giovedì 11 ottobre 2018

Le capitali baltiche - Parco Gauja, Turaida


7 settembre: Parco Nazionale Gauja, Castello di Turaida, Grotta di Gutmanala. 

Il paesaggio lettone è ondulato, caratterizzato da basse colline,  da molti boschi, laghi e numerosi fiumi che sfociano nel Mar Baltico e nel Golfo di Riga, nel nord-est del paese.  Il fiume più importante, come scritto in altra parte, è la Daugava la cui parte finale (352 Km sui 1005 totali) scorre in Lettonia, il più lungo è invece il Gauja (452 Km), che sfocia nel Mar Baltico una ventina di chilometri più in su. 


Scorrendo interamente in territorio lettone e attraversando l'antica regione della Livonia, il Gauja è considerato dai lettoni una sorta di fiume nazionale, al punto che gli sono state dedicate varie canzoni. Secondo le usanze pagane, il fiume è considerato un'entità familiare. 


Il Parco Nazionale del Gauja, istituito il 14 settembre 1973, è il più grande e più antico dei parchi nazionali della Lettonia, 


caratterizzato da grande diversità biologica, varietà di forme del terreno, sorgenti naturali, affioramenti di arenaria, viste pittoresche e monumenti naturali, culturali e storici unici. 


Le arenarie rossastre, gialle e grigie si sono formate 350-370 milioni di anni fa. L'area si sviluppa a cavallo del fiume Gauja e si estende su oltre 90.000 ettari fra le località di Sigulda e Valmiera. Foto di Gatis Pāvils - Opera propria 



Nel parco trovano il proprio habitat l'orso, la volpe, la lince, il cervo, il lupo, l'alce, il capriolo e il gufo (ma noi non ne abbiamo visto manco l’ombra). 

L'ampia area della Riserva del Museo di Turaida è ricca di monumenti archeologici, architettonici, storici e artistici, che parlano di molti eventi storici nel corso di migliaia di anni, a partire dall'undicesimo secolo. Il castello, il memoriale della rosa di Turaida, la chiesa e la collina della chiesa, il parco dei canti popolari e il centro del complesso di edifici economici del podere  sono tutti situati nell'area di 43,63 ettari della riserva del museo di Turaida. 


All'ingresso notiamo un edificio semplice ma caratteristico, poi visitiamo il memoriale, la chiesa e uno dei piccoli musei sulla cultura dei Livi, ma per orientarsi nel racconto inizio a parlare del castello.

Turaida in lingua livoniana significa "giardino divino": è una località della Lettonia situata sul lato opposto del fiume rispetto alla città di Sigulda, nel parco della valle del fiume Gauja. 

La località è nota per l'omonimo castello, edificato nel 1214 dal vescovo di Riga, Albrecht von Buxthoeven, nel luogo in cui si trovava il castello in legno di Kaupo, il re dei Livi di Turaida. (inutile ingrandire, è scritto in lettone)

Il castello, ribattezzato in tedesco Burg Treyden, rimase abitato fino al 1776, quando un incendio lo distrusse quasi completamente risparmiando solo la torre

Dal 1953 il sito è stato ricostruito in parte e ospita anche un piccolo ma interessante museo etnografico, che illustra le condizioni di vita nella Livonia medioevale. 
Armi varie.


Ceramiche.




Protezione per un medico di allora che frequentava appestati.


Balestra.


Simboli.


Palle di pietra per catapulte.


Usciti dal museo siamo passati nel cortile interno e siamo andati in un'altra torretta, dove abbiamo visto


una botola che conteneva ossa di animali,


L'impronta di un animale, forse un orso 


e una vecchia fornace. Ovviamente sono molti i reperti che non ho postato ma a tutto deve esserci limite.


Prima di andarcene abbiamo sorriso al simpatico signore che attendeva speranzoso clienti, credo per fornire loro una fantomatica araldica.

Il castello di Turaida è uno dei più famosi della Lettonia ed è celebre per una leggenda, detta della Rosa di Turaida
Foto del memoriale qui sopra tratta da https://www.viaggiverdeacido.com
La leggenda (o storia vera?) narra che nel 1601, in seguito a una battaglia ai piedi della fortezza, lo scrivano del castello uscito alla ricerca di sopravvissuti trovò una neonata tra le braccia della madre deceduta. Lo scrivano la prese con sé e la allevò come una figlia, dandole il nome Maja (o Maija). Divenuta ragazza, Maja venne presto soprannominata la Rosa di Turaida per via della sua bellezza e si innamorò di Viktor, il giovane giardiniere del castello di Sigulda. Un giorno d'autunno del 1620 la giovane Maja fu attirata in una trappola dal perfido Adam Jakubowsky, un nobile polacco che bramava averla come moglie. Questi fece recapitare alla ragazza una lettera falsa in cui Viktor le dava appuntamento presso una grotta nei dintorni del castello, la grotta Gutmanala; quando, ormai sul luogo, si avvide del pericolo, Maja chiese di essere lasciata in pace in cambio del suo scialle magico, che garantiva l'invulnerabilità, e sfidò Jakubowsky a mettere alla prova i poteri dello stesso. Il polacco sguainò la spada e decapitò la ragazza, che ebbe così salvo l'onore. 
Quando seppe della tragedia Viktor seppellì la propria amata, piantò un tiglio sulla sua tomba e lasciò il paese per sempre. 



Ancora oggi i giovani sposi si recano a Turaida a posare fiori sulla tomba della Rosa di Turaida. Dicono tra l’altro sia una storia vera, non una leggenda.


Posizione della chiesa (2) e del memoriale alla Rosa di Turaida (3), sulla collina della chiesa (1).


Ci spostiamo adesso alla collina della chiesa, un luogo antico di sepoltura medievale dove dal Duecento al Settecento vennero sepolti i Livoni battezzati e gli abitanti del luogo. La chiesa è una delle più antiche chiese di legno nella regione di Vidzeme: l’architettura e l’interno rispecchiano le tradizioni edili degli artigiani locali. Fu eretta nel 1750 ai tempi del pastore Danyel Merkel; ricerche archeologiche mostrano che c'erano almeno due chiese in questo luogo prima. 



L’interno è molto semplice: un altare chiaroqualche quadro, banchi in legno 

e un armonium. Il clima in Lettonia non è favorevole per gli edifici in legno: negli anni 2009 – 2010 sono stati effettuati lavori di restauro e allestita un’esposizione sulla storia della chiesa e sulla Parrocchia di Turaida. 

Il restauro si basa sull'esperienza e le capacità di antichi artigiani, con l'uso di materiale isolante in betulla, e con il colore della facciata della Chiesa fatta di glutine di farina di segale, accompagnato da pigmento rosso.


Nella chiesa si svolgono le funzioni della parrocchia Evangelica Luterana. Soprattutto per questa parte della cronaca ho utilizzato del materiale tratto da http://www.turaida-muzejs.lv/

Il castello è circondato da un ampio bosco e nelle radure circostanti sono collocate innumerevoli statue in pietra: si tratta del Parco dei Canti popolari, composto dalla collina del canto Dainu kalns inaugurata nel 1985 e dal Giardino delle canzoni con le 26 opere dello scultore Indulis Ranka. È un’allegoria dei principi della vita dei lettoni e dei canti popolari lettoni. Nel Parco dei Canti popolari hanno luogo i concerti di gruppi etnografici e folcloristici. Nel 1996 il Parco dei Canti popolari è stato incluso nel Registro mondiale dei giardini di scultura a Washington.


La cultura e la tradizione lettone sono legate alla canzone popolare. Il folklore, tramandato oralmente, è ricco di racconti, favole, leggende, saghe e dainas. La Daina è una forma di arte letteraria orale. E’ un simbolo che incarna l’identità nazionale della Lettonia degli ultimi due secoli. Per il lettone, le Dainas non sono semplici canzoni popolari ma rappresentano il fondamento stesso dell’identità culturale, linguistica e nazionale del paese. Risalenti a ben oltre un migliaio di anni, sono stati identificati più di 1,2 milioni di testi e trenta mila melodie.
Foto di Edgars Košovojs — Opera propria

I primi abitanti della Lettonia furono tribù nomadi di cacciatori e pescatori che migrarono verso le foreste della costa del Baltico dopo l’ultima era glaciale. Intorno al 2000 a.C. furono sostituiti dalle popolazioni baltiche, tribù indoeuropee che svilupparono l’agricoltura e s’insediarono in modo permanente in Lettonia e Lituania. 
Le crociate organizzate nel XII secolo dall'Ordine Teutonico contro gli ultimi pagani d'Europa, provocarono l'ingresso nella storia dei popoli baltici, fino ad allora rimasti isolati nei loro territori. 


livòni non volevano rinunciare ai propri riti pagani ma nel 1206 Vinne de Rorbach, primo Gran Maestro dell'Ordine dei Portaspada, vinse la battaglia di Riga e convertì la Livonia al Cristianesimo. 

Turaida si trova nella parte centrale del territorio dell’antico forte dei Livoni sul fiume Gauja. La mostra sui Livoni del fiume Gauja è la parte più antica del patrimonio culturale di Turaida. 

Andiamo verso una delle strutture che ospita preziosi reperti sui Livi. Ci accoglie una sorridente signora ornata dalle collane circolari create da artigiani Livi. Oggi essi sono quasi estinti: una minoranza di circa 1000 individui vive in 12 villaggi lungo una fascia costiera tra il golfo di Riga e il Mare Baltico. Una metà circa parla ancora il dialetto livo, affine all'estone, mentre l'altra, frammista ai Lettoni, ne ha adottato la lingua. I costumi popolari sono pittoreschi, specialmente quelli delle donne, che indossano ampie gonne, un corpetto di panno ricamato, una camicetta bianca e un grembiule; portano i capelli raccolti in trecce finché sono ragazze; da maritate li celano sotto un fazzoletto. 


Particolarmente importanti sono i gioielli realizzati in bronzo e argento da artigiani della Livonia, che prediligono forme circolari. 



Ci dirigiamo adesso verso la grotta di Gutmanala, incontrando sul nostro cammino due costruzioni.  


Questo credo fosse il punto informativo sulla grotta.

Gutmanala è la più grande grotta dei paesi baltici. Si trova nel comune di Sigulda, sulla riva destra del fiume Gauja, non lontano da Turaida. Le origini della grotta risalgono a 10.000 anni fa, quando i flussi postglaciali cominciarono a erodere l’arenaria. La grotta è infatti caratterizzata dal colore giallo rossastro della pietra arenaria che la sovrasta fino a 85 metri d’altezza.

E’ alta 10 metri, larga 12 e profonda quasi 19; è famosa per la fonte interna, la cui acqua è considerata curativa per prevenire l’invecchiamento della pelle. Sembra infatti che il nome della grotta derivi dal guaritore che in essa viveva utilizzando le acque sorgive presenti, ancora oggi potabili, come medicina.

Le pareti della grotta sono fittamente coperte da iscrizioni, quelle più antiche datate 1668 e 1677. La grotta è anche legata, come si è detto, alla storia della Rosa di Turaida: fu qui che Victor trovò l’amata uccisa da Jakubowsky.


Quando ci siamo andati noi un simpatico ometto suonava, sperando in un obolo. Chiudo e apro una nuova pagina perché la giornata è ancora lunga.





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