venerdì 14 ottobre 2016

Considerazioni personali sulla gita in Croazia


Eccomi qui per le solite due chiacchiere sulla gita. Sarà che io adoro muovermi e vedere posti nuovi, ma ogni gita mi riserva mille sorprese, una più bella dell'altra. Anche se il viaggio in pullman è stato una sfacchinata ho visto posti fantastici, come già detto, ma ne ripropongo alcuni:

Dubrovnik da un'altra angolatura

I laghi e il parco di Plitvice, un vero paradiso

I cortili di Trogir 

Uno scorcio di Sibenik

Il peristilio del Palazzo di Diocleziano a Spalato

Il fascino sempre nuovo dell'organo marino di Zadar

I costumi tipici delle donne (ma anche degli uomini) in Croazia 


La Croazia ha passato secoli di lotte per l'indipendenza politica e questo si riflette sul carattere della popolazione. La maggior parte dei Croati sono fieramente patriottici e molto orgogliosi della propria cultura, lingua e storia. 



Dalla fine della guerra nel 1995 si ritiene che ci siano ancora 90.000 mine in Croazia, tuttavia non si trovano nelle zone turistiche. Le aree in cui si ritiene ci siano le mine sono indicate da segnali, ma è meglio non allontanarsi dalle strade segnate o da aree ritenute sicure.







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Dalle salsicce piccanti della Slavonia ai frutti di mare della Dalmazia, la cucina croata è differente da una regione all’altra; le sue radici risalgono al periodo preslavo e antico. La differenza nella scelta degli ingredienti e della loro preparazione viene accentuata soprattutto se si paragona la parte continentale con quella marittima. Per la cucina continentale, le basi sono state gettate dalla cucina preslava e dai contatti, molto più recenti, con quelle più conosciute e rinomate come quella ungherese e viennese. Le regioni della costa sono caratterizzate dagli influssi dei Greci, Romani, Illiri; poi dei Veneziani e più tardi anche dalla cucina italiana.
Ovviamente nella zona marina abbonda il pesce fresco ma ci è capitato di vedere abbastanza frequentemente anche grigliate all'aperto con carne di agnello, di pecora e di maiale.


Abbiamo anche visto spesso - e ci siamo fermati per fare acquisti - una sorta di tettoia coperta dove erano in vendita frutta fresca e secca, miele e altro, il tutto ai bordi di strade frequentate.


Il bacalà o baccalà è un piatto tipico della cucina vicentina a base di stoccafisso (merluzzo essiccato). L'uso di essiccare il merluzzo per conservarlo è antichissimo: ci sono documenti che attestano questa pratica nei Mari del Nord sin dai tempi di Carlo Magno (IX secolo).
La ricetta è tramandata di generazione in generazione e quasi ogni famiglia utilizza una o più piccole varianti. Il merluzzo essiccato deve essere di eccellente qualità; la migliore è considerata quella detta Ragno, che proviene dalle Isole Lofoten in Norvegia.
Deve essere pestato, poi messo a bagno per tre giorni, in acqua corrente, perché si ammorbidisca, poi pulito, quindi infarinato e cotto a fuoco lentissimo con abbondante cipolla in un tegame di coccio, ricoperto di latte e olio in uguali quantità; viene servito su un letto di polenta gialla.
Ovviamente nella pausa pranzo a Vicenza il marito se lo è pappato (io non mangio pesce).


Le due birre più famose sono la Karlovačko (di Karlovac) e la Ožujsko (di Zagabria).
La prima dal 2003 appartiene al gruppo Heineken e viene esportata in tutto il mondo. Nel 2005 ha vinto la medaglia d'oro alla fiera commerciale internazionale di Drinktec a Monaco di Baviera. Oltre questa birra, la fabbrica produce anche la Karlovačko Rally, una birra analcolica.



La seconda viene chiamata "Žuja" (Gjuja) e il suo nome non è che la traduzione croata del termine marzen. La Ožujsko è una delle birre più diffuse e popolari in Croazia e quindi la marzen con la maggior quota di mercato nel proprio paese. È inoltre attualmente lo sponsor ufficiale della nazionale croata di calcio e (fino al 2009) della massima serie del campionato di calcio croato (Prva HNL). 


Märzen è uno stile di birra, della famiglia delle lager, le cui origini risalgono al XVII secolo. È una birra a bassa fermentazione, più forte di una lager comune, e necessita di temperature inferiori a 10 gradi durante il processo di birrificazione.
Il suo nome deriva dal mese di marzo (in tedesco: März) perché era prodotta alla fine della stagione birraria. La legge bavarese del 1539 stabiliva che la produzione di birra era consentita soltanto tra le festività di san Michele, il 29 settembre, e di san Giorgio, il 23 aprile. Durante l'estate la produzione era vietata per il pericolo di incendi e alle caldaie di miscela veniva apposto un sigillo ufficiale. In assenza di refrigerazione artificiale, per evitare che la birra perdesse sapore e tenore alcolico, i mastri birrai bavaresi crearono questa birra più alcolica e luppolata, capace di conservarsi per circa sei mesi in modo da resistere ai mesi estivi ed essere consumata in settembre-ottobre. Proprio per questo la Oktoberfestbier, la birra servita ogni anno all'Oktoberfest di Monaco, festa che si tiene a partire da metà settembre, è una märzen.

Il maraschino di Zara è il liquore tipico della città di Zara, in Dalmazia, ottenuto dalla distillazione delle marasche, i piccoli frutti asprigni del marasco che alligna spontaneo in particolari siti della costa dalmata, dai quali il liquore trae il suo particolare profumo. La ricetta originale è dell'inizio del XVI secolo: i farmacisti del Monastero Domenicano di Zara la crearono chiamando "rosolj" il liquore ottenuto, che veniva venduto come pozione curativa. 


Nel 1768 il mercante veneto Francesco Drioli fondò a Zara una fabbrica per la produzione del liquore, modificò e perfezionò la ricetta fino ad arrivare al Maraschino, distillato aromatico e introdusse nella produzione dei macchinari; nel 1803 la fabbrica di Drioli ottenne l'esclusiva nella produzione del Maraschino. Nel 1804 l'Imperatore d'Austria concesse alla fabbrica il titolo di Imperial Regia Privilegiata con diritto all'uso di stemma. Richiesto dai notabili d'Europa, dai governanti e dalle corti sovrane, la fabbrica Francesco Drioli fu fornitrice patentata, con diritto all'uso dei rispettivi stemmi, delle case regnanti d'Austria, Italia e Inghilterra.
La seconda guerra mondiale, con i bombardamenti di Zara e il successivo passaggio della città sotto sovranità jugoslava, chiuse un'epoca. I proprietari delle tre più importanti distillerie, Vittorio Salghetti-Drioli, Giorgio Luxardo e Romano Vlahov, rifugiatisi in Italia, ricostruirono nell'immediato dopoguerra le loro attività rispettivamente a Mira, nel Veneziano, a Torreglia nei pressi di Padova e a Bologna.
Le bottiglie quadrotte, di vetro verdolino, erano fornite dalle vetrerie di Murano. L'adozione della bottiglia impagliata, secondo l'uso veneziano per i lunghi trasporti via mare, che ne rese caratteristica l'immagine nel tempo, risale già ai primi anni dell'800.


Dopo la guerra, a Zara, nella consapevolezza dell'importanza che l'industria del maraschino aveva avuto nella storia della città, si volle riprendere l'attività produttiva e i patrimoni confiscati alle storiche fabbriche, con tutte le attrezzature ancora agibili, furono riuniti in un'unica impresa e costituirono il capitale che permise il sorgere di una nuova fabbrica, con sede nell'ex opificio Luxardo, denominata “Maraska“, ora Maraska Company Zadar; continuò così la tradizionale attività, ampliandola con la gamma di altri liquori e di sciroppi, e divenendo, in campo liquoristico, la più importante della Croazia.
Sopra, la vecchia fabbrica della Luxardo a Zara, attuale sede della Maraska.

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Le isole Incoronate (Kornati in croato) sono un arcipelago dell'Adriatico, situato di fronte alla Dalmazia, a 15 miglia nautiche a ovest di Sebenico e 15 a sud di Zara. L'arcipelago prende nome dall'isola maggiore: l'Isola Incoronata. Dal 1980 è classificato, nella quasi totalità, come parco nazionale. È l'arcipelago con il maggior numero d'isole dell'intero Mediterraneo, infatti è composto da 147 tra isole, isolotti e grossi scogli, per la maggior parte completamente disabitati.
Caratteristica dell'arcipelago sono le rocce a picco sul mare aperto chiamate “corone”; al di sotto del pelo dell'acqua le rocce sprofondano per oltre 100 m.
Sulle Kornati non esiste popolazione permanente e non ci sono strutture turistiche come alberghi: sono però presenti case private - le cosiddette "case dei pescatori" - usate per lo più durante la stagione estiva, che sono attrezzate con cisterna per raccogliere acqua piovana potabile, generatore autonomo o a gas per frigoriferi e luce, oppure impianti solari (recente evoluzione). Non esistono negozi, ma ci sono alcuni ottimi ristoranti dove mangiare pesce freschissimo, cucinato in modo tradizionale.

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La guida ci ha parlato anche del Lago di Vrana. In realtà ci sono due laghi in Croazia con questo nome. Uno si estende tra la città di Zara e la città di Sebenico, è una grande riserva ornitologica sul Mediteranneo ed è stato proclamato Parco Naturale protetto. L'altro si trova sull'isola di Cherso ed è una delle rare fonti isolane di acqua potabile sull'Adriatico.



Situata tra Sebenico e Zara, la Riserva Naturale del Lago di Vrana, Vransko jezero, istituita nel 1999 e che si estende su un territorio di 57 km2, presenta una scena naturale molto rara: da un lato della strada c’è il mar Adriatico, dall’altro il più grande lago croato. Il lago è incastonato in una piana carsica inondata, è alimentato da diverse fonti e, grazie alla sua naturale bellezza, alla biodiversità e alla ricchezza di animali che lo popolano, è il luogo ideale per l’osservazione e lo studio della fauna selvatica. E' anche l’unico habitat della scardola in Croazia. Altrettanto frequenti sono anche anguille, cagnette, carpe comuni, carpe di Prussia, siluri, lucci, gambusie e cefali.


Una parte del lago è protetta come parco ornitologico dal 1983, la pesca è vietata, mentre tutto il lago è classificato come zona ornitologica importante europea (Important Bird Area). Il parco è conosciuto infatti per l’eccezionale ricchezza di uccelli, in particolare di varie specie d’anatre selvatiche, aironi oltre alla presenza di circa 251 specie di uccelli in pericolo di estinzione. La riserva, dotata di vari punti d’osservazione, è dunque un vero e proprio paradiso per gli amanti del birdwatching. 



L'altro lago di Vrana si trova nell'isola di Cherso, nella sua parte centrale. Prende nome dal villaggio di Vrana nei pressi della sponda sud-orientale. Ha come immissario lo Skorobica e altri minori. È circondato da monti che hanno un'altezza massima intorno ai 400 m, è profondo mediamente sui 50 m ma nel punto più profondo ne raggiunge 74. Anche questo lago è un fenomeno naturale nella zona carsica ed è una zona in cui nidificano i grifoni. Il lago, che contiene più di 2 milioni di metri cubi di acqua dolce, fornisce le isole di Cherso e di Lussino. Essendo importante come risorsa d'acqua è vietato fare il bagno ed escursioni in barca.



Secondo le credenze antiche, le grotte attorno al lago sono abitate da fate. Si credeva inoltre che il lago fosse inizialmente un enorme campo di due sorelle di una famiglia benestante (cosiddette Gavanke): la prima, ricca e avara, derubava l'altra, povera. Ma presto cadde su di lei una punizione divina, perché un terremoto e un'alluvione distrussero e inondarono il suo castello. Le rovine, sempre secondo la leggenda, giacciono ancor'oggi in fondo al lago e talvolta, durante i temporali, si sente il rimbombare delle campane dalle profondità del lago. 

Alcune curiosità.


Il dalmata è una razza canina croata. Appartiene al gruppo dei segugi e cani per pista di sangue. È anche un cane da compagnia di taglia media, dal caratteristico mantello bianco con macchie nere o marrone di 2-3 cm di diametro sul corpo, più piccole sulla testa e sugli arti.
In base a riferimenti scritti, questi cani sono arrivati con le invasioni dei popoli slavi sulle coste sud-orientali. Più avanti nel tempo li troviamo, molto più simili a quelli attuali, sulle tele di pittori fiamminghi del XVII secolo in veste di "cacciatori". Questo è il ruolo che il dalmata del passato ricopriva nell'ambito della società; se ne ha infatti notizia in molti scritti e opere pittoriche che li ritraggono sempre in scene di caccia.
In una puntata della trasmissione Alle falde del Kilimangiaro fu citata un'ipotesi sull'origine del nome della razza: "dalmata" perché il suo manto maculato ricordava il leopardo, simbolo della Dalmazia.

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La cravatta è un accessorio di abbigliamento che simboleggia l'eleganza maschile, soprattutto in Occidente. Il 18 ottobre si festeggia la Giornata Internazionale della Cravatta in Croazia e in varie città del mondo, come Dublino, Tübingen, Como, Tokyo, Sydney e altre.
Pare che già gli antichi Romani gradissero annodarsi una striscia di stoffa intorno al collo: i legionari per motivi igienici e gli oratori per tenere al caldo le corde vocali, ma le origini della cravatta odierna risalgono alla Guerra dei trent'anni (1618-1648), quando i mercenari croati della Frontiera militare croata in servizio in Francia, indossando i loro tradizionali, piccoli foulard annodati, suscitarono l'interesse dei parigini. A causa della lieve differenza di pronuncia tra la parola croata per "croati", hrvati, con la corrispondente francese croates, quel particolare foulard prese il nome di cravatta (cravate in francese).

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Il 16 ottobre 1846 William Thomas Green Morton nel Massachusetts General Hospital di Boston utilizzò per la prima volta l’etere per la narcosi.  A distanza di soli cinque mesi da quell’evento di altissima risonanza mondiale e soltanto due o tre mesi dopo Londra, Parigi e Vienna, il 13 marzo 1847 i chirurghi di Zara Cezar Pellegrini-Danieli, Jerolim Definis e Toma Fumegallo, con l´aiuto di Ivan Bettini, eseguirono la prima narcosi  eterea della Croazia su una ottantenne. Da quel momento ebbe inizio la storia dell’anestesiologia nella nazione. Due mesi più tardi questo stesso metodo rivoluzionario venne adottato dai medici di Dubrovnik e poco dopo anche da quelli di Spalato e Sisak. Non sono state ritrovate invece testimonianze sulla prima narcosi effettuata a Zagabria.

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La prima descrizione di uno strumento in grado di attutire le cadute e molto simile a un paracadute moderno è degli anni immediatamente successivi al 1470: il disegno, di autore anonimo e provenienza italiana, è conservato alla British Library di Londra e mostra un uomo appeso a un piccolo paracadute di forma conica. Di pochi anni dopo, presumibilmente del 1485, è il celebre disegno di Leonardo da Vinci conservato nel Codice Atlantico, che mostra un paracadute a forma di piramide realizzato con tessuto di lino inamidato per aumentarne la rigidità. Il progetto del da Vinci, riproposto un secolo dopo dal dalmata veneziano Fausto Veranzio con un disegno dell'homo volans, non venne con ogni probabilità mai realizzato dal suo autore o, in ogni modo, non se ne trova traccia nelle cronache dell'epoca. 


Veranzio divenne famoso con la diffusione delle varie invenzioni che presenta nella sua opera più conosciuta. Machinae Novae comprende 49 innovazioni tecnologiche ottimamente illustrate e accompagnate da una descrizione in cinque lingue (italiano, latino, tedesco, spagnolo, francese). Non tutte le invenzioni possono dirsi create ex novo da Veranzio, che anzi utilizza nell'opera le conoscenze accumulate durante i soggiorni in vari paesi dell'Europa centro-orientale e nello studio degli studiosi rinascimentali. Le applicazioni tecnologiche più conosciute tra quelle descritte da Veranzio, sono il paracadute, il ponte sospeso, il ponte strallato.



Con la splendida immagine di una fontana antica di Dubrovnik vi saluto. Alla prossima gita, che non tarderà.

 
 

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