Dal 22/7/2012 al 29/7/2012 ho partecipato al gran tour della Bretagna e Normandia.
I megaliti presentano forme e strutture diverse, anche se si possono individuare alcune tipologie fondamentali come il menhir e il dolmen, caratterizzato da due o più pietre verticali ed una orizzontale posta come copertura. I menhir (dal bretone men e hir "lunga pietra") sono dei megaliti monolitici eretti solitamente in età della pietra (neolitico, era preistorica), che potevano raggiungere anche più di venti metri di altezza. Potevano essere eretti singolarmente o in gruppi, e con dimensioni che possono considerevolmente variare, anche se la loro forma è generalmente (ma non sempre) squadrata, alcune volte assottigliandosi verso la cima. I menhir bretoni sono dei massi di granito.
I menhir sono ampiamente distribuiti in Europa, Africa ed Asia, ma sono più numerosi nell'Europa Occidentale, in particolare in Bretagna. Eretti in periodi differenti nel corso della preistoria, erano creati nel contesto della più estesa cultura megalitica che fiorì in Europa. In Bretagna si trovano ampi campi (diversi chilometri), probabilmente una volta tra di loro collegati, con allineamenti (diverse file di sassi, tra di loro parallele, con dimensioni in ordine di grandezza).
Si ritiene che l'erezione dei menhir sia avvenuta in Bretagna tra il 4500 e 2000 a.C. (non vennero dunque eretti né dai bretoni, né dai celti). Vennero utilizzati in vario modo dalle popolazioni successive, specialmente per riti religiosi. In era cristiana, per soppiantare i riti pagani, diversi menhir vennero "cristianizzati" scolpendovi motivi cristiani o semplici croci (è il caso, ad esempio, del menhir di Saint-Uzec).
il dolmen detto Table des Marchand, costituito da una tomba a camera risalente al Neolitico probabilmente ad un'epoca compresa tra il 3900 e il 3300 a.C (I dolmen sono camere sepolcrali. Sono composti da menhir addossati l'uno all'altro, disposti in modo da formare una stanza circolare con un corridoio d'accesso, il tutto coperto da un tetto di lastre di roccia sepolto da una semisfera di terra) e
il Grand Menhir Brisé ("Grande menhir spezzato"). Conosciuto anche in bretone come Men-er-Hroëc'h, ovvero "Pietra della fata", è il più grande menhir del mondo occidentale: risale all'incirca al 4500 a.C. E' intagliato in un tipo di granito estraneo alla zona attorno a Locmariaquer e forse proveniente dall'altro lato della costa che si affaccia sul Golfo del Morbihan.
Spezzato in quattro tronconi, raggiungeva in origine l'altezza di circa 20 metri ed un peso complessivo di circa 280-350 tonnellate. Faceva probabilmente parte di un allineamento che comprendeva 19 menhir che si estendeva per 55 metri di lunghezza. Non è sicura l'epoca in cui il menhir andò semi-distrutto. Gli antichi Romani lo chiamavano "Colonna del Nord", in quanto indicava la strada verso il porto sul Golfo del Morbihan.
Secondo il Prof. Alexander Thom, il sito su cui si trovava in origine il menhir doveva servire come una sorta di calendario lunare. Essendo - come detto - costituito di un tipo di granito estraneo alla zona, fu trasportato per diversi chilometri con una tecnica sconosciuta. Fu quindi eretto probabilmente dopo aver eseguito le seguenti operazioni: la costruzione di una rampa a terra, il ribaltamento in una buca grazie all'utilizzo di leve e "capre" in legno e la puntellatura con delle pietre. Venne infine levigato.
Questi monumenti dell'epoca Neolitica furono scavati e restaurati fra il 1986 e il 1992. Il complesso, un tempo ad accesso libero, è ora recintato. Fu eretto fra il 4500 e il 3700 a.C., nel periodo della preistoria in cui gli uomini iniziavano a diventare stanziali e a praticare e sviluppare l'allevamento e l'agricoltura, la ceramica, la tessitura. All'epoca, vivevano infatti in ampie pianure che non erano ancora state ricoperte dall'innalzamento del livello del mare.
Nella foto l'interno del tumulo della Table des Marchand.
Il villaggio di Carnac (il suo nome deriva da 'cairn' che è il rivestimento in pietrisco e ciottoli che riveste i dolmen), è talmente piccolo da essere a malapena menzionato sulle carte geografiche; nei suoi pressi, però, sorge da tempo immemorabile una delle più impressionanti testimonianze del nostro passato e anche una delle più enigmatiche.
Impressionanti file di massi, disposti in ordine decrescente di altezza, si stendono attraverso pinete e brughiere per chilometri, fino a perdersi all’orizzonte. Le pietre sono delle forme e delle dimensioni più disparate; le più imponenti raggiungono anche i 7 m, quelle più piccole non arrivano al metro.
A causa del degrado causato dal passaggio dei turisti il sito è recintato ed è possibile passare tra gli allineamenti solo se accompagnati da una guida.
Il numero di pietre, la concentrazione e l’estensione di questo complesso megalitico non ha eguali in Europa e nel mondo, e ha fatto sì che la località venisse definita una “capitale della preistoria”.
Il paese è noto per il complesso megalitico (tra i maggiori al mondo), comprendente vasti campi di menhir. Il primo allineamento, quello di Menec, si compone di 11 file di massi ed è preceduto da un cromlech (complesso di menhir allineati a semicerchio), a un chilometro dall'abitato.
Un dolmen segna l’inizio di Kermario (il Luogo dei Morti), il secondo allineamento e quello con le rocce più maestose: 1029 menhir di oltre 6 metri, allineati su 10 file in direzione nord-est, sempre nelle immediate vicinanze di Carnac.
A Kerlescan (Luogo della Cremazione) ci sono 13 file di menhir che si susseguono per quasi un chilometro. I 13 allineamenti hanno tutti direzioni lievemente diverse e il primo e l'ultimo sono diretti sul sorgere del Sole rispettivamente nel solstizio estivo ed in quello invernale. A Kerlescan era forse un tempo collegato il più breve allineamento di Petit Menec, che conta “solo” un centinaio di pietre.
In totale i menhir di Carnac sono 2934. In tutta la zona, inoltre, si possono osservare pietre isolate e a piccoli gruppi, dolmen, e tumuli sepolcrali. A lato un modello dell'allineamento di Menec.
Tours è situata
sui fiumi Loira e Cher, poco a monte della loro confluenza; è il
capoluogo del dipartimento Indre e Loira nella regione del Centro, di
cui è anche la città più popolosa. Capitale della storica regione della
Turenna è stata classificata dallo Stato Francese come Ville d'Art et
d'Histoire e inserita nel Patrimonio dell'umanità dell'UNESCO nel 2000. È
una città attiva, Centro Universitario con una prestigiosa Scuola di Economia e punto di partenza per la visita dei famosi
Castelli della Loira.
La Cattedrale di san Gaziano è la chiesa madre dell'arcidiocesi di Tours. Conosciuta dagli abitanti come "la Gatienne", è un grande e
pregevole edificio dalla lunga storia: è probabilmente la quarta chiesa costruita in questo luogo. La sua costruzione, iniziata nel
XIII secolo, si è protratta fino alla metà del XVI secolo e
abbraccia tutte le fasi dello stile gotico; addirittura riporta elementi rinascimentali. La facciata
è stata elevata sulla base della chiesa precedente e si presenta
stretta dentro le contrizioni delle dimensioni romaniche, ma risolve con
lo slancio verticale che qui appare vertiginoso. È stata completata fra
il 1426 e il 1547 in uno squisito stile gotico fiammeggiante dove, serrata fra le due torri, si apre con tre ricchissimi portali traforati e cuspidati, seguiti da un immenso finestrone centrale che inquadra un
complicato rosone. Una loggia traforata e un grande timpano ne fanno il coronamento.
L'interno è diviso in tre navate da pilastri compositi, con transetto, coro e deambulatorio a cappelle radiali. Si presenta molto slanciato e luminoso. La « Gatienne » custodisce notevoli vetrate originali, costituenti una collezione eccezionale di vetrate del XIII secolo, come quelle delle finestre del coro e delle cappelle del deambultario, eseguite intorno al 1270. La grande vetrata della facciata principale, mostra, sotto il rosone,
una sequenza di otto figure di “Santi”, sormontante direttamente il
timpano trasparente del portale. Ciò dà un effetto incredibile alla
controfaccia che appare come un'immensa parete di vetro.
Nel lato nord della Cattedrale si apre il piccolo chiostro dalle forme gotico-fiammeggianti. Detto della Psalette prende il nome dalla sua antica funzione di scuola dei psaumes, canti religiosi. L'ala ovest, di cui ne rimane una parte, e l’angolo di quella nord,
vennero edificati intorno al 1460. L’ala ovest è formata da sette
campate aperte al pian terreno da una serie di arcate e al primo piano
da finestre crociate. Le arcate sono riccamente decorate da motivi
vegetali. Tutto il piano ospita la Biblioteca dei Cantori. Le gallerie
nord ed est furono aggiunte all'inizio del XVI secolo e al loro incrocio
venne edificata nel 1524 una graziosa torre scalare rinascimentale su
modello di quella più famosa del Castello di Blois, accessibile per una
bella porta inquadrata da pilastri ed arabeschi. Dietro la scala si
trova la rinascimentale Cappella dei Canonici, che conserva ancora alle
pareti resti degli affreschi come i Re Magi e la Fuga in Egitto.
Place Plumereau è la piazza centrale dell'antico centro storico della città. È un importante complesso di architettura civile medievale: tutte le case che vi prospettano sono delle costruzioni a graticcio
che risalgono intorno al XV secolo. Purtroppo si è reso necessario l'abbattimento di diverse antiche
abitazioni durante la restaurazione dai danni inferti alla città dalla seconda guerra mondiale, creando così la piazza.
Nel VI secolo sorse sul luogo una Cappella con un piccolo monastero.
Distrutti entrambi dai Normanni vennero riparati nel 983. L'Abbazia di san Giuliano, dopo alterne vicende, venne ricostruita nel 1259 ed è l'edificio attuale. Saccheggiata dai
Protestanti nel 1562, Enrico III vi installerà il Parlamento della
Turenna, che vi resterà per cinque anni. Restituita al culto
nel 1859, è classificata Monumento storico già dal 1840. Nel cortile
interno si può vedere un torchio del '500.
Martino di Tours è stato un vescovo cristiano. Nel rigido inverno del 335 Martino incontrò un mendicante seminudo. Vedendolo sofferente, tagliò in due il suo mantello militare. La notte seguente vide in sogno Gesù
rivestito della metà del suo mantello e lo udì dire ai suoi
angeli: «Ecco qui Martino, il soldato romano che non è battezzato, egli
mi ha vestito». Quando Martino si risvegliò il suo mantello era integro. Il sogno ebbe un tale impatto su Martino che si feve battezzare e divenne cristiano. Si fece monaco e fondò uno dei primi monasteri d'occidente. Nel 371 i cittadini di Tours lo vollero come Vescovo. Morì in fama di santità l'8 novembre 397 ma viene ricordato l'11, data della sepoltura.
Il vescovo san Brizio aveva fatto erigere nel 437 una chiesa in legno per ospitare la tomba ed il piviale di san Martino di Tours.
Il vescovo san Brizio aveva fatto erigere nel 437 una chiesa in legno per ospitare la tomba ed il piviale di san Martino di Tours.
Constatata la grande popolarità e frequentazione di questo
santuario, Perpetuo fece costruire al posto del medesimo una prima
basilica nel 471. La salma di san Martino fu trasferita dalla cappella
dell'eremo di Candes-Saint-Martin fino a Tours e il suo sarcofago fu
inumato dietro l'altare principale della nuova basilica. A seguito dell'iconoclastia protestante nel 1562 la cassa contenente il
corpo di san Martino fu data alle fiamme e si poterono recuperare solo
una parte del cranio e l'osso di un braccio.
Il vecchio edificio
sopravvisse fino alla Rivoluzione francese, quando, tolta l'incatenatura
della basilica, la navata si afflosciò. Rimasero solo
in piedi la Torre Carlomagno (crollata per metà nel 1928 e restaurata
nel 1963) e quella dell'orologio. La basilica di San Martino di Tours, (edificio
attuale) la cui cripta ospita la tomba di san Martino di Tours, è stata
ricostruita per la seconda volta fra il 1886 e il 1924 ad opera di
Victor Laloux, in stile neobizantino.
23/7 Partenza per la BRETAGNA.
La bandiera bretone fu disegnata nel 1925 da Morvan
Marchal. Le nove strisce orizzontali simboleggiano i vescovati storici, 5
neri per l’Alta Bretagna, 4 bianchi per la Bassa Bretagna. Nel campo
rettangolare in alto a sinistra gli ermellini stilizzati, simbolo di purezza,
ricordano l’antico ducato indipendente. “Meglio la morte che la
macchia” è il motto della Bretagna.
Morbihan è un dipartimento francese della regione della Bretagna. Il nome del dipartimento deriva dal bretone: Morbihan è
infatti l'unione di mor (mare) e di bihan (piccolo). Il nome fa
riferimento alla collocazione del territorio sulla costa dell'Oceano
Atlantico, su cui forma il cosiddetto Golfo di Morbihan, chiuso da una piccola imboccatura, costellato da 42 isole e con forti correnti di marea. Il Morbihan è l'unico dipartimento dello stato a non avere un nome francese. Il territorio del dipartimento confina con i dipartimenti del
Finistère/Penn-ar-Bed a nord-ovest, delle Côtes-d'Armor/Aodoù-an-Arvor a
nord, di Ille-et-Vilaine/Il-ha-Gwilen a est e della Loira
Atlantica/Liger-Atlantel a sud-est. A sud-ovest è bagnato dall'Oceano
Atlantico.
Le principali città, oltre al capoluogo Vannes/Gwened, sono Lorient/An Oriant, Pontivy/Pondi, Auray, Hennebont e Ploërmel
Maison de Vannes - All'angolo tra rue Rogue e rue Noé c'è una casa dell'inizio del 16° secolo, ornata da due busti in granito dai visi allegri che sono diventati le mascotte degli abitanti di Vannes.. Queste figure popolari sono conosciute come "Vannes e sua moglie"; l'abitazione apparteneva probabilmente ad un certo Michel de Vannes, signore locale.
Intorno a place des Lices, dove nel Medioevo si svolgevano i tornei, i palazzi signorili si trovano accanto alle case a graticcio dai colori vivaci e i tetti in ardesia.
Cattedrale S. Pietro - Fu costruita dal 13° al 19° sec. e questo le conferisce una grande diversità di stili. La torre nord della fine del 12° e 13° sec. (vestigia di un precedente edificio romanico) con le sue strette feritoie è la parte più antica, sebbene sia sormontata da una guglia moderna. Il resto della facciata occidentale, in stile neogotico, risale al periodo dal 1865 al 1870.
L'elemento più caratteristico è la cappella circolare dedicata al Santissimo Sacramento attaccata al portale nord della cattedrale: fatta costruire dal canonico Jean Daniélo nel 1536-1537 è considerata come un gioiellino di architettura rinascimentale introdotta precocemente in Bretagna.
Questa cappella absidiale rotonda accoglie la tomba e le reliquie di S. Vincenzo Ferreri oltre ad arazzi di Aubusson (del 1615 illustrano alcuni suoi miracoli e la sua canonizzazione) e alla Pala di S. Vincenzo (realizzata nel 1634).
La navata unica e le 10 cappelle laterali sono state ricostruite nel 15° sec. rispettando il loro antico aspetto in stile gotico fiammeggiante. L'aspetto interno è imponente, ma le pesanti volte in pietra del 18° secolo abbassano di 10 m l'elevazione originaria e nascondono per sempre l'antica volta in legno scolpita.
Il coro è ornato da rivestimenti in legno e stalli del 18° sec.
L'altare maggiore in marmo bianco, anch'esso del 18° sec., è opera di Fossati, così come le statue dei SS Pietro e Paolo appoggiate ai pilastri della croce del transetto.
Uscendo dalle mura attraverso la porte-prison e camminando lungo la Promenade de la Garenne sono ben visibili le mura orientali della parte vecchia, fiancheggiate da torrioni cilindrici, fortificazioni erette nel XIII sec. e rimaneggiate fino al XVII sec; il fossato è stato trasformato in giardino.
Costeggiando il torrente Rohan si arriva agli antichi lavatoi (1817-1821): la copertura in ardesia segue la curva del corso d'acqua.
Partenza verso Locmariaquer, all'ingresso occidentale del golfo del Morbihan, un villaggio bretone che custodisce uno dei complessi megalitici più importanti d'Europa.
Un megalito è una grande pietra o un insieme di pietre usate per costruire una struttura o monumento senza l'uso di leganti come calce o cemento. Il termine megalito proviene dall'unione di due parole del greco antico: megas, cioè "grande" e lithos, che significa "pietra".
Le principali città, oltre al capoluogo Vannes/Gwened, sono Lorient/An Oriant, Pontivy/Pondi, Auray, Hennebont e Ploërmel
Vannes, meravigliosa città medievale affacciata sul
Golfo di Morbihan, fu in passato la residenza dei duchi di Bretagna. E’
una delle più belle cittadine della Bretagna, grazie alla sua autentica
atmosfera medievale. Il cuore della città vecchia è un insieme
pittoresco di case a graticcio e viuzze medievali, dove un tempo
risiedevano i mercanti più ricchi ed influenti.
E' stata fondata dai Veneti durante la loro lenta migrazione che li ha portati dall'Illiria fin negli angoli più lontani dell'Europa occidentale.
Molto suggestivo è l'accesso dal porto al centro storico che avviene per la porta Saint Vincent,
dove si può notare lo stemma sormontato dalla statua di San Vincenzo. Subito dopo la porta, sulla sinistra, si scende al mercato
coperto del pesce. Poco più avanti, sulla place du Poids Public è
collocato, da tempo immemorabile, il mercatino all'aperto delle verdure;
sulla stessa piazza si affacciano i negozi di tutti gli artigiani
alimentari.
Maison de Vannes - All'angolo tra rue Rogue e rue Noé c'è una casa dell'inizio del 16° secolo, ornata da due busti in granito dai visi allegri che sono diventati le mascotte degli abitanti di Vannes.. Queste figure popolari sono conosciute come "Vannes e sua moglie"; l'abitazione apparteneva probabilmente ad un certo Michel de Vannes, signore locale.
Intorno a place des Lices, dove nel Medioevo si svolgevano i tornei, i palazzi signorili si trovano accanto alle case a graticcio dai colori vivaci e i tetti in ardesia.
Cattedrale S. Pietro - Fu costruita dal 13° al 19° sec. e questo le conferisce una grande diversità di stili. La torre nord della fine del 12° e 13° sec. (vestigia di un precedente edificio romanico) con le sue strette feritoie è la parte più antica, sebbene sia sormontata da una guglia moderna. Il resto della facciata occidentale, in stile neogotico, risale al periodo dal 1865 al 1870.
L'elemento più caratteristico è la cappella circolare dedicata al Santissimo Sacramento attaccata al portale nord della cattedrale: fatta costruire dal canonico Jean Daniélo nel 1536-1537 è considerata come un gioiellino di architettura rinascimentale introdotta precocemente in Bretagna.
Questa cappella absidiale rotonda accoglie la tomba e le reliquie di S. Vincenzo Ferreri oltre ad arazzi di Aubusson (del 1615 illustrano alcuni suoi miracoli e la sua canonizzazione) e alla Pala di S. Vincenzo (realizzata nel 1634).
La navata unica e le 10 cappelle laterali sono state ricostruite nel 15° sec. rispettando il loro antico aspetto in stile gotico fiammeggiante. L'aspetto interno è imponente, ma le pesanti volte in pietra del 18° secolo abbassano di 10 m l'elevazione originaria e nascondono per sempre l'antica volta in legno scolpita.
Il coro è ornato da rivestimenti in legno e stalli del 18° sec.
L'altare maggiore in marmo bianco, anch'esso del 18° sec., è opera di Fossati, così come le statue dei SS Pietro e Paolo appoggiate ai pilastri della croce del transetto.
Uscendo dalle mura attraverso la porte-prison e camminando lungo la Promenade de la Garenne sono ben visibili le mura orientali della parte vecchia, fiancheggiate da torrioni cilindrici, fortificazioni erette nel XIII sec. e rimaneggiate fino al XVII sec; il fossato è stato trasformato in giardino.
Costeggiando il torrente Rohan si arriva agli antichi lavatoi (1817-1821): la copertura in ardesia segue la curva del corso d'acqua.
Partenza verso Locmariaquer, all'ingresso occidentale del golfo del Morbihan, un villaggio bretone che custodisce uno dei complessi megalitici più importanti d'Europa.
Un megalito è una grande pietra o un insieme di pietre usate per costruire una struttura o monumento senza l'uso di leganti come calce o cemento. Il termine megalito proviene dall'unione di due parole del greco antico: megas, cioè "grande" e lithos, che significa "pietra".
I megaliti presentano forme e strutture diverse, anche se si possono individuare alcune tipologie fondamentali come il menhir e il dolmen, caratterizzato da due o più pietre verticali ed una orizzontale posta come copertura. I menhir (dal bretone men e hir "lunga pietra") sono dei megaliti monolitici eretti solitamente in età della pietra (neolitico, era preistorica), che potevano raggiungere anche più di venti metri di altezza. Potevano essere eretti singolarmente o in gruppi, e con dimensioni che possono considerevolmente variare, anche se la loro forma è generalmente (ma non sempre) squadrata, alcune volte assottigliandosi verso la cima. I menhir bretoni sono dei massi di granito.
I menhir sono ampiamente distribuiti in Europa, Africa ed Asia, ma sono più numerosi nell'Europa Occidentale, in particolare in Bretagna. Eretti in periodi differenti nel corso della preistoria, erano creati nel contesto della più estesa cultura megalitica che fiorì in Europa. In Bretagna si trovano ampi campi (diversi chilometri), probabilmente una volta tra di loro collegati, con allineamenti (diverse file di sassi, tra di loro parallele, con dimensioni in ordine di grandezza).
Si ritiene che l'erezione dei menhir sia avvenuta in Bretagna tra il 4500 e 2000 a.C. (non vennero dunque eretti né dai bretoni, né dai celti). Vennero utilizzati in vario modo dalle popolazioni successive, specialmente per riti religiosi. In era cristiana, per soppiantare i riti pagani, diversi menhir vennero "cristianizzati" scolpendovi motivi cristiani o semplici croci (è il caso, ad esempio, del menhir di Saint-Uzec).
Il sito megalitico di Locmariaquer è
costituito da tre monunenti emblematici dell'architettura
megalitica bretone: il tumulo di Er Grah, probabilmente una
tomba, presenta
una forma estremamente allungata (170 metri in origine). I recenti
scavi hanno evidenziato tracce di abitazioni, frammenti di vasellame,
pietre per macinare i cereali e 16 buche che lasciano supporre un
allineamento megalitico scomparso;
il dolmen detto Table des Marchand, costituito da una tomba a camera risalente al Neolitico probabilmente ad un'epoca compresa tra il 3900 e il 3300 a.C (I dolmen sono camere sepolcrali. Sono composti da menhir addossati l'uno all'altro, disposti in modo da formare una stanza circolare con un corridoio d'accesso, il tutto coperto da un tetto di lastre di roccia sepolto da una semisfera di terra) e
il Grand Menhir Brisé ("Grande menhir spezzato"). Conosciuto anche in bretone come Men-er-Hroëc'h, ovvero "Pietra della fata", è il più grande menhir del mondo occidentale: risale all'incirca al 4500 a.C. E' intagliato in un tipo di granito estraneo alla zona attorno a Locmariaquer e forse proveniente dall'altro lato della costa che si affaccia sul Golfo del Morbihan.
Spezzato in quattro tronconi, raggiungeva in origine l'altezza di circa 20 metri ed un peso complessivo di circa 280-350 tonnellate. Faceva probabilmente parte di un allineamento che comprendeva 19 menhir che si estendeva per 55 metri di lunghezza. Non è sicura l'epoca in cui il menhir andò semi-distrutto. Gli antichi Romani lo chiamavano "Colonna del Nord", in quanto indicava la strada verso il porto sul Golfo del Morbihan.
Secondo il Prof. Alexander Thom, il sito su cui si trovava in origine il menhir doveva servire come una sorta di calendario lunare. Essendo - come detto - costituito di un tipo di granito estraneo alla zona, fu trasportato per diversi chilometri con una tecnica sconosciuta. Fu quindi eretto probabilmente dopo aver eseguito le seguenti operazioni: la costruzione di una rampa a terra, il ribaltamento in una buca grazie all'utilizzo di leve e "capre" in legno e la puntellatura con delle pietre. Venne infine levigato.
Questi monumenti dell'epoca Neolitica furono scavati e restaurati fra il 1986 e il 1992. Il complesso, un tempo ad accesso libero, è ora recintato. Fu eretto fra il 4500 e il 3700 a.C., nel periodo della preistoria in cui gli uomini iniziavano a diventare stanziali e a praticare e sviluppare l'allevamento e l'agricoltura, la ceramica, la tessitura. All'epoca, vivevano infatti in ampie pianure che non erano ancora state ricoperte dall'innalzamento del livello del mare.
Nella foto l'interno del tumulo della Table des Marchand.
Il villaggio di Carnac (il suo nome deriva da 'cairn' che è il rivestimento in pietrisco e ciottoli che riveste i dolmen), è talmente piccolo da essere a malapena menzionato sulle carte geografiche; nei suoi pressi, però, sorge da tempo immemorabile una delle più impressionanti testimonianze del nostro passato e anche una delle più enigmatiche.
Impressionanti file di massi, disposti in ordine decrescente di altezza, si stendono attraverso pinete e brughiere per chilometri, fino a perdersi all’orizzonte. Le pietre sono delle forme e delle dimensioni più disparate; le più imponenti raggiungono anche i 7 m, quelle più piccole non arrivano al metro.
A causa del degrado causato dal passaggio dei turisti il sito è recintato ed è possibile passare tra gli allineamenti solo se accompagnati da una guida.
Il numero di pietre, la concentrazione e l’estensione di questo complesso megalitico non ha eguali in Europa e nel mondo, e ha fatto sì che la località venisse definita una “capitale della preistoria”.
Il paese è noto per il complesso megalitico (tra i maggiori al mondo), comprendente vasti campi di menhir. Il primo allineamento, quello di Menec, si compone di 11 file di massi ed è preceduto da un cromlech (complesso di menhir allineati a semicerchio), a un chilometro dall'abitato.
Un dolmen segna l’inizio di Kermario (il Luogo dei Morti), il secondo allineamento e quello con le rocce più maestose: 1029 menhir di oltre 6 metri, allineati su 10 file in direzione nord-est, sempre nelle immediate vicinanze di Carnac.
A Kerlescan (Luogo della Cremazione) ci sono 13 file di menhir che si susseguono per quasi un chilometro. I 13 allineamenti hanno tutti direzioni lievemente diverse e il primo e l'ultimo sono diretti sul sorgere del Sole rispettivamente nel solstizio estivo ed in quello invernale. A Kerlescan era forse un tempo collegato il più breve allineamento di Petit Menec, che conta “solo” un centinaio di pietre.
In totale i menhir di Carnac sono 2934. In tutta la zona, inoltre, si possono osservare pietre isolate e a piccoli gruppi, dolmen, e tumuli sepolcrali. A lato un modello dell'allineamento di Menec.
Pianta
del grande Osservatorio lunare che, secondo Thom, faceva centro sul
Grand Menhir Brisé. Le varie rette che partono dal menhir indicano
le direzioni di levata e di tramonto della Luna quando assumeva la
minima o la massima declinazione, in prossimità delle eclissi.
Alcuni studi hanno fatto pensare che le pietre fossero utilizzate per registrare e misurare i movimenti del sole, della luna e degli astri;
è questa la conclusione cui giunse Alexander Thom, già professore di
ingegneria presso l’Università di Oxford, che studiò i viali dal 1970 al
1975.
Molte delle pietre allineate formano linee di osservazione astronomiche significative; il masso più importante dell’osservatorio sarebbe stato il megalite Le Grand Menhir Brisé. Da vari tumuli e massi, per una distanza di 13 km dalla pietra, era possibile osservare il sorgere e il tramontare della Luna nei momenti principali, servendosi del monolite come indicatore.
Le rimanenti pietre del complesso sarebbero state utilizzate invece per calcoli astronomici, venendo a formare quella che Thom definì una “carta millimetrata megalitica”.
Altri allineamenti, inoltre, sono orientati sul levare del Sole nei giorni di solstizio, equinozio ed altre date significative come l’inizio della fioritura, la mietitura e la semina.
Carnac, quindi, potrebbe essere stato concepito come una celebrazione del ciclo agricolo; o come calendario per le sue varie fasi. Culto religioso e finalità pratiche: il ciclo vegetale è d’altronde il perno attorno al quale ruota una civiltà agricola come quella del neolitico.
Un grande strumento astronomico, dunque, che presuppone un avanzato grado di conoscenze scientifiche; ma anche tecnologiche.
La tradizione popolare lega invece i megaliti di Carnac a san Cornelio, papa nel III secolo d. C.: si narra che il santo, inseguito dai soldati romani, fuggì verso il mare, ma non trovando navi con cui scappare, ormai in trappola si voltò e trasformò tutti i soldati pagani in pietra. La chiesa di Carnac, che gli fu dedicata nel 1639, come altre chiese nella zona di Morbihan, possiedono diverse raffigurazioni del santo e dei menhir.
Partenza per Lorient, (Caudan) dove pernottiamo solo. La cronaca continua.
Molte delle pietre allineate formano linee di osservazione astronomiche significative; il masso più importante dell’osservatorio sarebbe stato il megalite Le Grand Menhir Brisé. Da vari tumuli e massi, per una distanza di 13 km dalla pietra, era possibile osservare il sorgere e il tramontare della Luna nei momenti principali, servendosi del monolite come indicatore.
Le rimanenti pietre del complesso sarebbero state utilizzate invece per calcoli astronomici, venendo a formare quella che Thom definì una “carta millimetrata megalitica”.
Altri allineamenti, inoltre, sono orientati sul levare del Sole nei giorni di solstizio, equinozio ed altre date significative come l’inizio della fioritura, la mietitura e la semina.
Carnac, quindi, potrebbe essere stato concepito come una celebrazione del ciclo agricolo; o come calendario per le sue varie fasi. Culto religioso e finalità pratiche: il ciclo vegetale è d’altronde il perno attorno al quale ruota una civiltà agricola come quella del neolitico.
Un grande strumento astronomico, dunque, che presuppone un avanzato grado di conoscenze scientifiche; ma anche tecnologiche.
La tradizione popolare lega invece i megaliti di Carnac a san Cornelio, papa nel III secolo d. C.: si narra che il santo, inseguito dai soldati romani, fuggì verso il mare, ma non trovando navi con cui scappare, ormai in trappola si voltò e trasformò tutti i soldati pagani in pietra. La chiesa di Carnac, che gli fu dedicata nel 1639, come altre chiese nella zona di Morbihan, possiedono diverse raffigurazioni del santo e dei menhir.
Partenza per Lorient, (Caudan) dove pernottiamo solo. La cronaca continua.
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