Come ormai sta diventando tradizione, siamo andati con la nostra solita
agenzia Partiti e contenti a festeggiare il lunedì di Pasqua, 17 aprile
2017. La meta erano le Grotte di Bossea, con pranzo alla Nuova Giacobba a Vicoforte e a seguire visita al celebre Santuario.
La Riserva naturale delle Grotte di Bossea è stata
istituita dalla Regione Piemonte nel 2011. L'area protetta tutela un
insieme di grotte carsiche accessibili ai turisti considerate tra le più
interessanti d'Italia sia per la ricchezza di concrezioni calcaree che per i numerosi resti paleontologici che vi sono stati rinvenuti.
Le grotte di Bossea costituiscono il settore terminale di un grande
sistema carsico nello spartiacque Maudagna-Corsaglia, fra la Conca di
Prato Nevoso ed il torrente Corsaglia, nel Comune di Frabosa Soprana in
provincia di Cuneo a 836 m. di quota. Al loro interno presentano ambienti diversificati, quali torrenti e laghi sotterranei, colonne stalagmitiche e stalattiti.
Le prime esplorazioni risalgono alla prima metà del XIX secolo; pochi anni più tardi Domenico Mora raggiunse il lago di Ernestina, nel 1874 una spedizione superò la cascata
raggiungendo il canyon del torrente e nel 1949 fu completata
l'esplorazione dei rami principali. Alcuni gruppi speleologici
continuano tuttora a scoprire nuovi anfratti.
La grotta è "viva", in piena evoluzione: il torrente sotterraneo,
intitolato proprio a Domenico Mora, valligiano che più di ogni altra
persona si è prodigato per la turisticizzazione della grotta, ha un
volume medio annuo di acque che supera i 5 milioni di metri cubi, con
portate oscillanti tra i 50 ed i 2500 litri al secondo e forma ora
rapide tumultuose e fragorose cascate, ora laghi tranquilli e
cristallini racchiusi fra pittoresche sponde rocciose e concrezionali.
Queste morfologie aspre e scoscese si alternano con un ricchissimo
concrezionamento calcareo, formante ora colate imponenti, enormi
stalagmiti o poderose colonne, ora stalattiti, trine e panneggi di
grande finezza e preziosità. Una continua manovra di erosione ogni anno
asporta 750/800 tonnellate di roccia dall'interno del sistema carsico.
La grotta venne aperta al pubblico nel 1874 e nella seconda metà del XX secolo fu installato un impianto di illuminazione interna.
Nel corridoio di ingresso è presente una ricca galleria permanente
di arte contemporanea con opere che rimandato a suggestioni e temi
leggendari legati alle grotte. Ogni visita richiede un tempo medio di 90 - 100 minuti, si sviluppa per una lunghezza complessiva di circa 3 km, fra andata e ritorno, e un dislivello totale in ascensione di 116 metri con una temperatura costante di 9°C. La visita è abbastanza faticosa, comprendendo, tra salita e discesa, 1300 scalini, in parte scivolosi.
Attraversato il corridoio che collega il Terminal alle Grotte, si giunge
al primo dei vasti ambienti che caratterizzano questo suggestivo luogo,
con magnifiche concrezioni dalle mille forme e sfumature di colore:
stalattiti, stalagmiti alte più di 10 m, imponenti colonne e raffinati
trine e panneggi creati dalla natura nel corso dei millenni. Nella foto,
la Porta del Paradiso.
Si passa così dalla Sala del Baldacchino alla Sala delle Frane, dalla Sala Garelli alla Sala del Tempio, che ospita lo scheletro di un esemplare di Ursus Spelaeus,
il grande plantigrado vissuto nelle grotte del Cuneese durante l'Era
Quaternaria, tra gli 80.000 e i 12.000 anni fa. Gli orsi spelei
frequentavano la grotta per trascorrere il letargo invernale
e forse per partorire. Dai reperti si deduce che i soggetti maturi
erano di mole rilevante. Gli orsi deceduti in tenera o avanzata età non
riuscivano probabilmente a costruirsi, in estate, una sufficiente
riserva di grasso per superare il lungo e rigido inverno dell’era
glaciale. Su alcune pareti si possono notate i segni di profonde
unghiate.
La visita, dopo la salita detta del Calvario, prosegue attraversando il ponte d'Ortensia che porta al Lago di Ernestina
con la sua famosa cascata, dalla quale si torna indietro lungo un altro
percorso per godere di altri fantastici scorci sulle pareti a
strapiombo della formazione carsica.
Nel mondo sotterraneo è presente una fauna rarefatta
nelle popolazioni e minuta nelle dimensioni, ma altresì qualificata
dall’estrema specializzazione e per la rarità dei suoi rappresentanti.
Le grotte costituiscono delle isole per le barriere geografiche e geologiche che separano un massiccio calcareo dall’altro. Ogni caverna è pertanto un microcosmo a sé stante, con abitanti esclusivi, non condivisi con altri biotopi.
Più di una specie vivente qui non si trova altrove nel mondo intero:
basterà citare a titolo di esempio il Diplopode Plectogona Bosseae, il
Palpigrado Eukoenenia strinati e il Ragno Troglohyphantes Pedemontanum.
Nella grotta è situata un’attrezzata stazione scientifica
idrogeologica e biologica gestita dal Dipartimento Geo-risorse e
Territorio del Politecnico di Torino in collaborazione con la locale
sezione del CAI e dall'ARPA della Valle d'Aosta; nell’indagare il
fenomeno carsico la stazione svolge un ruolo fondamentale di consulenza e
aggiornamento scientifico.
E' ormai diventato una tradizione il concerto di Santo Stefano,
che da 30 anni si tiene dalle 17 nella Sala del Tempio. I primi
concerti nelle Grotte di Bossea risalgono agli ’70, quando si esibì
l’orchestra del Teatro Regio di Torino, il 2 agosto 1974, in occasione
del centenario dell’apertura al pubblico.
Dopo la faticaccia della visita alle grotte ci siamo ritemprati con un ottimo pranzo al ristorante La Nuova Giacobba di Vicoforte. Dopo pranzo, sosta d'obbligo al santuario di Vicoforte.
Il santuario di Vicoforte, noto anche come santuario
basilica della Natività di Maria Santissima o santuario-basilica Regina
Montis Regalis è un edificio religioso situato nel territorio del comune
di Vicoforte. Si tratta di una chiesa monumentale, tra le più
importanti del Piemonte, la cui cupola con sezione orizzontale ellittica risulta essere la più grande di tale forma al mondo. Ha la dignità di basilica minore.
E con questo vi saluto e vi aspetto alla cronaca della prossima gita.
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