sabato 30 settembre 2017

Gita ai Castelli della Loira - Ile de Ré, Faro delle Balene, La Rochelle

11 agosto: Ile de Ré, Faro delle Balene, La Rochelle.


Con un leggero cambio di programma la guida decide di portarci subito all'Ile de Ré, dal momento che, essendo meta ambita da vacanzieri e non solo, il traffico dell'ora di punta sarebbe eccessivo.

Il ponte dell'isola di Ré, inaugurato 19 maggio 1988, collega l'isola alla terraferma con un percorso di 2,926,5 metri. E' costituito da sei viadotti distinti collegati da giunti stradali; il punto più alto dell'aria, cioè la distanza tra la superficie inferiore del ponte e la linea di acqua più alta, è di 30 metri, con 4 passaggi navigabili tra i piloni.

Ci sono due corsie per il traffico (9 m), una per biciclette bidirezionale da un lato e una pedonale dall'altro (2,5 metri). Si paga un pedaggio: si era pensato di renderlo gratuito ma la preoccupazione per l'afflusso straordinario che ci sarebbe stato se ciò fosse avvenuto ha fatto cambiare idea.

Ile de Ré, nel cuore della Charente Maritime, lunga 26 Km, con una larghezza variabile da 5 a 70 Km, comprende due grandi baie che si scoprono con la bassa marea, rivelando antiche saline riconvertite per la coltura delle ostriche. Utilizzata molto è la bicicletta, lungo i 93 chilometri di piste ciclabili.

Originariamente l’isola era un arcipelago costituito da tre isolotti che nel tempo si sono uniti in modo naturale ma anche artificiale, con la costruzione di canali. Nel medioevo i monaci diedero all’isola un volto nuovo costruendo vigne e creando le saline, che sono tuttora fonte di ricchezza.

Nel 1627 l'isola subì l'attacco inglese di George Villiers, duca di Buckingham. Dopo tre mesi di scontri senza successo il duca fu costretto a ritirarsi. Nel 1661 divenne governatore il duca di Nevers. Nel 1681 fu costruito il porto principale, Saint-Martin-de-Ré, con le  fortificazioni di Vauban. Da qui partivano i prigionieri per la Guiana e la Nuova Caledonia nel XIX secolo.

Nel 1940, durante la seconda guerra mondiale, l'isola venne occupata dalle truppe tedesche, che costruirono diversi bunker sulla costa per prevenire eventuali attacchi via mare. L'isola è poi stata il set di alcune scene del celebre film “Il giorno più lungo” (1961).

Ci si allontana dall'orrore della guerra visitando i villaggi con le loro viuzze, le case basse, quasi tutte bianche con persiane verdi (St. Martin de Ré) o blu (La Flotte), con le rose trémières lungo le facciate e sulle porte d’ingresso. Anche vigneti, saline, radure boscose, campi di fiori e spiagge dorate sono tipici di queste zone.

Un'altra caratteristica dell'isola sono gli asini, di una varietà denominata Poitou. Sono riconoscibili per il pelo lungo che li ricopre; per le loro dimensioni e la loro forza sono stati impiegati in gran parte come muli che lavorano nell’industria del sale dell’isola. Negli anni ’70 questa razza contava solo una quarantina di esemplari, mentre oggi fortunatamente sono tornati ad essere qualche centinaio.

Ma ciò che li rende unici sono "i pantaloni" che indossano. La tradizione di vestire gli asini con quelli che effettivamente sembrano pantaloni del pigiama risale a molti decenni fa, quando questi animali venivano usati per il lavoro nelle paludi di sale. Lo scopo era proteggere le zampe degli asini dalle zanzare e da tutti gli insetti che nelle paludi erano assai numerosi.

Si diffuse il nome di “Anes en Culotte“, letteralmente “asini in mutande”. A testimonianza di questa abitudine vi sono foto risalenti agli anni ’30 del secolo scorso, ma probabilmente la pratica è ancora più antica. Gli asini non sono più utilizzati per il lavoro nelle saline, ma la tradizione di indossare i pantaloni continua fino ad oggi, per lo più per attirare i turisti. Gli asini vengono utilizzati infatti per passeggiate con i bambini, e si vendono oggetti collegati alla loro presenza, come i saponi a base di latte d’asina; ma soprattutto si è mantenuta una razza locale antica che minacciava di scomparire.

 
Portare alla nipotina un simpatico Anes en Culotte era d'obbligo.




Il Faro delle Balene è stato costruito nel 1854 in sostituzione di una torre-fanale del XVII sec. alimentata con olio di pesce e poi con carbone, ancora visibile accanto alla riva e alla quale si può accedere proseguendo il percorso. Situato sulla punta nord ovest dell'isola, è il faro più alto di Francia.

Una tortuosa scala a chiocciola di 257 gradini porta in cima, dove, nei giorni più limpidi, lo sguardo spazia a 360 gradi, dalle spiagge dorate di sabbia fine che bordano l’oceano ai tetti rossi dell’isola, alle coste della Vandea.

Il faro.


Sempre il faro in una foto curiosa. 






Ci dirigiamo ora verso Saint Martin de Re. Lungo il percorso svetta come un faro il campanile gotico del Quattrocento della Chiesa di Saint-Etienne ad Ars-en-Ré, classificato tra i più bei borghi di Francia: bianco ma con la cupola aguzza nera, ancora oggi punto di riferimento per i naviganti.

Saint-Martin-de-Ré, cinto da poderose fortificazioni fatte erigere da Vauban nel XVII secolo, ha ottenuto il 7 luglio 2008 la classificazione di Patrimonio dell'umanità; è una frequentata stazione balneare e vanta un bellissimo porto incorniciato da abitazioni cariche di storia.

Il porto.




La cittadella nel 1681. 
 

La cittadella di St. Martin-de-Ré fu per oltre cinquant'anni, dal 1873 al 1938, il punto di raccolta dei condannati ai lavori forzati prima che venissero deportati nella Guyana francese, alla Caienna oppure in Nuova Caledonia. Una sorta di «bagno penale di transito», quindi, ma anche penitenziario per gli stanziali che scontavano là interamente la loro pena in condizioni durissime. Sebbene il bagno penale sia stato abolito con la legge del 3 luglio 1954, la cittadella di St. Martin-de-Ré è tuttora un penitenziario; vi sono detenute circa 400 persone.

Sono stati detenuti qui alcuni tra i più celebri bagnards della storia francese, a partire da Alfred Dreyfus. Ma è d'obbligo ricordare anche Guillaume Seznec e Henri Charrière.

Una foto storica del bagno penale.

Henri Charrière, detto Papillon per via di una farfalla tatuata sul torace (Saint-Étienne-de-Lugdarès, 16 novembre 1906 – Madrid, 29 luglio 1973), è stato uno scrittore francese.

Condannato nel 1931 ai lavori forzati per un omicidio, del quale si proclamò sempre innocente, fu imprigionato nel bagno penale della Guyana francese, dalla quale tentò numerose fughe dai risvolti drammatici. Tentò la prima fuga appena 42 giorni dopo essere arrivato in Guyana, venendo prontamente riacciuffato. In tredici anni di prigionia tentò nove fughe. L'ultima evasione, avvenuta dall'isola del Diavolo, lo portò fino in Venezuela, dove riuscì a stabilirsi (il Venezuela , a differenza della Guyana britannica, non aveva infattii accordi di estradizione con la Francia) e a vivere da uomo libero al fianco della sua compagna, Rita. Nel 1967 un terremoto distrusse il night club che aveva aperto a Caracas, e questo fatto lo spinse a scrivere un libro di memorie, Papillon. Col suo libro, nel quale ripercorre tutta la sua avventura sino all'epilogo finale, ha segnato un'epoca e gli animi di migliaia di lettori. La storia descrive le terribili condizioni e gli abusi che i carcerati di quell'epoca erano costretti a subire. Dal libro è tratto l'omonimo film del 1973, interpretato da Steve McQueen e Dustin Hoffman.



Un dettaglio delle vecchie fortificazioni.

Il fenomeno dell'alternanza delle maree è molto evidente. Una foto del porto di Saint Martin con la bassa marea

e dai bastioni delle fortificazioni. 



Nella parte più settentrionale dell'isola, con la bassa marea si cammina per decine di metri sulla sabbia morbida tra pozzanghere d’acqua tiepida piene di molluschi di ogni tipo. Gli appassionati della pesca a piedi, molto diffusa sull'isola, armati di retine e secchielli vanno a procacciarsi il cibo per uno spuntino, o semplicemente a divertirsi.
Riattraversiamo il ponte e arriviamo a La Rochelle, sull'oceano Atlantico, sede di un importante porto. La protezione delle isole presenti davanti alla città ha consentito da sempre l'approdo delle navi anche in caso di maltempo. Situata alla stessa latitudine di Montreal in Canada o delle Isole Curili nell'oceano Pacifico, la città gode però di un clima mite, favorito dall'influenza positiva della corrente del Golfo.

Fondata solo nel X secolo, mentre precedentemente esistevano soltanto dei piccoli insediamenti al tempo dei galli, tra il XII e il XIII secolo gli itinerari dei Cavalieri templari convergevano tutti su La Rochelle, facendola diventare il loro porto sull'Atlantico; ancora oggi un quartiere cittadino li ricorda con nomi delle strade.

Durante il Rinascimento La Rochelle sposa le idee riformate e, a partire dal 1598, anno in cui Enrico IV di Francia emana l'Editto di Nantes, diventa un centro importante degli ugonotti vivendo un periodo di nuova prosperità e libertà fino al 1620. I contrasti con il re Luigi XIII di Francia e il suo consigliere cardinale Richelieu portarono a un lungo assedio della città da parte delle truppe francesi, con conseguente caduta della città il 1º novembre 1628 dopo 14 mesi di resistenza. A seguito della sconfitta la città perse gran parte dei suoi privilegi e buona parte della popolazione fu costretta ad emigrare, anche in seguito alla revoca dell'Editto di Nantes da parte del re Luigi XIV. L'assedio a La Rochelle è narrato nel romanzo I tre moschettieri di Alexandre Dumas.

Altre date importanti per La Rochelle sono il 1648 in cui divenne sede episcopale e il 1719 quando venne aperta la prima Camera di commercio. Nel 1810 divenne anche sede di prefettura mentre, nello stesso periodo fiorivano numerosi traffici verso le regioni francofone del Nordamerica (Canada e Antille).


Durante la Seconda Guerra Mondiale la marina militare tedesca costruì una importante base di sottomarini, i famigerati U-Boot che davano la caccia ai convogli di rifornimento alleati verso l'Inghilterra; per la strenua difesa di questa roccaforte la città fu di fatto l'ultima città francese ad essere conquistata dagli Alleati. 

Passiamo davanti alla grande ruota panoramica


e al monumento ai caduti, diretti al porto vecchio. 







Come già detto un tempo la città era munita di fortificazioni comprendenti torri di avvistamento, mura e porte. Dopo l'assedio del 1628 e la successiva resa della città allora protestante, le mura vennero smantellate; rimangono le tre torri simbolo della città e del suo passato.


Tour de la Chaine, ovvero la torre della catena, chiamata così perché un tempo regolava l'ingresso delle navi in porto grazie a una pesante catena che la notte ne chiudeva il traffico. Ora è meta dei turisti che vi salgono per ammirare il panorama.

Tour de St. Nicolas, dedicata a san Nicola, è la più antica: risale al 1372 ed è il tipico maschio signorile,  alto 42 metri, massiccio e dotato di scale a chiocciola.

Più lontana dal porto, la Tour de la Lanterne, conosciuta anche come Torre dei 4 sergenti, è alta 70 metri. La torre medievale, con una guglia  gotica ottagonale, era torre di difesa e faro. Divenuta una prigione nel XVII secolo, conserva dei graffiti lasciati da corsari e da prigionieri che per tre secoli furono rinchiusi entro le sue mura.

Arriviamo alla porta del Grande Orologio, che risale al XIV secolo; serviva a separare la città dal porto ed era dotata in origine di una doppia entrata, per veicoli e pedoni, ridotta poi a una sola nel 1672.

Anche a La Rochelle ci sono le case a graticcio






con bellissimi portici. 

Il centro è rallegrato da edifici di pietra chiara. 

Nella piazza della torre dell'orologio vediamo la statua dedicata a Eugène Fromentin (La Rochelle, 24 ottobre 1820 – La Rochelle, 27 agosto 1876) che è stato un pittore e scrittore francese. Si rivela un pittore orientalista fecondo, ma senza grande originalità. La pittura di Fromentin non è che una sfaccettatura del suo genio che forse si è rivelato ancor di più nella letteratura, con meno profusione tuttavia. Dominique, un romanzo psicologico, pubblicato per la prima volta nella Revue des deux mondes nel 1862, e dedicato a George Sand, fu uno dei romanzi più notevoli del suo secolo.

Merita di essere citato anche l'Hotel de Ville, cioè il Municipio della città. L'edificio del XV secolo in stile rinascimentale è racchiuso da un muro di cinta gotico fiammeggiante con torri , camminamenti di ronda e gargoyles. Il 28 giugno 2013, alle ore 14.00, un incendio causato forse da un cortocircuito lo danneggiò pesantemente. I restauri sono ancora in corso.



Infine, la maestosa stazione.

Il tempo è scaduto e dobbiamo rientrare in albergo e prepararci per il pesante e lungo viaggio di rientro di domani.

La cronaca continua.

martedì 26 settembre 2017

Gita ai Castelli della Loira - Azay le Rideau, Chinon

10 agosto: Azay le Rideau, Chinon, arrivo a Niort.


Il castello di Azay-le-Rideau è un monumento in stile rinascimentale appartenente allo stato francese situato nel dipartimento di Indre-et-Loire. Costruito tra il 1518 e il 1527, è considerato uno degli esempi più importanti del primo Rinascimento francese. Situato su un'isola nel mezzo del fiume Indre è diventato uno dei più conosciuti dei castelli della valle della Loira; pare sorgere direttamente dalle acque del fiume, che riflettono le facciate in modo che il castello sembra galleggiare sulla sua immagine. Lo scrittore Balzac, che abitava nelle vicinanze ed era occasionalmente ospite al castello, ammirava profondamente l'edificio, descrivendolo come “un diamante incastonato nell'Indre”.
L'attuale castello di Azay-le-Rideau si trova al posto di un antico castello feudale. Nel corso del XII secolo, il signore locale Ridel (o Rideau) d'Azay, un cavaliere al servizio di Filippo II Augusto, costruì una fortezza per proteggere la strada da Tours a Chinon nel punto in cui attraversava il fiume Indre.
Nel 1418 il futuro re Carlo VII passò attraverso Azay-le-Rideau mentre fuggiva da Parigi, occupata dai Borgognoni, verso la fedele roccaforte di Bourges. Irritato dagli insulti delle truppe della Borgogna che occupavano il villaggio, il signore ordinò al suo esercito di espugnare il castello. I 350 soldati all'interno furono trucidati e il castello stesso venne raso al suolo. Per secoli questo avvenimento venne ricordato nel nome della città di Azay-le-Brûlé (letteralmente: Azay la Bruciata), che rimase in uso fino al XVIII secolo.

Il castello rimase in rovina fino al 1518, quando la terra venne acquistata da Gilles Berthelot, sindaco di Tours e tesoriere generale delle finanze del re. I doveri di Berthelot richiedevano sue frequenti assenza dal castello, così la sovrintendenza dei lavori di costruzione passò a sua moglie, Philippa Lesbahy. I lavori si protrassero a lungo, dal momento che era difficile porre solide fondamenta nel terreno paludoso dell'isola nell'Indre e il castello doveva essere piantato su palafitte infisse nel fango.

Dopo molte vicissitudini e cambi di mano il giorno 11 agosto del 1905 il feudo fu acquistato dallo Stato francese per 250.000 franchi e diventò un monumento storico di Francia. Nel 2017 si è concluso un lungo e costosissimo quanto accurato intervento di restauro da parte dello stato. Ora fa parte del patrimonio mondiale dell'UNESCO della valle della Loira.


Si percorre un viale alberato e si incontra sulla sinistra il giardino dei segreti, che nel XIX secolo era un grande orto e oggi un giardino conservativo di verdure antiche ed erbe aromatiche. Sulla destra invece il giardino del priorato. Si arriva a un cortile a mezzaluna con gli edifici della servitù. Varcato un cancello ci si trova infine sul viale che porta al castello. 

La corte d'onore custodisce il corpo principale del castello, a forma di L. Le due facciate sulla corte sono realizzate in tufo della valle della Loira. Questo relativamente piccolo castello presenta un miscuglio di stili architettonici: l'influenza dello stile rinascimentale italiano è evidente nelle proporzioni e decorazioni scultoree.
 
Sulla facciata principale troneggia la grande scalinata che permette l'accesso ai visitatori. La facciata è composta da quattro livelli di finestre sfalsate rispetto alle altre del corpo principale, vero e proprio merletto di pietra decorato dai migliori scultori dell'epoca. Gli emblemi di Francesco I e di Claudia di Francia (salamandra ed ermellino) vi occupano il posto d'onore. 



Dettaglio.




Il portone d'ingresso. 








La grande scalinata è edificata su un modello ispirato all'Italia, quello detto "rampa su rampa". Di grande modernità nel XVI secolo in Francia, è costruita al centro dell'edificio principale e non più in una torre affiancata e a chiocciola, come nel medioevo, anche se peraltro una scala a chiocciola è presente nel grande torrione di sinistra dell'edificio. Pianerottoli e un corrimano scolpito a livello dello spessore del muro aiutano il visitatore.


Dettaglio di una delle rampe.




Le splendide volte piatte a cassettoni che formano il soffitto delle rampe sono ornate da medaglioni all'antica che rappresentano re e regine di Francia, altri personaggi e animali fantastici. I pianerottoli, allestiti in logge, per vedere ma anche per essere visti, sono coperti di volte tutte diverse i cui archi sui cui archi si vedono ermellini, salamandre e putti.

Per chi inizia la visita da piano terra, a sinistra si trovano la sala da biliardo e poi il salone Biencourt. Nel XIX secolo il salone e la sala da biliardo formavano uno spazio unitario. Alcuni splendidi arazzi risalenti al '700 rappresentano scene di caccia.

Il salone dei marchesi di Biencourt dimostra la loro spiccata inclinazione per l'eclettismo. Stanza di rappresentanza, è provvista di mobili di grande qualità, adatta a ospiti di spicco. Tessuti raffinati, tutti restaurati o rifatti di tutto punto, rendono ovattata l'atmosfera. La disposizione della stanza è degna delle più belle dimore del XIX secolo.

Piatti di porcellana fine della Compagnia delle Indie (foto sopra) rivelano il gusto dei marchesi per le arti. Una collezione di circa 300 dipinti del XVI e XVII secolo contribuirono alla fama del castello. I ritratti che ci sono nella stanza e incorniciano il camino sono un'evocazione di questa ricchissima collezione.

A destra dello scalone d'onore ci sono la dispensa, la cucina e la sala da pranzo. Il tavolo di quest'ultima è apparecchiato secondo gli usi del XIX secolo con il servizio da tavola in porcellana di Parigi, completato da un servizio di bicchieri modello Trianon delle cristallerie di Saint-Louis.

Dettaglio.






Sempre a piano terra c'è poi il Passaggio. Nel XVI questo stretto spazio a volta si apriva sulla corte d'onore con un'elegante arcata a tutto sesto.

Si arriva all'ultima stanza, il salone biblioteca, con tavoli da gioco, mobiletti da musica, biblioteca, divani e poltrone d'epoca.




Salendo la rampa dello scalone d'onore si arriva al primo piano; a sinistra ci sono l'anticamera e la camera del re, dove Luigi XIII passò alcune notti nel 1619. A destra la sala grande (foto). Al tempo di Gilles Berthelot e di sua moglie la sala grande, di proporzioni maestose, accoglieva festini e balli. Il camino monumentale, gli arazzi che ornavano i muri, i vari mobili in legno offrivano un ambiente raffinato. I bauli a bassorilievo e a pannelli scolpiti servivano per trasportare gli effetti dei padroni di casa, ogni volta che desideravano cambiare alloggio. I castelli, infatti, alla partenza dei proprietari rimanevano praticamente vuoti.

Abbiamo potuto assistere a un delizioso spettacolino di automi, che si muovevano accompagnati dalla musica, come ci è capitato anche nella camera di Psiche.










Ingrandimento del banchetto sopra con vista degli automi.


Situata subito dopo la sala grande, la Camera di Psiche deve il suo nome agli eccezionali arazzi in lana e seta che raccontano la storia di Psiche; ci sono cinque scene, tra cui un trittico centrale. In esso c'è Psiche visitata dalle sorelle, Psiche che scopre Cupido addormentato (foto), la fuga dell'amore. Spinta dalle sorelle la ragazza cerca di conoscere l'identità di Cupido ma una goccia d'olio bollente della lampada cade su Cupido che fugge abbandonandola.



Automa nella stanza di Psiche.







Dopo un piccolo guardaroba c'è la camera rinascimentale; le stuoie di giunco intrecciato che ricoprono le pareti isolavano dal freddo. Il letto è il pezzo forte dell'arredamento: la ricchezza delle stoffe di seta guarnite di passamaneria e ricami a fili d'oro e d'argento riflettono il prestigio del proprietario. Sul muro di fronte al letto un olio su tela risale alla seconda metà del XVI secolo.
Dettaglio del letto in cui si può ammirare la perfezione dei restauri che talvolta hanno comportato il rifacimento totale di pezzi di arredo, fedeli ricostruzioni degli originali.


Dettaglio delle stuoie in giunco delle pareti.






Il sottotetto del castello è detto "sopraelevato" poiché i muri che sostengono la struttura si alzano al di sopra del pavimento. Questo permette di liberare più spazio interno e al contempo mascherare le differenze di livello tra l'ala e la sala grande. La struttura originale era in legno di quercia, il cui taglio fu autorizzato da Francesco I nell'inverno 1518 nella foresta di Chinon. Le travi lavorate a mano sono state restaurate nel 2010-2011 e possono essere viste in una mostra che spiega le complesse tecniche della loro costruzione.

Dettaglio della struttura. Nel XIX secolo i sottotetti sono stati trasformati in camere per i domestici; un lavabo è stato inserito nella parete prima dell'uscita.




Per finire, alcune foto interessanti. Scala del torrione











dettaglio di alcuni abbaini e parte del tetto 












e dettaglio di uno dei pinnacoli.


Ci rimettiamo in viaggio per dirigerci al castello di Chinon.

 
Era prevista solo un'occhiata agli esterni del castello di Chinon, parzialmente in rovina,  situato sulle rive del fiume Vienne nel dipartimento dell'Indre e Loira. Dal 1840 è classificato Monumento storico di Francia. Complice un acquazzone, abbiamo visto ben poco, quindi ho raccolto alcune informazioni in rete e appuntato le parole della guida.

All’incrocio di tre province, Angiò, Poitou e Turenna, lo sperone roccioso sul quale si erge la fortezza reale di Chinon è un sito strategico occupato sin dall’antichità e da sempre conteso. Una prima torre risale al X secolo, epoca del conte di Blois Thibaud le Tricheur.

La fortezza si compone di tre blocchi distinti: il Fort Saint-Georges o Castel Rousset, costruito sotto Enrico II Plantageneto, conte d’Angiò e re d’Inghilterra (XII sec.), lo Château du Milieu o Castello di Mezzo  o Middle Castle (che comprendeva l'antico castrum) costruito nei secoli XII-XIII,  dominato dalla alta e piatta torre dell'Orologio e i cui alloggi reali conservano il ricordo dell'incontro fra Giovanna d'Arco e Carlo VII e il Château du Coudray o Forte Coudray,  aggiunto da Filippo II nei primi anni del XIII secolo e smantellato nel XVIII sec.


Abbandonata dalla Corte nel XV sec. e acquistata dal cardinale Richelieu nel XVII sec., prima di andare in declino la fortezza fu salvata da Prosper Mérimée. Nel corso degli anni il Castello di Chinon è teatro di numerose e importanti vicende storiche: vi fu tenuto prigioniero Jacques de Molay, l'ultimo gran maestro dell'Ordine dei templari prima della sua esecuzione. 

Il rogo sul quale arsero vivi l'ultimo Maestro Jacques de Molay e Geoffrey de Charnay, acceso su di un'isoletta sulla Senna a Parigi, davanti alla Cattedrale di Notre-Dame, il 18 marzo 1314 (manoscritto della fine del XIV secolo).

Durante la Guerra dei Cent’Anni, la corte di Carlo VII si installa al castello e nel marzo del 1429 vi riceve Giovanna d’Arco, venuta ad assicurare il re della sua legittimità e a convincerlo di farsi consacrare a Reims. Presentandosi a Carlo VII dopo due giorni di attesa, alla presenza di circa trecento nobili, Giovanna gli si avvicina senza indugio e s'inginocchia, sostenendo di essere stata inviata da Dio.

Oggi, specchiandosi nel fiume Vienne, mostra maestoso le sue rovine e i suoi imponenti torrioni, che dominano la città vecchia dall’alto. L’accesso al Castello avviene attraverso la Torre dell’Orologio,  chiamata Marie Javelle, tuttora funzionante.

Prendiamo il comodo ascensore che dall'alto della fortezza ci porta alla città di Chinon.


Ubicata sulle rive del fiume Vienne, la città vecchia di Chinon conserva ancora la sua struttura originale: antiche case medievali nella versione francese della casa con intelaiatura a traliccio, la Maison à colombages, o a Pans de bois, in pietra con intarsi di legno, oltre che belle case dei secoli XVI, XVII e XVIII.

Un esempio di casa a traliccio 







e in legno.






 
Giovanna d'Arco è stata immortalata da una statua in bronzo da Jules Roulleau nella piazza che porta il suo nome dal 1893. 

François Rabelais (Chinon, 4 febbraio 1493 o 1494 – Parigi, 9 aprile 1553) è stato uno scrittore e umanista francese. Considerato uno dei più importanti protagonisti del Rinascimento francese, Rabelais è noto soprattutto per il Pantagruel (1532) e il Gargantua (1534).

Nel 1963, a 10 Km da Chinon, venne costruita la Centrale nucléaire de Chinon (Chinon Nuclear Power Plant), che fu la prima del genere in Francia. Nel marzo 2010 erano presenti nella nazione 19 centrali elettronucleari in funzione che dispongono complessivamente di 58 reattori operativi, 1 in costruzione e 7 dismessi. Nel 2011 l'energia nucleare in Francia ha generato il 77,7% dell'energia elettrica prodotta in totale nel Paese.

Di nuovo in viaggio verso Niort, dove ci fermeremo due notti. Attraversiamo le belle campagne di Poitou-Charentes, nella Francia occidentale, con capoluogo Poitiers. Le città principali della regione, oltre a Poitiers, sono La Rochelle, Angoulême e appunto Niort. Dal 1º gennaio 2016 è confluita nella regione Nuova Aquitania. Il territorio confina con quello dei Paesi della Loira a nord-ovest, del Centro a nord-est, del Limosino a est e dell'Aquitania a sud. Le coste occidentali sono bagnate dall'Oceano Atlantico.
Ma il Poitou-Charentes è soprattutto la terra del cognac, dove su 80 mila ettari di vigneti lungo il corso del fiume e in collina, si producono grappoli destinati alla prestigiosa acquavite francese. Il terreno calcareo e il microclima eccezionale da secoli accompagnano la lenta maturazione delle uve bianche a basso contenuto alcolico e forte acidità. Vediamo distese di girasoli e vigneti a perdita d’occhio.


Niort è capoluogo del dipartimento delle Deux-Sèvres nella regione della Nuova Aquitania. È un mercato agricolo di rilevanza non solo regionale (soprattutto di ortaggi), importante centro industriale e uno dei centri finanziari principali della Francia (quarto posto dopo Parigi, Lione e Lille). E' situata sul fiume Sèvre Niortaise.




Si chiude qui il quarto giorno della nostra gita. La cronaca continua.