Cominciamo il lungo viaggio di ritorno lasciando Dubrovnik, riattraversando la dogana nel tratto di competenza della Bosnia Erzegovina e arriviamo - purtroppo in tarda mattinata - a Trogir,
che si trova su un’isola posta tra due canali ed è collegata alla
terraferma da un ponte. La città è unita alla vicina isola di Bua
(Čiovo) per mezzo di un ponte girevole.
Traù in italiano, Tragurion (capre) in greco antico, è una città-museo di poco più di 13 mila abitanti, chiamata anche Piccola Venezia per l'originale architettura, dovuta al lungo periodo di prosperità sotto il controllo della Repubblica di Venezia, dal 1420 al 1797. Dal 1991 fa parte della Repubblica di Croazia e dal 1977 il centro storico di Traù fa parte della lista dei patrimoni dell'Umanità dell'UNESCO.
Il nucleo storico di Trogir è un monumento della cultura: il piano architettonico e urbano ha conservato la sua base medievale, con gli elementi strutturali di una città fortificata e la tipica composizione di piazze e strade. Ci apprestiamo a visitarlo attraversando il ponte pedonale che ci porta sull'isola.
Entriamo attraverso la Porta di Terraferma, che è ciò che resta di più impressionante dei bastioni del XIII sec., fatti radere al suolo durante l'occupazione francese dal generale Marmont poiché molto danneggiati. La costruzione, risalente al XVII sec., è sovrastata dalla statua gotica del Beato Giovanni Orsini da Traú, vescovo della città (1062-1111) di cui divenne il patrono, scolpita dal milanese Bonino (XV sec.).
Dettaglio del portale.
e il ciborio.
Di fronte alla cattedrale sorge la Loggia pubblica, dove si esercitava il potere giudiziario. L’attuale aspetto risale al Rinascimento, quando l’intera piazza fu rinnovata. Dell'antica civiltà siracusana, poi romana, nulla rimane di visibile, fuorché sei colonne probabilmente romane di spoglio da Salona, con due capitelli corinzi (gli altri 4 sono romanici). Tracce di strade e selciati romani furono trovate in scavi occasionali, poi ricoperte.
Piccola parentesi.
Riprendiamo la nostra passeggiata.
E proprio sull'isola di Ciovo pranziamo, prima di intraprendere il viaggio verso Rijeka. Qui si chiude la nostra gita: domani dovremo percorre il lungo tratto verso casa, con tappa a Vicenza per il pranzo.
La cronaca termina nella prossima pagina.
Il nucleo storico di Trogir è un monumento della cultura: il piano architettonico e urbano ha conservato la sua base medievale, con gli elementi strutturali di una città fortificata e la tipica composizione di piazze e strade. Ci apprestiamo a visitarlo attraversando il ponte pedonale che ci porta sull'isola.
Entriamo attraverso la Porta di Terraferma, che è ciò che resta di più impressionante dei bastioni del XIII sec., fatti radere al suolo durante l'occupazione francese dal generale Marmont poiché molto danneggiati. La costruzione, risalente al XVII sec., è sovrastata dalla statua gotica del Beato Giovanni Orsini da Traú, vescovo della città (1062-1111) di cui divenne il patrono, scolpita dal milanese Bonino (XV sec.).
La città conserva ancora il suo aspetto medievale
con vie tortuose, costruzioni di stile gotico e palazzi rinascimentali.
Il centro storico è diviso in due parti: la parte est è la città vera e
propria mentre il settore ovest (Pasike) era la periferia destinata ai
contadini, protetta comunque dalle mura che cingevano la città e che
ancora oggi sono ben visibili.
Di fianco, un passaggio caratteristico.
Arriviamo sulla piazza principale di Trogir, un tempo chiamata Piazza dei Signori,
oggi trg Ivana Pavla II, dove si affacciano le principali attrazioni di
Trogir. Il centro storico, risalente quasi interamente al XIII secolo e
comprendente più di 10 chiese diverse, ha nella Cattedrale romanica di San Lorenzo il suo punto di maggiore interesse.
La Cattedrale vista dall'alto.
La Cattedrale è stata costruita sulle fondamenta di una Cattedrale paleocristiana
distrutta dai Saraceni nel 1123, durante il sacco di Traù. I lavori
dell'attuale edificio iniziarono nel 1213 e terminarono nel XVII secolo.
Come la vecchia Cattedrale è dedicata a san Lorenzo, ma è nota per la devozione a san Giovanni da Traù,
che difese nel 1105 con successo la città dall'assalto del re
d'Ungheria Colomanno. Nella Cattedrale si mescolano stile romanico,
gotico, rinascimentale e barocco.
La Cattedrale di Traù è l'esempio più arcaico in Dalmazia nella costruzione delle arcate interne con pilastri allungati che separano le due navate laterali da quella centrale. Ci sono tre absidi semicircolari e una a volta
sopra la quale sorge il campanile. Un ampio vestibolo è stato aggiunto
nel XV secolo e il rosone gotico, artisticamente ben eseguito sulla
facciata occidentale, è della stessa epoca.
Il campanile, con la magnifica vista che offre
dall'alto dei suoi 47 metri (è l'edificio più alto della città), è
formato da tre livelli. Il primo piano è in stile gotico
ed è stato edificato dai maestri Stipan e Matej. Demolito dai veneziani
nel 1420, fu ristrutturato. Il secondo piano, anch'esso in stile gotico, è probabilmente opera di maestri veneziani,
in quanto le finestre ricordano quelle della Ca' d'Oro. Il terzo piano
fu costruito verso la fine del XVI secolo nel tipico stile del tardo rinascimento dalmata. In cima al campanile ci sono quattro sculture barocche degli Evangelisti, opera dello scultore veneziano Alessandro Vittoria (1525-1608).
Il Portale di Radovan costruito nel 1240 è l'opera più
significativa e forse l'unica di un grande maestro croato, che presenti
alla base della lunetta la seguente iscrizione: "In quest'arte fu il
migliore". Ai lati campeggiano le statue di due leoni (simbolo di Venezia) e, sopra di esse, le figure di Adamo ed Eva; personalmente mi ha ricordato moltissimo il portale della Cattedrale di san Giacomo di Sebenico. Radovan ha anche lavorato sulle due piccole colonne ricoperte da rilievi. Sugli stipiti esterni sono raffigurati i santi e gli apostoli e all'interno le immagini sono decorate con figure di animali esotici e creature fantastiche come centauri e sirene.
In termini di tematica il portale è diviso in due parti: superiore e inferiore. La parte superiore mostra scene del Vangelo e la vita di Cristo. Sulla lunetta c'è la scena della Natività, dentro l'arco sopra la lunetta ci sono angeli che adorano Cristo nella scena sottostante. La lunetta e questo arco sono opera di Radovan.
Sugli stipiti interni è rappresentato un ciclo con le allegorie dei Mesi.
A sinistra dall'alto verso il basso troviamo i mesi di Dicembre,
Gennaio e Febbraio mentre sulla destra dal basso verso l'alto sono
collocati Marzo e Aprile. Si tratta di un ciclo incompleto ma non si conoscono i motivi della sua interruzione.
Dettaglio del portale.
All'interno, la navata centrale si distingue per la straordinaria oscurità. Di particolare nota sono il pulpito ottagonale della fine del XIII sec., il grande crocifisso dipinto (1440), il lampadario del 1600 in puro stile veneziano
e il ciborio.
Il ciborio è un elemento
architettonico a forma di baldacchino che sovrasta l'altare nelle
chiese. Poggia generalmente su quattro supporti verticali raccordati
mediante archi e reggenti una volta piana o cupoletta, destinata a
custodire la pisside contenente le ostie consacrate.
In fondo alla sala d'ingresso c'è un battistero in gotico e romanico, che è stato aggiunto alla cattedrale nel 1467 da Andrea Alessi
(1430-1505), uno scultore di origine albanese allievo di Giorgio di
Matteo. La sacrestia gotica è stata aggiunta nel XV secolo. La parete
esterna è divisa da pilastri e fori con aperture ad arco.
Di notevole bellezza è anche nella navata sinistra la cappella di Giovanni Orsini
che è stata realizzata tra il 1468 e il 1472 da Niccolò di Giovanni
Fiorentino e Andrea Alessi: custodisce il sarcofago del primo vescovo e
patrono di Trogir.
La cappella è completamente costruita in pietra calcarea locale,
famosa fin dall’antichità per la sua eccellente qualità. Il naturale
colore bianco si scurì nel tempo a causa del fumo di candela e di
diversi trattamenti.
Accanto al sarcofago, opera in marmo rosso dell'Alessi, due angeli barocchi. Il tutto è stato recentemente restaurato
Di fronte alla cattedrale sorge la Loggia pubblica, dove si esercitava il potere giudiziario. L’attuale aspetto risale al Rinascimento, quando l’intera piazza fu rinnovata. Dell'antica civiltà siracusana, poi romana, nulla rimane di visibile, fuorché sei colonne probabilmente romane di spoglio da Salona, con due capitelli corinzi (gli altri 4 sono romanici). Tracce di strade e selciati romani furono trovate in scavi occasionali, poi ricoperte.
La Loggia è dominata dal rilievo allegorico della Giustizia e dei SS. Lorenzo e Giovanni Orsini, opera di Nicola Fiorentino, che attorniavano un leone di San Marco sopra il tavolo dei magistrati con l'iscrizione: Iniusti punientur et semen impiorum peribit (1471). Nel 1938 sul muro del lato Sud fu posta una statua del bano e vescovo croato Petar Berislavić, opera dello scultore Ivan Meštrović.
Piccola parentesi.
Parecchi leoni di San Marco ornavano la città, a memoria dell'antica dominazione veneziana. Quando in Italia, con l’avvento di Mussolini, fu in auge il motto “Ovunque c’è il Leone di San Marco ivi è l’Italia”, la popolazione reagì sdegnata e il primo dicembre del 1932 otto leoni marciani vennero distrutti
da un gruppo di croati, anche con l'ausilio della dinamite. Fra questi
il celebre bassorilievo di Nicolò Fiorentino e Andrea Alessi
che ornava l'interno della Loggia pubblica.
Bozzetto di un francobollo,
ideato ma mai dato alle stampe, per celebrare l’annessione della
Dalmazia all’Italia, avvenuta il 18 Maggio 1941, raffigurante il Leone
della Loggia pubblica della città di Traù, opera di N.Fiorentino e
A.Alessi (1471) distrutto nel 1932 dalla furia iconoclasta dei
nazionalisti juguslavi per odio anti-italiano. Il bozzetto è conservato
presso il Museo Storico della Comunicazione, EUR, Roma.
http://www.ilprimatonazionale.it/cultura/pietre-parlano-italiano-iconoclastia-leone-di-trau-15437/
http://www.ilprimatonazionale.it/cultura/pietre-parlano-italiano-iconoclastia-leone-di-trau-15437/
Castello del Camerlengo, gli scavi che durante il Governatorato della Dalmazia portarono alla luce uno dei leoni di San Marco.
Il Governatorato della Dalmazia
fu un territorio unito al Regno d'Italia nell'aprile del 1941, a
seguito della conquista militare della Dalmazia jugoslava da parte del
generale Vittorio Ambrosio durante la Seconda guerra mondiale.
Riprendiamo la nostra passeggiata.
Accanto alla loggia s'innalza la Torre dell'Orologio, ex campanile trasformato in torre civica nel 1447, sorta sulla chiesetta votiva di San Sebastiano, invocato a proteggere i fedeli dalla peste. In precedenza era la chiesa di Santa Maria della
Piazza, costruita nel IX secolo, di cui si conservano ancora in parte
le fondamenta. Ora è monumento ricordo dei caduti della guerra
d'indipendenza.
Sulla facciata, sopra la porta d'ingresso, si trova la statua di San Sebastiano e sopra questa una statua di Gesù Cristo nel gesto di impartire la benedizione. Nella torre si trova l'orologio della città e nella cupola stessa della torre la campana che segna le ore. A destra della porta d'ingresso della chiesa si nota la colonna dell'infamia, dove venivano incatenati i colpevoli di qualche misfatto.
Subito a sinistra della torre c'è il museo che ospita la collezione di arte sacra
della Cattedrale di San Lorenzo. Aperto al pubblico nel 2005 è situato
direttamente accanto alle rovine della chiesa di Santa Maria.
Gli oggetti sacri sono esposti in tre sale, tra questi la pala d’altare della chiesa di S. Andrea e un polittico della Madonna col Bambino.
Sulla piazza si trova anche il Palazzo del Comune (ex Palazzo del Rettore), espressione della potenza politica ed economica della città nella prima metà del XV° secolo, con le sue belle bifore. Nel Palazzo si tenevano le sedute del Consiglio.
Di fronte alla Cattedrale e alla Loggia, sempre nella Piazza dei Signori, richiamano l’attenzione il vecchio e il nuovo Palazzo Cippico,
affiancati e considerati un tutt'uno. E’ uno dei palazzi meglio
conservati a Traú, un antico palazzo romanico, ristrutturato e abbellito
nel XV secolo dal nobile Coriolano Cippico, guerriero e scrittore
umanista, in stile gotico veneziano. La facciata del nuovo Cippico é rischiarata da due file di trifore in gotico fiorito, opera di Andrea Alessi e dal portale d’ingresso, sul quale Giovanni Damalata da Trau scolpì due angeli e due leoni che reggono lo stemma della famiglia.
In centro si trova anche la chiesa di Santa Barbara; è
la più antica chiesetta dell'epoca preromanica che si è conservata nel
suo aspetto originale. La basilica a tre navate fu dedicata a San
Martino nel IX secolo, successivamente a Santa Barbara. Le tre piccole
navate sono divise da colonne di diversi marmi. Ha la volta a croce, insolita in quell'epoca per l'Occidente, e probabilmente aveva anche un campanile.
Nelle vicinanze della piazza, ma vicina alle mura, c’è anche una chiesta dedicata a San Nicola, cui è annesso un antico monastero. Fondato nel 1064 e ancora oggi occupato da una comunità di monache benedettine,
questo convento presenta la particolarità di essere costruito tra una
parte dei bastioni risalenti all'antichità e un'altra del periodo
veneziano.
Oltre alla chiesa di S. Nicola, vi si potrà ammirare la collezione Kairos. Quest'ultima porta il nome dalla sua opera più famosa, un bassorilievo
che è – molto probabilmente – una copia dell’originale greco di Lisippo
del III secolo a.C. che raffigura Kairos. Il bassorilievo rappresenta
un ragazzo giovane con le ali ai piedi. Si crede che porti fortuna a
colui che riesce ad acchiappare un ciuffo dei suoi capelli, mentre lui
vola.
Quando le prime famiglie si stabilirono fuori dell'antico nucleo urbano, i domenicani costruirono nel XIV secolo la propria Chiesa di San Domenico. E' la prima chiesa costruita completamente in stile gotico, con soffitto aperto, in legno, a forma di chiglia. Accanto alla chiesa s'erge il convento, con un cortile circondato da portici e colonne.
Oltre a diversi e importanti monumenti storici ci sono una infinità di "anonime"
vecchie case (la maggioranza risale al tredicesimo secolo) decorate con
gli stemmi delle famiglie più antiche sulle arcate delle porte, affascinanti dettagli architettonici perduti in angoli o corti dai caratteristici muri di pietra bianca. Quasi ogni casa a Trogir ha infatti una sua caratteristica stilistica, stemma o iscrizione.
Di fianco, una tipica via stretta, un calle veneziano vicino alla Porta Marina.
Lo stesso selciato delle vie cittadine è una specie di monumento di pietra locale.
Infatti il protomastro Ignacije Macanovic (1727 – 1807) che costruì
varie opere nella natale Trogir e in altre città del litorale, ha pure
selciato le vie traurine in un modo originale, creando al centro della strada un rialzo ovale ed ai margini leggere infossature per lo scorrimento dell'acqua piovana.
Usciamo dal centro attraverso la Porta Marina, costruita nel 1593; vi si legge l'iscrizione dell'Unesco "per la nobiltà dei suoi monumenti antichi e la fama degli uomini illustri a cui diede i natali...". Conserva gli stipiti e il portone in legno
tempestato di chiodi con i perni originali. La mensola sovrastante
l'architrave sosteneva probabilmente un leone di S.Marco. Si intravede a
destra
la Loggia Piccola, costruita agli inizi del XVI secolo, (1527), nella quale coloro che si attardavano fuori le mura oltre le 9 di sera,
ora della chiusura, erano costretti a passare la notte. Paradossalmente
è proprio qui che oggi si concentra la maggior parte della vita notturna di Trogir tra happy hour e discoteche. Davanti alla Loggia c'è oggi il mercato del pesce.
Oltre agli scarsi resti di mura a settentrione e a occidente della
città, si sono conservati i muraglioni del lato sud del XIII secolo con
la Torre di San Nicolò (il pilone reggi bandiera fu
eretto nel 1605). Con un corridoio coperto per le guardie, che si
estende lungo tutte le mura, rappresentano un raro modello di
fortificazione dell'epoca.
Il massimo si ha però con lo sfarzoso Castello Camerlengo. Nel 1380 i Genovesi costruirono una torre (Torre delle catene) a nove lati quale base della loro flotta sull'Adriatico. Subito dopo l'occupazione di Trogir, tra il 1420 e il 1437, i Veneziani ampliarono la torre trasformandola nella poderosa fortezza che porta tutt'oggi i segni delle varie tappe di costruzione. Il suo nome deriva dal titolo di un funzionario amministrativo di Venezia, il camerlengo (un ciambellano). Oggi il castello è utilizzato come location per spettacoli durante i mesi estivi.
Nel XV secolo i Veneziani costruiscono sulla parte nord-ovest dell'isola la Fortezza di San Marco. La città viene ulteriormente fortificata ai tempi delle incursioni turche.
Il lungomare deve il suo fascino alla contrapposizione tra le belle architetture delle abitazioni e le barche (spesso veri e propri yacht di gran lusso)
ormeggiati lungo il canali. Una piccola passeggiata sul lungomare di
Trau permette di ammirare anche i resti degli antichi bastioni. Sullo
sfondo, il ponte che collega Trogir all'isola di Ciovo.
Il turismo è la maggior
fonte di sostentamento della città, che offre una capacità ricettiva in
albergo e abitazioni private di oltre 20.000 posti letto.
Di fianco, un'altra immagine suggestiva.
L'altra attività importante è quella della cantieristica navale
con la presenza di una grossa industria, che prende il nome dalla
città, e che è stata in grado di varare dall'anno dell'indipendenza
della Croazia, il 1991, oltre 90 navi anche di stazza lorda di oltre
50.000 tonnellate.
L'isola di Ciovo, in un certo senso, è la "Spiaggia di Trogir", dove le famiglie nobili medievali della città erano solite costruire le loro "ville". Recentemente sono state costruite una quantità di case in cui i proprietari, originari di Spalato, trascorrono le vacanze.
E proprio sull'isola di Ciovo pranziamo, prima di intraprendere il viaggio verso Rijeka. Qui si chiude la nostra gita: domani dovremo percorre il lungo tratto verso casa, con tappa a Vicenza per il pranzo.
La cronaca termina nella prossima pagina.
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