Sconsacrata a fine Settecento, la chiesa
venne prima utilizzata come magazzino, poi come Museo archeologico
cittadino, infine come auditorium per la straordinaria acustica dei suoi interni, funzione che ricopre tuttora. Molte parti della chiesa sono costruite riutilizzando materiale di recupero dell'epoca romana, pertanto riveste anche un notevole interesse archeologico.
La cattedrale di Sant'Anastasia
è la cattedrale cattolica della città di Zara, sede dell'arcidiocesi.
Fondata nel secolo IX, è un pregevole esempio del romanico italiano, di
stile pisano-pugliese e in luminosa pietra d'Istria; è
la chiesa più monumentale di Zara ed è considerata una delle più belle
della Dalmazia. Poggia su una preesistente costruzione bizantina e
presenta una monumentale quanto elegante facciata, compiuta nel 1324 e divisa in due ordini:
quello inferiore, più massiccio, presenta tre portali,
di cui quello centrale è coronato da un bassorilievo della Madonna col
Bambino in trono fra i Santi Crisogono e Anastasia, mentre quello superiore, che culmina in un frontone triangolare, è abbellito da quattro ordini di arcatelle cieche in cui sono incastonati un grande rosone romanico e un più piccolo oculo gotico.
L’interno è monumentale: la navata principale ha una larghezza tre volte superiore rispetto a quella delle laterali ed è divisa da colonne con capitelli corinzi di reimpiego; al livello superiore presenta dei matronei degni di nota. Il presbiterio, al di sotto del quale si trova la cripta risalente al XII secolo, presenta ai lati un coro ligneo del Quattrocento, costituito da 35 stalli gotici intagliati, opera del maestro veneziano Moronzon (1418). Il ciborio, risalente al 1322, sovrasta l’altare maggiore e la sede arcivescovile in pietra.
Di grande effetto è il campanile,
costruito in due riprese, durante il XV e il XIX secolo (finito nel
1894 rispettando sempre il suo stile romanico), che con la sua bianca mole svetta sui rossi tetti della città. Di caratteristica foggia veneta sono la progressione di doppie monofore e doppie bifore dal basso all'alto, che conferiscono leggerezza alla costruzione.
Il battistero esagonale di epoca paleocristiana fu completamente distrutto
durante i bombardamenti aerei statunitensi del 16 dicembre 1943. Nel
1989 venne completamente ristrutturato nel rispetto della forma
originaria della costruzione.
Il complesso
episcopale di Zara insieme con la Cattedrale di S.Anastasia si trova
nella Tentative List proposto per l´iscrizione nella Lista del
Patrimonio Mondiale dell´UNESCO.
La Chiesa di san Simeone fu fondata nel XII secolo e dedicata inizialmente a santo Stefano. Nel 1639 vi furono traslate le reliquie di san Simeone, e la chiesa assunse l'attuale dedicazione. Venne rifatta ampiamente nel Settecento. È una chiesa a pianta basilicale, a tre navate divise da colonne.
Al centro dell'abside è conservata l'arca di san Simeone, che contiene i resti del Santo, finemente modellata in argento,
opera del 1377-1380 di Francesco da Milano, eseguita a Zara e donata da
sant'Elisabetta d'Ungheria, moglie del re Ludovico I d'Angiò, che fece voto al santo di costruire l'arca, nella speranza di avere un figlio maschio. L'arca è sostenuta da due angeli in bronzo, ricavati nel 1647 dalla fusione di due cannoni turchi.
La chiesa di Santa Maria fu citata per la prima volta nel 906, e acquistò importanza quando nel 1066 una nobildonna croata vi fece costruire un convento.
Il campanile, in stile romanico lombardo, venne fatto erigere nel 1105.
Nel Rinascimento venne aggiunta la nuova facciata, in stile veneziano, e
nel Settecento rifatto l'interno e aggiunta la cupola.
Gravemente danneggiata dai bombardamenti della seconda guerra mondiale, che distrussero quasi interamente il quartiere circostante, venne restaurata nel 1980. La Mostra permanente dell’arte sacra custodisce
l’Oro e l’argento di Zara, legato alle suore benedettine di S. Maria,
sue protettrici nel cui complesso si trova questo tesoro.
Ai tempi di Bisanzio e della nascita dello Stato croato a pochi passi da Zara, c’era un legame indelebile con l’ordine dei Benedettini. Nei giorni drammatici del bombardamento alleato del 1943, le benedettine collocarono in gran segreto un tesoro
custodito da secoli in una fossa profonda sotto il campanile, che
scavarono da sole. Le benedettine lo custodiscono ancor oggi e lo
mostrano ai visitatori dal 1976.
La chiesa di San Crisogono fu eretta nel VI secolo sull'area di un antico mercato romano, e inizialmente fu dedicata a Sant'Antonio Abate. Nel 649 vi fu traslato da Aquileia il corpo di San Crisogono,
e la chiesa venne a lui dedicata. Fu ricostruita una prima volta fra il
IX e il X secolo, e quindi una seconda nel 1175, assumendo la veste
definitiva in stile romanico lombardo. L'interno, a pianta basilicale con tre navate e tetto a capriate, presenta invece uno stile barocco, frutto dei rifacimenti del Sei-Settecento.
San Crisogono, uno dei patroni della città di Zara, si trova anche sulla Porta di Terraferma.
Tra le principali attrattive ci sono anche strutture recenti, diventate il simbolo della città, come l'Organo Marino, un'opera d'arte aperta al pubblico dal 15 aprile 2005. Realizzato su progetto dell'architetto Nikola Bašić,
si trova sull'angolo nord-occidentale della banchina che circonda il
centro storico. Strutturalmente è simile ad una scala digradante verso
il mare.
I gradoni si estendono
per una settantina di metri e sono divisi in sette sezioni di dieci
metri ciascuna. Al di sotto di esse, posizionate parallelamente alla
riva e a livello della bassa marea, si trovano 35 canne
in polietilene di varie lunghezze, diametro e inclinazione, che
s’innalzano trasversalmente fino alla pavimentazione della riva per
terminare poi nel canale (corridoio di servizio). L’aria viene spinta dall’onda del mare attraverso la canna, il cui diametro va piano piano restringendosi. L’accelerazione dell’aria produce il suono
nelle canne (attraverso i LABIUM – fischietti), situati al di sotto dei
piedi dei passanti, suono che poi fuoriesce attraverso delle aperture
nella pavimentazione. Lo strumento ha sette cluster e cinque toni,
tipici della musica tradizionale dalmata a cappella. L’imprevedibilità del mare con la sua forza, moto, direzione e marea crea un concerto perpetuo, irripetibile nelle sue variazioni musicali. Si può dire quindi che l’autore di questa sinfonia è la Natura stessa.
Alla fine della penisola di Zara e vicino all'Organo Marino si trova il Saluto al Sole, anche questa opera dell'architetto Nikola Basic, formato da 300 specchi multistrato posizionati a livello della strada a formare un cerchio di 22 m di diametro; al di sotto della superficie di vetro ci sono dei pannelli fotovoltaici. Al tramonto le luci installate nella struttura si accendono
e, seguendo uno schema prefissato, producono dei giochi di luce che
seguono il ritmo delle onde e della musica dell'Organo Marino. Ma il
Saluto al Sole non è solo un'opera d'arte affascinante: si tratta di un
vero impianto solare che produce 46500 kWh all'anno e che alimenta l'illuminazione del lungomare di Zara. Lungo l'anello esterno
del Saluto al Sole sono stati incisi i nomi dei Santi ai quali sono
state dedicate le chiese del passato e del presente di Zara: ci sono
Sant'Anastasia, San Donato, San Simeone, San Crisogono e Zoili, San
Geronimo, San Luca, San Platone e Sant'Elia e vicino al loro nome è
indicato il giorno a loro dedicato, insieme ai dati relativi ad altezza del sole e durata della luce sul lungomare durante quel giorno, secondo il calendario di San Crisogono risalente al 1292/93 (uno dei primi documenti del genere riportante dati astronomici in numeri arabi).
Dopo il
pranzo libero il viaggio prosegue per chi vuole verso Sibenik. Chi
preferisce un po' di relax rientra in albergo. Noi ovviamente siamo
andati avanti.
Percorriamo, come in altre occasioni, un tratto della Jadranska Magistrala (Strada Maestra Adriatica), una strada che costeggia buona parte della costa
orientale del mar Adriatico, appartenente alla strada europea E65. Si
estende per la maggior parte in Croazia (dove è classificata D8) e passa
per pochi chilometri anche attraverso Bosnia Erzegovina e Montenegro. A
due corsie per quasi tutta la sua lunghezza, con
l'eccezione di una breve superstrada tra Castelli e Spalato, spesso il
percorso stretto e tortuso la rende pericolosa.
Poco conosciuta fino a qualche anno fa, Sibenik (Sebenico) è una meravigliosa cittadina medievale
perfettamente conservata, un vero e proprio gioiello nascosto della
Croazia. Affacciata sul mare, racchiude un intricato e splendido
quartiere medievale, un dedalo di vicoli di pietra con antichi palazzi e chiese affascinanti.
Il castrum di Sebenico, menzionato per la prima volta nel 1066, è fra le città della Dalmazia l'unica a non
essere stata fondata dai Greci e dai Romani. Nel sec. XII, dopo un
periodo di protettorato del re croato Kresimir IV, che cercava un
alleato contro i domini bizantini della Dalmazia, la
città fece parte del regno di Croazia. In seguito subí le alterne
dominazioni dei veneziani (dal 1125), del re di Ungheria e Croazia (dal
1133), dell'impero bizantino (1168-1180). Nel sec. XIII, dopo essere
stata un castrum dei Templari, Sebenico fu eletta
diocesi (23 giugno 1298). Nel sec. XIV, infine, divenne municipio. Oltre
alla presenza di ordini religiosi (Benedettini, Minori, Predicatori,
Clarisse) ci sono alcune confraternite. Rimase sotto il dominio
asburgico fino alla fine della II guerra mondiale, dopo di che entrò a
far parte del regno di Jugoslavia. Alla dissoluzione
della repubblica socialista fu bombardata dall'aviazione serba. Oggi
Sebenico fa parte della Croazia ed è il capoluogo della regione di
Sebenico e Tenin.
Passiamo sul ponte che conduce alla città e da dove gli ardimentosi si cimentano nel bungee jumping. Ovunque si notano sassi e muri a secco, sia per delimitare le proprietà sia per fornire riparo dalla bora che, come a Trieste, qui soffia violentemente. A sinistra, il parco Nazionale delle Cascate Krka.
La città è dominata dai resti della fortezza di San Michele,
collocata su un'altura alla quale si arriva salendo per la città
vecchia. Costruita tra il XV e il XVII secolo, è stata realizzata in
pietra scolpita e copre una superficie di 2.600 metri quadrati. Varie
ricerche archeologiche hanno portato alla scoperta di resti
architettonici e di monumenti culturali e storici del periodo del governo veneziano, oltre a manufatti preistorici dell'Età del Ferro, a testimonianza del fatto che i Croati costruirono la fortezza al posto di un antico castello degli Illiri.
Come già visto in altre località, in particolare a Zara, anche nel centro storico di Sebenico, rigorosamente pedonale, ci sono stradine pittoresche, lastricate e molto strette.
Esistono poche città che, come Sebenico, possono vantare tanta richezza di complessi sacri; ci sono infatti 24 chiese di cui 12 sono al servizio di Dio mentre le altre svolgono oggi un'altra funzione. La chiesa di Santa Barbara
è un monumento costruito in stile gotico, oggi museo di arte sacra. La
chiesa ha una navata e la sua costruzione è iniziata intorno al 1400.
Sopra l’entrata principale si trova una nicchia gotica dove è collocata
la statua di San Nicola, opera del maestro italiano Bonino da Milano. Si può notare che la chiesetta non ha campanile, ma solo le campane nella parte superiore ed è in pietra bianca.
Il capolavoro è però la Cattedrale di San Giacomo, il monumento-simbolo della città che segna il passaggio tra lo stile gotico e quello rinascimentale. Inserita tra i Patrimoni dell'umanità
dell'UNESCO fin dal 2000 è considerata la chiesa più grande del mondo
tra quelle edificate completamente in pietra senza ricorrere a elementi
di sostegno in mattoni o in legno.
La costruzione dell'edificio iniziò nel 1402, nonostante i progetti fossero già pronti nel 1298, quando Sebenico divenne municipalità. I lavori tesi alla modifica della vecchia chiesa presero il via nel 1431. Numerosi artigiani veneti e locali vi lavorarono, secondo lo stile gotico. Nel 1441 fu chiamato a dirigere i lavori Giorgio Orsini; la Cattedrale è il capolavoro unanimemente riconosciuto di Orsini, mirabile costruzione in pietra d'Istria cavata nell'isola di Brazza, suo materiale d'elezione. Egli non impiegò travature lignee o mattoni, ma usò esclusivamente pietra
in grossi blocchi; la pietra qui non è quindi un semplice paramento
esterno, ma al contrario è un elemento strutturale e decorativo.
Come maestro dello stile tardo-gotico, contraddistinto da motivi floreali, e creatore di uno stile caratterizzato dall'armonica fusione di elementi formali di gotico fiorito inseriti in una struttura rinascimentale, Orsini rivoluzionò con le sue idee la concezione originaria della chiesa, conferendole un'importanza monumentale. Egli ampliò la Cattedrale con una navata laterale, aggiunse la cupola e le absidi, la sagrestia, il battistero e le statue di san Giacomo e di san Pietro sotto il baldacchino nel portale settentrionale.
Il portale settentrionale,
detto dei leoni, riccamente scolpito, che una volta era in legno e ora
in bronzo, è invece attribuito a Bonino da Milano. Il portale è
caratterizzato dalla presenza, ai lati, delle statue di Adamo, che si copre le parti intime e di Eva, che invece si copre solo la parte inferiore lasciando in vista il petto nudo. Sotto si vedono le statue dei Leoni, che provengono dalla chiesa precedente, di epoca romanica.
Il portale maggiore, occidentale, sempre opera del primo capomastro Bonino da Milano, ospita le statue raffiguranti Cristo e i dodici apostoli.
Nella foto, un dettaglio
Ancora opera di Orsini, la Cattedrale
vanta, lungo le tre absidi e nella parte orientale del muro
settentrionale, un magnifico fregio con 71 teste scolpite di donne, uomini e bambini, che sono forse una rappresentazione caricaturale dei cittadini dell’epoca, con particolare scherno di coloro che non parteciparono economicamente alla costruzione della chiesa.
Poco a sinistra, due putti rinascimentali, con un'iscrizione dedicata alla costruzione della Cattedrale risalente al 1443. Sotto i loro piedi si vede l'unica firma del maestro Orsini: Hoc opus cuvarum fecit magister Georgius Matthei Dalmaticus (come si firmava l'Orsini).
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