9 agosto: Castello di Chenonceau, giardini del Castello di Villandry, rientro a Tours.
Arriviamo sotto la pioggia all'inizio del lungo viale che ci condurrà al castello di Chenonceau, nel dipartimento dell'Indre e Loira, chiamato anche Castello delle Dame
perché una serie di donne ne hanno curato l'architettura e assicurato
la sopravvivenza, e uno tra i più belli (e visitati, ce ne siamo
accorti!) tra i castelli della Loira. L'imponente costruzione collega le
due sponde del fiume Cher.
Un lungo viale di platani accoglie il visitatore all’ingresso. Ci si imbatte subito nel simpatico campo degli asini.
Nel vastissimo parco che conduce al castello si trovano una fattoria del XVI secolo con le scuderie e la galleria delle carrozze, (a lato una minicarrozza per pony)
un orto botanico, curato e coltivato quotidianamente, che fornisce una gran quantità di ortaggi e frutta per il Castello, delle serre, un ampio boschetto
e un labirinto di oltre un ettaro formato da 2000 piante di tasso, creato da un disegno dell'epoca di Caterina de Medici. Al centro troneggia una gloriette che permette di avere una vista completa dell'insieme.
Nella parte più vicina al fiume e alla costruzione principale si trovano i due giardini voluti dalle due “rivali”, Diana di Poitiers, amante di Enrico II e Caterina de' Medici, la moglie.
I giardini di Diana di Poitiers sorgono ad nord-est del castello su un basamento rialzato per evitare che si allaghino durante la piena del fiume Cher. I giardini sono in stile tradizionale francese e hanno una forma rettangolare, divisa in 8 spicchi triangolari, al cui centro è presente una fontana il cui getto d’acqua è alto diversi metri. I prati sono abbelliti con arbusti e fiori.
I giardini di Caterina de’ Medici si trovano a destra dell’ingresso del Castello di Chenonceau, sono in stile italiano e di piccole dimensioni. Al centro è posta una vasca circolare
e i prati sono ornati con piante e bellissimi fiori lungo le aiuole. Si
trovano anch’essi in posizione rialzata ma di meno rispetto agli altri e
tale dislivello, in alcuni casi, non ne evita l’allagamento.
Il Castello delle Dame...
In origine nella tenuta sede dell'attuale castello si trovava un maniero
che fu bruciato dalle truppe reali nel 1411 per punire il proprietario,
Jean Marques, accusato di una cospirazione. Nel 1430 Marques ricostruì
il castello insieme a un mulino fortificato ma il suo
erede, fortemente indebitato, nel 1513 vendette il castello a Thomas
Bohier, tesoriere dei re Carlo VIII, Luigi XII e Francesco I. Bohier
distrusse tutti gli edifici diroccati tranne la torre di vedetta, Torre dei Marques, e tra il 1515 e il 1521 costruì un nuovo castello per la moglie, Catherine Briçonnet, la prima Dama,
che vi soleva intrattenere la nobiltà francese. Fu lei a seguire con
cura i lavori di costruzione – il cui gusto riflette l’ispirazione
rinascimentale italiana del periodo – mentre il marito era impegnato
nelle campagne in Italia.
Alla morte di Bohier (1524) e della moglie (1526) il figlio Antoine dovette cedere il castello
alla corona per pagare i debiti del padre. Prese possesso del castello
il governatore di Montmorency in nome del re Francesco I impegnato in
quegli anni nella costruzione del castello di Chambord.
Il suo successore, Enrico II, offrì il castello in dono alla sua amante, Diana di Poitiers, la seconda Dama;
nel 1551 questa divenne duchessa del Valentinois e acquisì la proprietà
del castello, divenne anche una delle donne più influenti dell'epoca. A
Diane de Poitiers si deve in gran parte l'attuale struttura del
castello: sua fu infatti la realizzazione del ponte a cavallo dello Cher per romperne l’isolamento.
Dopo la morte di Enrico II la vedova, Caterina de' Medici, la terza Dama, allontanò Diane dal castello forzandola ad accettare lo scambio
con il castello di Chaumont. Caterina spese ingenti somme per il
castello e per organizzarvi feste e intrattenimenti. Fece realizzare,
sopra al ponte costruito da Diana, una galleria di 60 metri che fu inaugurata nel 1577 come sala per le feste da ballo in onore del figlio Enrico III.
Nel 1589, alla morte di Caterina de' Medici il castello andò alla nuora, Luisa di Lorena, la quarta Dama,
moglie di re Enrico III; Luisa apprese della morte del marito mentre
risiedeva a Chenonceau, cadde in una profonda depressione e trasformò il
castello da luogo di feste in un luogo tetro e silenzioso. Si ritirò in
una camera cupa circondata di oggetti religiosi.
Dopo alterne vicende la proprietà fu infine venduta a Claude Dupin. Sua moglie, figlia del finanziere Samuel Bernard e nonna di George Sand, Madame Louise Dupin, la quinta Dama, riportò il castello, almeno in parte, agli antichi splendori intrattenendovi i leader dell'Illuminismo: Voltaire, Montesquieu e Jean-Jacques Rousseau per citarne alcuni. Il castello si salvò dalla distruzione da parte della Guardia rivoluzionaria durante la Rivoluzione francese, in quanto essenziale per le comunicazioni, era infatti l'unico ponte sul fiume
per diversi chilometri. Secondo la leggenda il castello venne
risparmiato perché Louse si era sempre dimostrata premurosa e solidale
con la popolazione meno abbiente.
Nel 1864 divenne proprietaria del castello Marguerite, la sesta Dama,
moglie del chimico Théophile Pelouze, che lo aveva comprato dagli eredi
di Madame Dupin. Dopo la morte del marito Marguerite iniziò dei lavori
di ristrutturazione che riportarono il castello
all'aspetto che probabilmente aveva all'inizio del XVI secolo. Nel 1913
il castello divenne proprietà della famiglia di industriali cioccolatai Menier.
Entriamo nel castello. Lasciata alle spalle la torre dei Marques varchiamo il monumentale portone d'ingresso che risale all'epoca di Francesco I.
Sui battenti di legno dipinto e scolpito della porta ci sono i blasoni dei primi costruttori, Thomas Bohier e sua moglie, sormontati dalla salamandra, simbolo di Francesco I.
Oltrepassata la sala delle guardie si passa nella Cappella, abbellita da vetrate del 1954 che hanno sostituito quelle originali distrutte da un bombardamento nel 1944.
La Cappella è uscita indenne
dalla Rivoluzione Francese Grazie all'iniziativa di Madame Dupin che la
trasformò in deposito per la legna, nascondendo così il carattere
religioso.
Si passa quindi alla camera di Diana di Poitiers,
la favorita di Enrico II, cui il re aveva donato il castello, poi
rientrato in possesso della moglie. Sul soffitto a cassettoni e sul
camino ci sono le iniziali di Enrico II e di Caterina sua moglie. Le pareti sono coperte da due arazzi fiamminghi del XVI secolo.
Emblema di Enrico II (Henri) e Caterina de' Medici con le C che intrecciate sembrano voler formare l'iniziale D di Diana.
Si passa poi nello studiolo verde
da dove Caterina governò la Francia alla morte del marito. Lo studio è
impreziosito da arazzi e quadri di autori celebri. C'è poi la biblioteca con un prezioso soffitto a cassettoni.
Dalla camera di Diana si raggiunge la galleria voluta da Caterina. Lunga 60 metri, larga 6, rischiarata da 18 finestre, con il pavimento originale in tufo e ardesia, la galleria divenne sala da ballo ma durante la prima guerra mondiale Gaston Menier, proprietario del castello, fece aprire a sue spese un ospedale
che occupava oltre alla gallerie tutte le sale del castello. Durante da
seconda guerra mondiale, poi, il fiume Cher costituiva la linea di
demarcazione e il castello si trovava nella zona occupata, sulla riva
destra. Grazie alla galleria, la cui porta sud dava accesso alla riva
sinistra, la Resistenza riuscì a far passare molti fuggiaschi.
Nella foto, targa ricordo dell'ospedale.
La scala che conduce alle cucine.
Le cucine erano installate negli enormi basamenti che formano i due primi piloni sul letto del fiume Cher. Un grande camino e un forno per il pane erano necessari per soddisfare le necessità dei commensali.
C'era anche la sala da pranzo riservata al personale del castello
la macelleria
e una bellissima dispensa.
Enorme anche la cucina a legna.
Risaliamo ed entriamo nel salone Francesco I, dove si trova uno dei camini rinascimentali più belli. Sulla cappa è inciso il motto di Thomas Bohier "S'il vient à point, me souviendra" (Se potrò costruire il castello, sarò ricordato).
Oltre a mobilio del XV secolo e ritratti di artisti famosi (Diana nei panni di Diana Cacciatrice del Primaticcio per citarne uno), impreziosisce la stanza un meraviglioso stipo italiano del XVI secolo, con tarsie di madreperla e di avorio inciso a penna, regalo di nozze per Francesco II e Maria Stuarda.
In ricordo della sua visita a Chenonceau il 14 luglio 1650 Luigi XIV offrì a suo zio, il duca di Vendôme, un ritratto
incorniciato in una magnifica cornice, i mobili foderati con tessuto
d'Aubusson e una grande consolle, opera di un celebre ebanista.
Sul camino rinascimentale la salamandra e l'ermellino evocano il ricordo di Francesco I e della regina Claudia di Francia.
Sopra la consolle, Il Bambin Gesù e San Giovanni Battista opera di Rubens è solo uno dei tanti quadri che adornano le pareti, dipinti di scuola francese di '600 e '700. Il soffitto è a travi a vista in legno.
Il soffitto del vestibolo è costituito da una serie di volte a ogiva. Realizzato nel 1515 è uno dei maggiori esempi di scultura decorativa del primo rinascimento francese. Il tavolo in marmo italiano è di epoca rinascimentale.
Dal vestibolo una porta di rovere del XVI secolo permette di accedere alla scala che conduce al primo piano. La scala è eccezionale perché è una delle prime scale diritte, o a rampa su rampa, costruite in Francia. Non ci sono pianerottoli ma un ballatoio che forma una loggia a balaustra da cui si vede il fiume Cher.
Oltre a varie altre stanze, al primo piano c'è quella che viene chiamata Camera delle cinque Regine, che ospitò le due figlie e le tre nuore di Caterina de' Medici. Il soffitto è a cassettoni del XVI secolo e il camino è rinascimentale. Una serie di arazzi fiamminghi del XVI secolo decora le pareti. Il letto è a baldacchino e di fianco si nota un baule da viaggio borchiato.
Nella camera di Caterina de' Medici il soffitto di legno a cassettoni contiene diversi stemmi tra cui la H e la C. Rarissimi arazzi fiamminghi coprono le pareti (servivano anche per isolare la stanza dal freddo). Il letto a baldacchino è riccamente decorato e a destra del letto si nota il dipinto su tavola L'educazione dell'Amore del Correggio.
Per finire, la nuova Galleria Medici,
al primo piano, propone una collezione di dipinti, arazzi, mobili e
oggetti d'arte, oltre a una serie di documenti d'archivio che permettono
di ricostruire le tappe della costruzione del castello.
Il castello di Villandry è situato nel dipartimento Indre e Loira. Nel 1532 è acquistato da Giovanni il Bretone,
che rase al suolo una vecchia fortezza del XII secolo, di cui ci
restano oggi che le fondamenta e il maniero, al fine di costruire
l'attuale castello. Completato verso il 1536, è l'ultimo dei grandi
castelli che furono costruiti nella Loria all'epoca del Rinascimento.
Dopo essere passato nelle mani di diverse famiglie, nel 1906 il castello fu acquistato dal dottor Joachim Carvallo.
Egli lasciò la sua brillante carriera scientifica per dedicarsi
interamente a Villandry e riportarlo allo splendore autentico del
rinascimento, con l'aiuto della moglie Ann Coleman. Dopo aver restaurato
il castello, il dottore si immerse negli studi di testi antichi e con
sondaggi archeologici riportò i giardini al loro aspetto originale.
L'insieme del castello, dei giardini e del parco sono inscritti nel patrimonio mondiale dell'UNESCO.
Il castello è infatti contornato dai celebri giardini alla francese rinascimentali, che offrono un magnifico esempio di arte topiaria costituito dalla complessità del disegno delle siepi. I 1015 tigli richiedono una potatura che dura anche tre mesi ogni inverno, i bossi si estendono per 52 km e vanno potati tra aprile e ottobre tutti gli anni.
I giardini svolgono anche funzione di orto che è composto da nove rettangoli di dimensioni identiche, all'interno dei quali però i motivi geometrici sono diversi. I quadrati contengono ortaggi dai colori
diversi: blu del porro, rosso del cavolo e della barbabietola, verde
per le foglie delle carote, il tutto per fornire l'illusione di una scacchiera multicolore.
Altra immagine molto bella degli orti.
Ancora gli orti con il castello sullo sfondo.
In uno dei giardini si distinguono
quattro quadrati: i disegni ottenuti con la vegetazione
simboleggiano i diversi tipi di amore: tenero, passionale, instabile e tragico.
Vista del giardino dell'amore.
Interessante anche il giardino musicale,
piantato con alberelli di bosso, che evoca in modo simbolico la musica.
Sono rappresentate lire, note musicali stilizzate e candelieri per
illuminare gli spartiti.
All'estremità sud della proprietà si trova il giardino d'acqua, d'ispirazione classica, posizionato attorno a un laghetto a forma di specchio Luigi XV e circondato dai tigli.
Con un'ultima occhiata alla
bella fontana dei giardini ripartiamo verso Tours. Finisce qui la terza
giornata ma la cronaca continua.
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