giovedì 18 ottobre 2018

Le capitali baltiche - Rundale


8 settembre: Palazzo Rundale.

Nel viaggio che affrontiamo lasciandoci Riga alle spalle, verso il Palazzo Rundale e come ultima tappa il terzo albergo che ci ospiterà in questa gita, a Vilnius, la guida ci fornisce ulteriori informazioni. Il Paese che stiamo visitando è il primo in Europa per la grande produzione di pellet

è inoltre un luogo ricco di acqua e quindi molto pescoso, con la pesca anche della lampreda di fiume. La popolazione è molto riservata, aborre domande di tipo personale: sono tanti ad avere occhi azzurri e capelli biondi ma in pochi a sorridere. 


Famoso è il Balsamo nero di Riga, un amaro della Lettonia: la ricetta  tradizionale si basa su una composizione di 24 diversi ingredienti fra cui piante, fiori, gemme, succhi, radici, oli essenziali e bacche, mescolati a pura vodka dentro botti di quercia, risultandone una bevanda al 45% di alcool. Viene prodotto a Riga dalla metà del diciottesimo secolo e, secondo la leggenda, l'Imperatrice Caterina la Grande di Russia si ammalò durante una viaggio in Lettonia, ma guarì dopo averlo bevuto. 

Circa il 54% del territorio lettone è costituito da boschi, che fanno del paese baltico uno dei luoghi più verdi d’Europa. Circa il 10% è costituito da paludi. E’ il luogo ideale dove vengono a svernare le cicogne nere, aquilotti, lontre, castori, linci e lupi, così come è un habitat perfetto per cervi, cinghiali, alci e volpi. Nella foto, nido di cicogna sul tetto del Palazzo Rundale.

In Lettonia la raccolta della linfa di betulla è una risorsa nazionale: viene effettuata alla fine di marzo e a luglio è già esaurita. La linfa di betulla contiene elementi naturali utili per disintossicare l’organismo dopo la lunga parentesi invernale. Fino alla seconda guerra mondiale si dava ai bambini per integrare il latte materno, si usava per migliorare la crescita degli adolescenti, per ridare energia agli adulti e agli anziani e, infine, per ridurre o eliminare dolori reumatici e articolari. Se eseguita con la necessaria cura, la raccolta della linfa non danneggia la pianta: da un foro orizzontale nel tronco si lascia colare la linfa a goccia a goccia in una bottiglia attraverso un tubo. Completato il raccolto i fori sono tappati  per evitare danni all’albero.


Il territorio prevalentemente pianeggiante della Lettonia ha vaste zone collinari ricche di foreste dove è possibile l’allevamento dei cervi, le cui carni contengono molto meno grassi e molte più proteine di qualsiasi altra carne che provenga da allevamenti. Abbiamo visto uno di questi allevamenti nei nostri spostamenti in pullman.

Le tradizioni lettoni sono legate fondamentalmente alla vita contadina e ai ritmi che la scandiscono, quindi vi si può riconoscere l'influenza di rituali pagani. Con il termine Jāņi si designa una festività nazionale che si celebra nei giorni 23-24 giugno, per il solstizio d'estate, il giorno dell'anno con il maggior numero di ore di luce e con il minore di oscurità che si trascorre solitamente in campagna. Si festeggia la fine del lungo periodo di buio, in cui si trascorrono le serate in palestra o nella sauna (un lettone che ti sia amico non ti invita a cena, ma a fare la sauna a casa sua), dopo aver magari pescato tagliando il ghiaccio che ricopre i fiumi. Foto di Bruno Zanzottera.

Lo Jāņi era originariamente una festività pagana, ma dopo la cristianizzazione della Lettonia venne associata alla ricorrenza del giorno di San Giovanni Battista (24 giugno). Questa è la motivazione per la quale lo Jāņi viene celebrato nei giorni 23-24 anziché 21-22, ossia quando avviene effettivamente il solstizio. La tradizione vuole questi siano i giorni nei quali le forze della natura si esprimano al massimo e nei quali il confine tra il mondo materiale e quello spirituale sia il più sottile. Nel passato si credeva che streghe malefiche andassero in giro durante questo periodo; per questo la gente adornava le proprie abitazioni con rami di sorbo e spine. La tradizione nordica lega infatti il sorbo a valenze magiche positive: i suoi rami carichi di frutta servivano a tenere lontano dalle case le streghe e proteggevano dalla cattiva sorte. 


Al giorno d'oggi, altre decorazioni sono popolari; si indossano ghirlande fatte di fiori (per le donne) o foglie di quercia (per gli uomini). Nelle zone rurali si decora anche il bestiame. Si crede anche che lo Jāņi sia il periodo perfetto per raccogliere le erbe, in quanto si crede che abbiano poteri magici. Foto di Jeroen Komen.

Un altro importante elemento della festa è rappresentato dal fuoco: una fiamma deve essere tenuta accesa dall'alba al tramonto; è un falò, che viene attraversato dalla gente saltando, per assicurarsi prosperità e fertilità. Foto di Paul Berzinn.


Il cibo tradizionale della festa è lo Jāņu siers, una tipologia di formaggio cagliato con uova e semi di cumino, il pane è di segale mentre la bevanda tradizionale è la birra. Molte persone si fabbricano il formaggio in proprio, alcuni fanno lo stesso anche per la birra. Foto di Xil.



Un’altra famosa usanza di queste celebrazioni è rappresentata dalla ricerca del mitologico Fiore della Felce, simbolo di felicità. Nella notte di Jāņi i giovani vengono invitati a cercarlo, ma, poiché non esiste, si tratta di una metafora con cui gli adulti consentono ai ragazzi di appartarsi per fare l’amore. Non si contano in questa notte le tende (rigorosamente per 2), sparse nei campi e fra le betulle. Secondo la nostra guida verso il marzo successivo si constata una considerevole crescita demografica. Foto di Bruno Zanzottera. 



La Venta Rapid deve il nome al fiume Venta che la alimenta ed è famosa per due motivi: da un lato è la cascata più ampia d’Europa, arrivando anche a 270 metri durante le piene primaverili, ma dall’altro è anche una delle più basse, visto che il salto dell’acqua varia da 180 a 220 centimetri. E’ molto amata soprattutto dai bambini, che si divertono a giocare senza correre pericoli: Venta Rapid infatti è una sorta di monumento naturale completamente balneabile, che durante l’estate diventa una delle destinazioni più ambite dai lettoni e non solo. Secondo una leggenda popolare la cascata era uno dei posti preferiti dal Duca di Curlandia, che aveva persino progettato una strada panoramica per raggiungerla, ma purtroppo questo progetto non è mai stato realizzato. Ogni autunno e inverno, inoltre, si può assistere alla risalita dei salmoni lungo la cascata. 
Foto tratta da La Stampa viaggi.


Arriviamo in Semgallia, una delle quattro regioni storiche e culturali ufficiali in cui è suddivisa la Lettonia. La regione prende il nome dalla popolazione baltica dei semigalli, tribù di ceppo baltico che popolò l'area fin dal periodo medievale e che fu una delle più resistenti alla penetrazione dell'Ordine Livoniano. La città principale è Jelgava che fu la capitale del Ducato di Curlandia e Semgallia dal XV al XVIII secolo. Foto di Igors Jefimovs - Opera propria.


Le attrazioni turistiche principali sono legate al passato ducale della regione: il Palazzo Jelgava, (foto) il più grande edificio in stile barocco dei paesi baltici e il Palazzo barocco di Rundāle (foto sotto) situato a Pilsrundāle, nei pressi di Bauska, città fondata dall'Ordine Teutonico nel 1443. Dell'epoca della fondazione rimangono le rovine del castello di Bauska. 
Palazzo Jelgava verso il fiume Lielupe. Foto di Pudelek (Marcin Szala) - Opera propria


ll nome Rundāle proviene dal tedesco Ruhenthal, che significa Valle della pace. Venne costruito negli anni dal 1736 al 1740 su disegno dell'architetto italiano Bartolomeo Rastrelli come residenza estiva del duca di Curlandia, Ernst Johann von Biron. Le decorazioni interne rococò, aggiunte in seguito (1763-1768), sono opera dello stesso Rastrelli, che è noto per aver progettato il Palazzo d'Inverno a San Pietroburgo. Foto di Vaido Otsar - Opera propria.



Passato per alterne vicende di mano in mano, in seguito all'annessione della Curlandia nell'Impero Russo (1795) Caterina la Grande regalò il palazzo al proprio amante, il principe Platon Zubov, che vi si stabilì col fratello minore Valerian. Alla morte di quest'ultimo la vedova sposò il conte Šuvalov, la cui famiglia mantenne il possesso del palazzo fino alla Rivoluzione Russa del 1917. Durante la campagna di Russia di Napoleone nel 1812, il palazzo venne utilizzato come ospedale per l'esercito francese e molti dei soldati che morirono in questo luogo vennero sepolti nel parco del palazzo, dove oggi un monumento eretto nell'Ottocento li ricorda. 
Durante la prima guerra mondiale il palazzo fu danneggiato, mentre in seguito alla riforma agraria lettone divenne proprietà dello Stato. Negli anni Venti il palazzo venne convertito a scuola con abitazioni, finché nel 1933 passò in mano al Museo Storico Lettone e poté finalmente essere restaurato tra il 1965 ed il 1977, anche se i lavori si protrassero anche internamente sino al 1992. Foto di Jeroen Komen.



Il castello è suddiviso in due parti: l’ala est, riservata alle occasioni formali e l’ala ovest, che fu la residenza privata della famiglia reale. I sontuosi giardini reali, ispirati a quelli di Versailles, erano utilizzati per eventi pubblici. 




Lo scalone principale interno. 


Le sale del palazzo (ce ne sono 138
(nella foto un tabellone esplicativo della struttura di alcune di esse)


erano riscaldate da 80 stufe in ceramica, di cui solo sei sono originali, anche se il palazzo era di norma abitato solo nei mesi estivi. 




Le stufe erano alimentate dalla servitù attraverso appositi fori nascosti da porte che davano nei corridoi.


Le stanze sono decorate e affrescate con stucchi e dipinti 


(decorazioni) 


e sono arredate con lo stile dell’epoca in cui il palazzo era abitato, il barocco lettone. La sala oro, foto di Nikater - Opera propria 


Un mobile con un bell'orologio. 


Un angolo relax. 


Notare su questo mobiletto, sulla destra, l'oggetto che non tutti riconosceranno: un bellissimo porta carta assorbente a mezzaluna.


La sala bianca.


Dettaglio vasi orientali.


La sala italiana. Foto di Zairon - Opera propria.


Dettaglio di una scrivania.


La sala rosa. Foto di Maddy - Opera propria.


Una stanza da letto.

La sala da biliardo


Tavolo da gioco. 


Tavolo intarsiato. 


La statua di Caterina II.


La biblioteca. 60 mila dei volumi che formavano la biblioteca sono stati utilizzati dai francesi per scaldarsi: ne restano 600 e quelli esposti non sono gli originali. 


Lo studio del duca 


con il caminetto.


Un altro studio.


Un corridoio.




Al palazzo, aperto al pubblico dal 1981, si accede da un cancello (foto di Nikater - Opera propria) che si apre sulle mura delle stalle: 


Dettaglio


percorso un lungo viale si arriva allo scalone principale che immette nel corpo dell’edificio. 


A sud un altro imponente scalone conduce ai giardini




Il giardino francese consiste in un ettaro di terreno diviso in 44 aree e 2450 specie di rose; 




creato su progetto di Rastrelli nel periodo che va dal 1735 al 1736 mostra uno sviluppo molto dettagliato del giardino barocco davanti alla facciata sud del palazzo, con 5 viali disposti a raggi che poi si trasformano nel parco di caccia. 

C’è la possibilità di consumare un pasto tipico lettone sia all’interno del palazzo, nelle vecchie cucine settecentesche, sia ai margini del giardino in un locale semplice ma che offre pietanze genuine. Noi abbiamo scelto la seconda. Foto presa scendendo nei sotterranei verso l'uscita ai giardini.


Lasciando Rundale ci siamo avviati verso la Lituania


Il posto di frontiera ci è quasi sfuggito, dal momento che ha richiesto una sosta brevissima, giusto il tempo di fotografare un nido di cicogna. Cambia lo Stato per cui cambio pagina. La cronaca continua.


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