6 maggio: Heidelberg e rientro
Dopo aver percorso territori verdissimi e suggestivi, ieri sera siamo arrivati all'ultima tappa, il pernotto ad Heidelberg. Oggi, dopo la visita al celebre castello, affronteremo il lungo viaggio per rientrare in Valsusa.
Il
pittoresco castello di Heidelberg, dei cui interni rimangono per lo più delle
rovine in seguito ai danneggiamenti subiti durante la guerra dei
trent'anni e la guerra con la Francia del 1689, è il risultato degli
ampliamenti di un castello gotico del XIII secolo.
Fino alla sua distruzione nella guerra
di successione del Palatinato fu residenza dell'elettore del
Palatinato. Dopo la distruzione da parte dei soldati di Luigi XIV
nel 1689 e la demolizione dei francesi il 6 settembre 1693,
il castello di Heidelberg fu parzialmente restaurato. Dopo che il 24
giugno 1764 un fulmine aveva incendiato la struttura parzialmente
rinnovata, il restauro fu abbandonato.
Gli edifici andarono in rovina e i cittadini di Heidelberg portarono
pietre, legno e ferro dal castello per costruire le loro case. Nel 1767 si era anche utilizzato il bugnato del bastione
meridionale come materiale da costruzione per il castello di
Schwetzinger. Si deve a Louis Charles Francois de Graimberg (nato in
Francia nel 1774, morto ad Heidelberg nel 1864) la conservazione e
l'apprezzamento delle rovine del castello di Heidelberg. Con
l'intenzione di fare schizzi per un dipinto Graimberg decise di
recarsi a Heidelberg e disegnare la valle del Neckar con le sue
romantiche rovine. Il suo entusiasmo per il castello di Heidelberg lo
fece rimanere in Germania più a lungo del previsto. Per potersi
dedicare esclusivamente alle rovine del castello, che considerava la
più bella rovina europea come opera d'arte totale, si stabilì a
Heidelberg e affittò al castello parte della torre della Sala degli Specchi. Si era posto come compito la realizzazione di una raccolta
della storia del castello e dei suoi abitanti, al fine di trasformare
il castello da rovina a monumento.
Il castello di
Heidelberg è ora uno dei monumenti di proprietà statale ed è
supervisionato dall'istituzione "Palazzi e giardini di stato del
Baden-Württemberg". Il programma di infrastrutture statali ha fornito 3 milioni di euro per la costruzione di
un nuovo centro visitatori che è stato aperto nel 2012.
Le rovine del castello di
arenaria rossa del Neckar si ergono a 80 metri sopra il fondovalle
sul versante settentrionale del Königstuhl; dominano la città vecchia e
sono raggiungibili, oltre che a piedi, anche grazie a un collegamento
con la
funicolare Bergbahn.
Pianta del castello.
Districarsi tra le rovine per cercare di ricostruire la storia del castello è impresa faraonica. Cercherò di illustrare alcune parti, servendomi anche delle molte fotografie scattate. L'impatto è notevole, si resta affascinati già dall'ingresso nel cortile, l'Elisabethentor, che Federico V fece costruire in onore di sua moglie Elisabeth Stuart.
E' in contrasto con l'edificio inglese già riccamente sviluppato in forme del primo barocco; sullo sfondo si nota la facciata posteriore dell'edificio inglese (a destra)
e la torre spessa (sinistra, dietro l'albero). Si diceva che la porta
fosse una sorpresa per la giovane moglie e fu eretta in una sola
notte del 1615 come regalo per celebrare il suo ventesimo compleanno, ma non ci sono prove per dimostrarlo. L'Elisabethentor è
stato costruito nello stile di un arco trionfale ed è il primo
monumento barocco nel castello di Heidelberg. Le quattro colonne sono
rappresentate come tronchi d'albero attorno ai quali si intreccia
l'edera. Nel fogliame sono nascosti tutti i tipi di animali: rana,
scarafaggio, lumaca, lucertola o scoiattolo.
Entriamo. Davanti agli occhi le rovine,
da una delle tante balconate la vista mozzafiato della città sottostante.
Alla porta in legno che conduce dal
cortile al castello è appeso un anello di ferro, con il quale i
visitatori annunciavano la loro presenza. Secondo la leggenda, chi
fosse stato in grado di rompere l'anello con un morso sarebbe
diventato il nuovo proprietario. Una strega tentò più volte di
rompere l'anello, ma anche la sua magia fallì. Rimase solo una
piccola depressione nel ferro, il cosiddetto "morso della
strega".
Dettaglio.
Il Ruprechtsbau è uno degli edifici più antichi del castello: è
stato costruito dal principe elettore Ruprecht III, re
tedesco all'inizio del 15° secolo. Per molto tempo si è creduto che
la storia del castello fosse iniziata con questo
edificio, ma la ricerca archeologica durante i lavori di
ristrutturazione alla fine del 19° secolo ha trovato frammenti di
finestre romaniche e gotiche. Nel 1534 il Ruprechtsbau venne innalzato di un piano in pietra da
Ludwig V, che ampliò anche la sala della biblioteca con un bovindo
ancora conservato. All'interno del Ruprechtsbau si trova un camino
rinascimentale, uno dei pochi elementi dell'interno che sono ancora
oggi presenti.
Piccola curiosità: nel dettaglio, accanto al torrione bovindo, si nota un gabinetto (a detta della guida).
Ci affacciamo sul fossato dei cervi, ove si cacciava ma d'inverno diventata una pista di pattinaggio per la corte.
La rovina della torre della prigione si trova nell'angolo
sud-ovest del fossato (a sinistra nella foto). Il nome Seltenleer (anche Nimmerleer) indica l'uso come torre che non è mai stata vuota.
La stanza della prigione era probabilmente nella base della torre senza luce. È la più piccola delle torri di fiancheggiamento, ha un diametro esterno di circa 10 metri e un'altezza di circa 19,50 metri con uno spessore di parete di 2,75 metri.
La stanza della prigione era probabilmente nella base della torre senza luce. È la più piccola delle torri di fiancheggiamento, ha un diametro esterno di circa 10 metri e un'altezza di circa 19,50 metri con uno spessore di parete di 2,75 metri.
Federico
V fu dal 1610 al 1623 conte Palatino ed elettore del
Palatinato e dal 1619 al 1620 re di Boemia. Come quasi sempre
accadeva a quei tempi, il suo matrimonio con Elisabeth Stuart era
combinato, ma quando i due giovani si incontrarono si innamorarono e
furono ben felici di sposarsi. Ebbero anche 13 figli. Già nel 1612
Federico aveva ordinato nel castello di Heidelberg diversi lavori in
vista del matrimonio, al fine di offrire a sua moglie una
sistemazione adeguata. Così fece costruire il cosiddetto edificio
inglese come palazzo per lei e, come scritto sopra, nel 1615 fu
costruito l'Elisabethentor, con cui Federico creò un ingresso
separato per Elisabetta.
Particolarmente affascinante è anche il meraviglioso giardino creato sotto Federico V: sebbene mai completato, l'Hortus Palatinus fu considerato per molto tempo l'ottava meraviglia del mondo.
Include terrazze a più livelli circondate da balaustre, aiuole cinte da alberi, fontane ornamentali e colonne. Dal giardino si vede un magnifico panorama sul tetti di Heidelberg e sulla verde valle del Neckar.
Particolarmente affascinante è anche il meraviglioso giardino creato sotto Federico V: sebbene mai completato, l'Hortus Palatinus fu considerato per molto tempo l'ottava meraviglia del mondo.
Include terrazze a più livelli circondate da balaustre, aiuole cinte da alberi, fontane ornamentali e colonne. Dal giardino si vede un magnifico panorama sul tetti di Heidelberg e sulla verde valle del Neckar.
L'edificio inglese di derivazione palladiana - oggi in rovina - è l'ultimo grande edificio nella storia del castello. Le rovine ospitano ricevimenti e spettacoli del Festival del Castello. Su 500 metri quadrati c'è spazio per circa 300 persone.
Ingresso all'edificio inglese e quindi alle stanze di Elisabeth.
Rovine della torre. La pietra locale utilizzata recava spesso segni di riconoscimento - talvolta quasi semplici graffi - del mastro che l'aveva lavorata.
Ottheinrichsbau fu costruito sotto
Ottheinrich, diventato elettore nel 1556. Il nuovo palazzo fu una
delle opere di maggior valore del Rinascimento tedesco.
La facciata dell'edificio alto quattro
piani è decorata con 16 figure allegoriche dell'Antico Testamento e
del mondo divino. Quando Ottheinrich morì nel 1559, la costruzione
non fu completata.
Piano terra: eroi mitici ( Joshua ,
Sansone , Eracle e David ) e imperatori romani come simbolo del
potere politico e militare. Nei timpani triangolari delle finestre si
trovano i ritratti di famosi romani, realizzati secondo modelli della
collezione di monete.
1 ° piano: virtù di un sovrano
cristiano (forza, fede, amore, speranza e giustizia)
2 ° piano: personificazioni dei sette
pianeti classici, Saturno, Marte, Venere, Mercurio, Giove, Sole e
Luna
Nel Palazzo di Ottheinrich si trova
Museo Tedesco della Farmacia, rimasto incompiuto.
L'edificio prende il nome dalla sala al piano superiore, un tempo decorata con vetri a specchio veneziano. Verso il cortile, l'edificio ha portici rinascimentali e arcate tardo gotiche. Il lato nord dell'edificio di fronte alla città è completamente privo di ornamenti, il lato est è adornato da una piccola finestra gotica e, come la finestra sul lato del cortile, ha un frontone decorato.
Il Gläserne Saalbau (Sala del vetro o Sala degli specchi) è un'imponente testimonianza dell'architettura del primo Rinascimento nel castello di Heidelberg, voluta dal principe elettore Federico II, che regnò dal 1544 al 1556. Con i suoi portici italiani, si trova tra i due edifici più belli del castello di Heidelberg: Friedrichsbau e Ottheinrichsbau. Fu qui che Charles Graimberg prese in affitto una parte dell'edificio per occuparsi (come scritto sopra) della storia del castello.
L'edificio prende il nome dalla sala al piano superiore, un tempo decorata con vetri a specchio veneziano. Verso il cortile, l'edificio ha portici rinascimentali e arcate tardo gotiche. Il lato nord dell'edificio di fronte alla città è completamente privo di ornamenti, il lato est è adornato da una piccola finestra gotica e, come la finestra sul lato del cortile, ha un frontone decorato.
Il 24 luglio 1764 un violento incendio scatenato da un fulmine
incendiò la sala e i sotterranei del seminterrato. Nel 2011 è stato
posto un tetto di vetro a volta per proteggere le rovine.
Nel 1897, un gruppo di finestre in stile gotico in mattoni è
stato scoperto nella parete occidentale della sala di vetro,
permettendo di datare una parte del palazzo palazzo alla prima metà
del 13° secolo. Nella foto, tripla finestra gotica nella parete ovest della Glass Hall.
L'edificio meglio conservato è il Palazzo di Friedrich (Friedrichsbau) sulla cui facciata è presente la galleria degli antenati dei principi. Dopo gli incendi devastanti del 1693 e del 1764, questa parte del castello fu ricostruita.
Dal 1890 al 1900 Friedrichsbau fu rinnovato dopo una discussione molto controversa su come gli interni dovessero essere progettati. Alla fine si scelse lo stile neo-rinascimentale. Molte stanze dell'edificio mostrano oggi un pluralismo stilistico. La visita è interessante ma non è concesso scattare foto. La bellissima stufa in ceramica verde è uno scatto mio di straforo (e si vede).
Al piano terra è possibile visitare la cappella del castello, ancora intatta, sopra la quale si trovano le stanze.
Scendiamo ora nella cantina per vedere la botte più grande al mondo. In realtà nel castello di Heidelberg ci furono quattro barili: quello di Johann Casimir del 1591, quello di Karl Ludwig del 1664, quello di Karl Philipp del 1728 e quello di Karl Theodor del 1751.
L'elettore Karl Ludwig fece costruire una nuova botte nel 1664 sotto la direzione del maestro di cantina di Heidelberg Johannes Meyer, che conteneva 195.000 litri e aveva nella parte superiore una pista da ballo. Sopravvisse alla distruzione del palazzo nella guerra di successione del Palatinato nel 1689 e nel 1693.
Dal 1724 e 1727/28 sotto l'elettore Karl Philipp è stata effettuata una ristrutturazione completa, che ha portato alla terza botte. Conteneva 202.000 litri ma perdeva.
La quarta botte fu completata nel 1751 sotto l'Elettore Karl Theodor e aveva una capacità di 221.726 litri. Spesso il vino veniva pompato direttamente dal barile alla Sala delle Signore dell'adiacente edificio o alla sala da ballo del re durante le occasioni speciali.
Oggi, dopo che il legno si è asciugato, contiene ancora 219.000 litri. È stata riempita solo tre volte perché ormai in disuso: è rimasta come attrazione per i visitatori del castello.
Giovanni Clementi, noto anche come Clemens Pankert o Clementel, nacque nel 1702 a Salorno, a quel tempo nell'Austria asburgica. Era un nano che si guadagnava da vivere a stento, fin quando nel 1720 incontrò il Principe Elettore Carlo III Filippo del Palatinato. Questi, incuriosito dai suoi modi buffi, lo ingaggiò come Giullare di Corte presso la capitale del Palatinato, Heidelberg. Qui nacque il suo soprannome "Perkeo": alla domanda se volesse ancora un bicchiere di vino era solito, ogni volta, rispondere "Perché no?"
Col passare degli anni fu investito della carica di custode della grande botte del castello. Perkeo era solito bere sempre vino e la leggenda vuole che ne bevesse dai 20 ai 30 litri al giorno, quantità giustificata dalla malattia che lo affliggeva, il diabete insipido. Ammalatosi gravemente, sempre secondo la leggenda, un dottore gli ordinò di bere un bicchiere d'acqua, cosa che non aveva mai fatto in tutta la vita. L'obbedienza a quest'ordine lo portò, infatti, alla morte nel 1735.
E, visto che siamo in vena di leggende, di fronte al Friedrichsbau si può
vedere una depressione nella pietra del pavimento, che ha la forma di
un piede; è il cosiddetto "salto del cavaliere". La sua
origine è raccontata in diverse leggende.
Variante 1
Una volta scoppiò un incendio a
Friedrichsbau. Con rapidità, il fuoco si diffuse, così che gli
abitanti riuscirono a malapena a scappare attraverso la stretta scala
a chiocciola. All'ultimo piano c'era un cavaliere che aveva appena
indossato la sua pesante armatura. Quando vide il fuoco, la fuga era
impossibile, poiché le fiamme stavano già avanzando e un denso fumo
riempiva la stanza. Il cavaliere aprì la finestra e saltò giù ma,
forse per un miracolo, si rialzò sano e salvo. La scarpa di ferro
aveva solo lasciato un segno profondo sul selciato.
Variante 2
Si dice che un cavaliere, appartatosi
con l'amata, sia stato quasi colto in flagrante da un giovane
elettore. Per difendere l'onore della fanciulla il cavaliere saltò
dalla finestra e il suo nobile gesto fu premiato perché non si fece
nulla, solo lasciò a testimonianza l'impronta sella propria scarpa.
Ci dirigiamo ora verso la funicolare che ci porterà nella città sottostante.
Splendida vista dalla funicolare.
Heidelberg è situata nel
Baden-Württemberg sulle rive del fiume Neckar. È un importante
centro industriale, per le numerose industrie del tabacco,
meccaniche, cartarie ed elettrotecniche; ma soprattutto universitario
poiché ospita la più antica università della Germania, fondata nel
1386 da Roberto I, oltre ad altri importanti e prestigiosi centri
culturali e scientifici a livello mondiale (Max-Planck-Institut,
l'Heidelberger Akademie der Wissenschaften, l'European Molecular
Biology Laboratory). I dati demografici rendono evidente quanto
l'attività universitaria sia importante in questa città: degli
oltre 150.000 residenti, circa 30.000 sono studenti.
All'inizio del secolo XIX la città
divenne uno dei luoghi più importanti del Romanticismo tedesco, che
trasse ispirazione dalla bellezza del paesaggio e dal fascino
pittoresco delle rovine del castello. Le opere di poeti come
Friedrich Hölderlin, Achim von Arnim, Clemens Brentano e Joseph
Freiherr von Eichendorff furono conosciute come "Romanticismo di
Heidelberg".
Sul lato del ponte in prossimità dell'Altstadt c'è un'opera curiosa dell’artista Gernot Rumpf (1979): la statua in ottone di una scimmia che tiene in mano uno specchio accompagnata da alcuni topolini. Pare che toccare lo specchio porti ricchezza, toccando le dita tese della scimmia si ritornerà a Heidelberg,
mentre toccare i topolini è garanzia di una prole molto numerosa. Non siamo andati a vedere la statua ma ne parlo perché la guida ce ne ha accennato quando dall'alto del castello ammiravamo il panorama sottostante.
Il pranzo libero, una breve visita del centro storico con negli occhi ancorta il castello, visto dalla Piazza del mercato e poi la partenza.
Qui si coclude la nostra gita, con il rientro a tappe in Valsusa. Ci risentiremo presto, però, perché la mia anima zingara mi porterà altrove. Ciao a tutti.
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