del monte Ingino, dalla periferia della città fino alla Basilica di Sant’Ubaldo. L'albero è costituito da 800 corpi luminosi di vario tipo e colore, che disegnano un effetto cromatico assolutamente particolare e unico: si distende, con una base di 450 metri, per oltre 750 metri sulle pendici del monte e copre una superficie di circa 130 mila metri quadrati. La prima accensione è avvenuta il 7 dicembre 1981 e nel 1991 è entrata nel Guinness dei primati. 



Non mi resta ora che salutare i pochi pazienti lettori che mi hanno seguita fino a qui. Come al solito, troverete altro nelle Considerazioni personali sulla gita. Alla prossima! 

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