sabato 3 dicembre 2016

Gita a Berlino - Terza parte - Reichstag, quartiere ebraico

13 settembre: mattinata dedicata al quartiere governativo e visita della cupola del Reichstag, più molte altre cose.

Il palazzo del Reichstag di Berlino fu costruito come sede per le riunioni del Reichstag, il parlamento del Reich tedesco. Fu inaugurato nel 1894 e tornò ad essere la sede del parlamento tedesco nel 1999. L'attuale parlamento tedesco si chiama Bundestag. Il Reichstag inteso come parlamento risale al Sacro Romano Impero e cessò di esistere negli anni della Germania Nazista (1933-1945). Nell'uso odierno, il termine tedesco Reichstag si riferisce quindi principalmente all'edificio.

Alle 21:14 della sera del 27 febbraio 1933 una stazione dei pompieri di Berlino ricevette l'allarme che il Palazzo del Reichstag, sede del Parlamento tedesco, stava bruciando. L'incendio sembrò essersi originato in diversi punti, e per il momento in cui polizia e pompieri arrivarono, una grossa esplosione aveva mandato in fiamme l'aula dei deputati. Venne accusato Marinus van der Lubbe, un noto agitatore comunista; Göring dichiarò immediatamente che il fuoco era stato appiccato dai comunisti e fece arrestare i capi del partito.
I comunisti furono sconfitti alle successive elezioni, e ai deputati comunisti (e alcuni socialdemocratici) che furono eletti al Reichstag non fu permesso, dalle SA, di prendere il loro posto in parlamento. Hitler giunse quindi al potere con il 44% dei voti e costrinse i partiti minori a dargli la maggioranza dei due terzi per il suo Decreto dei pieni poteri, che gli diede il diritto di governare togliendo molte libertà civili.

Il Palazzo fu ulteriormente danneggiato dalle incursioni aeree. Durante l'assedio di Berlino del 1945, divenne l'obiettivo principale dell'Armata Rossa, per una ragione simbolica. Il 30 aprile del 1945 l'Armata Rossa conquistò il Reichstag. Con la divisione della città il palazzo rimase all'interno di Berlino Ovest, ma a soli pochi metri dal confine con il settore sovietico, confine che nel 1961 fu fortificato con la costruzione del muro.






Dopo la seconda guerra mondiale il palazzo era sostanzialmente in rovina. Nel 1956, dopo alcuni dibattiti, si decise che il Reichstag non sarebbe stato abbattuto, ma restaurato. Sfortunatamente la cupola dell'edificio originale era saltata in aria. Durante la ricostruzione del 1995 il palazzo fu completamente svuotato, togliendo tutto ad eccezione dei muri esterni, compresi tutti i cambiamenti fatti negli anni sessanta. I seggi del parlamento furono trasferiti al Reichstag nell'aprile 1999.


La ricostruzione è diventata un'attrazione turistica;  la nuova e grande cupola trasparente in vetro e acciaio è un modello di tecnologia e di innovazione per il risparmio energetico prodotto: gli specchi disposti intorno a un grande cono riflettono nella sala la luce che entra dalla cupola. Inoltre da lassù si ha una delle panoramiche più vaste su tutta la città. La cupola è aperta al pubblico e simboleggia, con tutto quel vetro, la trasparenza dei parlamentari.

Siamo andati al Memoriale per gli ebrei assassinati d'Europa, detto anche Memoriale dell'Olocausto o Memoriale della Shoah, progettato dall'architetto Peter Eisenman per commemorare le vittime della Shoah. Il 1 aprile 2003 cominciarono i lavori, che si conclusero il 15 dicembre 2004 con la posa dell'ultima stele. L'inaugurazione del monumento si è tenuta il 10 maggio 2005, due giorni prima dell'apertura al pubblico. Il costo approssimativo del complesso è stato di 25 milioni di euro.

E' stato edificato nell'area originariamente occupata dal palazzo e dalle proprietà di Goebbels; consiste in una superficie di 19.000 m² occupata da 2.711 stele in calcestruzzo grigio scuro, organizzate secondo una griglia ortogonale, totalmente percorribile al suo interno dai visitatori. Le stele sono tutte lunghe 2,375 m e larghe 95 cm, mentre l'altezza varia da 0,2 a 4 m.

Il Memoriale dell’Olocausto è un monumento che bisogna percorrere e concepire, nel senso più autentico. Tra i blocchi di cemento su una base ondulata si incrociano percorsi simmetrici. I blocchi aumentano sempre di più verso l’interno lasciando penetrare pochissima luce, creando percorsi simili a quelli di un labirinto. Questo “perdersi” tra i blocchi, la monotonia del grigio e la mancanza di luce all’interno del monumento trasmettono una sensazione inquietante. Ciò che rende il memoriale dell’Olocausto inconfondibile è il fatto che offra ai suoi visitatori uno spazio per l’interpretazione e i sentimenti.


 

Nell'angolo sud-est dell'area delle stele si ha accesso al sotterraneo "Centro di documentazione degli ebrei morti nella shoah", dove è possibile seguire un percorso che tratta simbolicamente le vicende personali e i destini di alcune vittime dell'olocausto attraverso citazioni, immagini e voci di testimoni.  La Sala dei nomi è una sala vuota, nella quale vengono proiettati sulle quattro pareti e letti ad alta voce in più lingue i nomi e una breve biografia di ciascuna delle vittime ebree conosciute dello sterminio in Europa; nonostante la lista sia largamente incompleta, la sua lettura completa richiede un tempo di 6 anni, 7 mesi e 27 giorni. 

Ci spostiamo verso il quartiere ebraico e ci fermiamo a visitare due complessi strani, formati da cortili comunicanti. Il primo è affascinante, il secondo un po' meno, ma ha una grossa valenza storica. 


L'Hackesche Höfe è un complesso edilizio che si trova a pochi passi dalla stazione della metropolitana di Hackescher Markt: è formato da otto cortili comunicanti, ricchi di attrazioni e luoghi di intrattenimento. L’ingresso principale è al civico 40 di Rosenthalerstrasse. Storicamente, il complesso dei cortili di Hackesche Höfe prese forma a partire dal 1700, per creare spazi verdi e puliti per la popolazione. 

Con l’arrivo dei migranti ebrei e degli ugonotti francesi, il quartiere acquistò quel respiro cosmopolita che poi non avrebbe mai perso. Il restauro dei cortili, terminato nel 1997, ha creato forse il più vitale luogo di aggregazione dalla riunificazione della città, tanto che “Hackesche Höfe” è da anni sinonimo di rinnovamento, di “Nuova Berlino”: un vivace mix di attività commerciali, uffici, abitazioni residenziali, luoghi di intrattenimento, gallerie d’arte, bei negozi, bar e ristoranti.




I cortili dell’Haus Schwarzenberg, un’associazione culturale, ripetono lo stesso formato degli edifici circostanti, vale a dire un cortile posteriore completo di appartamenti, negozi e aree di stoccaggio, ma con la differenza fondamentale che l'intero spazio ha mantenuto, per quanto possibile, la sua originale condizione post-guerra. Dopo la caduta del muro, l'edificio rimase vuoto fino al 1995, quando un gruppo artistico trovò qui un posto economico e stimolante per lavorare. Nella foto si nota il "Centro Anna Frank".


In questi cortili abitava e lavorava Otto Weidt, che aveva una piccola fabbrica di spazzole e che ha contribuito a salvare un certo numero di suoi dipendenti - i quali erano ciechi - dalla furia della Gestapo. Ora l'abitazione è il   Museo Otto Weidt ed è stata mantenuta nel suo stato originale del dopoguerra.  La stanza dove Weidt nascose numerose  famiglie ebree era celata dietro un armadio: un ricordo degli orrori dell'epoca.

Proseguiamo verso la Sinagoga e vediamo che tra i numeri 15/16 di Grosse Hamburger Strasse, sorgeva un palazzo distrutto da una bomba nel 1945. Nel 1990, l’artista francese Christian Boltanski, ha creato una sorta di monumento all’assenza dell’edificio che non fu mai ricostruito (si chiama per questo Das Fehlende Haus – la casa mancante) . Sui muri dei due palazzi adiacenti ha posto delle targhe su cui sono riportati il nome, la data di nascita e morte e la professione degli abitanti dell’edificio. La targhe sono state apposte al livello del palazzo dove abitavano.




 

Lungo la strada, ma anche un po' in tutta Berlino, vediamo le "Pietre d'inciampo", Stolpersteine. Sono un'iniziativa dell'artista tedesco Gunter Demnig in memoria di cittadini deportati nei campi di sterminio nazisti. Materialmente, la memoria consiste in una piccola targa d'ottone della dimensione di un sampietrino (10 x 10 cm.), posta davanti alla porta della casa in cui abitò il deportato, sulla quale sono incisi il nome della persona deportata, l'anno di nascita, la data e il luogo di deportazione e la data di morte, se conosciuta, per ricordare chi si voleva ridurre soltanto a un numero. Un inciampo non fisico, dunque, ma visivo e mentale, per far fermare a riflettere chi vi passa vicino.


L’alter Judischer Friedhof, sembra solo un piccolo parco, ma all’epoca fu il primo cimitero ebraico della città.
Distrutto dalla Gestapo nel 1943, vi furono sepolte oltre 12.000 persone tra il 1672 e il 1827. All’ingresso, due pietre funerarie si ergono a memoria di tutte le salme inumate all’interno.


Una toccante scultura in bronzo realizzata nel 1958 da William Lammert alle vittime ebree del fascismo. Questa scultura era stata realizzata originariamente per il memoriale di Sachsenahausen, ma adesso si trova a fianco del liceo ebraico e davati allo spazio che ospitava l'antico e perduto cimitero ebraico di Berlino. Si dice che i sassi posti sul basamento siano un segno di rispetto da parte di chi passa.



Ci dirigiamo ora verso la Nuova Sinagoga. Prima però è importante dare qualche cenno storico.


Il 7 novembre 1938 presso l'ambasciata tedesca di Parigi, il diciassettenne Herschel Grynszpan sparò, ferendo gravemente il diplomatico tedesco Ernst Eduard vom Rath. Il movente comunemente accettato furono le sofferenze imposte ai genitori di Grynszpan nel loro esilio forzato dalla Germania alla Polonia nel 1938 e che vom Rath fu "scelto" casualmente per la vendetta. Due giorni dopo vom Rath morì a causa delle gravi ferite.
Gli assalti e atti di violenza nei confronti di persone di religione ebraica, loro abitazioni ed edifici di culto come "rappresaglia" per l'attentato di Parigi non cominciarono però il 9 novembre. Già a partire dal 7 novembre ci furono pogrom in molte località. Gli esecutori erano appartenenti alle SA e SS che però agirono vestiti in borghese.
Nella notte del 9 novembre i nazisti infransero le vetrate dei quartieri ebraici di numerose città tedesche. È la “notte dei cristalli”, un evento che segna l’inizio della fase più violenta della persecuzione antisemita condotta dal nazismo. L'origine della definizione "notte dei cristalli", più correttamente "Notte dei cristalli del Reich" è termine di scherno riferito alle vetrine distrutte. Alcune centinaia di sinagoghe vennero danneggiate e molte furono incendiate. Migliaia di appartamenti e negozi furono distrutti e saccheggiati. Le persone che vi si trovavano furono seviziate e ci furono casi di stupro. Nel corso dei pogrom vi furono circa 400 vittime, ufficialmente 91 secondo una lettera di Heydrichs a Göring dal 11 novembre 1938.
I pogrom continuarono fino alla mattina del 10 novembre e in alcune zone rurali si protrassero fino nel pomeriggio. A partire dal 10 novembre e nei giorni seguenti circa 30.000 uomini di religione ebraica furono arrestati dalla Gestapo e dalle SS e deportati nei campi di concentramento di Buchenwald, Dachau e Sachsenhausen. La maggior parte di loro fu rilasciata solo quando si "dichiararono" disposti all'esilio. Parecchie centinaia persero la vita durante la detenzione.
I pogrom del novembre 1938 non rappresentarono l'inizio della persecuzione ai danni delle persone di religione ebraica, in quanto già poco dopo la presa di potere vi fu un invito al boicottaggio (aprile 1933) e nel 1935 vi furono le leggi razziali di Norimberga.


La sinagoga nuova di Berlino fu inaugurata nel 1866. (A fianco un'immagine della sinagoga del 1870).
Era la più grande di Berlino, capace di ospitare nella sua monumentale sala di preghiera oltre 3000 persone. Fino alla seconda guerra mondiale  fu il centro della vita religiosa e culturale degli ebrei berlinesi.  L'edificio fu usato non solo per il culto ma anche per concerti e manifestazioni culturali; qui Albert Einstein si esibì nel 1930 in un concerto per violino.
Nel 1938, durante la Notte dei cristalli, la sinagoga venne vandalizzata dalle milizie naziste.



L'intervento della polizia municipale – forse più preoccupata di mettere in salvo le vicine abitazioni che per l'atto in sé - consentì ai vigili del fuoco di estinguere le fiamme prima che l'incendio si estendesse. L'edificio poté in qualche modo essere riadattato al culto fino al 5 aprile 1940, quando la grande sala di preghiera fu requisita dalle autorità naziste che ne fecero un magazzino per l'esercito.
Nella notte tra il 22 e il 23 novembre 1943 la sinagoga fu colpita durante i bombardamenti che lasciarono l'edificio in completa rovina. Nel dopoguerra le autorità della DDR decisero la demolizione delle rovine della grande sala di preghiera nel 1958. Fu abbattuta anche la cupola che pur danneggiata era ancora in piedi. Con la fine della guerra fredda si poté  procedere, tra il 1988 e il 1993, a lavori di ricostruzione e restauro, limitati alle strutture sopravvissute della facciata e dei locali di ingresso e alla cupola. La grande sala di preghiera non fu ripristinata e nel maggio 1995 una piccola sinagoga  fu ricavata riadattando uno dei locali dell'edificio. Volutamente per la grande sala non sono stati compiuti interventi ricostruttivi affinché l’entità delle devastazioni rimanesse evidente; una struttura in vetro e acciaio protegge i visitatori dai frammenti rimasti della ex sinagoga.

La cronaca continua.

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