5 settembre: Prater e Schönbrunn.
Mattinata libera che un gruppo di noi ha deciso di trascorrere in parte al Prater, più propriamente Wiener Prater, che è un parco pubblico fra i più grandi e famosi di Vienna, localizzato nel Leopoldstadt, il secondo distretto della capitale austriaca.
Il parco ospita il celebre parco divertimenti con 250 attrazioni, fra le quali la più nota è la ruota panoramica Riesenrad. Per i più piccoli ci sono le giostre, il Kasperltheater (teatrino delle marionette), il tradizionale trenino in grotta e tante altre cose. La molteplice offerta è integrata da numerosi caffè e ristoranti, buffet e chioschi gastronomici. I viennesi chiamano questa parte del Prater anche "Wurstelprater". Nota: Wurstel in Viennese significa pagliaccio e la parola non ha niente a che fare con Würstel, salsiccia. Il termine deriva invece dai Wursteltheater ovvero i teatri di burattini, che erano comuni nel XIX secolo e presenti alle feste di paese e nei parchi di divertimento.
Il personaggio principale era Hans Wurst (salsiccia), una figura
grossolana-comica della commedia tedesca dal XVI secolo in poi.
Dal punto di vista storico, l'area corrispondente al Prater è stata per lungo tempo un parco di caccia, ad uso esclusivo dell'aristocrazia viennese fin da quando l'imperatore Massimiliano II la rese tale nel 1560. Nel 1766 l'imperatore Giuseppe II riaprì il parco al pubblico
- in precedenza, per scoraggiare i bracconieri, l'ingresso era negato
alla gente comune - e vi permise anzi la costruzione di caffetterie e
sale da the. Da allora il parco ha iniziato ad assumere l'aspetto
odierno, sebbene la caccia abbia continuato ad esservi consentita fino al 1920.
Il nome "prater" deriva dal latino pratum, attraverso lo spagnolo prado, e significa appunto "prato". Il Prater verde comprende sei milioni di metri quadri. Anche per questo, la rivista "Focus"
lo annovera tra i dieci parchi cittadini più belli del mondo. E' forte
la presenza della natura: ampi prati e boschi insieme ad alcuni specchi
d'acqua creano l'ambiente ideale per passeggiate rilassanti, escursioni
tonificanti, jogging, lunghe passeggiate in bicicletta o sui pattini e
molto altro ancora.
Il giardino è delimitato dal Danubio e dal Donaukanal, ed è attraversato dalla Hauptallee,
lunga 4,5 chilometri; 2.500 alberi fiancheggiano questo viale ampio e
rettilineo chiuso al traffico. Ci sono delle piscine, un ippodromo,
campi da tennis, un grande stadio di calcio, piste ciclabili e un
planetario che ospita anche il Pratermuseum.
Al nostro arrivo ci saluta all'ingresso un simpatico maialino bancomat. Siamo venuti al Prater perché era impensabile non vederlo, così come non si poteva fare a meno di mangiare la Sachertorte,
di cui parlerò. Parco di divertimenti per tanti, per alcuni luogo di
sogni nostalgici, per quasi tutti oasi di verde e sede della ruota panoramica, uno dei simboli più famosi
di Vienna. La stagione del Prater di Vienna dura da marzo a ottobre.
Tuttavia la celebre Ruota panoramica e qualche altra attrazione restano
aperte per tutto l'anno.
Percorrendo il viale principale verso la ruota mi sono divertita a fotografare alcune attrazioni, ancora chiuse vista l'ora mattutina. Ho anche fotografato una casetta con una buffa mucca sul balcone.
Personaggi rievocativi.
Una fontana.
Un'attrazione vicina alla piazza dove c'è la ruota.
E ovviamente la ruota.
La Wiener Riesenrad è una ruota panoramica costruita nel 1897, in occasione del 50° anniversario della salita al trono dell’imperatore Francesco Giuseppe. Da allora è diventata parte integrante del paesaggio urbano. Situata proprio all'inizio del Wurstelprater, offre da ciascuna postazione una splendida vista sulla città e sul Prater raggiungendo un'altezza di quasi 65 metri. Il diametro della ruota è di 61 metri, l'intera costruzione in ferro pesa 430 tonnellate. La ruota gira a una velocità di 2,7 km/h.
Semidistrutta come
tutto il Prater nel 1945, quando la zona fu bombardata, viene in seguito
ricostruita. Per non appesantirla sono stati agganciati 15 vagoni
anziché 30.
La ruota panoramica ha spesso rivestito il ruolo di “protagonista” in film hollywoodiani come “Il terzo uomo”, con Orson Wells, o nell’avventura di James Bond intitolata “007 - Zona pericolo”, con Timothy Dalton. Per questo motivo, nel giugno 2016 è stata inserita dalla European Film Academy (EFA) nella lista dei “Tesori della cultura cinematografica europea”.
«In Italia, sotto i Borgia, per
trent'anni hanno avuto guerra, terrore, omicidio, strage ma hanno
prodotto Michelangelo, Leonardo da Vinci e il Rinascimento. In Svizzera,
con cinquecento anni di amore fraterno, democrazia e pace cos'hanno
prodotto? L'orologio a cucù.» In effetti gli orologi a cucù ebbero
origine in Germania nella Foresta Nera. La famosa frase venne inserita
da Orson Welles nel film Il terzo uomo.
Prima della salita si accede dalla biglietteria a una sala in cui sono stati ricostruiti dei modellini dentro alle carrozze che in seguito alla ristrutturazione sono state tolte dalla ruota panoramica:
otto vagoni offrono scorci su 2.000 anni di storia viennese. Per cene di gala, cocktail inaugurali e matrimoni, è possibile prenotare separatamente singoli vagoni.
Dettaglio di uno dei modellini.
Saliamo
e ammiriamo Vienna dall'alto.
Il triestino Basilio Calafati, 1 ° gennaio 1800 Trieste, † 27 maggio 1878 Vienna, di origine greca, arrivò a Vianna verso la metà del secolo d´oro e cominciò a vendere salsicce
(donde la scritta Salamucci, presa dall´italiano e pare che fosse il
suo soprannome, che oggi si vede su un edificio del Riesenradplatz
(piazza della Ruota Gigante). Poi costruì una giostra (Ringelspiel), per i bambini, impiegando cavalli e poi locomotive in formato ridotto. Era certamente un imprenditore geniale e un personaggio rimasto nella storia della città, donde il riconoscimento recente espresso dal monumento nella posizione strategica sulla piazza stessa.
Calafati si chiamava per il popolo il grande pupazzo
con sembianze cinesi, alto nove metri, che ornava la giostra di
Basilio. Il pupazzo andò bruciato durante I bombardamenti del secondo
conflitto mondiale, ma ancora oggi lo si rivede in versione moderna
accanto all´altro pupazzo gigante, la Fortuna (il quale sta in originale
nel Museo del Prater).
Il Museo delle Cere di Madame Tussauds, con oltre 80 statue di cera, è una delle maggiori attrazioni del
Prater. Complessivamente occorrono 800 ore di lavoro per produrre
ognuna delle statue con un costo di circa 200.000 euro. Noi ci siamo
limitati alla foto ricordo, senza visitare il museo visti i tempi stretti.
Il pomeriggio è dedicato alla visita del Castello di Schönbrunn.
Il castello di Schönbrunn è stato la sede della casa imperiale d'Asburgo
fino al 1918. Una volta si trovava in campagna, ma ormai è stato
inglobato dalla città. L'area corrispondente all'attuale castello viene
per la prima volta menzionata nel 1311 col nome di Khattermühle, e vi sorgevano molti mulini. L'8 ottobre 1569 la tenuta e la residenza divennero di proprietà degli Asburgo
grazie a Massimiliano II, con un contratto di compravendita che
comprendeva un edificio, un mulino, una stalla, un parco e un frutteto.
Progetto di costruzione del 1696.
Alla morte di Massimiliano II nel 1576,
la tenuta passò a Rodolfo II, che stanziò i fondi necessari alla
manutenzione, ma non vi si recò mai di persona. L'imperatore Mattia,
suo erede, fu pertanto il primo a sfruttare la tenuta come riserva di
caccia. La leggenda vuole che nel 1612 fosse lui a scoprire la sorgente
che assunse in seguito il nome di "bella fonte" ("schöner Brunnen"), da cui derivò il nome dell’intera area.
Dopo alterne vicende nel 1728
l'imperatore Carlo VI entrò in possesso di Schönbrunn, dove era solito
recarsi soltanto per le battute di caccia. La figlia Maria Teresa, che nutriva da sempre una predilezione per il castello e i giardini che lo circondavano, lo ereditò e il suo regno coincise con un'epoca di grande sfarzo per Schönbrunn, quando il palazzo divenne il centro della vita politica e di corte.
Nel 1830 vi nacque l'imperatore Francesco Giuseppe
ed egli qui morì nel 1916, mentre nel 1918 l'imperatore Carlo I firmò
la sospensione dei lavori del governo imperiale, rimettendosi alla
volontà del popolo austriaco; ciò dette inizio al processo che pose fine alla secolare monarchia austriaca tra il 1918 e il 1919.
Nell'immagine, il castello nel 1857.
Iniziamo la visita del castello dal Cortile d'onore, il cui ingresso, chiuso da una cancellata magnifica in ferro battuto, è contornato da obelischi ornati da aquile dorate, regalati da Napoleone,
e da 2 fontane che
raffigurano (quella sulla destra) i fiumi Danubio, Inn ed Enns, e
(quella sulla sinistra) l'unificazione del regno di Galizia con la
Transilvania.
Una delle due fontane.
Il castello di Schönbrunn e il suo parco sono elementi inscindibili l'uno dall'altro. Il parco, ampio e variegato, si presenta in stile barocco alla francese e venne progettato sotto la direzione di Maria Teresa imperatrice. E' paragonabile per grandezza e bellezza a quelli di Versailles. L'area al centro del giardino forma il Grande Parterre,
che venne realizzato attorno al 1780: è una grande spianata di prato
con aiuole di fiori coloratissimi, dalla geometricità rigorosamente
simmetrica, affiancate sui lati da una lunga fila di alberi con 32 grandi statue, ispirate alla storia greca e romana con divinità o personaggi famosi dell'età antica.
Ai piedi del pendio, al termine del Grande parterre, sorge la Neptunbrunne, la fontana di Nettuno. La fontana, eretta in soli quattro anni poco prima della morte di Maria Teresa, contiene al centro Nettuno, che brandisce il tridente. Alla sua sinistra si trova una ninfa, alla destra invece è inginocchiata la dea del mare, Tetide, che implora Nettuno di favorire il viaggio per mare di suo figlio Achille, partito alla conquista di Troia. Ai piedi della grotta si affollano i tritoni,
creature per metà pesce e per metà uomo in grado di seminare terrore
fra gli uomini e gli animali, che fanno parte del seguito di Nettuno.
Guidano gli ippocampi con cui Nettuno cavalca per i mari.
La Gloriette fu eretta nel 1775 come ultimo fabbricato del parco del castello di Schönbrunn, come "Tempio della fama" e principale attrazione del parco e fu costruita sul punto panoramico più alto del giardino. Già Fischer von Erlach aveva previsto un belvedere,
che creasse il degno coronamento del parco barocco. Il corpo
dell’edificio è costituito da un elemento centrale a forma di arco di
trionfo con ariose ali ad arcate a tutto sesto. Il corpo centrale, che
fu munito di vetrate nell’ultimo anno di vita di Maria Teresa, è coronato da una possente aquila imperiale
che poggia sul globo terrestre, circondata da trofei d’armi. Il tetto
piano è cinto da una balaustra e già ai primi dell’Ottocento fungeva da terrazza panoramica. Tuttora vi si può accedere tramite una scalinata.
Sulla parte frontale si trova la seguente iscrizione:
IOSEPHO II. AVGVSTO ET MARIA THERESIA AVGVSTA IMPERANTIB. ERECT. CIƆIƆCCLXXV (Eretto nel 1775 sotto il governo dell'imperatotre Giuseppe II e dell'imperatrice Maria Teresa)
La grafia degli anni risale alla lettera greca Φ (Phi)
per 1000. Nell'antica Roma era anche in uso rappresentare il numero
1000, anziché la lettera M, la Phi (CIƆ), così come al posto della D per
rappresentare 500, la "mezza Phi" (IƆ).
Una parte essenziale dell'iscrizione è l'aggiunta di AVGVSTO e AVGVSTA.
Essa stabilisce il legame all'imperatore divino AVGVSTVS, quali suoi
eredi e successori, agli Asburgo nella loro funzione di imperatori del
Sacro Romano Impero.
La Gloriette funse successivamente come salone da pranzo e da festa, ma anche come sala per la prima colazione dell'imperatore Francesco Giuseppe.
L'uso come salone da pranzo durò fino alla fine della monarchia
asburgica. Dal 1790 fino al 1910 le tre aperture ad arco centrali furono
racchiuse da vetrate. Durante la seconda guerra mondiale la Gloriette
subì pesanti danni per i bombardamenti, ma già nel 1947
fu ripristinata. Nel corso di un restauro avvenuto nel 1994/95 il corpo
centrale della Gloriette è stato nuovamente dotato di vetrate.
La fontana dell'Obelisco, di chiara ispirazione neoclassica, venne progettata e conclusa nel 1777, come ricorda un'iscrizione alla sua base. Essa è costituita da una grotta artificiale che si eleva dalla vasca d'acqua sottostante ed è popolata di divinità fluviali. Alla sommità della grotta si trova un obelisco sostenuto da quattro tartarughe dorate.
Schönbrunn ospita anche il più antico zoo
(Tiergarten) del mondo: le sue gabbie, ciascuna provvista di una
fontana, furono ultimate nel 1752 e, nello stesso anno, l'imperatore
Francesco I lo mostrò per la prima volta ai suoi ospiti. Come il parco,
anche lo zoo è aperto al pubblico dal 1779 e il numero di animali
esotici crebbe velocemente grazie ad acquisti e donazioni: nel 1828 fece
grande scalpore l’arrivo della prima giraffa. Nel
1906, invece, proprio allo Schönbrunn per la prima volta al mondo un
elefante africano nacque in cattività. Oggi, tra le principali
attrazioni ci sono i panda.
Altra attrazione di rilievo è la serra delle palme
costruita per volere dell'imperatore Francesco Giuseppe I nel 1880 per
ospitare la grande collezione della famiglia imperiale di piante esotiche.
La struttura venne terminata nel 1883 con un'altezza 25 metri ed una
larghezza di 28, facendo di essa una delle più imponenti serre d'Europa.
Attualmente essa accoglie circa 4500 specie di piante differenti.
Tutti i 160 acri di Schönbrunn sono visibili per i visitatori grazie al trenino panoramico, un treno diesel comodo da raggiungere. Il giro completo attraverso il parco prevede nove stazioni, dura circa cinquanta minuti e procede ad una velocità di 10 a 15 km/h. E' con quello che abbiamo visto il parco.
1: Castello di Schönbrunn
2: Wagenburg, il Museo delle Carrozze
3: Cancello di Hietzinger Tor
4: Zoo / Palmenhaus
5: Tirolergarten, il Giardino Tirolese
6: Gloriette
7: Hohenbergstraße /Tivoli
8: Obelisco / lo stabilimento balneare Schönbrunn Bad
9: Cancello di Meidlinger Tor
Il parco del palazzo si estende da est ad ovest per 1,2 km e da nord a sud per circa 1 km.
Un simpatico scoiattolo rosso ha fatto una veloce comparsa nel parco.
Nella nostra
visita al castello ci siamo occupati solo delle stanze di sinistra, tra
cui gli appartamenti di Maria Teresa, dal momento che già avevamo
visitato gli appartamenti di Francesco Giuseppe e Sissi all'Hofburg.
Stanza 20 - La Stanza delle lanterne.
Gli interni del castello non servivano solo come abitazione della famiglia imperiale, bensì furono costruiti con scopi di rappresentanza e di luogo di esposizione per le numerose feste e cerimonie, che doveva rappresentare il simbolo e rafforzare il prestigio
della monarchia. A questo scopo vennero ingaggiati molti artisti famosi
e rinomati artigiani, che arredassero gli spazi con l'eleganza di quei
tempi. Gli stili vanno danno barocco al rococò,
al Biedermeier e agli stili del periodo di sviluppo
economico-industriale del II Reich, che tutto sommato formano un insieme
armonico.
Nel lato occidentale
del 1º piano si trovano gli appartamenti risalenti al XIX secolo
dell'imperatore Francesco Giuseppe e dell'imperatrice Elisabetta. Al centro vi sono le zone di rappresentanza. Nella parte orientale
vi sono gli appartamenti di Maria Teresa come quelli cosiddetti di
Franz Karl e dell'arciduchessa Sofia, i genitori dell'imperatore
Francesco Giuseppe.
Il castello ha 1.441 stanze; di queste, solo 45, le più sontuose e quelle delle abitazioni della famiglia imperiale sono visitabili
dal pubblico. Una parte degli spazi rimanenti sono affittati al comune.
Il castello perciò non è vuoto ed è abitato costantemente come una
volta.
Stanza 16 - Il salone degli specchi.
La camera degli specchi risale agli anni di Maria Teresa, ha pareti bianche con decorazioni di stucchi dorati in stile rococò, tendoni in velluto rosso
con tendine bianche. I mobili rococò sono parimenti in legno
bianco-dorato e le imbottiture ricoperte di velluto rosso. Elementi
particolari sono i grossi specchi di cristallo (che
danno il nome alla stanza) che riflettono l'un l'altro le immagini dando
l'illusione di un'ampiezza del locale maggiore di quello che è. Un camino in marmo sta nel centro della parete nord. Due grossi lampadari pendono dal soffitto. Fu in questa sala, o nell'adiacente Grande stanza di Rosa, che si tenne il primo concerto di Mozart,
che allora aveva appena sei anni, al cospetto dell'imperatrice,
nell’ottobre del 1762. Terminata l'esecuzione, così scrisse il padre
orgoglioso, "Wolferl è saltato in grembo a Sua Maestà, abbracciandola e sbaciucchiandola per benino".
Il piccolo Mozart all'età di 6
anni durante un concerto nel castello di Schönbrunn, con la famiglia
imperiale. Accanto a lui il padre e il principe-vescovo di Salisburgo.
Quadro dell'epoca. Autore sconosciuto.
Prima dell'elettrificazione del palazzo intorno al 1900 i servitori muniti di lanterne sostavano qui per far luce ai membri della famiglia imperiale.
Stanza 21 - La Grande Galleria.
Lunga oltre quaranta metri e larga quasi dieci, la Grande Galleria era la cornice ideale per le celebrazioni di corte. Sin dalla metà del Settecento fu teatro di balli, ricevimenti e banchetti.
I finestroni alti di fronte a ciascuno dei quali è collocata una specchiera di cristallo, gli stucchi in bianco e oro e gli affreschi
del soffitto, creano l’effetto di un'opera d'arte totale, rendendo la
Galleria uno dei più sontuosi saloni delle feste di stile rococò. L’elettrificazione dei grandiosi e magnifici lampadari di legno dorato e delle applique murali
avvenne nel 1901: le candele furono sostituite da lampadine e alle
applique fu aggiunta la corona superiore per creare una maggiore fonte
d’illuminazione. La Grande Galleria è pertanto oggi illuminata da 1104 lampadine.
Dalla fondazione della Repubblica in poi la Grande Galleria è teatro di concerti e ricevimenti. Nel 1961 vi si svolse fra l’altro il leggendario incontro fra il presidente americano John F. Kennedy e il capo di stato russo Nikita Kruscev.
Stanza 22 - La Piccola Galleria.
Costruita contemporaneamente alla Grande Galleria, ai tempi di Maria Teresa la Piccola Galleria ospitava le feste in cerchia familiare ristretta. Per creare un'impressione autentica della sala in epoca storica, sulle applique alle pareti sono montate speciali lampadine che simulano la luce delle candele, come in tante altre sale del piano nobile.
Stanza 25 - La Stanza del carosello.
La Stanza del carosello fungeva da anticamera
degli appartamenti imperiali di Maria Teresa e Francesco Stefano I di
Lorena nell’ala di levante. La sala deve il suo nome ad uno dei dipinti montati sulla parete, il Carosello di dame,
organizzato nel 1743 da Maria Teresa nella Cavallerizza della Hofburg,
per celebrare la ritirata di Francesi e Bavaresi dalla Boemia e quindi
la fine della prima guerra di Slesia. Il dipinto che raffigura il
conferimento dell'Ordine di Santo Stefano, onorificenza concessa ai meriti civili, documenta la prima cerimonia di premiazione quando fu istituito l’Ordine, altro evento saliente del regno di Maria Teresa.
Stanza 26 - La Sala delle cerimonie.
Oltre ad essere la seconda o Grande anticamera
degli appartamenti imperiali di Maria Teresa e Francesco Stefano I di
Lorena, la Sala delle cerimonie era il salone delle feste per le grandi
occasioni familiari come i battesimi, gli onomastici e i
compleanni, i matrimoni dei membri aristocratici della corte e i
banchetti aulici. Da qui la famiglia imperiale poteva inoltre accedere direttamente agli oratori della cappella di corte per partecipare alla Santa Messa. La sala è caratterizzata soprattutto dai quadri monumentali commissionati da Maria Teresa. Cinque di questi dipinti hanno per soggetto le nozze
tra l'erede al trono, e poi imperatore, Giuseppe II, con Isabella di
Parma nel 1760. Il matrimonio non ebbe solo un risultato mondano ma
soprattutto politico, che avrebbe dovuto migliorare i rapporti fra la casa degli Asburgo e quella francese dei Borboni.
Nel centro della parete est, tra i dipinti delle nozze in chiesa e la serenata nella Redoutensaal, si trova un grosso ritratto di Maria Teresa, forse il più famoso. Esso la rappresenta in piedi come "la prima dama d'Europa" in un costoso vestito in merletto del Brabante a un tavolo sul quale si trovano quattro corone su un cuscino di velluto con nappe dorate. La sua mano destra è posata su uno scettro, la sinistra indica le corone del suo titolo:
la Corona del Sacro Romano Impero, la boema Corona di san Venceslao, la
ungarica Corona di Santo Stefano e l'austriaco Tocco arciducale.
Stanza 28 - Il Salone cinese azzurro.
Il Salone cinese azzurro fu decorato all’inizio dell’Ottocento con parati cinesi di carta di riso dipinti a mano (dai quali prende il nome la stanza), con motivi floreali su sfondo giallo Qui si svolsero i negoziati sfociati l‘11 novembre del 1918 nella rinuncia di Carlo I, l‘ultimo imperatore, agli affari di Stato. Il giorno seguente fu proclamata la Repubblica d’Austria,
segnando così la fine del dominio asburgico, durato oltre seicento
anni. Ma Carlo non volle abdicare, e fu costretto infine ad andare in esilio con la sua famiglia. Morì a Madeira nel 1922, all’età di soli 35 anni. Sua moglie Zita si spense invece nel 1989, e fu l’ultima imperatrice austriaca ad essere sepolta nella cripta imperiale.
Stanza 29 - Stanza delle Vecchie Lacche.
Era lo studio
dell’imperatore Francesco Stefano I. Alla sua morte improvvisa nel 1765
Maria Teresa la fece trasformare in sala commemorativa. La camera è
rivestita dal pavimento al soffitto da tavole di legno di noce tra cui sono inserite tavole nere di lacca di Pechino, dotate di cornici dorate. Inoltre vi sono tre ritratti, uno dei quali, al centro, rappresenta l'imperatore Francesco I e fu realizzato nel 1769, quattro anni dopo la sua morte. Le tavole di lacca facevano originariamente parte di un paravento
cinese e furono segate in parti singole per usarle come
decorazioni alle pareti. Durante questa operazione si formarono delle crepe,
che con il tempo si ampliarono. Le parti singole vennero adattate alle
esigenze estetiche della camera, non secondo l'ordine originale cinese.
Umidità e oscillazioni della temperatura attaccarono
nel corso del tempo la lacca, i raggi ultravioletti sbiadirono le
superfici dorate. Le crepe e le superfici furono più volte riparate, ma
un restauro completo ebbe inizio solo nel 2002 e durò tre anni. Per il
restauro furono smontate 138 grosse tavole delle pareti e 84 piccole,
smontati stipiti e montanti delle porte e dopo il restauro rimontate.
Vecchi rappezzi furono rimossi per riottenere l'originale aspetto. Per
proteggere meglio in futuro le tavole la camera viene permanentemente schermata alla luce diurna ed illuminata con luci elettriche smorzate.
Stanza 30 - La Stanza di Napoleone.
La Stanza di Napoleone ricorda l’imperatore dei Francesi che risedette proprio qui, nell’ex Camera da letto di Maria Teresa, quando occupò Vienna per due volte, nel 1805 e nel 1809. Le nozze tra Napoleone e l'arciduchessa Maria Luisa, la figlia dell’imperatore Francesco I e nipote di Maria Teresa, avvenute nel 1810, dovevano sigillare la pace fra le due potenze. Da questo matrimonio nacque il figlio Napoleone Francesco Bonaparte, che successivamente dal nonno Francesco I fu nominato duca di Reichstadt.
Durante il Congresso di Vienna, nel 1814/15, Maria Luisa ottenne il ducato di Parma, tuttavia a condizione di lasciare a Vienna suo figlio. Il “principe Franzi”, così era soprannominato a corte, in quanto figlio di Napoleone doveva restare senza alcun ruolo politico, così volevano le potenze europee, e crescere in isolamento presso la corte di Vienna sotto la tutela
del nonno. Al pari di tutti gli Asburgo di sesso maschile, anch’egli
apprese un mestiere artigianale, come voleva la tradizione familiare.
Il giovane duca morì in questa stanza nel 1832, all'età di 21 anni, di tubercolosi.
Il ritratto che si vede lo raffigura bambino nelle vesti di giardiniere,
mentre l‘allodola capelluta che si vede sulla consolle fu il suo animale domestico prediletto.
Stanza 31 - La Stanza delle porcellane.
Fu arredata nel decoro che tuttora si conserva verso il 1763 come studio di Maria Teresa. Riprendendo lo stile tipico delle cineserie, la policromia delle pannellature di legno e le boiserie intagliate dell'intelaiatura dipinta in bianco e blu imitavano la porcellana, molto in auge nel Settecento, e rivestivano l'intero locale fino al soffitto. Nei pannelli di legno sono montate 213
finissime gouache (vernice simile all'acquerello) azzurre incorniciate
che s'ispirano agli artisti francesi François Boucher e Jean Pillement. A
dispetto del nome, l'unico oggetto in porcellana della stanza è il lampadario.
Stanza 32 - La Stanza del milione.
Indicata originariamente come Feketin-Kabinett, deve il suo nome al rivestimento di una pregiatissima varietà esotica di palissandro. Era il salottino privato in cui Maria Teresa riceveva i suoi ospiti. Incastonate in 60 cartigli rococò vi sono miniature
indo-persiane, che mostrano scene della vita privata e di corte
dell'impero Moghul nell'India del XVI e del XVII secolo. Per adattare le
miniature alla forme asimmetriche dei cartigli, i fogli singoli furono tagliati e ricomposti con una specie di collage in nuove immagini. Le fonti non confermano che i collage sarebbero stati eseguiti dai figli di Maria Teresa e Francesco Stefano I, ma il dubbio permane.
Anche il soffitto è
ornato di quadretti a cartiglio con scene di genere ispirate all’impero
Moghul, eseguite o in tecnica ad affresco o su pergamena incollata. Il lampadario è un'opera del 1760 in bronzo, decorata con fiori a smalto. Da entrambe i lati del locale vi sono specchi
di cristallo che si fronteggiano e che riflettono le rispettive
immagini fino a dar l'illusione di un locale di dimensioni infinite.
Il Gabinetto delle miniature. (angolino sopra la stanza 32 e di fianco alla 31).
Dalla Stanza del milione s'intravede il Gabinetto delle miniature. Le pareti di questo piccolo locale sono ornate da una moltitudine di quadretti, acquerelli e gouache di piccolo formato, alcuni di essi firmati, opera di Francesco Stefano I di Lorena, marito di Maria Teresa, e dei loro figli. Il tavolo della prima colazione è imbandito con porcellane
dell'Ottocento appartenenti ai servizi dell'ex Camera delle argenterie e
dei servizi da tavola di corte. Pareti e soffitto sono decorati con stucchi barocchi, il pavimento a parquet presenta un modello a losanga in tre tipi di legno. Nel centro dei bianchi merletti, che risalgono ai tempi di Francesco Giuseppe I, si trova l'aquila bicipite imperiale.
Stanza 33 - Salone dei Gobelin.
Sulle pareti del locale sono appesi arazzi di Bruxelles del XVIII secolo, detti Gobelin, che mostrano scene di mercati e di porti. Il più grosso, posto in centro, rappresenta il porto di Anversa che fu un tempo parte dei Paesi Bassi austriaci. Le sei poltrone sono ugualmente ricoperte di fodere a tappezzeria che mostrano i dodici mesi dell'anno con i relativi segni dello zodiaco.
Il Salone fece parte dal 1837 al 1873 dell’appartamento dei genitori di
Francesco Giuseppe: fu il salottino di ricevimento di Francesco Carlo,
fratello dell’imperatore Ferdinando I, e di sua moglie Sofia, madre
dell'imperatore Francesco Giuseppe.
Stanza 37 - Camera del Regno o Camera ricca.
Oggi vi è esposto l'unico letto di parata della corte di Vienna che si sia conservato. Fu fabbricato all'epoca delle nozze di Maria Teresa, ed era collocato originariamente nell'appartamento dell'imperatrice nell’Ala Leopoldina del palazzo imperiale Hofburg a Vienna. Il sontuoso letto in velluto rosso dai preziosi ricami d'oro era accompagnato anche dal rivestimento murale,
con un ricamo a motivi architettonici. Sino al 1947 il letto da parata
era esposto nella cosiddetta “Camera ricca” della Hofburg, ma fu
smontato e conservato in deposito quando in quella sala furono allestiti
gli uffici della presidenza della Repubblica. In occasione della mostra dedicata a Maria Teresa nel 1980 il letto di parata fu esposto a Schönbrunn.
Poco meno di vent’anni dopo fu sottoposto ad un intervento di
restauro d'ampio respiro e presentato in un nuovo allestimento museale.
In quell’occasione l’intera Camera fu trasformata in una sorta di vetrina per offrire la maggior protezione possibile ai magnifici ma delicatissimi tessuti.
Le stanze Bergl - Corrispondono alle staze 28, 29, 30 ma a pianterreno.
Con l’avanzare degli anni Maria Teresa
si lamentava sempre più della calura estiva, per cui nell’ultimo
decennio di vita si fece allestire delle camere estive al pianterreno
del castello di Schönbrunn. Pertanto fra il 1769 ed il 1778 le stanze
che affacciavano sul giardino furono decorate a nuovo dal pittore boemo
Johann Wenzel Bergl, su incarico dell’imperatrice.
Le camere sono caratterizzate soprattutto dal decoro
che coniuga i paesaggi esotici e il giardino barocco costruito, in una
pittura illusionistica che si prefiggeva la fusione fra gli interni del
palazzo e la natura circostante. La predilezione per l’esotismo, coincidente con l’avvento del Romanticismo, nasce dalla nostalgia di un mondo idilliaco,
lontano da ogni etichetta. Si ammirava la semplicità e la naturalezza
di paesi lontani, in cui si individuava la realizzazione del sogno di Arcadia, terra idealizzata di usanze bucoliche e serena pace.
Nel dicembre del 1996 il castello di Schönbrunn è stato dichiarato patrimonio mondiale dell'umanità dell'UNESCO. L’iscrizione nella World Heritage List conferma l'importanza mondiale del castello e dell'intero parco come “opera d'arte totale” del barocco.
Anche questa lunga e densa giornata è terminata ma la cronaca continua con l'ultimo giorno della gita.
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