domenica 16 ottobre 2016

Gita in Toscana - prima parte - Lucca



Quest'anno ho iniziato con le gite organizzate dalla solita agenzia Partiti e Contenti, dopo il pranzo di pasquetta di cui ho già relazionato, andando in Toscana il 23, 24, 25 aprile 2016. Mete ambite, tempi stretti, meteo sfavorevole, ci aspettavano Lucca, Firenze e Siena.


23/4 Partenza ore 7 dalla Valsusa verso Lucca, visita della città e pranzo. Trasferimento a Firenze in serata per pernottare.
Qui si trovano foto interattive molto belle di Lucca.

Lucca, capoluogo dell'omonima provincia, è famosa per i suoi monumenti storici e una tra le città d'arte più note in Italia. Di origini romane, mantenne la sua autonomia come Stato indipendente per molti secoli, fino a poco prima dell'Unità d'Italia. Legata al turismo, vive grazie anche all'industria e alle imprese medio-piccole (cartiere).

Colonia latina dal 180 a.C., Lucca mantiene ancora intatte tante delle caratteristiche tipiche dei tempi lontani. L'anfiteatro, che conserva ancora la sua caratteristica forma di piazza ellittica chiusa; il foro, situato nell'attuale piazza S. Michele dominato dall'omonima chiesa romanica che evoca forti richiami al mondo classico in molti componenti architettonici.

Ma la traccia romana più evidente è nelle vie del centro storico, che riflettono l'ortogonalità dell'insediamento romano impostato dal cardo (una via che correva in direzione nord-sud nelle città romane) e dal decumano (il principale asse est-ovest), corrispondenti alle attuali via Fillungo-Cenami e via S. Paolino-Roma-Santa Croce.
All'epoca romana risale anche la prima cinta muraria, che delimitava un'area quadrata nella quale, durante il corso dei secoli, si sono costituiti il centro del potere politico (attuale Palazzo Ducale) e il centro religioso.

Le mura di Lucca sono il secondo maggior esempio in Europa di mura costruite secondo i principi della fortificazione alla moderna che si sia conservata completamente integra in una grande città. Nicosia, capitale di Cipro, detiene il record con una cerchia muraria di 4,5km con 11 bastioni e tre porte.
L'attuale cerchia muraria di Lucca, lunga esattamente 4 chilometri e 223 metri, è frutto dell'ultima campagna di ricostruzione, partita nel 7 maggio del 1504 e terminata solamente un secolo e mezzo dopo, nel 1648. I lavori hanno avuto luogo anche nella seconda metà del Seicento, con aggiornamenti strutturali basati sulle nuove conoscenze e tecniche costruttive. Mai utilizzata a scopo difensivo, la struttura moderna si articola su 12 cortine e 11 bastioni. Questi sono visti come un forte segno di identità culturale e come contenitore per la memoria storica del territorio.

La struttura fu convertita in passeggiata pedonale da Maria Luisa di Borbone-Spagna per svolgere il ruolo di grande parco pubblico. Ciò si ripercosse anche sugli spazi esterni antistanti, i quali furono convertiti in grandissimi prati. Il percorso sopra la cinta muraria viene attualmente utilizzato per passeggiare e fare attività fisica, ma si pone anche come palcoscenico naturale per spettacoli e manifestazioni.

Le mura erano originariamente accessibili attraverso tre porte maggiori: Porta San Pietro, Porta Santa Maria e Porta San Donato, oltre a un gran numero di posterle, che in realtà erano accessi diretti al fossato per consentire alla guarnigione di presidiare le opere esterne ed effettuare sortite. Oggi sono in gran parte state riaperte per l'uso come passaggi pedonali.

Durante la dominazione napoleonica, che vide al potere in Lucca Elisa Baciocchi, sorella dell'imperatore, venne costruita una porta sul lato verso Firenze, che fino allora per evidenti ragioni strategiche non presentava alcun accesso. Questa porta, appropriatamente, venne detta Porta Elisa.

La Torre Guinigi è la più importante torre di Lucca, nonché una delle poche rimaste all'interno della città. Costruita in pietra e mattoni, la sua caratteristica principale è la presenza di alcuni lecci sulla sommità. Ai primi del Trecento, Lucca andava fiera delle oltre 250 torri e dei numerosi campanili che arricchivano la città in epoca medioevale, entro una cerchia di mura molto più stretta dell'attuale.

I Guinigi, ormai padroni della città, vollero ingentilire le loro severe dimore con una torre alberata, che divenne simbolo di rinascita, in cima al simulacro della loro signoria. La Torre, situata all'angolo tra via Sant'Andrea e via delle Chiavi D'Oro, si innalza per 44,25 metri, distinguendosi da tutti gli edifici del centro storico. Il raggiungimento della cima è permesso da 25 rampe di scale - per complessivi 230 gradini - abbastanza agevoli nella prima parte ma non nell'ultima, dove si può continuare a salire solo grazie a rampe metalliche di ridotte dimensioni. Appesi alle pareti interne, è possibile ammirare numerosi quadri raffiguranti scene di vita medievale. Dalla sommità si può ammirare il centro della città, Piazza Anfiteatro e il paesaggio delle montagne circostanti, le Alpi Apuane a nord-ovest, gli Appennini a nord-est ed il monte Pisano a sud.

Il centro storico monumentale della città è rimasto pressoché intatto nel suo aspetto originario e annovera svariate architetture di pregio, come le numerosissime chiese medievali (Lucca è stata soprannominata la "città dalle 100 chiese"), torri, campanili e monumentali palazzi rinascimentali di pregevole linearità stilistica. A lato San Michele in Foro.

La città vanta anche suggestivi spazi urbani: il più celebre è sicuramente quello di piazza dell'Anfiteatro, nato sulle rovine dell'antico anfiteatro romano ad opera dell'architetto Lorenzo Nottolini ed unico nel suo genere architettonico. Altre piazze suggestive sono poi piazza San Michele, fulcro storico della città e piazza San Martino, fulcro religioso dove sorge il celebre Duomo di San Martino.
Ne parlerò in dettaglio più sotto, dopo aver descritto un po' i pellegrinaggi soprattutto del Medioevo, ma non solo.

Il pellegrinaggio a Roma, in visita alla tomba dell'apostolo Pietro, era nel Medioevo una delle tre peregrinationes maiores insieme alla Terra Santa e a Santiago di Compostela. Per questo l'Italia era percorsa continuamente da pellegrini di ogni parte d'Europa, che nella maggior parte dei casi seguivano le strade consolari romane. Molti si fermavano a Roma, gli altri scendevano lungo la penisola fino al porto di Brindisi e da lì si imbarcavano per la Terra Santa. I pellegrini provenienti soprattutto dalla terra dei Franchi in età post carolingia cominciarono a valicare le Alpi ed entrare in Italia; con l'itinerario primitivo si entrava in territorio italico dalla Valle di Susa attraverso il Colle del Moncenisio (talvolta transitando anche dal Colle del Monginevro), dando così alla strada il nome di Francigena, cioè proveniente dalla Terra dei Franchi.

I primi documenti d'archivio che citano l'esistenza della Via Francigena risalgono al IX secolo e si riferiscono a un tratto di strada nell'agro di Chiusi, in provincia di Siena, mentre nel X secolo il vescovo Sigerico descrisse il percorso di un pellegrinaggio che fece da Roma, alla quale era giunto per essere ricevuto dal Pontefice, per ritornare poi a Canterbury, su quella che già dal XII verrà largamente chiamata Via Francigena. Il documento di Sigerico rappresenta una delle testimonianze più significative di questa rete di vie di comunicazione europea in epoca medioevale, ma non esaurisce le molteplici alternative che giunsero a definire una fitta ragnatela di collegamenti che il pellegrino percorreva a seconda della stagione, della situazione politica dei territori attraversati, delle credenze religiose legate alle reliquie dei santi. Insieme a pellegrini penitenti, la Francigena raccolse, in numero sempre maggiore, mercanti diretti verso le principali fiere d'Oltralpe: questo intenso afflusso umano determinò la costruzione, lungo il suo corso, di ospizi di accoglienza, borghi, monasteri e castelli che costituiscono esempi di architettura romanica spesso ben conservati ed inseriti in un paesaggio naturale che ne accresce il valore.
Il tratto da Canterbury a Roma si sviluppa su un percorso di 1.600 chilometri che parte da Canterbury e arriva a Dover per attraversare la Manica; da Calais, passando per Reims, Besançon e Losanna si arriva alle Alpi che vengono passate al colle del Gran San Bernardo. Dalla Valle d'Aosta si scende a Ivrea, quindi Vercelli. Un itinerario piuttosto battuto era anche quello che da Chambéry attraverso il Colle del Moncenisio giungeva a Susa e percorrendo tutta la Valle di Susa, passando dall'Abbazia di Novalesa e dalla Sacra di San Michele, raggiungeva Torino e quindi Chivasso e Vercelli, di qui in poi con un itinerario unificato al primo. Dopo Pavia si attraversano gli Appennini tra le province di Piacenza e Parma passando per Ducato di Montebello, Segalara, Fornovo di Taro e poi Berceto. Da Pontremoli si prosegue per Lucca, Porcari, Altopascio, Galleno, Ponte a Cappiano, Fucecchio, San Gimignano o Poggibonsi, Colle di Val d'Elsa, Siena, Montefiascone, Viterbo per terminare a Roma.

Nel Medioevo Lucca crebbe notevolmente perché costituiva una tappa importante per i pellegrini per la presenza del Volto Santo, una veneratissima reliquia che rappresenta il Cristo crocifisso e che si trova nel Duomo di Lucca. Nell'itinerario di Sigerico, Arcivescovo di Canterbury, la città rappresentava la XXVI tappa.

La cattedrale di San Martino è il principale luogo di culto cattolico della città di Lucca, chiesa madre dell'omonima arcidiocesi. Secondo la tradizione, il duomo fu fondato da San Frediano nel VI secolo, poi riedificato da Anselmo da Baggio, vescovo della città, nel 1060 ed infine rimaneggiato tra il XII e il XIII secolo.

La cattedrale, come in altre città di antica origine, si colloca ai limiti della città romana: nel periodo in cui fu costruita, durante il VI secolo, l’area centrale era troppo congestionata (solo più tardi, infatti, la piazza di San Michele ospiterà l’omonima chiesa), per cui fu scelta la piazza dove si affacciavano altri edifici religiosi, tra cui il battistero: Piazza San Martino.

Alla facciata principale è addossato il portico-nartece aperto sulla piazza da tre grandi arcate. La stranezza della facciata è la forte asimmetria, l'arcata di destra infatti è molto più stretta delle altre due. Non si conosce il vero motivo di questa "licenza architettonica", probabilmente si dovette tener conto della preesistente torre campanaria. Resta comunque cosa strana, rara per un edificio cristiano.

Notevoli bassorilievi abbelliscono la facciata, tra cui il martirio di san Regolo, un ciclo dei mesi e storie di San Martino; nella lunetta e nell'architrave dell'ingresso alla navata sinistra fu collocata la straordinaria Deposizione di Nicola Pisano, (1260 circa).

Sotto l'arcata più stretta della facciata c'è poi un labirinto. Questa stranissima figura, presente anche in altre zone d'Italia e del mondo, rappresenta un simbolo misterioso. A destra vi è una scritta in latino che dice: “Questo è il labirinto costruito da Dedalo cretese dal quale nessuno che vi entrò poté uscire eccetto Teseo aiutato dal filo d’Arianna”.

Il porticato era spesso occupato da banchi di cambiavalute che trafficavano coi numerosi pellegrini. Una iscrizione monumentale ricorda ai cambiavalute l'impegno assunto a non frodare i clienti.

Alla destra della facciata si eleva la torre campanaria a base quadrangolare, che si apre verso l'esterno con cinque ordini di polifore (dal basso, rispettivamente monofore, bifore, trifore e due piani con quadrifore); il coronamento superiore è costituito da merli ghibellini. All'interno del campanile, vi è un concerto di sette campane delle quali alcune dei secoli XIII-XIV.

L'interno della cattedrale è a croce latina, con tre navate; l'abside è interamente occupata dal presbiterio, al centro del quale si trova l'altare maggiore in marmi policromi. In generale l'aspetto dell'interno è caratterizzato da un marcato verticalismo, anche in virtù della notevole differenza di altezza tra la navata centrale e le laterali. Queste forme francamente gotiche, pur moderate dall'uso degli archi a tutto sesto (gli archi acuti si ritrovano nei finti matronei e nell'ultima campata prima dell'abside), fanno dell'interno della cattedrale di Lucca un esempio abbastanza raro nell'architettura italiana.

Nella cattedrale è custodita la Madonna in trono col Bambino e santi, opera di Domenico Ghirlandaio, che la dipinse intorno al 1479, un dipinto a tempera su tavola di quercia (170x160 cm). L'opera è una delle prime prove su tavola conosciute dell'autore. Il dipinto ha alcuni tratti in comune con la Madonna col Bambino in trono tra i santi Sebastiano e Giuliano della chiesa di Sant'Andrea a Brozzi, come l'impostazione verrocchiesca del gruppo sacro centrale, col Bambino benedicente in piedi su un cuscino poggiato sul ginocchio della Vergine.

Molto bella e diversa dalle solite è l'Ultima Cena del Tintoretto, dipinta nel 1590, in cui vi sono presenti Gesù e 11 uomini, 2 servi, un maschio e una femmina e sulla destra, un personaggio molto femminile, vestito come la donna che allatta in primo piano, cioè con un fiocco sul seno, vestito di rosso e con un seno abbastanza prosperoso. Al tavolo sono seduti anche due personaggi che sembrano estranei e pare discutano come due uomini d'affari.

In un locale presso la sacrestia si trova il monumento funebre a Ilaria del Carretto, realizzato dallo scultore Jacopo della Quercia tra il 1406 ed il 1408. Esso raffigura la nobildonna lucchese, moglie di Paolo Guinigi, alla quale, morta di parto molto giovane, fu dedicato il sarcofago marmoreo.

La ragazza, riccamente abbigliata, giace su un catafalco decorato con putti reggifestone;  ha i capelli raccolti in una tipica acconciatura dell'epoca (inizio Quattrocento) mediante una fascia imbottita e la testa è appoggiata su due cuscini. Ai suoi piedi giace un cagnolino, simbolo della fedeltà coniugale. La statua trasmette la sensazione che Ilaria sia profondamente addormentata e che si debba svegliare da un momento all'altro. E' serena nel suo sonno eterno, come fosse la bella addormentata che da 1000 anni attende il bacio di un principe a risvegliarla. E' da sottolineare che il corpo della giovane non riposa nel sarcofago.

Nella terza campata della navata laterale di sinistra, si trova il Tempietto del Volto Santo, opera di Matteo Civitali; è un'edicola realizzata nel 1484 a pianta ottagonale e dotata di otto colonne che sostengono volte con archi a tutto sesto. All'interno del tempietto è custodito il Volto Santo ovvero il crocifisso ligneo che la tradizione vuole realizzato dal fariseo Nicodemo ad immagine di Gesù. La veneratissima immagine del Volto Santo è al centro delle celebrazioni del 14 settembre, giorno della Santa Croce.


Leggenda sul Volto Santo

Nel secolo XII in ambito lucchese, per fornire una base documentale alla sempre crescente venerazione tributata all'immagine, fu redatta una Relatio de revelatione sive inventione ac translatione sacratissimi vultus (Racconto della creazione, scoperta e traslazione del santissimo volto) che in realtà secondo la critica riunirebbe tre nuclei leggendari diversi, comunque riferibili all'epoca del vescovo Rangerio (1097-1112).
In questa relatio viene fissato il racconto dell'arrivo a Luni, e successivamente a Lucca, nel 742, di una statua contenente numerose reliquie rappresentante un Cristo in croce scolpito da quel San Nicodemo, membro del Sinedrio e discepolo di Gesù che, con Giuseppe d'Arimatea, depose Cristo nel sepolcro. La leggenda riporta anche che Nicodemo si sarebbe trovato di fronte all'impossibilità di riprodurre il volto del Messia e che l'immagine sarebbe stata da lui ritrovata già scolpita in modo miracoloso.
La connotazione dell'immagine come acheropita e per di più contenitore per reliquie, veniva così accentuata per allontanare le accuse di idolatria, non rare nel caso di culto di immagini tridimensionali di tale grandezza. La leggenda continua raccontando che per sfuggire alla minaccia di distruzione essa venisse posta su una nave priva di equipaggio, lasciata libera di navigare a tutti i venti, che infine giunse nel Tirreno, di fronte al porto di Luni.
La nave avrebbe resistito ad ogni tentativo di abbordaggio da parte dei lunensi, salvo poi approdare spontaneamente a riva dopo l'esortazione del vescovo di Lucca Giovanni I, giunto nel frattempo nella zona dopo essere stato avvisato in sogno della presenza sulla nave del Volto Santo. Una volta portato a terra, il crocifisso fu ancora disputato da lunensi e lucchesi. Si ricorse alla celeberrima "prova dei giovenchi indomiti": il Volto Santo venne issato su un carro riccamente addobbato, a cui vennero attaccati due vitelli non ancora aggiogati. Lasciati liberi di andare, gli animali si diressero verso Lucca: di fronte al risultato di questo "giudizio di Dio", i lunensi se ne tornarono alle loro case, mentre il vescovo Giovanni salì sul carro, che, attorniato dagli altri lucchesi, giunse trionfalmente a Lucca sul far della sera. I lunensi, costretti a rinunciare al possesso della reliquia, ricevettero in compensazione un'ampolla del Sangue di Cristo prelevata da dentro il crocifisso. Tale reliquia è ancora venerata a Sarzana, essendovi giunta dopo l'abbandono di Luni.
I lucchesi accolsero immediatamente con grande venerazione il crocifisso del Volto Santo, il quale fu posto nella Chiesa di S.Frediano. Al mattino seguente però, il Volto Santo era sparito: esso fu ritrovato in un orto nelle immediate vicinanze del Duomo di S.Martino: individuato come un "segno" miracoloso, il Crocifisso del Volto Santo resta tutt'oggi nel Duomo di Lucca.
 

Lucca, inoltre, è sede di numerosi eventi che, ormai, si danno appuntamento fisso ogni anno, attraendo visitatori provenienti da ogni dove. Uno di questi è il Summer festival (concerti musicali con artisti di fama internazionale che hanno luogo in svariati luoghi della città), che solitamente si tiene durante il mese di luglio, mentre a fine ottobre-primi di novembre ha luogo il Lucca Comics&Games. Si tratta del festival internazionale del fumetto più importante d’Italia, durante il quale vengono allestite fiere e mostre mercato dei più svariati tipi di fumetti, e non solo: tutta la città diventa una sorta di cartone animato, dove personaggi più o meno famosi prendono vita per mano di appassionati, grandi o piccini che siano, che si travestono con assidua fedeltà o bizzarra fantasia, dando vita a uno spettacolo che non ha davvero eguali.

Qui terminava la parte guidata della gita, ma il tempo libero concesso non è stato utilizzato, visto il diluvio costante sotto il quale ci eravamo trovati. Si è preferito andare a vedere Firenze da Piazzale Michelangelo, tappa non prevista ma molto ben accetta. Da lì ci siamo poi recati in albergo.

Piazzale Michelangelo rappresenta il più famoso punto di osservazione del panorama della città di Firenze. Fu realizzato dal 1869 su disegno dell'architetto Giuseppe Poggi su una collina appena a sud del centro storico, a completamento dei lavori di riqualificazione della riva sinistra dell'Arno. Da quell'anno infatti Firenze era capitale d'Italia e tutta la città era impegnata in un rinnovamento urbanistico, il cosiddetto Risanamento, ovvero la rinascita borghese della città: furono creati i lungarni; sulla riva destra, al posto delle mura trecentesche, furono aperti i viali di circonvallazione alla maniera dei boulevard; sulla riva sinistra fu tracciato, snodandosi sulla collina di San Miniato, il Viale dei Colli, una via panoramica alberata lunga 8 chilometri, al cui culmine fu realizzato il piazzale, quale terrazza panoramica privilegiata sulla città. La cronaca della rapida costruzione di quest'ultima impresa ci è stata particolareggiatamente descritta dal giornalista italiano Pietro Coccoluto Ferrigni (noto con lo pseudonimo di Yorick) che non manca di riferire come una parte dei fiorentini si dispiacesse "per l'eccessiva spesa" della costruzione. 

La piazza, dedicata al grande artista rinascimentale Michelangelo, presenta le copie di alcune sue famose opere conservate a Firenze: il David e le quattro allegorie delle Cappelle Medicee di San Lorenzo. Queste copie sono realizzate in bronzo, mentre gli originali sono tutti in marmo bianco. Il monumento fu portato in cima da nove paia di buoi il 25 giugno 1873. 

Il panorama abbraccia il cuore di Firenze, dal Forte Belvedere a Santa Croce passando per i lungarni e i ponti di Firenze in sequenza, soprattutto il Ponte Vecchio; spiccano il Duomo, il Palazzo Vecchio, il Bargello e il campanile ottagonale della Badia Fiorentina, senza dimenticare le colline opposte a nord della città con al centro Fiesole e Settignano.

La cronaca segue in altra pagina con la seconda tappa, Firenze.








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