11 agosto: Ile de Ré, Faro delle Balene, La Rochelle.
Con un leggero cambio di programma la guida decide di portarci subito all'Ile de Ré, dal momento che, essendo meta ambita da vacanzieri e non solo, il traffico dell'ora di punta sarebbe eccessivo.
Il ponte dell'isola di Ré, inaugurato 19 maggio 1988, collega l'isola alla terraferma con un percorso di 2,926,5 metri. E' costituito da sei viadotti
distinti collegati da giunti stradali; il punto più alto dell'aria,
cioè la distanza tra la superficie inferiore del ponte e la linea di
acqua più alta, è di 30 metri, con 4 passaggi navigabili tra i piloni.
Ci sono due corsie per il traffico (9 m), una per biciclette bidirezionale da un lato e una pedonale dall'altro (2,5 metri). Si paga un pedaggio:
si era pensato di renderlo gratuito ma la preoccupazione per l'afflusso
straordinario che ci sarebbe stato se ciò fosse avvenuto ha fatto
cambiare idea.
Ile de Ré, nel cuore
della Charente Maritime, lunga 26 Km, con una larghezza variabile
da 5 a 70 Km, comprende due grandi baie che si scoprono con la bassa marea, rivelando antiche saline riconvertite per la coltura delle ostriche. Utilizzata molto è la bicicletta, lungo i 93 chilometri di piste ciclabili.
Originariamente l’isola era un arcipelago
costituito da tre isolotti che nel tempo si sono uniti in modo naturale
ma anche artificiale, con la costruzione di canali. Nel medioevo i monaci diedero all’isola un volto nuovo costruendo vigne e creando le saline, che sono tuttora fonte di ricchezza.
Nel 1627 l'isola subì l'attacco inglese
di George Villiers, duca di Buckingham. Dopo tre mesi di scontri senza
successo il duca fu costretto a ritirarsi. Nel 1661 divenne governatore
il duca di Nevers. Nel 1681 fu costruito il porto principale, Saint-Martin-de-Ré, con le fortificazioni di Vauban. Da qui partivano i prigionieri per la Guiana e la Nuova Caledonia nel XIX secolo.
Nel 1940, durante la seconda guerra mondiale, l'isola venne occupata dalle truppe tedesche, che costruirono diversi bunker sulla costa per prevenire eventuali attacchi via mare. L'isola è poi stata il set di alcune scene del celebre film “Il giorno più lungo” (1961).
Ci si allontana dall'orrore della guerra visitando i villaggi con le loro viuzze, le case basse, quasi tutte bianche con persiane verdi (St. Martin de Ré) o blu
(La Flotte), con le rose trémières lungo le facciate e sulle porte
d’ingresso. Anche vigneti, saline, radure boscose, campi di fiori e
spiagge dorate sono tipici di queste zone.
Un'altra caratteristica dell'isola sono gli asini, di una varietà denominata Poitou. Sono riconoscibili per il pelo lungo che li ricopre; per le loro dimensioni e la loro forza
sono stati impiegati in gran parte come muli che lavorano
nell’industria del sale dell’isola. Negli anni ’70 questa razza contava
solo una quarantina di esemplari, mentre oggi fortunatamente sono
tornati ad essere qualche centinaio.
Ma ciò che li rende unici sono "i pantaloni"
che indossano. La tradizione di vestire gli asini con quelli che
effettivamente sembrano pantaloni del pigiama risale a molti decenni fa,
quando questi animali venivano usati per il lavoro nelle paludi
di sale. Lo scopo era proteggere le zampe degli asini dalle zanzare e
da tutti gli insetti che nelle paludi erano assai numerosi.
Si diffuse il nome di “Anes en Culotte“, letteralmente “asini in mutande”.
A testimonianza di questa abitudine vi sono foto risalenti agli anni
’30 del secolo scorso, ma probabilmente la pratica è ancora più antica.
Gli asini non sono più utilizzati per il lavoro nelle saline, ma la
tradizione di indossare i pantaloni continua fino ad oggi, per lo più
per attirare i turisti. Gli asini vengono utilizzati
infatti per passeggiate con i bambini, e si vendono oggetti collegati
alla loro presenza, come i saponi a base di latte d’asina; ma
soprattutto si è mantenuta una razza locale antica che minacciava di
scomparire.
Portare alla nipotina un simpatico Anes en Culotte era d'obbligo.
Il Faro delle Balene è stato costruito nel 1854 in sostituzione di una torre-fanale
del XVII sec. alimentata con olio di pesce e poi con carbone, ancora
visibile accanto alla riva e alla quale si può accedere proseguendo il
percorso. Situato sulla punta nord ovest dell'isola, è il faro più alto di Francia.
Una tortuosa scala a chiocciola
di 257 gradini porta in cima, dove, nei giorni più limpidi, lo sguardo
spazia a 360 gradi, dalle spiagge dorate di sabbia fine che bordano
l’oceano ai tetti rossi dell’isola, alle coste della Vandea.
Il faro.
Sempre il faro in una foto curiosa.
Ci dirigiamo ora verso Saint Martin de Re. Lungo il percorso svetta come un faro il campanile gotico del Quattrocento della Chiesa di Saint-Etienne ad Ars-en-Ré, classificato tra i più bei borghi di Francia: bianco ma con la cupola aguzza nera, ancora oggi punto di riferimento per i naviganti.
Saint-Martin-de-Ré, cinto da poderose fortificazioni fatte erigere da Vauban nel XVII secolo, ha ottenuto il 7 luglio 2008 la classificazione di Patrimonio dell'umanità; è una frequentata stazione balneare e vanta un bellissimo porto incorniciato da abitazioni cariche di storia.
Il porto.
La cittadella nel 1681.
La cittadella di St. Martin-de-Ré fu per oltre cinquant'anni, dal 1873 al 1938, il punto di raccolta dei condannati ai lavori forzati prima che venissero deportati
nella Guyana francese, alla Caienna oppure in Nuova Caledonia. Una
sorta di «bagno penale di transito», quindi, ma anche penitenziario per
gli stanziali che scontavano là interamente la loro pena in condizioni durissime.
Sebbene il bagno penale sia stato abolito con la legge del 3 luglio
1954, la cittadella di St. Martin-de-Ré è tuttora un penitenziario; vi
sono detenute circa 400 persone.
Sono stati detenuti qui alcuni tra i più celebri bagnards della storia francese, a partire da Alfred Dreyfus. Ma è d'obbligo ricordare anche Guillaume Seznec e Henri Charrière.
Una foto storica del bagno penale.
Henri Charrière, detto Papillon per via di una farfalla tatuata sul torace (Saint-Étienne-de-Lugdarès, 16 novembre 1906 – Madrid, 29 luglio 1973), è stato uno scrittore francese.
Condannato nel 1931 ai lavori forzati
per un omicidio, del quale si proclamò sempre innocente, fu
imprigionato nel bagno penale della Guyana francese, dalla quale tentò
numerose fughe dai risvolti drammatici. Tentò la prima
fuga appena 42 giorni dopo essere arrivato in Guyana, venendo
prontamente riacciuffato. In tredici anni di prigionia tentò nove fughe.
L'ultima evasione, avvenuta dall'isola del Diavolo, lo portò fino in
Venezuela, dove riuscì a stabilirsi (il Venezuela , a differenza della
Guyana britannica, non aveva infattii accordi di estradizione con la
Francia) e a vivere da uomo libero al fianco della sua compagna, Rita.
Nel 1967 un terremoto distrusse il night club che aveva aperto a
Caracas, e questo fatto lo spinse a scrivere un libro di memorie,
Papillon. Col suo libro, nel quale ripercorre tutta la sua avventura
sino all'epilogo finale, ha segnato un'epoca e gli animi di migliaia di
lettori. La storia descrive le terribili condizioni e gli abusi che i carcerati di quell'epoca erano costretti a subire. Dal libro è tratto l'omonimo film del 1973, interpretato da Steve McQueen e Dustin Hoffman.
Un dettaglio delle vecchie fortificazioni.
Il fenomeno dell'alternanza delle maree è molto evidente. Una foto del porto di Saint Martin con la bassa marea
e dai bastioni delle fortificazioni.
Nella parte più settentrionale dell'isola, con la bassa marea
si cammina per decine di metri sulla sabbia morbida tra pozzanghere
d’acqua tiepida piene di molluschi di ogni tipo. Gli appassionati della pesca a piedi,
molto diffusa sull'isola, armati di retine e secchielli vanno a
procacciarsi il cibo per uno spuntino, o semplicemente a divertirsi.
Riattraversiamo il ponte e arriviamo a La Rochelle, sull'oceano
Atlantico, sede di un importante porto. La protezione delle isole
presenti davanti alla città ha consentito da sempre l'approdo delle navi
anche in caso di maltempo. Situata alla stessa latitudine di Montreal
in Canada o delle Isole Curili nell'oceano Pacifico, la città gode però
di un clima mite, favorito dall'influenza positiva della corrente del Golfo.
Fondata solo nel X secolo, mentre precedentemente esistevano soltanto dei piccoli insediamenti al tempo dei galli, tra il XII e il XIII secolo gli itinerari dei Cavalieri templari convergevano tutti su La Rochelle, facendola diventare il loro porto sull'Atlantico; ancora oggi un quartiere cittadino li ricorda con nomi delle strade.
Durante il Rinascimento La Rochelle sposa
le idee riformate e, a partire dal 1598, anno in cui Enrico IV di
Francia emana l'Editto di Nantes, diventa un centro importante degli ugonotti
vivendo un periodo di nuova prosperità e libertà fino al 1620. I
contrasti con il re Luigi XIII di Francia e il suo consigliere cardinale
Richelieu portarono a un lungo assedio della città da parte delle
truppe francesi, con conseguente caduta della città il 1º novembre 1628
dopo 14 mesi di resistenza. A seguito della sconfitta la città perse
gran parte dei suoi privilegi e buona parte della popolazione fu
costretta ad emigrare, anche in seguito alla revoca dell'Editto di
Nantes da parte del re Luigi XIV. L'assedio a La Rochelle è narrato nel
romanzo I tre moschettieri di Alexandre Dumas.
Altre date importanti per La Rochelle sono il 1648 in cui divenne sede episcopale e il 1719 quando venne aperta la prima Camera di commercio.
Nel 1810 divenne anche sede di prefettura mentre, nello stesso periodo
fiorivano numerosi traffici verso le regioni francofone del Nordamerica
(Canada e Antille).
Durante la Seconda Guerra Mondiale la marina militare tedesca costruì una importante base di sottomarini,
i famigerati U-Boot che davano la caccia ai convogli di rifornimento
alleati verso l'Inghilterra; per la strenua difesa di questa roccaforte
la città fu di fatto l'ultima città francese ad essere conquistata dagli
Alleati.
Passiamo davanti alla grande ruota panoramica
e al monumento ai caduti, diretti al porto vecchio.
Come già detto un tempo la città era munita di fortificazioni comprendenti
torri di avvistamento, mura e porte. Dopo l'assedio del 1628 e la
successiva resa della città allora protestante, le mura vennero
smantellate; rimangono le tre torri simbolo della città e del suo passato.
Tour de la Chaine, ovvero la torre della catena, chiamata così perché un tempo regolava l'ingresso delle navi in porto grazie a una pesante catena che la notte ne chiudeva il traffico. Ora è meta dei turisti che vi salgono per ammirare il panorama.
Tour de St. Nicolas, dedicata a san Nicola, è la più antica: risale al 1372 ed è il tipico maschio signorile, alto 42 metri, massiccio e dotato di scale a chiocciola.
Più lontana dal porto, la Tour de la Lanterne, conosciuta anche come Torre dei 4 sergenti, è alta 70 metri. La torre medievale, con una guglia gotica ottagonale, era torre di difesa e faro. Divenuta una prigione
nel XVII secolo, conserva dei graffiti lasciati da corsari e da
prigionieri che per tre secoli furono rinchiusi entro le sue mura.
Arriviamo alla porta del Grande Orologio, che risale al XIV secolo; serviva a separare la città dal porto ed era dotata in origine di una doppia entrata, per veicoli e pedoni, ridotta poi a una sola nel 1672.
Anche a La Rochelle ci sono le case a graticcio
con bellissimi portici.
Il centro è rallegrato da edifici di pietra chiara.
Nella piazza della torre dell'orologio vediamo la statua dedicata a Eugène Fromentin
(La Rochelle, 24 ottobre 1820 – La Rochelle, 27 agosto 1876) che è
stato un pittore e scrittore francese. Si rivela un pittore orientalista
fecondo, ma senza grande originalità. La pittura di Fromentin non è che
una sfaccettatura del suo genio che forse si è rivelato ancor di più nella letteratura, con meno profusione tuttavia. Dominique, un romanzo psicologico, pubblicato per la prima volta nella Revue des deux mondes nel 1862, e dedicato a George Sand, fu uno dei romanzi più notevoli del suo secolo.
Merita di essere citato anche l'Hotel de Ville, cioè il Municipio della città. L'edificio del XV secolo in stile rinascimentale è racchiuso da un muro di cinta gotico fiammeggiante con torri , camminamenti di ronda e gargoyles.
Il 28 giugno 2013, alle ore 14.00, un incendio causato forse da un
cortocircuito lo danneggiò pesantemente. I restauri sono ancora in
corso.
Infine, la maestosa stazione.
Il tempo è scaduto e dobbiamo rientrare in albergo e prepararci per il pesante e lungo viaggio di rientro di domani.
La cronaca continua.