Vilnius
è posta in prossimità del confine con la Bielorussia, a una certa
distanza dal mar Baltico, per cui il suo clima è caratterizzato da
maggiori escursioni annuali che non nella regione marittima. Nata come primo insediamento di tribù baltiche, Vilnius fu ben presto abitata dagli Slavi e, almeno dall'undicesimo secolo, dagli Ebrei. Diversi storici identificano la città con Voruta, la capitale di re Mindaugas. La città fu menzionata per la prima volta in fonti scritte nel 1323. L'allora centro cittadino era un forte di legno, costruito sulla sommità di una collina dal granduca Gediminas. Secondo una leggenda Vilnius infatti è stata fondata da Gediminas, il primo granduca di Lituania che governò dal 1316 al 1341. Foto dal blog di Davide Russo.
Nel 1322, durante una battuta di caccia, Gediminas sognò un lupo su una collina, protetto da un’armatura in ferro, che ululava forte come solo mille lupi avrebbero potuto fare. Consultato il suo sacerdote Lizdeika, seppe che avrebbe dovuto costruire una fortezza esattamente nel luogo in cui c’era la confluenza tra i due fiumi Vilna e Neris e fu da qui che ebbe origine la città.
Questo evento ha ispirato il movimento romantico, specialmente con Adam Mickiewicz, che alla storia ha dato una forma poetica. Una statua davanti alla Cattedrale ricorda la leggenda, mostrando Gediminas a piedi, davanti al cavallo, con la spada sguainata quasi volesse proteggerlo, e il lupo che ulula sul basamento.
Leggenda o no, fu sotto la dinastia di Gediminas nel 1323 che venne ristabilita Vilnius come capitale permanente, al posto di Trakai. La collina di Gediminas domina ancora oggi la città coi suoi 50 metri e custodisce una torre in mattoni rossi, ciò che resta del castello risalente al XIII secolo, su cui svetta la bandiera della nazione.
Continua
9 settembre: visita di Vilnius.
Quando
il giorno 8 siamo arrivati a Vilnius per l’ultimo pernotto la guida
ha scoperto che nel pomeriggio del 9 ci sarebbe stata la maratona,
evento organizzato
per la prima volta nel 2001, che
nel
2004 divenne una maratona classica e nel 2006 venne introdotta anche
la mezza maratona. Il percorso della maratona si articola tra il
centro città e il centro storico. La partenza e l’arrivo hanno
luogo presso la Piazza del Duomo. Per
nostra fortuna al mattino, come si evince dalla mia precedente
cronaca, eravamo al Castello di Trakai, ma nel pomeriggio abbiamo
dovuto fare delle deviazioni proprio per questa marcia organizzata,
cui hanno partecipato in molti e con vero entusiasmo.
A
partire dalla conversione della Lituania al cattolicesimo nel 1387
furono
edificate a Vilnius molte splendide chiese, che ancora oggi
caratterizzano il centro storico sebbene
molte, sottratte ai cattolici con la violenza, siano state adibite al
culto russo ortodosso. Vilnius è anche chiamata per questo città
delle chiese e si dice che da ogni angolo della città siano visibili
almeno una chiesa o un campanile. La nostra prima tappa è alla Chiesa di San Pietro e Paolo, dove si stava celebrando un battesimo.
Costruita
a partire dal 1668 dove sorgeva
una chiesa di legno andata distrutta e dedicata alla
dea pagana dell'amore Milda, la chiesa di San
Pietro e Paolo è una delle più belle chiese barocche della
capitale. Notevole
la facciata
color crema realizzata nel XVII secolo: dal
frontone centrale si innalza una cupola fiancheggiata da due torri
decorate e con il tetto rosso.
Alla fine del XVII secolo gli scultori italiani Giovanni Pietro Perti e Giovanni Maria Galli vi installarono 2000 statue di stucco bianco, ancora visibili.
La navata piena di luce è un vero spettacolo, con un soffitto incredibilmente ricco di complessi ornamenti in stucco e rappresentazioni di scene religiose e con un lampadario a forma di nave, realizzato in oro e ferro.
Cappelle riccamente decorate, un battistero barocco in marmo, un pulpito rococò degli inizi del XIX secolo sono solo alcune delle meraviglie.
C’è anche un tamburo tartaro,
la statua nera di Gesù
e quella di Maria Maddalena (d’obbligo la fotografia da parte mia).
Notevole anche l’organo
e, ai lati dell’ingresso, le statue di san Cristoforo che regge il Bambinello, da una parte,
quella del tristo mietitore, la morte, dall’altra.
L'altare maggiore originale è stato sostituito da quattro statue e da un dipinto centrale.
Un'altra statua.
Il tempio fu visitato da papa Giovanni Paolo II e la piazza antistante porta il suo nome.
Tra il 1503 e il 1522 la città fu circondata da mura, con nove porte e tre torri. Tutte le porte furono demolite verso la fine del XVIII secolo per ordine del governo zarista di allora, tranne la Porta dell'Aurora, nella cui cappella è venerata un'effigie della Vergine Maria Madre della Misericordia, meta di pellegrinaggio. E’ lì che ci siamo diretti uscendo dalla chiesa. Foto di Marcin Białek - Opera propria.
Nel XVI secolo le porte della città spesso ospitavano cappelle o immagini religiose per invocare la protezione della città da attacchi ed epidemie e la benedizione dei viandanti. Il governatore di Vilnius ordinò due dipinti, uno raffigurante il Signore Gesù Salvatore ("Salvator Mundi"), e l'altro la Beata Vergine Maria. Entrambi decoravano la Porta dell'Aurora delle mura della città – una struttura difensiva all'epoca senza alcuna importanza religiosa. Il dipinto del Signore Gesù decorava l'esterno della porta, (foto di Renato Stecca)
mentre Nostra Signora era posta grosso modo nello stesso posto dov'è ora, una piccola nicchia protetta mediante imposte dalla pioggia e dalla neve. Scale strette e ripide conducevano a un balconcino dove i fedeli potevano accendere candele e pregare. Foto di Renato Stecca.
A metà del XVII secolo, negli anni 1633-1654, i Carmelitani Scalzi costruirono la Chiesa di Santa Teresa e il loro monastero vicino alla Porta dell'Aurora. Nel 1655 la città fu conquistata, saccheggiata e spopolata durante la battaglia di Vilnius della guerra russo-polacca. Il governo della città, a corto di fondi, affidò probabilmente la manutenzione della porta e i dipinti ai Carmelitani. Il dipinto del Signore Gesù fu spostato nel monastero carmelitano e poi nella Cattedrale di Vilnius (un affresco di Gesù fu dipinto nella sua nicchia originale nel XIX secolo). Nel 1671, i monaci fondarono una cappella di legno, dedicata a Nostra Signora, accanto alla torre della porta. Intorno a quel periodo il dipinto fu coperto di costosi abiti d'argento. Nel maggio 1715, la cappella di legno bruciò completamente, ma il dipinto fu salvato e posto nella Chiesa di Santa Teresa. Nel 1720 fu consacrata l'attuale cappella di mattoni. La chiesa di S.Teresa non venne mai chiusa. Nel 1844, quando venne chiuso il convento dei Carmelitani Scalzi, la chiesa assieme alla cappella della Porta dell'Aurora si trasformò in chiesa parrocchiale. Foto di Fczarnowski
Il dipinto originale è di 163 x 200 cm e fu realizzato da un artista ignoto su 8 tavole di quercia spesse 2 cm. Com'era consuetudine per l'Europa settentrionale, un sottilissimo strato di mestica di gesso fu applicato alle tavole prima della pittura a tempera. In seguito Nostra Signora fu ridipinto con vernice a olio. La caratteristica principale è che la Madonna non ha tra le braccia il Bambino.
La tradizione di decorare i dipinti con abiti o con un rivestimento di metalli preziosi può essere stata presa in prestito dall'ortodossia orientale.
L’effigie della Vergine è ritenuta miracolosa. Per secoli il dipinto, appartenente alla tradizione iconografica delle Madonne nere, è stato uno dei simboli della città e un oggetto di culto sia da parte dei cattolici, sia da parte degli ortodossi. Nel 1761, il monaco Ilario pubblicò un libro che enumerava 17 miracoli attribuiti al dipinto e alla Vergine Maria. Le offerte votive divennero una tradizione; attualmente ci sono circa 8.000 oggetti votivi d'argento nella cappella e la grande luna crescente collocata proprio sotto Nostra Signora è anch'essa un'offerta votiva. Le sue origini sono ignote, ma porta un'iscrizione in polacco e una data del 1849. Sculture dei genitori di Maria – San Gioacchino e Sant'Anna – si ergono su entrambi i lati tra le colonne dell'altare. Foto di Albertus teolog
L'origine del dipinto non è nota. Secondo lo storico Teodor Narbutt (1784–1864) il dipinto fu acquistato da Algirdas, granduca di Lituania (1345–1377), come trofeo di guerra dalla Crimea. Questa indicazione, basata su fonti dubbie, insieme ai colori scuri del dipinto che assomigliavano alle icone bizantine, ispirò gli storici russi del XIX secolo ad asserire che il dipinto fosse ortodosso e non cattolico. La vista dalla finestra, foto di Fczarnowski - Opera propria
Con la veste d'argento che copriva l'intero dipinto, tranne il viso e le mani, era molto difficile per gli storici determinare in quale periodo il dipinto fosse stato creato. Nel 1927, la copertura d'argento fu rimossa per la prima volta da decenni. Il dipinto fu analizzato e restaurato. Sulla base dei nuovi dati raccolti durante il restauro si giunse alla conclusione che il dipinto fosse stato completato intorno al 1630–1650. Interno cappella, foto di Diliff - Opera propria
Il 4 settembre 1993 papa Giovanni Paolo II ha recitato il Rosario nella cappella della porta dell'Aurora: nel sesto centenario della cristianizzazione della Lituania, ha salutato il santuario come “un rifugio di pace e un saldo punto di riferimento non solo per i Lituani e i Polacchi, ma anche per i cattolici delle nazioni vicine. Il suo zucchetto cardinalizio fa parte delle offerte votive.
La Cappella della Porta dell'Aurora in un'illustrazione di Tygodnik Ilustrowany (Settimanale Illustrato) del 1864.
Lasciamo la porta dell’Aurora e ci incamminiamo verso altre chiese. Come si è detto a Vilnius ce ne sono ben 39 ed entrando da un cancello elaborato in un cortile ombroso ci troviamo di fronte
la Chiesa Ortodossa dello Spirito Santo, conosciuta anche come Chiesa dei Santi Martiri, visto che custodisce le spoglie miracolosamente conservate di Antonio, Giovanni ed Eustachio.
Erano questi tre pagani che vivevano alla corte del granduca Algirdas e furono battezzati dal pope ortodosso Nestore. Nel 1347 furono martirizzati per ordine del granduca poiché si rifiutarono di rinnegare la loro fede e nel 1547 furono proclamati santi.
Ogni anno il 26 giugno viene aperto il reliquiario affinché i devoti e i molti pellegrini possano vedere i corpi, che si crede abbiano poteri taumaturgici.
L’esterno semplice della Chiesa, che mostra le tre effigi dei santi,
non lascia presagire la meraviglia dell’interno sontuoso, con una iconostasi in legno dipinta di verde smeraldo.
Ci siamo fermati poco per rispetto verso i fedeli, dal momento che si stava celebrando una funzione ortodossa.
Ci stiamo dirigendo verso una delle piazze principali, quella del comune, e passiamo davanti alla Chiesa e Monastero della Santissima Trinità, Chiesa uniate che appartiene all’ordine di San Basilio. Prende il nome di Chiesa uniate quella sorta in seguito all'Unione di Brest (1596), nell'ambito dell'Unione tra il regno di Polonia e il granducato di Lituania. L'Unione di Lublino nel 1569 aveva comportato uno stretto vincolo tra il regno di Polonia (che era cattolico) alla Lituania propriamente detta (anch'essa cattolica) e ai territori da quest'ultima dipendenti, abitati da popolazioni slave di religione greco-ortodossa. Il compromesso fu di ottenere un'unità religiosa nell'ambito dell'obbedienza romana, mantenendo però i rituali bizantini. Nella foto il Monastero.
Il complesso è protetto da un cancello d’ingresso e la Chiesa è circondata da quattro torri, una a ogni angolo: per accedere al cortile interno si attraversa una bellissima porta ad arco, detta Porta Basiliana. Secondo una leggenda la prima chiesa di legno fu costruita nel 14 ° secolo dalla Principessa Uliana di Tver , una consorte del Granduca Algirdas, sul luogo dove nel 1347 i nobili Antonio, Giovanni ed Eustachio (vedi sopra) morirono come primi martiri per la fede cristiana e divennero i primi santi cristiani nel Granducato di Lituania.
La prima chiesa in pietra della Santissima Trinità con un campanile fu costruita in stile gotico nel 1514 come ringraziamento per la vittoria delle forze polacco-lituane sulle truppe moscovite vicino a Orsha. Nella prima metà del XVII secolo alla chiesa furono aggiunte tre cappelle. Oggigiorno nella Chiesa si svolgono costantemente liturgie in rito bizantino.
La Chiesa di San Casimiro è una chiesa cattolica romana nel centro storico, vicino al municipio. È la prima e la più antica chiesa barocca di Vilnius: la costruzione voluta dai gesuiti iniziò nel 1604 in memoria del santo principe San Casimiro. Si presume che la pietra angolare (che può essere vista sul muro della facciata) sia stata trasportata in città dalla processione di 700 abitanti di Vilnius dalle colline Antakalnis. La costruzione fu terminata nel 1616 e l'interno fu completato nel 1618.
A metà del XVIII secolo la chiesa fu ricostruita dall'architetto Thomas Zebrowski: sotto la sua supervisione venne eretta una cupola a lanterna a gradoni con una corona, unica imponente costruzione in tutta l'area dell'ex Granducato di Lituania. Durante l'occupazione sovietica la chiesa fu convertita in chiesa ortodossa russa. Nel 1915 Vilnius fu occupata dai tedeschi e la chiesa divenne casa di preghiera evangelica luterana della guarnigione di Vilnius. Nel 1919 fu restituita ai cattolici, ma fu nuovamente danneggiata durante la seconda guerra mondiale, chiusa e trasformata nel 1963 in un museo di ateismo. La chiesa fu riconsacrata nel 1991. Foto di Alma Pater - pubblico dominio.
Cercando la Vilnius ebraica di un tempo oggi si trova un grande vuoto: restano una sinagoga, due piccoli musei chiusi e targhe sui muri, in ebraico e lituano. Prima della seconda guerra mondiale la popolazione ebraica a Vilnius era di circa 60.000 persone; la città era sin dal XVI secolo uno dei centri più vitali della presenza ebraica nell'Est europeo, tanto da essere chiamata "Gerusalemme dell'est". Nella foto di prima della guerra la sinagoga grande, ora scomparsa, la più antica sinagoga di Vilnius. Costruita nel 1630-1633, fu devastata dai nazisti durante l'Olocausto e demolita dalle autorità sovietiche nel 1955-1957.
Le truppe tedesche entrarono a Vilnius il 24 giugno 1941 e il 27 molti giovani ebrei furono arrestati per le strade. Il 4 luglio cominciarono le prime esecuzioni sommarie nella foresta di Ponary, a dieci chilometri da Vilnius, che si sarebbero protratte fino all'agosto 1944. Circa 21.000 ebrei perirono negli eccidi prima ancora dell'istituzione del ghetto. Le operazione per la creazione del ghetto ebbero inizio il 31 agosto 1941. Si cominciò con un rastrellamento che servì a "ripulire" le zone della città che si volevano adibire a ghetto, in cui oltre 10.000 ebrei furono condotti a morire a Ponary. Foto di Wojsyl.
Il 6-7 settembre la rimanente popolazione ebraica fu confinata in due aree, dette ghetto grande e ghetto piccolo, entrambe nella parte vecchia della città. Il ghetto grande era riservato alle persone con permesso di lavoro e alle loro famiglie; l'altro alle persone "inabili". Con la scusa di trasferire gruppi da un ghetto all'altro migliaia di persone furono condotte invece a morte. Nell'ottobre del 1941 il ghetto piccolo era stato completamente liquidato. Alla fine dell'anno rimanevano in vita a Vilnius solo circa 15.000 ebrei nel ghetto grande.
La più vecchia chiesa in pietra oggi esistente a Vilnius, la Chiesa ortodossa di San Nicola, costruita tra il 14° e il 15° secolo, ha caratteristiche appartenenti sia allo stile Gotico sia al Romanico. Si trova nella zona dell’ex ghetto grande. Foto di Julius
Il Municipio di Vilnius è un grande edificio neoclassico e viene utilizzato solo per le visite istituzionali. Foto di Renato Stecca
La Piazza antistante, di forma triangolare, è una delle più storiche piazze di tutto il paese: posta alla fine di una delle vie principali di Vilnius, Pilies Street, è sempre gremita di mercatini e bancarelle di ogni genere.
Quando ci siamo arrivati noi stava passando anche la maratona.
L'immagine di Gesù Misericordioso o della Divina Misericordia è la rappresentazione artistica delle visioni che suor Faustina Kowalska, proclamata santa, afferma di aver avuto.
Gesù è dipinto con la mano destra alzata e due raggi che escono dal cuore, uno bianco e uno rosso, rappresentanti rispettivamente l'acqua ed il sangue: ha una tunica bianca, contornata di luce, su sfondo blu, e riporta in basso la frase «Jezu, ufam tobie» ("Gesù, confido in te").
L'immagine fu dipinta per la prima volta a Vilnius dall'artista Eugeniusz Kazimirowski, dopo che il suo vicino di casa e direttore spirituale di suor Faustina, don Michał Sopoćko, gli aveva detto della missione che suor Faustina affermava di aver ricevuto.
Il pittore impiegò circa sei mesi per completare l'opera ordinatagli sotto la continua presenza e controllo della suora e del prete. Suor Faustina era particolarmente esigente e domandava continuamente correzioni o aggiunte di dettagli, per ottenere un'immagine fedele alla visione. La prima collocazione dell'opera finita è stata nella Chiesa di San Michele a Vilnius, accanto all'altare maggiore della chiesa. Qui rimase per undici anni; si trattava della stessa chiesa dove don Sopoćko era parroco. Ben presto arrivò il comunismo, e nel 1948 la chiesa in cui era custodito il quadro fu chiusa.
Dopo alterne vicende e molti spostamenti che danneggiarono il dipinto, questo venne restaurato e rimase nella Chiesa di Santo Spirito fino al settembre 2005, poi venne trasferito nella chiesa adiacente, inizialmente dedicata alla Santa Trinità e in seguito riconsacrata come Santuario della Divina Misericordia,
affidato sin dal 2001 alle suore della Congregazione di Gesù Misericordioso, dove abbiamo potuto vederlo. Gli ultimi studi sulla tela, effettuati il 3 agosto 2009 presso il santuario, hanno concluso che la tela si conserva in buone condizioni.
Vilnius raggiunse il massimo dello sviluppo sotto il regno di Sigismondo II di Polonia, che ivi stabilì la sua corte nel 1544. Nei secoli successivi, Vilnius crebbe e si sviluppò sempre di più. Questa crescita è stata favorita dall'Università, fondata da Stefano I Báthory nel 1579 e per due secoli guidata dai Gesuiti. Attualmente occupa un intero isolato della città vecchia, con i suoi dodici edifici in stili architettonici differenti situati intorno a tredici cortili di diverse dimensioni. Foto: Algirdas, 2006 m. rugpjūčio 8 d., Lietuva
In un angolo del cortile principale, un tempo piazza del mercato, si staglia la chiesa dedicata ai Santissimi Giovanni (San Giovanni Battista e San Giovanni Evangelista). Fu costruita in forme barocche sul sito di una preesistente chiesa gotica che andò distrutta nel 1736. Foto di Diliff - Opera propria
L'università divenne presto uno dei maggiori centri scientifici e culturali della regione baltica, il più importante nel Granducato di Lituania: conserva tutt'oggi la più antica e ricca biblioteca del Paese, con più di cinque milioni di pubblicazioni. Vi si accede dall’esterno dell’università, precisamente dal cortile 3; la porta in bronzo che conduce alla biblioteca è stata realizzata per commemorare il 450° anniversario del primo libro in lituano. Fu nell’ambiente universitario che si sviluppò il movimento anti-zarista per cui la prestigiosa istituzione nel 1832 venne chiusa dagli occupanti russi e poté riaprire solo nel 1919. Foto di Mantas Indrašius.
La Chiesa di Sant'Anna è una chiesa cattolica romana sulla riva destra della Vilna. Con le sue torri appuntite e il complesso motivo in mattoni è un esempio di stile gotico fiammeggiante, importante punto di riferimento nel centro storico incluso nella lista dei siti patrimonio mondiale dell'UNESCO. La prima chiesa in legno in questo luogo fu costruita nel 1394 per volontà di Anna, Granduchessa della Lituania, la prima moglie di Vytautas il Grande. Originariamente destinata all'uso di cattolici tedeschi e di altri cattolici in visita, fu distrutta da un incendio nel 1419. Foto di Pudelek (Marcin Szala) - Opera propria.
L'attuale chiesa di mattoni in cotto di 33 tipologie differenti che le conferirono il tipico colore rosso fu edificata su iniziativa del re di Polonia e del Granduca di Lituania Alessandro Jagellone nel 1495- 1500; l'esterno è rimasto quasi invariato da allora, pur subendo restauri e rafforzamenti. La facciata è decorata da archi gotici disposti in modo da rappresentare le armi antiche lituane, cioè le Colonne di Gediminas. Foto di Renato Stecca.
L’interno è stato rimaneggiato in stile rinascimentale ma gli altari, realizzati nel XVI secolo, presentano influenze barocche. Il pavimento di mattonelle a scacchi guida lungo la navata fiancheggiata da due torri. Le decorazioni sono sontuose e le pareti sono ornate da elaborate lavorazioni in pietra e mattoni rossi. L'elegante altare barocco contiene sculture e icone incise nelle sue nicchie.
Nel 1873 di fianco alla chiesa è stata costruita la torre campanaria, anch’essa in stile neo gotico, in sostituzione del vecchio campanile.
Secondo una famosa leggenda l'imperatore Napoleone, dopo aver visto la chiesa durante la Campagna di Russia nel 1812, espresse il desiderio di portare la chiesa a Parigi "nel palmo della sua mano". Foto di Jean-Pierre Dalbéra from Paris, France
Nella piazza adiacente alla Chiesa si trova la statua che raffigura il poeta polacco Adam Mickiewicz appoggiato a una colonna spezzata. Il monumento è stato inaugurato il 18 aprile 1984: il granito dal quale è stato scolpito è stato portato dalla Volinia, regione storica situata tra la Polonia, la Bielorussia e l’Ucraina. L'intera composizione misura 4,5 metri di altezza; il 23 agosto 1987 la Lega della Libertà di Lituania ha tenuto proprio attorno al monumento una manifestazione per protestare contro l'occupazione sovietica in corso.
La piazza della Cattedrale è la principale piazza del centro storico e si estende di fronte alla Cattedrale metropolitana dei Santi Stanislao e Ladislao. Rappresenta uno dei più significativi e importanti simboli della Lituania, un luogo chiave per la vita pubblica della città ed è situata all'incrocio delle due principali strade. In questo luogo si tengono regolarmente eventi pubblici come mercati, parate militari, eventi religiosi, concerti e spettacoli.
La piazza è stata costruita durante il diciannovesimo secolo, con un progetto di ristrutturazione dell'area che precedentemente era densamente popolata con edifici in stile medievale e rinascimentale; parte dell'area era anche occupata dal Castello Inferiore. Foto di Pudelek (Marcin Szala) - Opera propria
Durante le celebrazioni del Natale in questa piazza è tradizionalmente eretto l'albero più alto della città, insieme alle altre decorazioni natalizie come il presepe; qui si tengono anche i festeggiamenti per la notte di Capodanno. Foto da www.meteoweb.eu
Uno degli elementi più importanti della piazza è la torre del campanile, alta 57 metri, situata molti metri distante dalla cattedrale stessa, caratteristica alquanto rara. Secondo l'ipotesi più accreditata la torre era una delle torri delle antiche mura di fortificazione del castello inferiore che una volta si ergeva su questo luogo. Secondo un'altra versione, non supportata dagli storici moderni, la base della torre era un piccolo tempio pagano, demolito e poi trasformato in campanile. Indipendentemente dalle sue origini, le parti inferiori della torre sono di origine medievale. Foto di Arz - Opera propria.
La sezione sotterranea è la più antica ed è stata costruita nel 13° secolo sulla base del vecchio letto fluviale. Le parti superiori della torre furono aggiunte nel 18° secolo: all'interno si trovano dieci campane di ottone, create da maestri tedeschi e olandesi tra il 16° e il 18° secolo, che suonano ogni quindici minuti e che annunciano gli avvenimenti importanti della città. L’orologio è stato aggiunto alla torre nel 19° secolo, assieme al rivestimento neoclassico, durante la ricostruzione della cattedrale. La pavimentazione della piazza fu ampiamente rinnovata durante l'anno 2000 utilizzando granito chiaro. I resti delle fortificazioni del Castello inferiore sono stati evidenziati nella pavimentazione usando del granito rosso. Foto di Guillaume Speurt.
Un'altra importante caratteristica della piazza è il monumento a Gediminas, di cui ho parlato già in altra sede. Il bronzo utilizzato per la costruzione fu confiscato e donato dalla guardia doganale lituana, mentre il marmo fu donato dal governo Ucraino.
Nelle vicinanze si trova anche una lastra di pietra che riporta la scritta Stebuklas, il cui significato è Miracolo. La posizione in cui essa è posta corrisponde, secondo gli storici, al punto esatto in cui terminava (o partiva, a seconda del punto di vista) la catena umana denominata Via Baltica (vedi la mia cronaca di Tallinn). La particolarità è data dalla forma circolare della scritta che utilizza la stessa S come lettera iniziale e finale: si tratta sempre di una metafora circolare a ricordo della catena umana. Un’altra particolarità consiste nel fatto che la posizione esatta della piastrella non è segnalata da nessuna parte, nemmeno le guide ne parlano: lo scopo infatti è che ciascuno deve saperla trovare da solo. Secondo una credenza, chiunque faccia tre giri su se stesso subito dopo essere passato su questa pietra può esaudire qualsiasi desiderio.
La cattedrale metropolitana dei Santi Stanislao e Ladislao è il principale luogo di culto cattolico e una delle attrazioni più rappresentative di Vilnius che domina il centro della città dalla Piazza omonima. Foto di Renato Stecca.
In tempi antichi, secondo alcuni manoscritti, si trovava qui un tempio pagano dedicato al dio del tuono Perkūnas, che fu rimpiazzato per volere del re Mindaugas con una chiesa cristiana nel corso del Duecento. Nel 1387 anno in cui la Lituania fu ufficialmente convertita al cristianesimo, una seconda cattedrale di stile gotico fu eretta sulle rovine della precedente: questo nuovo edificio bruciò nel 1419. Re Vytautas il Grande ne fece costruire una più grande con tre navate e quattro torri sui lati, in vista del suo incoronamento. A causa dei molti incendi e distruzioni l’aspetto della cattedrale cambiò diverse volte nel corso dei secoli, arrivando alla forma attuale alla fine del Settecento. Qui sopra una foto storica.
Può essere annoverata come un monumento precoce del primo Neoclassicismo: preceduta da un portico esastilo coronato da un frontone, la facciata è impreziosita da sculture di Tommaso Righi; la più importante raffigura Sant'Elena con la Croce in mano, le altre sono San Casimiro e San Stanislao. Lungo le due fiancate laterali si aprono due portici dorici. Per mancanza di tempo non siamo entrati a visitarla, ma in rete si trovano descrizioni dettagliate. Foto di Renato Stecca.
Si chiude qui questa lunga, intensa e sfibrante giornata, la penultima. Con la prossima breve cronaca si chiuderà la gita ma non si perderà certo la voglia di rimettermi in viaggio.