mercoledì 20 settembre 2017

Gita ai Castelli della Loira - Tours, Chambord, Amboise

8 agosto: Tours, Castello di Chambord, Castello di Amboise, visita a una cantina, rientro in hotel.


Tours è situata sui fiumi Loira e Cher, poco a monte della loro confluenza, in un punto in cui il loro attraversamento è relativamente agevole. Capitale della storica regione della Turenna, è stata classificata dallo Stato Francese come Ville d'Art et d'Histoire e inserita nel Patrimonio dell'umanità dell'UNESCO nel 2000. È punto di partenza per la visita dei Castelli della Loira.

Vediamo la bellissima stazione ferroviaria, in pietra locale, il tufo. Dal 1990 è servita dal TGV: tranne il quadrante nord-orientale, tutte le regioni francesi sono accessibili in treno da Tours in modo diretto, in maggioranza tramite TGV. Oltre a questa c'è la stazione di Saint-Pierre-des-Corps (di fianco all'albergo dove pernottiamo).

Vediamo anche lo scenografico municipio, l'Hôtel de Ville, che, come la stazione ferroviaria, venne costruito dall'architetto cittadino Victor Laloux nel XIX secolo.

Giungiamo alla basilica dedicata a san Martino, Della storia del santo e della costruzione della basilica ho già parlato ampiamente nella precedente cronaca (Tour Bretagna - Normandia, prima parte), per cui mi limito a qualche cenno e a qualche immagine. Nella navata sinistra una vetrinetta ospita una bellissima ricostruzione della basilica in pasta di pane.

La città vecchia di Tours è la parte più turistica della città. Fa perno sulla piazza Plumereau dove convergono strade contornate da case medievali dalla tipica struttura in legno che in francese è detta "a colombages". Data anche la sua vicinanza all'Università François-Rabelais, la città vecchia è molto frequentata non solo da turisti ma anche dagli studenti di Tours.

Percorriamo Rue Marceau, la Tours nuova riedificata rispettando le caratteristiche della zona, con tetti spioventi e facciate chiare e arriviamo alla cattedrale di san Gaziano. La facciata è stata elevata sulla base della chiesa precedente e si presenta stretta dentro le contrizioni delle dimensioni romaniche, ma risolve con lo slancio verticale che qui appare vertiginoso. È stata completata fra il 1426 e il 1547 in uno squisito stile gotico-fiammeggiante, dove serrata fra le due torri, si apre con tre ricchissimi portali traforati e cuspidati seguiti da un immenso finestrone centrale che inquadra un complicato rosone. Una loggia traforata e un grande timpano ne fanno il coronamento. Anche di questa ho scritto in altra sede.

Nota: il termine “gotico” fu adoperato per la prima volta da Giorgio Vasari, scrittore, pittore e architetto aretino autore di un’opera monumentale sulle vite degli artisti, per indicare in modo del tutto negativo l’arte degli anni che avevano preceduto il Rinascimento. Nell’interpretazione dispregiativa di Vasari, l’arte gotica era l’arte barbarica (dei Goti) che aveva cancellato e fatto dimenticare la buona arte degli Antichi (Greci e Romani) fino a che questa, rinata, (da cui il termine Rinascimento) nel XV secolo, non aveva ripreso a vivere. Direi che la meraviglia della facciata della cattedrale, con la pietra calcarea che sembra un merletto, non si accorda con la connotazione negativa del Vasari.


Il 6 dicembre 1491 Anna di Bretagna sposò in seconde nozze, al castello di Langeais, il re di Francia Carlo VIII. Da questa unione nacquero sei figli, tutti però morti in tenera età.
Tomba dei figli di Anna di Bretagna e Carlo VIII (1506)
 
Suggestivo altare della cattedrale. 











E' giunto il momento di parlare dello scopo principale della nostra gita: i Castelli della Loira. L'immagine qui sotto è molto grande e non posso inserirla nelle dimensioni originali. Cliccandoci sopra si dovrebbe poter ingrandire.

I Castelli della Loira sono oltre 300 castelli situati nella valle della Loira e in valli trasversali, nel centro della Francia. Sono stati costruiti a partire dal X secolo quando i sovrani di Francia, seguiti dalla nobiltà di corte, scelsero la valle per le loro dimore estive. La Valle della Loira è il più vasto sito francese mai inserito nel Patrimonio mondiale dell’UNESCO come «paesaggio culturale». Re, artisti e scrittori famosi sono stati affascinati dalla Loira, e sono stati in molti a scegliere di vivere sulle rive del fiume. Qui tufo e ardesia si riflettono nelle sue acque, ma la Loira è anche associata a un gran numero di monumenti che non si affacciano necessariamente sulle sue rive. Ad esempio, Chambord domina i bordi del Cosson, Azay-le-Rideau si specchia nell’Indre, Cheverny si nasconde nella vallata del Beuvron, Chenonceau scavalca lo Cher e il castello di Chinon domina le rive della Vienne. Questo vero e proprio miracolo artistico che si è sviluppato lungo più di tre secoli e che ha dato vita a ciò che gli storici chiamano “l’art de vivre à la française” si trova in una regione che offriva notevoli vantaggi: ricca e fertile, era attraversata da un fiume, principale via di comunicazione tra il Mediterraneo, la Borgogna, la regione di Lione e le provincie della metà ovest del paese. La regione venne quindi battezzata “il Giardino della Francia”.


Il castello di Chambord è il più vasto dei castelli. Il dominio boscoso di Chambord di 5440 ettari, circondato da un muro di cinta lungo ben 32 km che lo rende il più grande parco forestale chiuso d'Europa, fu comprato nel 1392 dalla famiglia d'Orlèans dai precedenti proprietari, i conti di Blois. Quando il duca d'Orlèans divenne re di Francia nel 1498 col nome di Luigi XII, divenne proprietà della Corona.


Nel 1516 Francesco I tornò dall'Italia con Leonardo da Vinci e col desiderio di realizzare un grande edificio sullo stile del rinascimento italiano. Nel 1519 l'area di Chambord, nei pressi di una curva del fiume Cosson, corso d'acqua affluente del Beuvron che si getta poi a sua volta nella Loira, fu scelta per la costruzione di una residenza di caccia; dal 1526 ben 1800 operai furono impegnati per la realizzazione del progetto. I lavori si conclusero nel 1547 dopo molti ingrandimenti, con l'ala degli appartamenti reali. Francesco I amava trascorrervi le giornate per dedicarsi al piacere della caccia, all’epoca privilegio riservato alla nobiltà. Non soggiornò che per brevi periodi nel castello, lasciandolo completamente vuoto dopo ogni passaggio.


Esemplare della fauna del castello.
 
Chambord ha ospitato numerosi personaggi: oltre a Francesco I e a Luigi XIV, si recavano spesso a cacciare nella foresta Francesco II e Carlo IX. Nel castello visse anche Luigi XIII. Ai tempi di Luigi XIV vi soggiornò Molière, che scrisse, in pochi giorni, una commedia: Il signor di Pourceaugnac. L'artista, inoltre, vi fece rappresentare lo spettacolo intitolato Il borghese gentiluomo.

Il castello di Chambord segna l’inizio del Rinascimento francese, armonioso equilibrio tra i principi italiani e le tradizioni francesi. La sua facciata è lunga ben 128 metri, ha 440 locali, più di 80 scale, 365 camini e 800 capitelli scolpiti. L'ingresso al castello è sul lato sud-est, dove la Porte Royale immette nella corte d'onore.

La pianta del castello si sviluppa attorno a un dongione, a sua volta centrato attorno allo scalone principale a doppia elica che rivela lo stile di Leonardo da Vinci: due scale a chiocciola rotanti nello stesso senso che non si incrociano mai. Come prolungamento della scala, al centro, si innalza la torre lanterna, punto culminante del castello (56 m).

Dettaglio della scala.

Dallo scalone si dipartono quattro grandi vestiboli disposti a croce che permettono l'accesso ad otto appartamenti: uno in ognuna delle quattro torri ed altri quattro ad occupare gli spazi tra le torri stesse ed i vestiboli. La stessa disposizione si ripete su tre piani. La camera della regina.

Cabinette della regina.

 

Uno dei corridoi. 


In un secondo tempo il re Francesco I estese il castello inglobando il maschio in un quadrilatero di nuova costruzione ed installando i suoi appartamenti (più vasti) nell'ala orientale. Una cappella è stata costruita nell'ala occidentale e terminata da Jules Hardouin-Mansart sotto il regno di Luigi XIV.

Il secondo piano è notevole per il suo soffitto a cassettoni, decorati con i simboli reali di Francesco I, la F coronata e la salamandra, e dal simbolo di sua madre, Luisa di Savoia, una fune annodata a formare il nodo Savoia. Alcuni di tali simboli, quelli posti più in alto all'altezza della terrazza, sono fatti al contrario, in modo che Dio, dall'alto dei cieli, potesse vedere la potenza del re.


Dettaglio di una delle salamandre.


 
Percorrendo la scala fino all'ultimo piano raggiungibile si ha accesso alla terrazza, anch'essa ispirata da un'idea di Leonardo, che offre una stupenda vista del fiume, del bosco circostante il castello e dei numerosi camini e capitelli che ornano la costruzione. La terrazza gira attorno a tutta la struttura del mastio e permette di volgere lo sguardo a 360° sul panorama circostante. Si possono ammirare le guglie barocche che tuttora caratterizzano la silhouette del castello. Sul tetto del castello Francesco I fece incastonare dei frammenti di ardesia in modo da far sembrare il castello costruito in marmo.

Durante la guerra franco-tedesca del 1870 servì come ospedale di campagna. Dal 1883 Chambord appartenne alla famiglia ducale di Parma. Dal 1930 il dominio è di proprietà dello stato francese che lo gestisce tramite l'Associazione amici di Chambord. Nel 1947 iniziò un imponente restauro del castello che lo fece divenire la notevole attrazione turistica che è oggi.

Dal 2017 il castello ritrova anche i suoi magnifici giardini alla francese: l'opera, realizzata tra agosto 2016 e marzo 2017, conta 600 alberi, 800 arbusti, 200 rose, 15.250 piante per delimitare i confini e quasi 19.000 metri quadrati di prati.

Lasciamo Chambord e per recarci al Castello di Amboise passiamo senza fermarci per Blois, che è capoluogo del dipartimento del Loir-et-Cher, nella regione del Centro. Abbiamo una rapida panoramica delle case dei pescatori, di alcune imbarcazioni sulla Loira, della Chiesa di san Nicola e del Castello.

Il castello è uno dei principali della Valle della Loira; la città da cui prende il nome, Blois, si trova lungo il fianco di una collina sulla riva destra della Loira. È stato la residenza di numerosi sovrani di Francia e Giovanna d'Arco vi fu benedetta dall'arcivescovo di Reims prima della spedizione destinata a liberare Orléans assediata.

Il castello di Amboise, situato nel dipartimento dell'Indre e Loira, è in una posizione che domina la Loira. Prima di essere unito ai beni della corona reale di Francia nel 1434, il castello appartenne, per oltre quattro secoli, alla potente famiglia d'Amboise. Durante il Rinascimento, fu molte volte residenza di diversi re di Francia.
 
Residenza della corte reale nel Rinascimento, il castello fu anche il luogo in cui nacquero e furono educati i bambini di sangue reale: Carlo VIII, Francesco I e i figli di Enrico II e di Caterina de’ Medici vi soggiornarono al riparo dalle epidemie e dai tumulti politici. Sebbene sia di origine medievale, il castello deve il suo aspetto attuale ai rimaneggiamenti e ampliamenti apportati da Carlo VIII e da Francesco I, che ne fece la sua corte di residenza, portandovi artisti e personaggi di fama europea come Leonardo da Vinci che trascorse qui gli ultimi anni della sua vita.

Come si è detto, il figlio di Carlo VII, Luigi XI, fece crescere suo figlio (il futuro Carlo VIII) ad Amboise per ragioni di sicurezza. Essendo nato nel 1470 al castello, il delfino Carlo apprezzava Amboise e ne fece la sua dimora prediletta. Intraprese profonde ristrutturazioni dal 1492 alla morte avvenuta nel 1498: morì ad Amboise per un'emorragia cerebrale all'età di 27 anni, dopo aver violentemente battuto la testa contro l'architrave in pietra della galleria Hacquelebac, il 7 aprile, mentre, a cavallo, si recava ad assistere a una gara di jeu de paume. Carlo VIII fece costruire la cappella Saint-Hubert, l'ala, detta «Carlo VIII», ugualmente di stile gotico fiammeggiante, che comprendeva gli appartamenti del Re e della Regina; le tue torri (Torre dei Minimes e Torre Heurtault) e un parco situato sulla terrazza che  conterrà più tardi un busto di Leonardo da Vinci e un memoriale musulmano per i compagni di Abd El Kader morti ad Amboise durante la prigionia.

Incisione che rappresenta il castello nel XVI secolo.


Luigi XII, suo successore, cedette il castello a Luisa di Savoia, che qui fece crescere i suoi due figli, Margherita d'Angoulême e Francesco. Quando Luigi XII morì nel 1515 e Francesco I salì al trono, la corte risiedeva ancora molto spesso al castello reale, ma Francesco I preferì altre dimore come i castelli di Chambord, di Blois e di Fontainebleau.

Francesco tuttavia invitò Leonardo da Vinci a soggiornare ad Amboise nella Clos Lucé, nei pressi del castello. Si è spesso detto che un sotterraneo permetteva la comunicazione tra questi due castelli ma è una leggenda: gli ultimi scavi archeologici hanno dimostrato che il sotterraneo non è mai esistito, come non è vero che Leonardo morì tra le braccia di Francesco, come indica il quadro di Jean Auguste Dominique. 

Dopo la morte, nel 1519, Leonardo venne sepolto, conformemente alle sue ultime volontà, nella chiesa Saint-Florentin all’interno dell’edificio. Non si conosce però il luogo esatto della sua sepoltura perché la chiesa venne distrutta e profanata nel 1807. I presunti resti ritrovati sono stati trasferiti nella cappella Saint Hubert, edificata in puro stile gotico fiammeggiante usando pietra e gesso della Turenna, sulla terrazza del castello,




dove oggi c’è la lastra tombale che indica il luogo della sepoltura di Leonardo da Vinci.


Enrico II, il figlio di Francesco I, continuò l'espansione del palazzo ordinando la costruzione di nuovi edifici sul lato orientale.

Nel giardino del castello c'è anche il busto del grandissimo artista.









La congiura di Amboise
Nel 1560, il nuovo Re Francesco II, figlio maggiore di Enrico II e di Caterina de' Medici, aveva 16 anni e aveva sposato, l'anno precedente, Maria Stuarda, Regina di Scozia. Il potere era nelle mani degli zii di quest'ultima, i Guise, difensori di una politica repressiva nei confronti dei protestanti. Questi, detti anche ugonotti, appoggiati da Luigi di Condé, tentarono, nel marzo del 1560, di sottrarre Francesco II all'influenza dei Guise, portandolo via daI Castello di Amboise. La congiura finì in un bagno di sangue. Spinto dalla madre Caterina de’Medici, il giovanissimo monarca mise in atto una vendetta spietata: non meno di 1200 ugonotti, rastrellati dalle truppe reali, furono impiccati ai merli della Tour des Minimes. Nel novembre 1560 la salute di Francesco, che era sempre stata precaria, declinò ulteriormente in seguito a una sincope e alla fine morì all'età di sedici anni per un'infezione alle vie respiratorie aggravata da un ascesso cerebrale il 5 dicembre. I Guisa lasciarono la corte insieme alla vedova che tornò in Scozia, e Luigi di Condè che era in carcere in attesa di essere giustiziato venne rilasciato circa tre anni dopo. 


Le due torri, Torre dei Minimi e Torre Heurtault, entrambe molto massicce e costruite tra il 1488 e il 1495, erano fornite di rampe elicoidali da risalire a cavallo fino agli appartamenti signorili e sul terrazzo senza scendere di sella.  Erano dei segni di rango: la visibile testimonianza dell’importanza del loro costruttore. Si trovano rispettivamente sul lato nord e ovest del castello e sono in stile rinascimentale.


Sala delle guardie nobili: la stanza controllava le scale che portano al piano superiore e si articola intorno ad un pilastro centrale che sostiene tutta la volta. Ci sono delle copie ottocentesche di armature del XVI secolo, tra cui una armatura da combattimento detta à côté. C'è anche una cassa della marina del XVII secolo. 

Sala dei Tamburini: il nome si riferisce alle numerose feste e balli che venivano organizzati al castello.  Il pavimento è composto da piastrelle in cotto che rappresentano gigli, di ispirazione cinquecentesca. Si notano una tavola rinascimentale, una cathedra gotica e una cassa del regno di Carlo VIII. Notevole l'arazzo delle Fiandre del XVI secolo raffigurante l'Omaggio della famiglia di Dario ad Alessandro Magno.
 
Sala del Consiglio: è in questa grande stanza (la più grande del castello), che il re si riuniva con il suo consiglio, il vero centro del potere reale. L'ambiente ha due camini: uno, con una cappa trapezoidale, è ancora caratterizzato dallo stile gotico, mentre il secondo, all'altra estremità della stanza, ha già influssi rinascimentali. Il blasone di Anna di Bretagna, dei gigli e un ermellino, decora molti elementi della stanza: la prima cappa del camino, i pilastri centrali, le vetrate sulla Loira. Anche l'emblema di Carlo VIII adorna la cappa del primo camino. Sul soffitto ci sono dei monogrammi di Carlo VIII e Anna di Bretagna, composti dall'intreccio delle lettere C e A. Ai lati, addossati contro le pareti, ci sono i grandi scranni decorati, di stile gotico. Sulle pareti sono esposti i ritratti dei sovrani appartenenti alla famiglia dei Borboni: Enrico IV e Luigi XIII.
 

Sala del coppiere: mostra evidenti cambiamenti dallo stile gotico a quello rinascimentale. La camera è arredata secondo il gusto gotico per la presenza di un cassettone, una cassapanca, due sedie; gli elementi rinascimentali sono invece una sedia, un tavolo "all'italiana" allungabile, una grande cassa di noce intagliata e dorata. Le pareti sono decorate con arazzi di Aubusson del XVII secolo.

Dettaglio del tavolo allungabile.


La camera di Enrico II dispone di un letto di grandi dimensioni (2,18 m x 1,82 m). Ci sono anche una cassa con un doppio fondo, porte e arazzi di Bruxelles e Tournai risalenti alla fine del XVI secolo e al XVII secolo.


Anticamera della Cordelliera: era l'antica anticamera degli appartamenti rinascimentali; ora l'ingresso a quelli è scomparso. La cappa del camino è decorata con corde attorcigliate, simbolo dell'ordine francescano, e con il collare dell'ordine di San Michele, il tutto disposto intorno allo stemma di Anna di Bretagna. Il pannello di legno sopra il camino è decorato con la salamandra, emblema di Francesco I.

Studio di Luigi Filippo: è qui ricostruito un tipico studio dell'età di Luigi Filippo. È possibile ammirare un ritratto della duchessa di Orleans, la madre di Luigi Filippo, e, su una credenza, un modello della nave Belle Poule, comandata dal principe di Joinville, figlio di Luigi Filippo, durante il ritorno in Francia delle ceneri di Napoleone I.
Sala della musica: i mobili sono composti principalmente da un pianoforte Érard di palissandro impiallacciato di Rio del XIX secolo, una scrivania, una credenza in stile "Restaurazione" e una sedia in mogano. Sulle pareti sono esposti un ritratto di Luigi Filippo, rappresentato con le insegne della monarchia e la Carta Costituzionale del 1830, un ritratto della regina Marie-Amélie, con due suoi figli, il duca di Aumale e il duca di Montpensier, e un ritratto di Louis-Philippe-Joseph, detto Philippe Egalité. Su un cavalletto si trova anche un ritratto di Abd El-Kader.


Dopo i fasti del rinascimento, la storia del Castello Reale prese un’altra svolta, diventando una prigione per personaggi di rilievo nel 1600. Il declino del castello era ormai evidente: molti degli edifici vennero distrutti per evitare di fronteggiare ingenti costi di ristrutturazione, e nel 1700 divenne una casa di riposo per anziani. Foto: camera Orleans.

Gran parte del castello fu distrutto durante il Primo Impero, quando Napoleone lo cedette all'ex console Roger Ducos; questi preferì distruggerne i due terzi, in particolare Saint-Florentin e gli appartamenti della regina, tra il 1806 e il 1810. Luigi Filippo I ereditò il castello da sua madre. L'edificio venne nuovamente confiscato durante la Rivoluzione del 1848.

Nel 1848, a seguito di un trattato di resa non rispettato dalle autorità francesi, l'emiro Abd El-Kader e un centinaio di compagni furono imprigionati qui prima di essere rilasciati da Napoleone III nel 1852.
Nella foto il memoriale musulmano.

Dopo un ultimo sguardo dalla terrazza del castello lasciamo questo posto incantato, ci rechiamo verso una cantina per una degustazione di ottimi vini e ci dirigiamo verso Tours per pernottare.


Lungo il percorso vediamo spesso abitazioni troglodite, tipiche della zona. Il tufo calcareo che sorge lungo la Loira è uno strato di antichissimo deposito alluvionale formato da resti di alghe e di pesci e da conchiglie microscopiche, con un duplice utilizzo: è facilmente scavabile e, se sbriciolato, diventa un ottimo concime naturale. Fino dal Medioevo, minatori e artigiani hanno iniziato a scavare le pareti sotterranee, per ricavare materiale utilizzato per costruire monumenti ma anche abitazioni e castelli. Le cave servirono, e a volte servono tuttora, anche da abitazione e magazzini dove vengono conservati i vini, preparate le focacce e coltivati i funghi (champignon). In questo caso la facciata è l'unica parte visibile dell'edificio anche se esistono abitazioni ibride, nelle quali la parte troglodita è completata da uno o più locali esterni.

Si chiude qui la seconda giornata della nostra gita ma la cronaca continua.

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