10 agosto: Azay le Rideau, Chinon, arrivo a Niort.
Il castello di Azay-le-Rideau è un monumento in stile rinascimentale appartenente allo stato francese
situato nel dipartimento di Indre-et-Loire. Costruito tra il 1518 e il
1527, è considerato uno degli esempi più importanti del primo Rinascimento francese. Situato su un'isola nel mezzo del fiume Indre è diventato uno dei più conosciuti dei castelli della valle della Loira; pare sorgere direttamente dalle acque del fiume, che riflettono le facciate in modo che il castello sembra galleggiare sulla sua immagine. Lo scrittore Balzac, che abitava nelle vicinanze ed era occasionalmente ospite al castello, ammirava profondamente l'edificio, descrivendolo come “un diamante incastonato nell'Indre”.
L'attuale castello di Azay-le-Rideau si trova al posto di un antico castello feudale.
Nel corso del XII secolo, il signore locale Ridel (o Rideau) d'Azay, un
cavaliere al servizio di Filippo II Augusto, costruì una fortezza per proteggere la strada da Tours a Chinon nel punto in cui attraversava il fiume Indre.
Nel 1418 il futuro re Carlo VII
passò attraverso Azay-le-Rideau mentre fuggiva da Parigi, occupata dai
Borgognoni, verso la fedele roccaforte di Bourges. Irritato dagli
insulti delle truppe della Borgogna che occupavano il villaggio, il
signore ordinò al suo esercito di espugnare il castello. I 350 soldati all'interno furono trucidati e il castello stesso venne raso al suolo. Per secoli questo avvenimento venne ricordato nel nome della città di Azay-le-Brûlé (letteralmente: Azay la Bruciata), che rimase in uso fino al XVIII secolo.
Il castello rimase in rovina fino al 1518, quando la terra venne acquistata da Gilles Berthelot,
sindaco di Tours e tesoriere generale delle finanze del re. I doveri di
Berthelot richiedevano sue frequenti assenza dal castello, così la
sovrintendenza dei lavori di costruzione passò a sua moglie, Philippa Lesbahy.
I lavori si protrassero a lungo, dal momento che era difficile porre
solide fondamenta nel terreno paludoso dell'isola nell'Indre e il
castello doveva essere piantato su palafitte infisse nel fango.
Dopo molte vicissitudini e cambi di mano il giorno 11 agosto del 1905 il feudo fu acquistato dallo Stato francese per 250.000 franchi e diventò un monumento storico di Francia. Nel 2017 si è concluso un lungo e costosissimo quanto accurato intervento di restauro da parte dello stato. Ora fa parte del patrimonio mondiale dell'UNESCO della valle della Loira.
Si percorre un viale alberato e si incontra sulla sinistra il giardino dei segreti,
che nel XIX secolo era un grande orto e oggi un giardino conservativo
di verdure antiche ed erbe aromatiche. Sulla destra invece il giardino del priorato. Si arriva a un cortile a mezzaluna con gli edifici della servitù. Varcato un cancello ci si trova infine sul viale che porta al castello.
La corte d'onore custodisce il corpo principale del castello, a forma di L.
Le due facciate sulla corte sono realizzate in tufo della valle della
Loira. Questo relativamente piccolo castello presenta un miscuglio di stili architettonici: l'influenza dello stile rinascimentale italiano è evidente nelle proporzioni e decorazioni scultoree.
Sulla facciata principale troneggia la grande scalinata che permette l'accesso ai visitatori. La facciata è composta da quattro livelli di finestre
sfalsate rispetto alle altre del corpo principale, vero e proprio
merletto di pietra decorato dai migliori scultori dell'epoca. Gli emblemi di Francesco I e di Claudia di Francia (salamandra ed ermellino) vi occupano il posto d'onore.
Dettaglio.
Il portone d'ingresso.
La grande scalinata è edificata su un modello ispirato all'Italia, quello detto "rampa su rampa".
Di grande modernità nel XVI secolo in Francia, è costruita al centro
dell'edificio principale e non più in una torre affiancata e a
chiocciola, come nel medioevo, anche se peraltro una scala a chiocciola è
presente nel grande torrione di sinistra dell'edificio. Pianerottoli e un corrimano scolpito a livello dello spessore del muro aiutano il visitatore.
Dettaglio di una delle rampe.
Le splendide volte piatte a cassettoni che formano il soffitto delle rampe sono ornate da medaglioni all'antica che rappresentano re e regine di Francia, altri personaggi e animali fantastici. I pianerottoli,
allestiti in logge, per vedere ma anche per essere visti, sono coperti
di volte tutte diverse i cui archi sui cui archi si vedono ermellini,
salamandre e putti.
Per chi inizia la visita da piano terra, a sinistra si trovano la sala da biliardo e poi il salone Biencourt. Nel XIX secolo il salone e la sala da biliardo formavano uno spazio unitario. Alcuni splendidi arazzi risalenti al '700 rappresentano scene di caccia.
Il salone dei marchesi di Biencourt dimostra la loro spiccata inclinazione per l'eclettismo. Stanza di rappresentanza, è provvista di mobili di grande qualità, adatta a ospiti di spicco. Tessuti raffinati,
tutti restaurati o rifatti di tutto punto, rendono ovattata
l'atmosfera. La disposizione della stanza è degna delle più belle dimore
del XIX secolo.
Piatti di porcellana fine della Compagnia delle Indie (foto sopra) rivelano il gusto dei marchesi per le arti. Una collezione di circa 300 dipinti del XVI e XVII secolo contribuirono alla fama del castello. I ritratti che ci sono nella stanza e incorniciano il camino sono un'evocazione di questa ricchissima collezione.
A destra dello scalone d'onore ci sono la dispensa, la cucina e la sala da pranzo. Il tavolo di quest'ultima è apparecchiato secondo gli usi del XIX secolo con il servizio da tavola in porcellana di Parigi, completato da un servizio di bicchieri modello Trianon delle cristallerie di Saint-Louis.
Dettaglio.
Sempre a piano terra c'è poi il Passaggio. Nel XVI questo stretto spazio a volta si apriva sulla corte d'onore con un'elegante arcata a tutto sesto.
Si arriva all'ultima stanza, il salone biblioteca, con tavoli da gioco, mobiletti da musica, biblioteca, divani e poltrone d'epoca.
Salendo la rampa dello scalone d'onore si arriva al primo piano; a sinistra ci sono l'anticamera e la camera del re, dove Luigi XIII passò alcune notti nel 1619. A destra la sala grande (foto). Al tempo di Gilles Berthelot e di sua moglie la sala grande, di proporzioni maestose, accoglieva festini e balli. Il camino monumentale, gli arazzi che ornavano i muri, i vari mobili in legno offrivano un ambiente raffinato. I bauli
a bassorilievo e a pannelli scolpiti servivano per trasportare gli
effetti dei padroni di casa, ogni volta che desideravano cambiare
alloggio. I castelli, infatti, alla partenza dei proprietari rimanevano
praticamente vuoti.
Abbiamo potuto assistere a un delizioso spettacolino di automi, che si muovevano accompagnati dalla musica, come ci è capitato anche nella camera di Psiche.
Ingrandimento del banchetto sopra con vista degli automi.
Situata subito dopo la sala grande, la Camera di Psiche
deve il suo nome agli eccezionali arazzi in lana e seta che raccontano
la storia di Psiche; ci sono cinque scene, tra cui un trittico centrale.
In esso c'è Psiche visitata dalle sorelle, Psiche che scopre Cupido addormentato
(foto), la fuga dell'amore. Spinta dalle sorelle la ragazza cerca di
conoscere l'identità di Cupido ma una goccia d'olio bollente della
lampada cade su Cupido che fugge abbandonandola.
Automa nella stanza di Psiche.
Dopo un piccolo guardaroba c'è la camera rinascimentale; le stuoie di giunco intrecciato che ricoprono le pareti isolavano dal freddo. Il letto
è il pezzo forte dell'arredamento: la ricchezza delle stoffe di seta
guarnite di passamaneria e ricami a fili d'oro e d'argento riflettono il
prestigio del proprietario. Sul muro di fronte al letto un olio su tela risale alla seconda metà del XVI secolo.
Dettaglio del letto in cui si può ammirare la perfezione dei restauri che talvolta hanno comportato il rifacimento totale di pezzi di arredo, fedeli ricostruzioni degli originali.
Dettaglio delle stuoie in giunco delle pareti.
Il sottotetto del
castello è detto "sopraelevato" poiché i muri che sostengono la
struttura si alzano al di sopra del pavimento. Questo permette di
liberare più spazio interno e al contempo mascherare le differenze di
livello tra l'ala e la sala grande. La struttura originale era in legno di quercia, il cui taglio fu autorizzato da Francesco I nell'inverno 1518 nella foresta di Chinon. Le travi lavorate a mano sono state restaurate nel 2010-2011 e possono essere viste in una mostra che spiega le complesse tecniche della loro costruzione.
Dettaglio della struttura.
Nel XIX secolo i sottotetti sono stati trasformati in camere per i
domestici; un lavabo è stato inserito nella parete prima dell'uscita.
Per finire, alcune foto interessanti. Scala del torrione
dettaglio di alcuni abbaini e parte del tetto
e dettaglio di uno dei pinnacoli.
Ci rimettiamo in viaggio per dirigerci al castello di Chinon.
Era prevista solo un'occhiata agli esterni del castello di Chinon, parzialmente in rovina, situato sulle rive del fiume Vienne
nel dipartimento dell'Indre e Loira. Dal 1840 è classificato Monumento
storico di Francia. Complice un acquazzone, abbiamo visto ben poco,
quindi ho raccolto alcune informazioni in rete e appuntato le parole
della guida.
All’incrocio di tre province, Angiò, Poitou e Turenna, lo sperone roccioso sul quale si erge la fortezza reale di Chinon è un sito strategico occupato sin dall’antichità e da sempre conteso. Una prima torre risale al X secolo, epoca del conte di Blois Thibaud le Tricheur.
La fortezza si compone di tre blocchi distinti: il Fort Saint-Georges o Castel Rousset, costruito sotto Enrico II Plantageneto, conte d’Angiò e re d’Inghilterra (XII sec.), lo Château du Milieu
o Castello di Mezzo o Middle Castle (che comprendeva l'antico
castrum) costruito nei secoli XII-XIII, dominato dalla alta e
piatta torre dell'Orologio e i cui alloggi reali conservano il ricordo dell'incontro fra Giovanna d'Arco e Carlo VII e il Château du Coudray o Forte Coudray, aggiunto da Filippo II nei primi anni del XIII secolo e smantellato nel XVIII sec.
Abbandonata dalla Corte nel XV sec. e acquistata dal cardinale Richelieu
nel XVII sec., prima di andare in declino la fortezza fu salvata da
Prosper Mérimée. Nel corso degli anni il Castello di Chinon è teatro di
numerose e importanti vicende storiche: vi fu tenuto prigioniero Jacques de Molay, l'ultimo gran maestro dell'Ordine dei templari prima della sua esecuzione.
Il rogo sul quale arsero vivi
l'ultimo Maestro Jacques de Molay e Geoffrey de Charnay, acceso su di
un'isoletta sulla Senna a Parigi, davanti alla Cattedrale di Notre-Dame,
il 18 marzo 1314 (manoscritto della fine del XIV secolo).
Durante la Guerra dei Cent’Anni, la corte di Carlo VII si installa al castello e nel marzo del 1429 vi riceve Giovanna d’Arco,
venuta ad assicurare il re della sua legittimità e a convincerlo di
farsi consacrare a Reims. Presentandosi a Carlo VII dopo due giorni di
attesa, alla presenza di circa trecento nobili, Giovanna gli si avvicina
senza indugio e s'inginocchia, sostenendo di essere stata inviata da
Dio.
Oggi, specchiandosi nel fiume Vienne, mostra maestoso le sue rovine e i suoi imponenti torrioni, che dominano la città vecchia dall’alto. L’accesso al Castello avviene attraverso la Torre dell’Orologio, chiamata Marie Javelle, tuttora funzionante.
Prendiamo il comodo ascensore che dall'alto della fortezza ci porta alla città di Chinon.
Ubicata sulle rive del fiume Vienne, la città vecchia di Chinon conserva ancora la sua struttura originale: antiche case medievali nella versione francese della casa con intelaiatura a traliccio, la Maison à colombages, o a Pans de bois, in pietra con intarsi di legno, oltre che belle case dei secoli XVI, XVII e XVIII.
Un esempio di casa a traliccio
e in legno.
Giovanna d'Arco è stata immortalata da una statua in bronzo da Jules Roulleau nella piazza che porta il suo nome dal 1893.
François Rabelais
(Chinon, 4 febbraio 1493 o 1494 – Parigi, 9 aprile 1553) è stato uno
scrittore e umanista francese. Considerato uno dei più importanti
protagonisti del Rinascimento francese, Rabelais è noto soprattutto per
il Pantagruel (1532) e il Gargantua (1534).
Nel 1963, a 10 Km da Chinon, venne costruita la Centrale nucléaire de Chinon
(Chinon Nuclear Power Plant), che fu la prima del genere in Francia.
Nel marzo 2010 erano presenti nella nazione 19 centrali elettronucleari
in funzione che dispongono complessivamente di 58 reattori operativi, 1
in costruzione e 7 dismessi. Nel 2011 l'energia nucleare in Francia ha
generato il 77,7% dell'energia elettrica prodotta in totale nel Paese.
Di nuovo in viaggio verso Niort, dove ci fermeremo due notti. Attraversiamo le belle campagne di Poitou-Charentes,
nella Francia occidentale, con capoluogo Poitiers. Le città principali
della regione, oltre a Poitiers, sono La Rochelle, Angoulême e appunto
Niort. Dal 1º gennaio 2016 è confluita nella regione Nuova Aquitania. Il
territorio confina con quello dei Paesi della Loira a nord-ovest, del
Centro a nord-est, del Limosino a est e dell'Aquitania a sud. Le coste
occidentali sono bagnate dall'Oceano Atlantico.
Ma il Poitou-Charentes è soprattutto la terra del cognac,
dove su 80 mila ettari di vigneti lungo il corso del fiume e in
collina, si producono grappoli destinati alla prestigiosa acquavite
francese. Il terreno calcareo e il microclima
eccezionale da secoli accompagnano la lenta maturazione delle uve
bianche a basso contenuto alcolico e forte acidità. Vediamo distese di
girasoli e vigneti a perdita d’occhio.
Niort è capoluogo del dipartimento delle Deux-Sèvres nella regione della Nuova Aquitania. È un mercato agricolo di rilevanza non solo regionale (soprattutto di ortaggi), importante centro industriale e uno dei centri finanziari principali della Francia (quarto posto dopo Parigi, Lione e Lille). E' situata sul fiume Sèvre Niortaise.
Si chiude qui il quarto giorno della nostra gita. La cronaca continua.
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