Continua
la giornata precedente con la visita a Tropea e alla chiesetta di Santa
Maria dell'Isola. In serata traferimento al resort Le tre Rosette a
Capo Tonnara - Parghelia, dove pernotteremo due notti.
Nota località balneare, Tropea sorge su un alto promontorio di tufo,
affacciato sul Mar Tirreno, nella costa occidentale della Calabria, in
provincia di Vibo Valentia. Il territorio tropeano è poco esteso e la
sua morfologia è particolare; si divide infatti in due parti: la parte superiore, dove si trova la maggior parte della popolazione e dove si svolge la vita quotidiana del paese, e una parte inferiore
(chiamata "Marina"), che si trova a ridosso del mare e del porto. La
città, nella parte superiore, si presenta costruita su una roccia a
picco sul mare a un'altezza che varia tra circa 50 metri nel punto più basso e 61 metri nel punto più alto.
La storia di Tropea inizia in epoca romana; a sud di Tropea i Romani avevano costruito un porto commerciale,
vicino l'attuale Santa Domenica, a Formicoli (toponimo da Foro di
Ercole), di cui parlano Plinio e Strabone. Secondo la tradizione il
fondatore fu Ercole, di ritorno dalla Spagna, fermatosi
sulla Costa degli Dei. Nelle zone limitrofe sono state rinvenute
tombe di origine magno-greca.
Per la sua caratteristica posizione di terrazzo sul mare, Tropea ebbe un ruolo importante, sia in epoca romana sia in epoca bizantina; resti bizantini sono tra gli altri la chiesa sul promontorio e le mura cittadine. Dopo un lungo assedio, la città fu conquistata dai Normanni, sotto i quali prosperò e continuò a prosperare anche sotto il dominio degli Aragonesi.
Parte superstite delle mura antiche di Tropea, fatte costruire da Belisario.
Un castello si ergeva
all’ingresso della città, su un ammasso roccioso che si elevava fino a
quindici metri d'altezza sulla strada che, ancora oggi, porta alla
Marina. Il terremoto del 1783 arrecò gravi danni alla città; durante le
fasi della demolizione del Castello, avvenuta tra il 1825 e il 1876,
furono rinvenute diverse decine di lapidi con epigrafi, un’intera necropoli paleocristina,
con i nomi di figure di religiosi. Tale patrimonio
epigrafico, il più grande e importante della Calabria, è
all’interno del Palazzo Toraldo-Serra.
Nell'immagine, una stampa di Tropea antica.
Palazzo Toraldo è parte
di un edificio che presenta caratteri unitari, ma è costituito da due
palazzi distinti costruiti in epoche diverse. E' stato eretto sul sito
del castello abbattuto nell'800 e presenta caratteristiche comuni ad
altri edifici tropeani, quali l'androne con volta a botte, il pozzo luce e le scale con impianto scenografico. Come scritto sopra, nel sottosuolo dell'ex castello e nelle adiacenze fu rinvenuta una necropoli paleocristiana.
Percorriamo corso Vittorio Emanuele verso Piazza Ercole e vediamo un palazzo del settecento un tempo sede del Sedile dei Nobili.
Lo scopo dell’edificio era quello di riunire le famiglie dei nobili per
trattare di argomenti amministrativi della città. Dopo il 1703 ebbe uno
stemma, che si trova ancora oggi murato nella facciata. Nel 1892 gli venne sovrapposta la torre campanaria con orologio.
A Tropea sono presenti numerose fontane, fuori e dentro le mura, molte delle quali sono attive ancora oggi. Quella posta alle spalle della casa comunale, nell’Antico Sedile di Portercole, chiamata delle Tre Fontane si discosta dalle forme comuni nella zona: l'uso decorativo del granito, le vasche a conchiglia e l'innesto dei tre elementi in marmo di Carrara raffiguranti tritoni avviluppati all'asse verticale, sono frutto dell'espressione compositiva della maestranza locale.
Piazza Ercole prende il nome dal mitico fondatore di Tropea, Ercole, l’eroe tebano. In Piazza Ercole si congiungono le due principali vie che, anticamente, portavano verso le Porte della Città. Qui ha sede anche l’antico Palazzo di Giustizia, un edificio elegante dai motivi arcuati e che dà il meglio di sé con l’illuminazione serale. Da segnalare anche il busto di Pasquale Galluppi, probabilmente il più importante tra i filosofi contemporanei calabresi.
Non solo strade principali, palazzi e monumenti sono suggestivi, ma anche i vicoli,
che rappresentavano per i tropeani d’altri tempi luoghi di ritrovo,
magari con anziane che chiacchieravano sedute a filare o pescatori
intenti a raccontare delle leggende marinare.
Perdendosi tra i vicoli si scoprono decine di portali monumentali, fontane scolpite, chiese ricche di opere d'arte e scorci panoramici mozzafiato. Noi andiamo all'affaccio panoramico su Santa Maria dell'Isola, che visiteremo dopo, scendendo e risalendo un incredibile numero di scalini.
Il centro storico risale al periodo angioino-aragonese; la tortuosità dei vicoli manifestano una matrice altomedievale, rafforzando la tesi delle ricostruzioni post-terremoto rispettose della originaria struttura viaria. Il portale degli edifici rappresenta l’elemento più caratteristico
sul piano architettonico secondo vari gusti stilistici; la maggior
parte dei portali risalgono all’etа barocca e rinascimentale.
A lato, portale di Palazzo Barone.
L'ex convento delle clarisse venne edificato sul precedente impianto del complesso monastico di Santa Chiara,
del 1621, voluto dai Ruggeri e dai Mumoli. Mantiene tutt’oggi buona
parte dei piani inferiori e le originarie strutture voltate del
primo impianto. Molto interessanti i due portali: uno esterno settecentesco e l'altro interno rinascimentale.
Era abitudine antica, ultimata la fabbricazione della casa, porre sull'architrave e sulla chiave di volta dell'arco una maschera in pietra o in terracotta per tenere lontano dalla nuova fabbrica il malocchio
e gli spiriti maligni. Spesso era una figura demoniaca, con fauci
aperte, la lingua di fuori e le corna vistose sulla fronte, sicuramente
attinta dai prototipi magno-greci. L’influenza del folklore e delle altre tradizioni popolari si riflette su molti portali del centro storico di Tropea. Le maschere apotropaiche identificano il carattere scaramantico della comunità tropeana e testimoniano l'abilità delle maestranze locali,
che con lo stesso materiale litico riuscivano a conciliare le
peculiarità tecnologiche ed estro artistico, realizzando vere
e proprie sculture con funzione prettamente strutturale.
Un'altra caratteristica salta all'occhio guardando molte costruzioni antiche: i muri sono costellati di "buchi",
che servivano durante la costruzione per reggere le impalcature ma che
non venivano poi chiusi. A detta della guida, forse con notevole ironia,
ciò deriva dal fatto che, fino a quando la costruzione non era
ultimata, non si pagavano le tasse e quindi... non si completava mai.
Palazzo Braghò fu ricostruito in parte nel 1921, con strutture formali richiamanti lo stile Liberty. Di grande interesse è il portale granitico del 1721 prospicente Via Boiano, con forme tardo-seicentesche e decorato
con motivi fogliacei e conchiglie. Un androne di notevoli
dimensioni, coperto con volta a botte, collega l’ingresso di Via
Boiano con quello opposto, incorniciato da un portale del 1921. Caratteristica è la torre merlata che si integra a contrasto con gli elementi Liberty di ringhiere e cancelli.
Il Palazzo d'Aquino fu anche l'abitazione del filosofo Pasquale Galluppi, in ricordo del quale vi è una lapide posta sulla facciata. Dal portale si accede a un ampio androne a doppio arco, con scala laterale coperta da una volta a botte su cui è dipinto lo stemma
della famiglia d'Aquino. L'edificio presenta una parte aggiunta, su
Largo Toraldo di Francia e ha subito, nei secoli, numerosi rifacimenti.
La Chiesa del Gesù, oggi dei Padri Redentoristi, sorge dove tra il VII e l’VIII secolo era stata edificata la Chiesa di San Nicola (detta la Cattolica), di rito greco-bizantino. Quando, nel 1594, vi si stanziarono i Gesuiti
per costruire il loro Collegio, la Chiesa era già in condizioni
precarie. Si decise di costruirne una nuova, che mantenne la
pianta a croce greca, ma rispose allo stile barocco dell’epoca. Passata ai Padri Liguorini
per poi divenire nell'800 sede del municipio cittadino, dal 1928 è
definitivamente tornata ai Liguorini. La Chiesa ha subito nel tempo
diversi interventi che non ne hanno mutato la configurazione originaria,
eccezion fatta per l’altezza della facciata, ridotta per i danni riportati in seguito al terremoto del 1905. Interessante è il portale in granito, sul quale è posta una lapide a ricordo del passaggio, nel 1767, del Ministro del Regno di Napoli Bernardo Tanucci.
Palazzo Sant’Anna fu edificato nel 1605 allo scopo di ospitare il Collegio dei Gesuiti. È un edificio di grandi dimensioni, che mantiene parte dell’impianto originario anche nei locali interrati o seminterrati prospicenti il mare, sul costone roccioso, dove si conservano le strutture voltate sulle quali si elevavano i piani superiori. Dopo il terremoto del 1783 subì danni talmente ingenti che fu necessaria la demolizione di alcune strutture ai piani superiori. Sede municipale
dal 1867 al 1985, ha subito nel 1928 interventi che hanno portato alla
separazione della proprietà dei Padri Redentoristi dalla proprietà
municipale.
La cattedrale di Maria Santissima di Romania, Duomo di Tropea, è un edificio eretto nel 1163 a pianta basilicale su tre navate con pilastri ottagonali in pietra lavica e conci di tufo policromi, come da tradizione del Romanico siculo-normanno. Durante il Seicento, l'edificio fu trasformato in stile barocco e allungato di 12 metri. Rimaneggiato più volte nei secoli a causa di terremoti ed incendi, fu riportato al suo stile architettonico originario con gli interventi di restauro del 1927-1931 che cancellarono quasi ogni traccia in stile Barocco e Neoclassico.
Il complesso absidale esterno a tre curvature, con archeggi decorativi progrediti e decorazioni risultanti dalla pietra tufacea gialla e dalla pietra di lava o pomice bruna, riproduce in imitazione la struttura primitiva.
Sulla facciata, si apre l'ingresso principale, con portale ad archeggio sopraelevato, in pietra tufacea.
La facciata nord è quella originale di epoca Normanna, vi si apre un altro portale di ridotte proporzioni rispetto al principale, preceduto da quattro scalini, sormontato da una scultura in pietra, che riproduce il quadro della Madonna di Romania.
Dettaglio della scultura sopra il portale.
Purtroppo
quando siamo arrivati per visitare l'interno della Cattedrale era in
corso un funerale, per cui ci è stato impossibile entrare, se non più
tardi e per poco (il tempo è sempre tiranno in questi casi). La nostra
guida ci ha però spiegato dettagliatamente cosa avremmo dovuto vedere e
in parte abbiamo poi visto e fotografato.
Sull'Altare maggiore è custodita l'Icona della Madonna di Romania, protettrice della Città. Il quadro, di scuola giottesca, eseguito su tavola di cedro nel XIII secolo è stato ritoccato più volte nel tempo, con l'aggiunta di quattro angioletti ai lati, e reso rettangolare nella parte superiore, originariamente circolare.
La Madonna di Romania si festeggia Il 27 marzo e il 9 settembre con una solenne processione a cui partecipano con grande devozione tutte le autorità e tutto il popolo.
La leggenda dice che al tempo delle lotte iconoclaste un marinaio riuscì a salvare un quadro
della Madonna e lo portò sulla sua nave. Durante un viaggio la nave fu
sospinta da una tempesta nel porto di Tropea. Riparate le avarie, il
Capitano cercò di ripartire ma la nave rimaneva ferma in rada. Nella
stessa notte il Vescovo della città sognò la Madonna che gli chiedeva di
rimanere a Tropea e diventarne la Protettrice. Il sogno si ripetè per
varie notti. Alla fine il Vescovo, convocati gli alti funzionari e i
cittadini, si recò al porto a prendere il quadro della Madonna. Non
appena il quadro fu portato a terra la nave ripartì. La Madonna promise
di difendere la cittadina dalle pestilenze, dai terremoti e dalla guerra
e molti fatti accaduti fino ad oggi lo testimoniano.
All’ingresso della Cattedrale, sia a destra che a sinistra, si vedono due grandi bombe di aereo della seconda guerra mondiale. Sono esposte in memoria del 4 Agosto 1943, quando, secondo la credenza dei tropeani, per intercessione della Vergine SS. di Romania, rimasero inesplose sei bombe cadute in un giardinetto in cui i bimbi stavano giocando.
L'interno è a tre navate divise da pilastri ottagonali
rifatti nei recenti restauri; andarono perduti, purtroppo, i resti di
affreschi del sec. XI che ornavano le pareti e i pilastri.
A destra si trova la prima cappella cinquecentesca della chiesa: è la tomba della famiglia Galluppi.
In essa si affrontano due monumenti: a destra Antonello Galluppi, il
costruttore della cella funebre ove seppellì cinque giovani figli. A
sinistra Caterina Scattaretica, donna e moglie virtuosa, figlia di
Giovan Battista Scattaretica e di Vittoria Galluppi, che seppellì figlia
e marito in questa cappella di famiglia. Fu l’amore materno che la
volle, non morta né dormiente, ma poggiata sul braccio destro e sola assorta nella meditazione del mistero della vita e della morte.
Un altro sepolcro: è la tomba Gazzetta,
costruita nel 1530 per seppellire due giovani della famiglia
Gazzetta soprannominata Puglisi, di incerta attribuzione a un certo
scultore e pittore Da Nola. Sono due giovani, fratello e sorella.
Nella seconda cappella vi è un prezioso crocefisso nero francescano, di resina e segatura perché l'ordine era di "poverelli", ma di una gran maestosità.
Si tramanda da una generazione all'altra che un giorno di un'epoca imprecisata, indubbiamente non prima del XV secolo, un grosso bastimento,
forse proveniente da un porto spagnolo o francese, sorpreso da un
terribile fortunale, per sottrarsi alla furia delle onde si sia portato
verso un tratto di spiaggia di Capo Vaticano, nei pressi di una
proprietà terriera della famiglia Buongiovanni di Tropea.
La nave, incagliatasi nelle secche, si sfasciò tra gli scogli; galleggiava, tra sartie e rottami, sospinto dalla risacca, un Gesù crocifisso, di dimensioni quasi naturali, in una posizione rigidamente diritta.
Era una parte del carico della nave.
Alla fantasia popolare quell'episodio apparve subito un miracolo. Recuperato da devoti volenterosi e trasportatolo nella proprietà dei Buongiovanni, per disposizione dei medesimi il crocifisso fu traslocato nella Cattedrale di Tropea, ritenuta la sede più degna per accogliere quello che, a prima vista, sembrava un crocifisso non comune. Allo sguardo degli intenditori, difatti, apparve subito un pregevolissimo simulacro, di cui si coglieva la finitezza del lavoro quanto più ci si soffermava in un'analisi più attenta del corpo.
La nave, incagliatasi nelle secche, si sfasciò tra gli scogli; galleggiava, tra sartie e rottami, sospinto dalla risacca, un Gesù crocifisso, di dimensioni quasi naturali, in una posizione rigidamente diritta.
Era una parte del carico della nave.
Alla fantasia popolare quell'episodio apparve subito un miracolo. Recuperato da devoti volenterosi e trasportatolo nella proprietà dei Buongiovanni, per disposizione dei medesimi il crocifisso fu traslocato nella Cattedrale di Tropea, ritenuta la sede più degna per accogliere quello che, a prima vista, sembrava un crocifisso non comune. Allo sguardo degli intenditori, difatti, apparve subito un pregevolissimo simulacro, di cui si coglieva la finitezza del lavoro quanto più ci si soffermava in un'analisi più attenta del corpo.
Ancora all'interno della Cattedrale la statua in marmo carrarese della Madonna della Libertà del XVII secolo. E’ la statua che il popolo eresse quale ringraziamento
della città per la riottenuta libertà demaniale dopo la rescissione
della vendita al principe Ruffo Scilla. Era custodita nella chiesa del
rosario, appositamente eretta in via Libertà. Fu portata
in Cattedrale dopo il restauro degli anni trenta.
Sull'altare di fondo della navata destra esiste una pregevole statua in marmo, la Madonna del Popolo,
scolpita, come si rileva dall'iscrizione latina dello scannello, nel
1555 per volere delle sorelle Covella Diana e Prassede Romano nonchè del
venerando Francesco Numicisio, tesoriere del Duomo e attribuita a fra' Giovanni Agnolo da Montorsoli, allievo del Buonarroti.
Il Museo Diocesano,
sorto per ospitare la produzione artistica di proprietà della Diocesi di
Tropea, è stato inaugurato nel 2004 e ha sede nelle sale
dell'antico Palazzo Vescovile, di fronte alla
Cattedrale normanna. Il Museoo espone una serie di statue
marmoree, tra le quali "I Santi Pietro e Paolo" (XVI secolo) di
fattura siciliana, un trittico seicentesco di autore napoletano con la
"Madonna delle Grazie", "San Francesco d'Assisi e Santa Chiara". Al
primo piano è esposta la collezione di dipinti, che comprende opere vari
periodi: due icone, del XIII e XV secolo; tracce di un
affresco di scuola giottesca proveniente dal Convento di Santa Chiara
(XIV secolo); molte opere di artisti locali, tra le quali una
consistente parte della produzione dell'artista tropeano Giuseppe
Grimaldi (1690-1748), comprendente il "Martirio di Santa
Domenica". Vanno infine segnalati alcuni pezzi appartenenti al
Tesoro della Cattedrale: una statua del 1738 in argento e rame
dorato raffigurante "Santa Domenica", dell'argentiere napoletano
Francesco Avellino. Il Museo ospita convegni e conferenze, è sede della
Biblioteca Vescovile e dell'Archivio Storico Diocesano.
Durante gli scavi archeologici nell’estate del 1980, sotto la pavimentazione di Largo Duomo, è venuta alla luce una Necropoli Paleocristiana con più di cinquanta tombe con una particolare tipologia di segnacolo tombale definito “a cupa”. L’orizzonte cronologico spazia dal tardo V sec. d. C. fino agli inizi del VII d. C. Oltre i ricchi corredi, sono state rinvenute anche una dozzina di epigrafi che richiamano quelle coeve rinvenute durante la demolizione del Castello a metà ‘800.
Tropea è dotata di un porto turistico
di recente costruzione, da dove è possibile raggiungere le vicine Isole
Eolie (in particolare il vulcano Stromboli, quasi sempre visibile dalla
costa calabrese tirrenica meridionale) e le coste limitrofe costituite
da falesie d'arenaria, piccole baie, scogliere suggestive e spiagge quasi
incontaminate.
La Chiesa di Santa Maria dell'isola si trova sulla rupe che fronteggia Tropea e che un tempo era più grande e circondata
completamente dal mare. Quello che oggi, soprattutto dopo la messa in
sicurezza e la recente riapertura al pubblico, è un’attrazione
turistica, un tempo era una meta per fedeli e devoti alla Madonna
miracolosa.
Al tempo dell’iconoclastia una statua
della vergine giunse a Tropea direttamente dall’Oriente a bordo di una
nave, che dopo essersi fermata per fare rifornimento, lasciò la statua
sulla spiaggia. Il popolo accorse insieme al vescovo e al sindaco: i due
capi del paese decisero, di comune accordo, di installare la statua
della madonna all’interno di una nicchia in una grotta naturale,
presente nello scoglio della rupe. La statua, purtroppo, risultava
troppo grande rispetto alla grandezza della nicchia; per questo motivo i
capi della comunità convocarono un falegname affinché risolvesse il
problema, segando le gambe della Madonna. Il falegname, appena appoggiò
la sega sulla statua, rimase paralizzato alle braccia, mentre il sindaco
e il vescovo morirono in quell’istante. Nei giorni a seguire la Madonna
iniziò acompiere atti miracolosi per gli ammalati che venivano condotti
da lei. Si decise allora di costruire un luogo idoneo a contenere la
statua e venne scelto il promontorio, dove venne edificata la chiesetta.
Della statua miracolosa si sono perse le tracce ma fino ad alcuni
decenni fa i devoti erano soliti accompagnare i loro ammalati nello
stesso punto della grotta, nella speranza di una grazia.
La festa della Madonna dell’Isola
si festeggia il 15 agosto con la processione delle statue della Sacra
Famiglia a bordo di un’imbarcazione seguita dalle barche dei pescatori
del luogo.
Non si sa molto delle origini della chiesetta, più volte soggetta a interventi di manutenzione. Probabilmente fu eretta nel periodo dei bizantini, tra il sesto e nono secolo. Per molti anni appartenne alla comunità basiliana
denominata "Menna", che vi amministrava una "cella" dedicata alla
Madonna. A partire dall’undicesimo secolo vi abitarono i monaci Benedettini. La chiesa S.Maria de Tropea, cum omnibus pertinentiis suis compariva “nell’elenco delle dipendenze della Badia Cassinese”
redatto sulle formelle della porta di bronzo (fuse tra l’altro a
Costantinopoli) per commissione dell’abate di Montecassino Desiderio.
Già nel 1066, quando fu fusa la porta di bronzo della Badia Cassinese,
l’isola appare menzionata e ancora oggi appartiene alla diocesi di
Montecassino. Fu Roberto il Guiscardo, il duca normanno, a volere il
passaggio dal rito greco a quello latino, intorno al 1060. In seguito ai terremoti del 1783 e del 1905, si conserva ben poco della struttura originaria: alla pianta centrale bizantina si è sostituita quella basilicale trinavata, con pilastri e volta a botte. In particolare, dopo il sisma del 1905 (nella foto storica qui sopra) fu rifatta tutta la facciata che aveva subito il crollo dell’arco centrale del portico, dandole l’aspetto non certo felice che conserva tutt’oggi.
La scalinata di accesso alla chiesa è stata costruita scavando degli scalini nella roccia
e ultimata nell'Ottocento. Prima della sistemazione attuale, la
scalinata, ancora incompleta, era raggiungibile per mezzo di una rampa
in coincidenza con l'edicola dedicata al luogo ove fu
posta per la prima volta la statua lignea della Madonna. Nei pressi di
questa rampa era stata scavata una chiesetta rupestre
dedicata a S. Leonardo che, assieme ad altre piccole grotte scavate dai
marinai locali, divennero magazzini dove questi custodirono gli attrezzi
della pesca.
L’ingresso è laterale rispetto
all’altare, pertanto si deve percorrere il corridoio laterale per
raggiungere il centro della chiesa dove sono disposte due file di panche e l’altare, con le statue della Madonna, San Giuseppe e il Bambino. Dall’interno è possibile scorgere l’antico organo in legno.
Dettaglio dell'altare con la Sacra Famiglia.
L'interno ospitava alcune tombe medievali: una
al centro della chiesa attribuita al maestro di Mileto; una di cui ci
rimane la pietra tombale, con sopra scolpiti in rilievo una figura di Ecce homo e di due figure femminili; della terza, bizantina, ci restano solo frammenti.
Ho fotografato anche questo semplice crocifisso...
Ci godiamo un suggestivo panorama dal
piazzale antistante la chiesetta, dove ci riposiamo un po', prima
di affrontare il lungo tragitto del rientro.
Ci trasferiamo a Capo Tonnara, dove ci fermeremo l'intera giornata di sabato 1 ottobre per consentire la sosta obbligatoria al nostro autista. Adagiato su un
promontorio a picco sul mare, denominato Capo Tonnara, nel tratto di
costa conosciuta come “Costa degli dei”, il Villaggio Rosette Resort,
si trova a Parghelia a 3 Km da Tropea. Peccato che la spiaggia a nostra
disposizione fosse impraticabile senza opportune scarpette di gomma...
La cronaca continua in altra pagina.
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