domenica 16 ottobre 2016

Gita in Toscana - terza parte - Siena

25/4 Siena e rientro a casa.


Lo stemma di Siena è detto "balzana". È uno scudo diviso in due porzioni orizzontali: quella superiore è argento, quella inferiore nera. Secondo la leggenda, starebbe a simboleggiare il fumo nero e bianco scaturito dalla pira augurale che i leggendari fondatori della città, Senio e Ascanio, figli di Remo, avrebbero acceso per ringraziare gli dei dopo la fondazione della città di Siena. Un'altra leggenda riporta che la balzana derivi dai colori dei cavalli, uno bianco ed uno nero, che i due fratelli usarono nella fuga dallo zio Romolo che li voleva uccidere e con i quali giunsero a Siena.
Per il loro presunto carattere focoso che, si dice, rasenta la pazzia, anche i senesi sono definiti spesso "balzani".

Siena è capoluogo dell'omonima provincia. La città è conosciuta per il suo patrimonio storico, artistico, paesaggistico e per la sostanziale unità stilistica dell'arredo urbano medievale, nonché per il celebre Palio. Nel 1995 il suo centro storico è stato inserito dall'UNESCO nel Patrimonio dell'Umanità.

La presenza dell'acqua per l'uomo è sempre stata fondamentale, perché gli usi che ne facevano erano svariati e comprendevano quello artigianale (per macinare il grano, lavorare il cuoio e le pelli, per la gualcatura della lana e in seguito per la produzione della carta), quello alimentare (per bere, per cucinare e per abbeverare gli animali), quello agricolo e quello igienico. L'acqua veniva poi utilizzata per spegnere gli incendi che, nell'antichità, erano purtroppo molto frequenti. Non è un caso, infatti, che molte città (Roma, Firenze, Torino, Parigi, Londra, e molte altre) siano sorte e si siano sviluppate sulle rive di un fiume.

Siena, invece, nasce in una posizione meno malsana e più difendibile dagli attacchi nemici, ma  distante da grossi corsi d'acqua. La città sorge infatti su tre colli che convergono idealmente su quello che è il cuore pulsante della città: Piazza del Campo, dalla caratteristica forma a conchiglia.

La storia di Siena è lunga e complessa: mi limito qui a riportare alcuni fatti salienti.
Nel XII secolo la città si dota di ordinamenti comunali di tipo consolare, comincia a espandere il proprio territorio e stringe le prime alleanze. Questa situazione di rilevanza sia politica sia economica, portano Siena a combattere per i domini settentrionali della Toscana, contro Firenze. Nel medioevo Siena era molto più importante e ricca di quest’ultima, anche perché si trovava proprio lungo la via Francigena, la strada principale di pellegrinaggio che collega la Francia a Roma e quindi accoglieva migliaia di pellegrini nel suo “ospedale”, inteso con il signifcato di ospitalità, che sta davanti al duomo. Dalla prima metà del XII secolo in poi Siena prospera e diventa un importante centro commerciale, tenendo buoni rapporti con lo Stato della Chiesa; i banchieri senesi erano un punto di riferimento per le autorità di Roma, le quali si rivolgevano a loro per prestiti o finanziamenti. Nella città ha sede la Banca Monte dei Paschi di Siena, fondata nel 1472 e dunque la più antica banca in attività nonché la più longeva al mondo.

Arriviamo a Siena alla basilica di San Domenico, che sorge sul sommo del poggio tufaceo di Camporegio (una delle tre colline della città) ed è una delle più importanti chiese di Siena. Eretta nel XIII secolo, fu ingrandita nel secolo successivo. Contiene la testa-reliquia di santa Caterina da Siena, entro una splendida cappella rinascimentale costruita per l'occasione.

L'edificio presenta una pianta a croce egizia, con unica navata ampia coperta a capriate a vista, un transetto anch'esso coperto a capriate e molte cappelle voltate a crociera ricavate entro la parete di fondo. Era un modello architettonico degli ordini mendicanti, che mirava sia a creare un ambiente di estese dimensioni, adatto alla predicazione a ingenti masse di fedeli, sia a eliminare gli eccessi decorativi.

Sulla navata destra si apre la cappella di Santa Caterina, voluta nel 1466 da Niccolò Bensi; al centro della cappella si trova un altare marmoreo scolpito da Giovanni di Stefano nel 1469, proprio su commissione di Niccolò Bensi al fine di custodire la testa-reliquia della santa. Questa si trova al di là di una graticola, entro un piccolo reliquiario neogotico a forma di tempietto del XX secolo. Nella stessa basilica è conservato un dito di Caterina: con questa reliquia viene impartita la benedizione all'Italia e alle Forze Armate nel pomeriggio della domenica in cui si tengono le Feste internazionali in onore della santa.

Nella Contrada dell'Oca, la zona della Conca di Vallechiara, ricca di acque convogliate a Fontebranda, era abitata da numerosi lavoratori della lana, che qui avevano le loro abitazioni, i laboratori e le tintorie. Tra questi vi era anche il padre della futura santa Caterina (nata nel 1347), Jacopo Benincasa. La casa della santa affaccia ancora oggi sul vicolo del Tiratoio, ed è riconoscibile per il portale rinascimentale in pietra con l'iscrizione "Sponsae Kristi Catherine Domus" e per la loggetta soprastante, con colonnine in cotto.

La Loggia della Mercanzia (detta anche dei Mercanti) si trova sul retro di Piazza del Campo, nella cosiddetta Croce del Travaglio tra via Banchi di Sopra, via Banchi di Sotto (sulle quali passava la Via Francigena) e via di Città. Nella foto, il retro.

La loggia fu progettata da Sano di Matteo e costruita tra il 1417 e il 1428 sotto la sua direzione, poi dal 1428 al 1444 sotto Pietro del Minella, in uno stile di transizione tra gotico e rinascimento. Alla seconda metà dello stesso secolo risalgono le 5 statue. Le volte a crociera furono invece costruite e decorate nel XVI secolo, il piano superiore sulla Croce del Travaglio fu aggiunto nel XVII secolo.

La loggia è composta da tre arcate su pilastri riccamente decorati, con le facce recanti tabernacoli con statue. Le due statue sui pilastri esterni della loggia raffigurano San Pietro e San Paolo e sono del Vecchietta (1458-1462); le altre tre statue raffigurano tre dei quattro antichi santi protettori della città, San Savino, Sant'Ansano e San Vittore, e sono di Antonio Federighi (1458-1459).

Piazza del Campo è la piazza principale della città. Unica per la sua particolare e originalissima forma a conchiglia, è rinomata in tutto il mondo per la sua bellezza e integrità architettonica, nonché per essere il luogo in cui due volte l'anno si svolge il Palio di Siena. Per un'antica convenzione, la piazza e il Palazzo Pubblico non appartengono ad alcuna contrada.

Il Palazzo Pubblico di Siena (detto anche Palazzo Comunale) venne fatto costruire approssimativamente tra il 1297 e il 1310 dal Governo dei Nove della Repubblica di Siena, come propria sede. Il Palazzo comunale è ancora oggi la sede dell'amministrazione comunale moderna e ospita gli uffici del sindaco, alcuni uffici comunali e le sale di rappresentanza. Al primo piano si trova il Museo civico e il teatro comunale dei Rinnovati. Al secondo piano vi è la sala del Consiglio comunale e la loggia che guarda verso il lato posteriore del palazzo stesso, in direzione sud.

La Torre del Mangia è la torre civica del palazzo Comunale. È tra le torri antiche italiane più alte (la terza, dopo il Torrazzo di Cremona alto 112 metri e la Torre degli Asinelli di Bologna alta 97,2 metri), arrivando a 88 metri all'altezza degli ultimi merli. Secondo quanto scritto da Ranuccio Bianchi Bandinelli, la Torre del Mangia, pur partendo da una levatura del terreno più bassa, raggiunge la stessa altezza del campanile del Duomo di Siena; questo per simboleggiare il raggiunto equilibrio tra il potere celeste e quello terreno, senza che nessuno dei due superi e si imponga sull'altro.
Da sempre il popolo senese è solito chiamare con soprannomi ed epiteti cose o persone; non fu escluso da tale consuetudine uno dei primi campanari adibiti a scandire le ore, tale Giovanni di Balduccio, "mésso dei Signori Nove", noto per i suoi sperperi e i suoi vizi legati soprattutto alla cucina. Tale fama gli valse il soprannome di "Mangiaguadagni" o, più semplicemente, "Mangia".

La Fonte Gaia è una fontana monumentale situata in piazza del Campo; venne accolta con esultanza dalla cittadinanza quando venne inaugurata nel 1346. Dalla gioia spontanea procurata dallo sgorgare dell'acqua nella piazza pubblica derivò l'appellativo di "Gaia". Per alimentarla era stata costruita un'imponente opera idraulica, costituita da una galleria lunga circa trenta chilometri e da un "bottino maestro" (cisternino), potenziato nel corso del XV secolo da Francesco di Giorgio.

La fonte, nella forma attuale, venne decorata da una serie di rilievi scultorei commissionati nel 1409 a Jacopo della Quercia e completati dieci anni dopo, nel 1419. Il debole materiale impiegato per la realizzazione del celebre monumento (marmo della Montagnola senese) e la vita quotidiana che si svolgeva sulla piazza contribuirono presto al degrado materiale della fonte. Uno dei traumi maggiori fu infatti inferto da chi, nel 1743, per vedere meglio lo svolgimento del Palio, si arrampicò su una delle due sculture a tutto tondo (Rea Silvia), mandandola in pezzi e rimanendone vittima.
I rilievi originari, molto danneggiati, sono stati restaurati e si trovano oggi nel Museo di Santa Maria della Scala, dopo essere stati esposti dal 1904 in una loggia del Palazzo Pubblico.

Nel 1859 fu deciso di sostituire la fonte di Jacopo con una copia realizzata nel più duraturo marmo di Carrara, commissionata allo scultore purista senese Tito Sarrocchi. Il monumento fu inaugurato solo dieci anni più tardi e fu protetto da una cancellata dall'architetto Giuseppe Partini. In quella stessa occasione venne anche spostata in posizione più centrale nella piazza.

E' giunto il momento di soffermarsi sulla Piazza del Campo e il Palio che vi si svolge.

Si chiama Contrada ognuna delle diciassette suddivisioni storiche della città all'interno delle mura medievali:   Aquila, Bruco, Chiocciola, Civetta, Drago, Giraffa, Istrice, Leocorno, Lupa, Nicchio, Oca, Onda, Pantera, Selva, Tartuca, Torre, Valdimontone. Ogni Contrada è contraddistinta da stemma e colori unici ed occupa una determinata zona della città. Passeggiando per le vie di Siena è facilmente intuibile in quale Contrada ci si trova semplicemente osservando le bandiere e gli stemmi esposti lungo le strade. Il Bando di Violante di Baviera (1730) determina la suddivisione territoriale delle diciassette Contrade, facendo riferimento ai palazzi e ai loro proprietari dell'epoca, basandosi quindi sulle costruzioni più che sulle strade. Esso viene ancora oggi considerato la disposizione di base per determinare gli effettivi confini delle Contrade. Gli abitanti di Siena sono prima abitanti di una contrada, poi abitanti della città.

La vita paliesca moderna si concentra ormai su luoghi precisi, come l'oratorio, ossia il luogo più antico della Contrada, che funge da cappella per le cerimonie religiose sia della Contrada, sia dei suoi singoli membri, e la "Società di Contrada", un circolo aperto quotidianamente e gestito dal volontariato contradaiolo.

Per la città sono disseminate le fontanine, che portano segni araldici delle Contrade e che vengono usate per il "battesimo contradaiolo", che ha lo scopo di "sacralizzare" l'appartenenza perpetua alla propria contrada. È un'usanza relativamente recente (1947), che ha trovato terreno fertile e ha assunto piena cittadinanza tra le tradizioni senesi.

Ogni Contrada dispone inoltre di una sede storico-museale. Alla Contrada si appartiene tradizionalmente in diverse maniere. La più antica è lo ius soli, ossia la nascita entro i confini della Contrada. Si appartiene anche per ius sanguinis, per discendenza diretta da membri di una Contrada. Quando i genitori sono di due Contrade diverse, l'appartenenza contradaiola dei figli è attentamente negoziata, tenendo conto delle ascendenze e delle parentele da entrambe le parti e della rilevanza della Contrada nella vita di ognuno dei genitori. Un terzo criterio si basa su quale Contrada si sceglie di frequentare, dove si hanno i rapporti sociali più stretti e importanti, anche per chi viene da fuori città o fuori nazione. In alcuni casi, la partecipazione alla vita della Contrada è estesa per Statuto ai simpatizzanti o contradaioli elettivi che, pur non essendo nativi della Contrada, per legami diversi partecipano alle attività della Contrada. I Protettori sono coloro che, avendone titolo in quanto appartenenti, sostengono la Contrada economicamente.

Siena è un gioiello medievale perfettamente conservato ma ancora “a misura d’uomo” e il suo cuore, piazza del Campo, è una delle piazze più belle d’Italia. Da qui passa la vita cittadina di tutti i giorni ma anche di quelli speciali, come durante il famoso Palio tra contrade, in cui si sfidano cavalli e fantini, che rendono famosa Siena nel mondo. La piazza si trova nel punto nodale dove si diramano le tre principali vie cittadine, spine dorsali dei Terzi; la città è infatti suddivisa in tre Terzi, all'interno dei quali si inseriscono le varie contrade. Essi sono: il Terzo di Camollìa, il Terzo di Città e il Terzo di San Martino. La suddivisione si applica alla parte storica della città, cioè quella posta all'interno delle mura trecentesche. La forma della piazza è emiciclica, somigliante a una valva di conchiglia, con nove spicchi definiti da fasce bianche sulla pavimentazione in cotto. Racchiusa dalla cortina quasi continua di edifici, vi si diramano undici varchi (un tempo dodici), mascherati sapientemente dall'uso delle volte e dalla disposizione su più livelli dell'abitato.  
Nella foto la preparazione della pista per il Palio.

Il Palio di Siena non è una manifestazione organizzata a scopo turistico: è la vita del popolo senese nel tempo e nei diversi suoi aspetti e sentimenti. Porta infatti con sé la magia di una tradizione millenaria di cui i cittadini conservano riti e atmosfere da centinaia di anni.
 
Ha origini remote, con antichi regolamenti tutt'ora validi dal 1644, anno in cui venne corso il primo palio con i cavalli così come avviene, in continuità mai interrotta, ancora oggi. Nel Palio le diverse Contrade senesi si sfidano in un'appassionata corsa a cavallo nella rinomata Piazza del Campo.

La "carriera", come viene tradizionalmente chiamata la corsa, si svolge normalmente due volte l'anno: il 2 luglio si corre il Palio in onore della Madonna di Provenzano, e il 16 agosto quello in onore della Madonna Assunta.

In occasione di avvenimenti eccezionali, di ricorrenze cittadine o nazionali ritenute rilevanti e pertinenti (ad esempio il centenario dell'Unità d'Italia), la comunità senese può decidere di effettuare un "Palio straordinario", corso tra maggio e settembre.

A ogni Palio partecipano 10 contrade tra le 17 totali, scelte a sorte e secondo un particolare regolamento che consente la costante rotazione delle partecipanti. Corrono di diritto le 7 contrade che non hanno corso il Palio corrispondente dell'anno precedente, e un mese prima del Palio (l'ultima domenica di maggio per quello di luglio, e la prima domenica dopo il Palio di luglio per quello di agosto) vengono estratte a sorte le 3 contrade mancanti.

La Tratta è l'operazione con cui vengono abbinati i cavalli alle dieci Contrade che partecipano al Palio. Al mattino del terzo giorno precedente la corsa, i proprietari presentano all'Entrone (il cortile del Podestà del Palazzo Comunale) i cavalli, che vengono visitati da una équipe veterinaria incaricata dal Comune di valutare le loro condizioni fisiche. I cavalli vengono raggruppati in batterie e provati per tre giri intorno alla Piazza per verificare la loro adattabilità alla pista. Terminate le batterie i Capitani, alla presenza del Sindaco, si riuniscono per scegliere i dieci soggetti ritenuti idonei.
Infine su un palco allestito davanti al Palazzo Pubblico si svolgono le operazioni del sorteggio: a ogni cavallo viene abbinata una Contrada. A ogni assegnazione, il Barbaresco prende in consegna il cavallo avuto in sorte e lo conduce alla stalla, accompagnato dai contradaioli. In passato erano vere e proprie stalle, magari prestate alla contrada solo per i pochi giorni del Palio; oggi sembrano alloggi di lusso per cavalli, ambienti spaziosi e puliti, dove i Barbareschi si prendono amorevolmente cura dei veri eroi del Palio, i cavalli appunto.

La corsa è composta da tre giri intorno alla pista che circonda la piazza, pavimentata con lastre di pietra serena, che viene cosparsa di uno strato di polvere di tufo di opportuno spessore, tale da consentire ai cavalli di correre, non senza plateali scivolate in corrispondenza delle curve. Fra queste, una delle più critiche è la "curva di San Martino".

Solo al primo arrivato è riservata la gloria della vittoria, sanzionata da tre giudici della vincita. Anche il cavallo "scosso" ossia senza fantino può riportare la vittoria per la sua Contrada.
Ci sono vari modi per assistere al Palio di Siena: assistere dal centro della Piazza è gratis per tutti. C'è notoriamente una grande ressa e una volta riusciti ad entrare nella piazza diverse ore prima dell'inizio della manifestazione, non c'è modo di uscirne fino a manifestazione conclusa ma è da li che si respira tutta l'adrenalinica magia del Palio di Siena. Per accedere ai balconi, ai palchi, alle finestre, che sono tutti posti privati, è necessario un biglietto.
L’esperienza del Palio varia molto a seconda del posto dal quale la si vive, pertanto bisogna scegliere il posto in base alle proprie esigenze: comfort (finestre e terrazze), vicini all’azione (i palchi) oppure, per i veri temerari, la bolgia (piazza).
Comunque lo si viva, il Palio di Siena è un evento particolarmente esclusivo e rappresenta un’esperienza unica nella vita.

I festeggiamenti iniziano subito: i contradaioli ricevono il Palio e con quello si recano in Provenzano (per il Palio di luglio) o al Duomo (ad agosto) per cantare il Tedeum di ringraziamento.
Da questo momento in poi ogni occasione sarà buona per ricordare alla città la vittoria conquistata sul Campo, fino all'autunno, quando, tra il mese di settembre e i primi giorni di ottobre, nel rione vittorioso addobbato a festa, si svolgerà la "cena della vittoria" a cui parteciperanno migliaia di contradaioli e, al posto d'onore, il cavallo vittorioso.

Siena, come già detto, si stende su tre colline: le strade sono un continuo saliscendi che crea piacevoli e insoliti scorci tutti da ammirare. Da Piazza del Campo, definito dai senesi un luogo “neutro”, perché punto d’incontro dei tre colli su cui sorge la città, si giunge attraverso vicolo San Pietro (a destra di Fonte Gaia) alla Croce del Travaglio, luogo dove si incontrano le tre arterie principali che hanno originato Siena: via Banchi di Sopra, via Banchi di Sotto e Via di Città.
Anticamente denominata Via Galgaria, Via di Città rappresenta la strada più importante di Siena, in quanto collega il centro politico, Piazza del Campo e Palazzo Pubblico, con il centro religioso, Piazza del Duomo. Lungo il suo percorso la via è costellata da splendidi palazzi d’impianto medievale.

La cattedrale metropolitana di Santa Maria Assunta (Duomo) è il principale luogo di culto cattolico di Siena. Costruita in stile romano-gotico italiano, è una delle più significative chiese realizzate in questo stile in Italia e per la sua imponenza e la sua bellezza lascia senza fiato, e non solo per l'esterno.

La costruzione del Duomo fu iniziata probabilmente nel secolo XII sul luogo di una più antica chiesa,  forse del IX secolo, a sua volta edificata su un ipotetico tempio di Minerva. Nel 1339, per il desiderio di emulare Firenze e la sua nuova, gigantesca cattedrale, si pensò di ampliare la chiesa in costruzione facendo in modo che l'attuale ne diventasse solo il transetto. Il progetto prevedeva la costruzione di tre nuove navate, con quella centrale che si sarebbe innestata nella chiesa già esistente all'altezza della cupola; inoltre doveva essere costruita una grande abside semicircolare con deambulatorio e cappelle radiali. A causa di vari imprevisti e della peste del 1348, nel 1357 si interruppero i lavori.
Ciò che oggi vediamo è il frutto di quegli anni di lavoro ed è chiamato "il Duomo Nuovo". Infatti si riuscì ad innalzare la navata destra e la facciata (popolarmente detta il "Facciatone").

Parte delle arcate che avrebbero dovuto corrispondere alla navata di destra della nuova chiesa sono state chiuse e nei locali ricavati trova sistemazione il Museo dell’Opera Metropolitana.
Nella foto, il facciatone, dalla cui sommità si ha una vista eccezionale sulla città.

La facciata, tutta in marmo bianco con qualche decorazione in rosso di Siena e serpentino di Prato, è divisibile in due metà, inferiore e superiore, riferibili a due distinte fasi costruttive. La ricchezza della decorazione, prevalentemente scultorea, nasconde irregolarità e asimmetrie derivate dalla lunga fase costruttiva a cui misero mano molteplici progettisti.
La facciata inferiore fu realizzata da Giovanni Pisano ed è riferibile a uno stile romanico-gotico di transizione, la parte superiore è in stile gotico fiorito ed è opera di Camaino di Crescentino, che vi lavorò tra il 1299 circa e il 1317.

La cupola è caratterizzata da due ordini di logge, uno fatto di colonne binate slanciate e archetti a sesto acuto e l'altro di colonne singole più corte ed archetti a sesto ribassato. L'emisfero è fatto in laterizi e coperto da lastre di piombo. Fu completata entro il 1263 con la collocazione sulla cima della mela di rame da parte del Rosso Padellaio. La cima della cupola fu però ricostruita da Barna di Turino nel 1385, prima che nel 1667 fosse costruita la lanterna attuale, per un'altezza globale di 48 metri.

Il campanile è anch'esso in stile romanico, è in fasce di marmo bianco e verde e dotato di sei ordini di finestre, che da monofore (quelle più in basso) diventano esafore (quelle più in alto). Fu avviato in epoca imprecisata (ma comunque posteriormente alla cupola che è del 1264) a partire da una preesistente torre dei Bisdomini, le cui strutture murarie sono ancora oggi visibili nella cella interna. Fu completato nel 1313. e raggiunge un'altezza di 77 metri. Il coronamento è garantito da una cuspide a forma di piramide ottagonale.  E' dotato di sei campane di epoche e fusioni differenti fra loro.

Se l'esterno affascina, l'interno pietrifica per la meraviglia di ciò che contiene. Invito chi mi legge a cercare notizie in rete per approfondire perché non è possibile scrivere in poco spazio ciò che si ammira.
Mi limito a qualche cenno sui particolari imperdibili di questa chiesa (la nostra guida, senese purosangue, sosteneva che il duomo di Firenze era niente al confronto di quello di Siena)

L'interno ha un'aula divisa in tre navate da pilastri polistili, con un transetto diviso in due navate (quattro se si considerano anche le cappelle) e un profondo coro; misura 89,4 m in lunghezza, 24,37 di larghezza alle navate e 54,48 alla crociera. La crociera del transetto è costituita da un esagono sormontato dall'audace cupola a base dodecagonale (fra le più grandi all'epoca della costruzione). In tutte le navate le volte sono decorate da un azzurro stellato. Due magnifici rosoni sono presenti in controfacciata e sul coro.

Tutta la struttura interna è dominata dalla bicromia bianca e nera, riferimento ai colori dello stemma di Siena, creando un ricercato effetto chiaroscurale. I portali laterali non sono in asse con le navate laterali: si tratta di uno dei fini accorgimenti di Giovanni Pisano per bilanciare l'aspetto della facciata.

Sopra il coro della cattedrale vi è una copia della celeberrima Vetrata policroma di Duccio di Buoninsegna, realizzata dall'artista nel 1287-1288, attualmente nel Museo dell'Opera del Duomo: si tratta della più antica vetrata istoriata conosciuta di manifattura italiana. Il grande occhio circolare misura 5,6 metri di diametro. Esso è diviso in nove scomparti da una croce greca.

Il pulpito del Duomo fu realizzato da Nicola Pisano in un periodo compreso tra il 1265 e il 1268. È uno dei gioielli del Duomo, nonché una delle opere scultoree più importanti dell'arte del Duecento italiano. Presenta una pianta ottagonale e una struttura architettonica mossa e articolata con rilievi vari e statuine a tutto tondo al posto delle colonne ai vertici.
Quattro delle otto colonne agli spigoli poggiano su leoni stilofori, mentre quella centrale su uno zoccolo ottagonale adornato di figure che rappresentano le arti liberali e la filosofia. Gli archi sono a tutto sesto trilobati e sopra i capitelli ci sono figure marmoree che rappresentano le virtù teologali cardinali e la logica.

L'Altare Piccolomini è un complesso architettonico e scultoreo nella navata sinistra, voluto dal cardinale Francesco Todeschini Piccolomini. Fu costruito tra il 1481 e il 1485 da Andrea Bregno in marmo di Carrara e decorato nei decenni successivi. Spicca l'intervento di Michelangelo, che fra il 1501 e il 1504 realizzò quattro statue per le nicchie inferiori: San Pietro e San Pio a sinistra, San Paolo e San Gregorio Magno a destra. Ma Michelangelo era in rapida ascesa e cominciò a ricevere richieste ben più importanti, come il David fiorentino; abbandonò quindi il progetto lasciando l'altare per sempre incompiuto.

La Libreria Piccolomini è un ambiente monumentale della cattedrale di Siena. Situata lungo la navata sinistra, prima del transetto, fu fatta costruire nel 1492 dall'arcivescovo di Siena, cardinale Francesco Piccolomini Todeschini (poi papa Pio III) per custodire il ricchissimo patrimonio librario raccolto dallo zio papa Pio II, ma la libreria non fu mai davvero realizzata, ci sono solo alcuni manoscritti pregevoli disegnati a mano.

La decorazione pittorica della Libreria, definita come uno dei massimi cantieri pittorici aperti in Italia agli albori del XVI secolo, tra il 1502 e il 1507 circa, venne affidata al Pinturicchio, pittore umbro che all'epoca era all'apice della fama, dopo i suoi successi alla Curia romana. È ormai accertato che nella fase del disegno Pinturicchio si avvalse della collaborazione di un giovane "della scola di Pietro (Perugino)", che era il giovane Raffaello Sanzio.

Le pareti sono divise in 10 scene che rappresentano gli eventi più importanti della vita di Papa Pio II: dalla nomina di ambasciatore delle corti Europee al momento in cui omaggia il nuovo imperatore e poi un Papa sofferente, a quando presenta Eleonora a Federico III, fino a ricevere la carica di cardinale e poi di Papa, e altre ancora.

La volta è composta da un lungo rettangolo centrale retto da spicchi (o vele) e pennacchi di volte a crociera dimezzate, che architettonicamente si definisce volta unghiata. La decorazione si ispira alle volte quadrate della Domus Aurea, riscoperte proprio in quegli anni e oggetto di frequentissima emulazione tra gli artisti della generazione, ma traspone il modello su una tipologia architettonica medievale, con le crociere. Il lati lunghi hanno quattro vele a sfondo oro-giallo e tre pennacchi a sfondo blu, mentre i lati brevi presentano un pennacchio giallo e due vele rosse. Gli sgargianti colori sono poi coperti da fitte grottesche all'antica.

Uno dei dipinti famosi riguarda la canonizzazione di santa Caterina da Siena, che avvenne dopo un lungo processo, il 29 giugno 1461. La scena è organizzata, in ossequio alla varietas delle pareti, frontalmente su due registri principali sovrapposti: uno con la tribuna papale, col trono di Pio II coperto da eleganti grottesche (su una si legge il misterioso nome "Bimbo"), e il corpo della santa ai piedi della scalinata, e uno inferiore con una serie di astanti, tra prelati e laici, reggenti candele accese. Spiccano in quest'ultimo gruppo due gentiluomini a sinistra, dal vestiario ricercato e dalla posa un po' ostentata, che la tradizione indica come i ritratti di Raffaello e Pinturicchio.

La scultura posta al centro della libreria raffigura le Tre grazie. Si tratta di una copia romana antica di un originale ellenistico (IV-II secolo a.C.), che era di proprietà di Francesco Todeschini Piccolomini. Il piedistallo e la vasca che fanno da base alla scultura sono una realizzazione di Giovanni di Stefano (ultimo ventennio del XV secolo).

Il pavimento del Duomo di Siena è uno dei più vasti e pregiati esempi di un complesso di tarsie marmoree, un progetto decorativo che è durato sei secoli, dal Trecento all'Ottocento. Come per la fabbrica della cattedrale, anche il pavimento si intreccia indissolubilmente con la storia stessa della città e della sua arte: per questo nei secoli i senesi non hanno lesinato risorse per la sua creazione prima e per la sua conservazione poi.
Sopra, la pianta del pavimento delineata da Giovanni Paciarelli nel 1884.

Composto da più di sessanta scene, è generalmente coperto nelle zone di maggior frequentazione da fogli di masonite, tranne una volta all'anno, per circa due mesi, tra la fine di agosto e la fine di ottobre. La tradizione vuole che l'invenzione della decorazione marmorea spetti al caposcuola della pittura senese Duccio di Buoninsegna, anche se non esiste alcuna prova documentaria di ciò. Le più antiche testimonianze legano l'inizio dei lavori al pavimento a un periodo successivo, verso il 1369.

Nell'antichità classica, la Sibilla era una vergine dotata di virtù profetiche in quanto ispirata da un dio, di solito Apollo. Le loro rappresentazioni si trovano lungo le navate laterali, simboli della rivelazione di Cristo attraverso loro per l'umanità antica. Sono originarie dei vari paesi del mondo conosciuto (sono divise in tre gruppi, ioniche, italiche e orientali), e indicano l'universalità del messaggio cristiano.
Questa sibilla si dice nativa d'Erythre, nella Lidia in Anatolia (e non della regione africana) e oggi è quasi completamente rifatta. Niente comunque ricorda lo stile dello scultore senese, se non la firma ai piedi del leggio.

La zona sotto le arcate della navata centrale fu probabilmente la prima ad essere decorata, forse dapprima a mosaico e poi col sistema del commesso in marmo (opus sectile) che si affermò per tutto il pavimento della cattedrale. Oltre agli intarsi in marmi di diverso colore, le figure venivano poi solcate a graffito lungo i contorni poi riempiti di pece, per far risaltare piccoli segni scuri.

La consunzione lungo il passaggio centrale ha fatto sì che nessuna delle figure sia oggi originale, ma i rifacimenti nei secoli dovettero essere piuttosto fedeli, se venne mantenuta anche la tecnica originaria del mosaico in quella che è forse la scena più antica, la Lupa senese attorno ai simboli delle città alleate.

Nel vano della crociera, (transetto sinistro),  l'ispirazione per le rappresentazioni non sono più i personaggi dell'antichità e le allegorie, ma temi della storia ebraica, quindi del periodo "sub lege", dopo la rivelazione divina. Si tratta di grandi scene, per dimensioni e ricchezza della narrazione, affollata da molti, a volte moltissimi, personaggi, una qualità comune alla maggioranza delle scene della crociera.

La presenza della scena evangelica della Strage degli innocenti fu scelta probabilmente per il contenuto cruento analogo alle altre scene, ma è stato notato anche come getti quasi un'ombra di consapevolezza sulla fine gloriosa ma traumatica dell'indipendenza di Siena.

La scena movimentata è ambientata davanti a un portico a forma di ferro di cavallo, sul quale si trova un pregevolissimo fregio di figure duellanti, di sapore classico, e si aprono balconi circolari, dove alcuni spettatori assistono all'evento con aria di compiacenza e di divertimento, come se fossero a teatro. Re Erode sta seduto su uno splendido trono rinascimentale di marmo scolpito, comandando ai suoi soldati la strage. La tecnica è diversa da quella usata nelle navate, con l'uso di un maggior numero di marmi colorati a creare zone d'ombra e di luce, secondo un procedimento che verrà poi perfezionato e che avrà il suo culmine nelle scene disegnate dal Beccafumi.
Nella foto, un dettaglio

Il grande esagono centrale, sotto la cupola, è diviso in altri sei esagoni più un settimo centrale, tutti di dimensioni uguali; inoltre per riempire gli angoli dell'esagono maggiore sono necessari sei riquadri a forma di losanga, variamente orientati. Ogni riquadro è circondato da un'elegante fregio a spirale, con motivi vegetali, e un'ulteriore fascia a intreccio, dovuta al disegno beccafumiano. La lettura delle scene non segue un rigoroso schema logico, ma va da un riquadro all'altro con interruzioni e cambi di senso. Vi si narra il trionfo del profeta Elia sui sacerdoti del dio Baal protetti da re Acab.

Il Battistero di San Giovanni si trova nell'omonima piazza, al di sotto delle campate finali del coro del Duomo e si raggiunge dalla scalinata di piazza San Giovanni. Nel 1317 l'Opera del Duomo decise di allungare il coro del Duomo di due campate; essendo però la parete di fondo del coro già a ridosso di una discesa scoscesa, l'unico modo era costruire sotto un nuovo edificio il cui soffitto supportasse il pavimento delle nuove campate del coro. Si decise quindi di costruire un nuovo battistero in sostituzione di quello vecchio. I lavori vennero ultimati nel 1325; nel 1355-1382 il monumento venne provvisto di una facciata marmorea, in puro stile gotico senese, anche se i lavori vennero interrotti nel 1382 lasciando incompiuta la parte superiore e priva di rifiniture quella inferiore.

La facciata incompiuta continua fino a coprire gran parte dell'abside del Duomo. È tripartita da quattro grandi pilastri e presenta tre portali strombati, coronati da archetti pensili e una cornice. Tre bifore superiori illuminano l'aula, quella centrale è tamponata dal XVI secolo. La decorazione scultorea dei pilastri rivela l'influsso di Nicola Pisano mentre quella delle tre zone superiori ricorda l'opera di Giovanni di Agostino e del fratello di questi Domenico. Il pavimento davanti ai portali ha mosaici a graffito e commesso marmoreo, oggi consunti, relativi al tema del battesimo.

Nel secolo successivo il battistero si arricchì del fonte battesimale esagonale posto al centro, il pezzo più pregiato dell'intero monumento, fondamentale esempio della scultura rinascimentale del primo Quattrocento. Realizzato in marmo, bronzo e smalto, tra il 1417 e il 1431, vi lavorarono i maggiori scultori del tempo: Donatello (autore della formella del Banchetto di Erode e delle statue della Fede e della Speranza), Lorenzo Ghiberti (Cattura del Battista e Battesimo di Cristo), Giovanni di Turino, Goro di Neroccio e Jacopo della Quercia (autore della statua del Battista sulla sommità e altre figure).

Davanti al Duomo, sorge l’ex ospedale Santa Maria della Scala, fino a pochi anni fa luogo di cura, oggi complesso museale in cui scoprire i tesori d’arte del Museo Archeologico Nazionale. Costruito sulla via Francigena, venne istituito dai canonici del Duomo, anche se una leggenda medievale senese parla di un mitico fondatore, tale Sorore, calzolaio, morto nell'898.

Già uno dei più antichi e grandi ospedali europei, fu uno dei primi xenodochi, cioè una struttura di appoggio ai viaggi nel Medioevo, adibita a ospizio gratuito per pellegrini e forestieri. Oggi, esaurite le proprie funzioni sanitarie, è uno dei più importanti centri museali e culturali della città, in seguito a un'importante operazione di recupero.
L'appellativo "della Scala" è testimoniato dal XII secolo e ricorda la particolare collocazione davanti alla gradinata della chiesa principale. Più tardi si sviluppò la leggenda secondo la quale l'ospedale era stato fondato in seguito alla visione della madre del Beato Sorore, in cui una scala miracolosa accoglieva i fanciulli abbandonati in paradiso.


Qui si conclude la gita: pomeriggio dedicato al rientro a varie tappe e molto trafficato, ma sia questo sia il maltempo si accettano volentieri quando si è a spasso a caccia di meraviglie. Ciao e alla prossima.

















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