13 settembre: mattinata dedicata al quartiere governativo e visita della cupola del Reichstag, più molte altre cose.
Il palazzo del Reichstag di Berlino fu costruito come
sede per le riunioni del Reichstag, il parlamento del Reich tedesco. Fu
inaugurato nel 1894 e tornò ad essere la sede del parlamento tedesco nel
1999. L'attuale parlamento tedesco si chiama Bundestag. Il
Reichstag inteso come parlamento risale al Sacro Romano Impero e cessò
di esistere negli anni della Germania Nazista (1933-1945). Nell'uso
odierno, il termine tedesco Reichstag si riferisce quindi principalmente
all'edificio.
Alle 21:14 della sera del 27 febbraio 1933 una stazione dei pompieri di
Berlino ricevette l'allarme che il Palazzo del Reichstag, sede del
Parlamento tedesco, stava bruciando. L'incendio sembrò
essersi originato in diversi punti, e per il momento in cui polizia e
pompieri arrivarono, una grossa esplosione aveva mandato in fiamme
l'aula dei deputati. Venne accusato Marinus van der Lubbe, un noto agitatore comunista; Göring dichiarò immediatamente che il fuoco era stato appiccato dai comunisti e fece arrestare i capi del partito.
I comunisti furono sconfitti alle successive elezioni, e ai deputati comunisti (e alcuni socialdemocratici) che furono eletti
al Reichstag non fu permesso, dalle SA, di prendere il loro posto in
parlamento. Hitler giunse quindi al potere con il 44%
dei voti e costrinse i partiti minori a dargli la maggioranza dei due
terzi per il suo Decreto dei pieni poteri, che gli diede il diritto di
governare togliendo molte libertà civili.
Il Palazzo fu ulteriormente danneggiato dalle incursioni aeree. Durante l'assedio di Berlino del 1945, divenne l'obiettivo principale dell'Armata Rossa,
per una ragione simbolica. Il 30 aprile del 1945 l'Armata Rossa
conquistò il Reichstag. Con la divisione della città il palazzo rimase
all'interno di Berlino Ovest, ma a soli pochi metri dal confine con il
settore sovietico, confine che nel 1961 fu fortificato con la
costruzione del muro.
Dopo la seconda guerra mondiale il palazzo era sostanzialmente in rovina.
Nel 1956, dopo alcuni dibattiti, si decise che il Reichstag non sarebbe
stato abbattuto, ma restaurato. Sfortunatamente la cupola dell'edificio
originale era saltata in aria. Durante la ricostruzione del 1995 il
palazzo fu completamente svuotato, togliendo tutto ad eccezione dei muri
esterni, compresi tutti i cambiamenti fatti negli anni sessanta. I
seggi del parlamento furono trasferiti al Reichstag nell'aprile 1999.
La ricostruzione è diventata un'attrazione turistica; la nuova e grande cupola trasparente in vetro e acciaio è un modello di tecnologia e di innovazione per il risparmio energetico
prodotto: gli specchi disposti intorno a un grande cono riflettono
nella sala la luce che entra dalla cupola. Inoltre da lassù si ha una
delle panoramiche più vaste su tutta la città. La
cupola è aperta al pubblico e simboleggia, con tutto quel vetro, la
trasparenza dei parlamentari.
Siamo andati al Memoriale per gli ebrei assassinati d'Europa, detto anche Memoriale dell'Olocausto o Memoriale
della Shoah, progettato dall'architetto
Peter Eisenman per commemorare le
vittime della Shoah. Il 1 aprile 2003 cominciarono i
lavori, che si conclusero il 15 dicembre 2004 con la posa dell'ultima
stele. L'inaugurazione del monumento si è tenuta il 10 maggio 2005, due
giorni prima dell'apertura al pubblico. Il costo approssimativo del
complesso è stato di 25 milioni di euro.
E' stato edificato nell'area originariamente occupata dal palazzo e
dalle proprietà di Goebbels; consiste in una superficie di 19.000 m²
occupata da 2.711 stele in calcestruzzo grigio scuro,
organizzate secondo una griglia ortogonale, totalmente percorribile al
suo interno dai visitatori. Le stele sono tutte lunghe 2,375 m e larghe
95 cm, mentre l'altezza varia da 0,2 a 4 m.
Il Memoriale dell’Olocausto è un monumento che bisogna percorrere e concepire,
nel senso più autentico. Tra i blocchi di cemento su una base ondulata
si incrociano percorsi simmetrici. I blocchi aumentano sempre di più
verso l’interno lasciando penetrare pochissima luce, creando percorsi
simili a quelli di un labirinto. Questo “perdersi” tra i blocchi, la
monotonia del grigio e la mancanza di luce all’interno del monumento
trasmettono una sensazione inquietante. Ciò che rende
il memoriale dell’Olocausto inconfondibile è il fatto che offra ai suoi
visitatori uno spazio per l’interpretazione e i sentimenti.
Nell'angolo sud-est dell'area delle stele si ha accesso al sotterraneo "Centro di documentazione degli ebrei morti nella shoah",
dove è possibile seguire un percorso che tratta simbolicamente le
vicende personali e i destini di alcune vittime dell'olocausto
attraverso citazioni, immagini e voci di testimoni. La Sala dei nomi
è una sala vuota, nella quale vengono proiettati sulle quattro pareti e
letti ad alta voce in più lingue i nomi e una breve biografia di
ciascuna delle vittime ebree conosciute dello sterminio in Europa;
nonostante la lista sia largamente incompleta, la sua lettura completa
richiede un tempo di 6 anni, 7 mesi e 27 giorni.
Ci spostiamo verso il quartiere ebraico e ci fermiamo a
visitare due complessi strani, formati da cortili comunicanti. Il primo è
affascinante, il secondo un po' meno, ma ha una grossa valenza storica.
L'Hackesche Höfe è un complesso edilizio che si trova a pochi passi dalla stazione della metropolitana di Hackescher Markt: è formato da otto cortili comunicanti,
ricchi di attrazioni e luoghi di intrattenimento. L’ingresso principale
è al civico 40 di Rosenthalerstrasse. Storicamente, il complesso dei
cortili di Hackesche Höfe prese forma a partire dal 1700, per creare spazi verdi e puliti per la popolazione.
Con
l’arrivo dei migranti ebrei e degli ugonotti francesi, il quartiere
acquistò quel respiro cosmopolita che poi non avrebbe mai perso. Il restauro dei cortili, terminato nel 1997, ha creato forse il più vitale luogo di aggregazione
dalla riunificazione della città, tanto che “Hackesche Höfe” è da anni
sinonimo di rinnovamento, di “Nuova Berlino”: un vivace mix di attività
commerciali, uffici, abitazioni residenziali, luoghi di intrattenimento,
gallerie d’arte, bei negozi, bar e ristoranti.
I cortili dell’Haus Schwarzenberg, un’associazione
culturale, ripetono lo stesso formato degli edifici circostanti, vale a
dire un cortile posteriore completo di appartamenti, negozi e aree di
stoccaggio, ma con la differenza fondamentale che l'intero spazio ha
mantenuto, per quanto possibile, la sua originale condizione
post-guerra. Dopo la caduta del muro, l'edificio rimase vuoto fino al
1995, quando un gruppo artistico trovò qui un posto economico e stimolante per lavorare. Nella foto si nota il "Centro Anna Frank".
In questi cortili abitava e lavorava Otto Weidt, che aveva una piccola fabbrica di spazzole
e che ha contribuito a salvare un certo numero di suoi dipendenti - i
quali erano ciechi - dalla furia della Gestapo. Ora l'abitazione è il Museo Otto Weidt ed è stata mantenuta
nel suo stato originale del dopoguerra. La stanza dove Weidt
nascose numerose famiglie ebree era celata dietro un armadio: un
ricordo degli orrori dell'epoca.
Proseguiamo verso la Sinagoga e vediamo che tra i numeri 15/16 di
Grosse Hamburger Strasse, sorgeva un palazzo distrutto da una bomba nel
1945. Nel 1990, l’artista francese Christian Boltanski, ha creato una
sorta di monumento all’assenza dell’edificio che non fu mai ricostruito
(si chiama per questo Das Fehlende Haus – la casa mancante)
. Sui muri dei due palazzi adiacenti ha posto delle targhe su cui sono
riportati il nome, la data di nascita e morte e la professione degli
abitanti dell’edificio. La targhe sono state apposte al livello del
palazzo dove abitavano.
Lungo la strada, ma anche un po' in tutta Berlino, vediamo le "Pietre d'inciampo", Stolpersteine. Sono un'iniziativa dell'artista tedesco Gunter Demnig
in memoria di cittadini deportati nei campi di sterminio nazisti.
Materialmente, la memoria consiste in una piccola targa d'ottone della
dimensione di un sampietrino (10 x 10 cm.), posta davanti alla porta
della casa in cui abitò il deportato, sulla quale sono incisi il nome
della persona deportata, l'anno di nascita, la data e il luogo di
deportazione e la data di morte, se conosciuta, per ricordare chi si
voleva ridurre soltanto a un numero. Un inciampo non fisico, dunque, ma
visivo e mentale, per far fermare a riflettere chi vi passa vicino.
L’alter Judischer Friedhof, sembra solo un piccolo parco, ma all’epoca fu il primo cimitero ebraico della città.
Distrutto dalla Gestapo nel 1943, vi furono sepolte oltre 12.000 persone tra il 1672 e il 1827. All’ingresso, due pietre funerarie si ergono a memoria di tutte le salme inumate all’interno.
Distrutto dalla Gestapo nel 1943, vi furono sepolte oltre 12.000 persone tra il 1672 e il 1827. All’ingresso, due pietre funerarie si ergono a memoria di tutte le salme inumate all’interno.
Una toccante scultura in bronzo realizzata nel 1958 da
William Lammert alle vittime ebree del fascismo. Questa scultura era
stata realizzata originariamente per il memoriale di Sachsenahausen, ma
adesso si trova a fianco del liceo ebraico e davati allo spazio che
ospitava l'antico e perduto cimitero ebraico di Berlino. Si dice che i
sassi posti sul basamento siano un segno di rispetto da parte di chi
passa.
Ci dirigiamo ora verso la Nuova Sinagoga. Prima però è importante dare qualche cenno storico.
Il 7 novembre 1938 presso l'ambasciata tedesca di Parigi, il
diciassettenne Herschel Grynszpan sparò, ferendo gravemente il
diplomatico tedesco Ernst Eduard vom Rath. Il movente comunemente
accettato furono le sofferenze imposte ai genitori di Grynszpan nel loro
esilio forzato dalla Germania alla Polonia nel 1938 e che vom Rath fu
"scelto" casualmente per la vendetta. Due giorni dopo vom Rath morì a
causa delle gravi ferite.
Gli assalti e atti di violenza nei confronti di persone di religione ebraica, loro abitazioni ed edifici di culto come "rappresaglia" per l'attentato di Parigi non cominciarono però il 9 novembre. Già a partire dal 7 novembre ci furono pogrom in molte località. Gli esecutori erano appartenenti alle SA e SS che però agirono vestiti in borghese.
Nella notte del 9 novembre i nazisti infransero le vetrate dei quartieri ebraici di numerose città tedesche. È la “notte dei cristalli”, un evento che segna l’inizio della fase più violenta della persecuzione antisemita condotta dal nazismo. L'origine della definizione "notte dei cristalli", più correttamente "Notte dei cristalli del Reich" è termine di scherno riferito alle vetrine distrutte. Alcune centinaia di sinagoghe vennero danneggiate e molte furono incendiate. Migliaia di appartamenti e negozi furono distrutti e saccheggiati. Le persone che vi si trovavano furono seviziate e ci furono casi di stupro. Nel corso dei pogrom vi furono circa 400 vittime, ufficialmente 91 secondo una lettera di Heydrichs a Göring dal 11 novembre 1938.
I pogrom continuarono fino alla mattina del 10 novembre e in alcune zone rurali si protrassero fino nel pomeriggio. A partire dal 10 novembre e nei giorni seguenti circa 30.000 uomini di religione ebraica furono arrestati dalla Gestapo e dalle SS e deportati nei campi di concentramento di Buchenwald, Dachau e Sachsenhausen. La maggior parte di loro fu rilasciata solo quando si "dichiararono" disposti all'esilio. Parecchie centinaia persero la vita durante la detenzione.
I pogrom del novembre 1938 non rappresentarono l'inizio della persecuzione ai danni delle persone di religione ebraica, in quanto già poco dopo la presa di potere vi fu un invito al boicottaggio (aprile 1933) e nel 1935 vi furono le leggi razziali di Norimberga.
Gli assalti e atti di violenza nei confronti di persone di religione ebraica, loro abitazioni ed edifici di culto come "rappresaglia" per l'attentato di Parigi non cominciarono però il 9 novembre. Già a partire dal 7 novembre ci furono pogrom in molte località. Gli esecutori erano appartenenti alle SA e SS che però agirono vestiti in borghese.
Nella notte del 9 novembre i nazisti infransero le vetrate dei quartieri ebraici di numerose città tedesche. È la “notte dei cristalli”, un evento che segna l’inizio della fase più violenta della persecuzione antisemita condotta dal nazismo. L'origine della definizione "notte dei cristalli", più correttamente "Notte dei cristalli del Reich" è termine di scherno riferito alle vetrine distrutte. Alcune centinaia di sinagoghe vennero danneggiate e molte furono incendiate. Migliaia di appartamenti e negozi furono distrutti e saccheggiati. Le persone che vi si trovavano furono seviziate e ci furono casi di stupro. Nel corso dei pogrom vi furono circa 400 vittime, ufficialmente 91 secondo una lettera di Heydrichs a Göring dal 11 novembre 1938.
I pogrom continuarono fino alla mattina del 10 novembre e in alcune zone rurali si protrassero fino nel pomeriggio. A partire dal 10 novembre e nei giorni seguenti circa 30.000 uomini di religione ebraica furono arrestati dalla Gestapo e dalle SS e deportati nei campi di concentramento di Buchenwald, Dachau e Sachsenhausen. La maggior parte di loro fu rilasciata solo quando si "dichiararono" disposti all'esilio. Parecchie centinaia persero la vita durante la detenzione.
I pogrom del novembre 1938 non rappresentarono l'inizio della persecuzione ai danni delle persone di religione ebraica, in quanto già poco dopo la presa di potere vi fu un invito al boicottaggio (aprile 1933) e nel 1935 vi furono le leggi razziali di Norimberga.
La sinagoga nuova di Berlino fu inaugurata nel 1866. (A fianco un'immagine della sinagoga del 1870).
Era la più grande di Berlino, capace di ospitare nella sua monumentale sala di preghiera oltre 3000 persone. Fino alla seconda guerra mondiale fu il centro della vita religiosa e culturale degli ebrei berlinesi. L'edificio fu usato non solo per il culto ma anche per concerti e manifestazioni culturali; qui Albert Einstein si esibì nel 1930 in un concerto per violino.
Era la più grande di Berlino, capace di ospitare nella sua monumentale sala di preghiera oltre 3000 persone. Fino alla seconda guerra mondiale fu il centro della vita religiosa e culturale degli ebrei berlinesi. L'edificio fu usato non solo per il culto ma anche per concerti e manifestazioni culturali; qui Albert Einstein si esibì nel 1930 in un concerto per violino.
Nel 1938, durante la Notte dei cristalli, la sinagoga
venne vandalizzata dalle milizie naziste.
L'intervento della polizia
municipale – forse più preoccupata di mettere in salvo le vicine
abitazioni che per l'atto in sé - consentì ai vigili del fuoco di estinguere le fiamme
prima che l'incendio si estendesse. L'edificio poté in qualche modo
essere riadattato al culto fino al 5 aprile 1940, quando la grande sala
di preghiera fu requisita dalle autorità naziste che ne fecero un
magazzino per l'esercito.
Nella notte tra il 22 e il 23 novembre 1943 la sinagoga fu colpita durante i bombardamenti
che lasciarono l'edificio in completa rovina. Nel dopoguerra le
autorità della DDR decisero la demolizione delle rovine della grande
sala di preghiera nel 1958. Fu abbattuta anche la cupola che pur danneggiata era ancora in piedi. Con la fine della guerra fredda si poté procedere, tra il 1988 e il 1993, a lavori di ricostruzione e restauro,
limitati alle strutture sopravvissute della facciata e dei locali di
ingresso e alla cupola. La grande sala di preghiera non fu ripristinata e
nel maggio 1995 una piccola sinagoga fu ricavata riadattando uno
dei locali dell'edificio. Volutamente per la grande sala non sono stati
compiuti interventi ricostruttivi affinché l’entità delle devastazioni
rimanesse evidente; una struttura in vetro e acciaio protegge i
visitatori dai frammenti rimasti della ex sinagoga.
La cronaca continua.
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