7 giugno: intera giornata al villaggio. Al mattino siamo andati a vedere il mercato settimanale di Capaccio Scalo, utilizzando il trenino del villaggio.
Con
decreto del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, datato 3
dicembre 2013, il comune di Capaccio Paestum ha ottenuto il titolo di
città. Capaccio è racchiuso in un piccolo altopiano sovrastato da
est dal Monte Soprano (1.082 m s.l.m.) e delimitato, da ovest in
direzione di Agropoli, dal Monte Sottano. Da piazza Tempone a
Capaccio Capoluogo si gode il panorama di tutta la pianura, di tutto
il Golfo di Salerno, della costiera amalfitana e dell'isola di Capri.
Da Capaccio Capoluogo si raggiunge direttamente la zona archeologica
di Paestum.
Due foto scattate al volo: i giardini
e la chiesa di San Vito a Capaccio.
8 Giugno: Salerno e Costiera Amalfitana.
Salerno
sorge sull'omonimo golfo del mar Tirreno, tra la costiera amalfitana
(a ovest) e la piana del Sele (a sud est), nel punto in cui la valle
dell'Irno si apre verso il mare. Il territorio comunale è variegato: si va dal livello del mare fino ai 953 metri del
Monte Stella. L'abitato si sviluppa lungo la costa e si estende verso
l'interno fino alle colline retrostanti.
La città è attraversata dal fiume Irno, che fino alla metà del secolo scorso ne segnava il confine orientale e da cui, probabilmente, deriva il suo nome. Varie sono le ipotesi riguardo l'etimologia del nome Salerno: la più probabile fa derivare il nome dai due fiumi Sale (l'attuale Canalone) ed Erno (o Irno) che attraversano la città.
Durante
il Medioevo, la città ha vissuto, sotto la dominazione longobarda,
una delle fasi storiche più rilevanti, essendo stata la capitale del
Principato di Salerno, territorio che gradualmente arrivò a
comprendere gran parte del Mezzogiorno continentale italiano.
A
Salerno sorse intorno al IX secolo la Scuola Medica Salernitana, che
la tradizione vuole fondata da quattro maestri: un arabo, un ebreo,
un latino e un greco. Fu la prima e più importante istituzione
medica d'Europa all'inizio del Medioevo e come tale è considerata da
molti un'antesignana delle moderne università. La città era una
meta obbligata per chi volesse apprendere l'arte medica o farsi
curare dai suoi celebri dottori e questa fama valse a Salerno il
titolo di Hippocratica civitas, titolo di cui ancora la città si
fregia nel suo stemma.
Nel
settembre del 1943, durante la seconda guerra mondiale, la città (e
la costa del suo golfo, fino ad Agropoli) fu teatro del cosiddetto
sbarco
di Salerno: gli alleati accedevano alla costa tirrenica
della penisola italiana ed aprivano la strada per avanzare verso
Roma. Nel periodo che seguì lo sbarco (dal febbraio 1944) la città
ospitò i primi governi dell'Italia post-fascista e la famiglia reale
in fuga, divenendo di fatto Capitale
d'Italia
fino alla liberazione di Roma (inizio giugno 1944).
La stazione marittima di Salerno si trova sul molo Manfredi del porto commerciale della città.
E’ da qui che partiamo per la nostra escursione alla volta della Costiera Amalfitana. La prima cosa che vediamo è uno dei simboli della città: il castello.
Il Castello di Arechi è un castello medievale, situato ad un'altezza di circa 300 metri sul livello del mare. È detto di Arechi perché la costruzione di questa fortificazione si associa, tradizionalmente, al duca longobardo Arechi II. Si eleva in cima al monte Bonadies dominando dall'alto la città di Salerno. Anche se rinvenimenti monetari attestano la frequentazione della collina già nel III-II sec. a.C., il primo impianto costruttivo risale al VI sec. d.C., nel corso della guerra greco-gotica, quando ad opera del generale greco Narsete fu fatto edificare un castrum. Resti della fortificazione bizantina sono riconoscibili in alcuni tratti di muratura in opera quadrata realizzata con grandi blocchi di tufo e nell'impianto primitivo della turris maior. Nell'VIII secolo Arechi II fece del castello il vertice nord di un sistema difensivo triangolare, le cui mura calavano lungo i pendii del colle Bonadies cingendo tutta l'antica Salernum fino al mare: il circuito murario fu rinforzato dal principe longobardo, il cui intervento sul castello fu praticamente inesistente.
Sulla
sinistra si nota la torre di avvistamento La Bastiglia, edificata
verso il 1075 dal principe longobardo Gisulfo II il quale, per
prepararsi all'assedio di Roberto il Guiscardo, edificò diverse
torri sulle colline circostanti. La struttura è un edificio isolato,
posto alle spalle del Castello, su una collina più elevata in modo
da respingere gli assalitori provenienti da nord e ottenere una
visuale più ampia su tutto il golfo di Salerno.
La
costiera amalfitana
è il tratto di costa campana, situato a sud della penisola
sorrentina, che si affaccia sul golfo di Salerno; è delimitato a
ovest da Positano e a est da Vietri sul Mare. È un tratto di costa
famoso in tutto il mondo per la sua bellezza naturalistica, sede di
importanti insediamenti turistici. Considerato patrimonio
dell'umanità dall'UNESCO, esso prende il nome dalla città di
Amalfi, nucleo centrale della Costiera non solo geograficamente, ma
anche storicamente. La costiera amalfitana è nota per la sua
eterogeneità: ognuno dei paesi della Costiera ha un proprio
carattere e proprie tradizioni. La costiera amalfitana è nota anche
per alcuni prodotti tipici, come il limoncello, liquore ottenuto dai
limoni della zona, le alici e le conserve di pesce prodotte a Cetara,
e le ceramiche realizzate e dipinte a mano a Vietri.
La
prima cittadina che si incontra all’inizio della costiera
amalfitana è Vietri
sul Mare, nota in tutto il mondo per la
lavorazione della ceramica, iniziata nel tardo Rinascimento, grazie
ai Principi Sanseverino e da allora simbolo della città. Il
centro dell'abitato si estende a ridosso della costa: caratteristica
la
Chiesa Parrocchiale di San Giovanni Battista, eretta nel XVII secolo
in stile tardorinascimentale napoletano, caratterizzata dal duplice
coronamento della cuspide del campanile in ceramiche dipinte.
Alle
pendici della
collina si
estende la zona Marina,
frazione che affaccia direttamente sul mare. Di
fronte si trovano due spuntoni di roccia, i Due Fratelli.
Àlbori
è la frazione più piccola di Vietri sul Mare e
per la sua pittoresca posizione rientra nella categoria de I
borghi più belli d'Italia.
Questo piccolo borgo, distante 2 km circa dal centro di Vietri,
sorge a 264 metri s.l.m. all'interno di un'insenatura che si sporge
proiettandosi sulla costiera amalfitana.
Pittoresco
borgo marinaro, Cetara sorge ai piedi del monte Falerio e,
distendendosi in una profonda vallata fiancheggiata da vigneti e
agrumeti, si apre quasi a ventaglio sulla stretta fascia pianeggiante
a livello del mare. Cetara
è sempre stato un paese di pescatori, non a caso il suo nome deriva
dal latino Cetaria,
tonnara, o da cetari,
venditori di pesci grossi. Tradizione
antica, che si è prolungata nel tempo, è quella della partenza dei
pescatori per l'Algeria e il Marocco nei mesi di marzo ed aprile, per
dedicarsi alla pesca delle acciughe, conservate
poi
sotto sale, per ritornare in autunno dopo aver rifornito i mercati di
Messina, Genova e Livorno.
La gastronomia tipica di Cetara è
essenzialmente a base di pesce (tonno ed alici in particolar modo).
Tipici del paese sono gli spaghetti con la colatura d'alici, che è
il ricavato della fermentazione delle alici messe a marinare negli
orci: l'antico "garum" dei romani.
Maiori
è
situata a 5 m.s.l.m. alla confluenza del torrente Reginna Major. Il
territorio comunale è prevalentemente montuoso, comprende parte dei
monti Lattari. Secondo lo storico locale Filippo Cerasuoli, il nome
originario di Maiori, come quello del corso d'acqua che attraversa la
città stessa, è "Rheginna", derivante dal nome del
lucumone etrusco che la fondò. Solo successivamente, durante il
dominio romano, per un problema toponomastico di confusione con una
più piccola e vicina cittadina dallo stesso nome, a "Rheginna"
venne aggiunto l'appellativo di "Major" da cui, passando
per Maiuri, deriverà l'attuale denominazione della città. All'altra
cittadina invece venne aggiunto l'appellativo di "Minor",
da cui deriverà l'attuale denominazione di Minori.
Maiori
possiede la spiaggia più lunga dell'intera Costa d'Amalfi (quasi 1
km di piano dovuto all'alluvione del 1954), caratterizzata da una
sabbia scura di origine vulcanica
e una spiaggia minore (circa 200
m), con una torre saracena che la caratterizza, nella frazione di Erchie oltre a varie cale minori come la
Spiaggia di Glauco, Capo d’Orso o Cala Bellavia.
Santa
Maria d’Olearia è uno dei più celebri
insediamenti monastici dell’antico Ducato di Amalfi medievale,
collocato lungo la Costiera, dopo Capo d’Orso e prima del centro
urbano di Maiori. Fu
fondata
nel 973 da monaci benedettini che in quel luogo ebbero un frantoio
per la produzione di olio e
questo ne giustifica il
nome.
Al primo sguardo è difficile notare l'abbazia, perché è
stata integrata in maniera molto armonica nel paesaggio, essendo
un
antico insediamento rupestre interamente ricavato nella roccia,
progressivamente ampliato fino a diventare un Monastero.
Il
territorio del Comune di Minori confina con il territorio
di Maiori a est e a nord e con quello di Ravello a nord e ad ovest.
Anticamente tra i luoghi di soggiorno prediletti
dall'aristocrazia romana imperiale – come testimoniato dal
rinvenimento di una sontuosa villa patrizia risalente al I secolo
d.C. –, la città è oggi un'ambita meta turistica per le sue acque
tirreniche, per i suoi paesaggi naturali, nonché per i
gustosi prodotti pasticceri, che attirano ogni anno numerosi
turisti alla ricerca dei sapori della Costa d'Amalfi. Per questo
stesso motivo è conosciuta come Città del Gusto, mentre per il
suo clima mite e piacevole è denominata Eden della Costiera
Amalfitana.
Tramonti
sorge sui Monti Lattari; il monte più alto è il Monte Cerreto, 1316
m s.l.m. (frazione Cesarano): una zona ventosa, tanto che un vento,
la tramontana, secondo alcuni studiosi, deve a questa città il suo
nome. Tredici borghi con altrettante parrocchie, sparsi sopra
ineguali piani, costituiscono il territorio di Tramonti; il luogo
prende il nome dalla sua configurazione morfologica, "intra
montes ubertas", ovvero terra tra i monti.
Come
gli altri paesi della costiera non può essere considerato
separatamente dalla città di Amalfi: anche Tramonti ha avuto una
parte importante nel sorgere della repubblica amalfitana, trovandosi
coinvolta con le popolazioni rivierasche nella difesa della città di
Amalfi contro il longobardo Arechi
II, contro l'ambizioso Sicardo, fino a quando Amalfi, liberandosi dal
dominio del duca di Napoli il 1º dicembre 839 e con la proclamazione
della repubblica, cominciò quella gloriosa ascesa che la portò ad
essere una grande potenza marinara per più di tre secoli. Anche
Tramonti ha usufruito dei traffici della Repubblica Amalfitana,
accrescendo così il proprio sviluppo commerciale ed artistico; non
sarebbe altrimenti possibile spiegare il gran numero di chiese,
monumenti antichi, ville romane, case patrizie, castelli e torri che
la caratterizzano, o la presenza di tante famiglie nobili e il numero
straordinario di uomini illustri di questa città. Con la caduta
della repubblica amalfitana, ad opera dei Normanni e con il
conseguente loro dominio cominciò il periodo oscuro di Amalfi e
anche la grandezza e l'importanza di Tramonti andò diminuendo.
Dal
Dopoguerra in poi sono stati tanti a lasciare la Costa d’Amalfi per
emigrare verso il ricco Nord Italia dove, all’epoca, uno dei
simboli della cucina italiana non aveva ancora la notorietà odierna:
tra le tante varianti della pizza napoletana, una famosissima è nata
dall’abilità dei maestri pizzaioli di Tramonti. Qui è la patria
del Fior
di Latte:
i monti Lattari un tempo erano pascoli
per mandrie di vacche e greggi di capre, dalle
quali si ricavava la materia prima per produrlo, un latte dalle
qualità organolettiche e nutritive straordinarie.
Tramonti
vanta anche le viti più vecchie del mondo, quelle autoctone
del Tintore,
una varietà di uve che si trova solo in queste terre; le piante sono
pluricentenarie, raggiungono anche i 300 anni.
Ravello
è situato su una ripida rupe a 315 m s.l.m.; sovrasta Maiori e
Minori e gode della vista panoramica sul Mar Tirreno e sul golfo di
Salerno. Ravello fu fondata nel V secolo come luogo di rifugio dalle
scorrerie dei barbari che segnarono la caduta dell'Impero romano
d'Occidente, ma per leggenda vi immigrarono dei patrizi amalfitani in
seguito a uno scontro tra più fazioni della classe alta amalfitana,
che sfociò quasi in una guerra civile. Molte furono le famiglie
patrizie che resero illustre Ravello: esempio ne erano i Rufolo,
banchieri del Regno di Napoli, all'epoca potentissimo.
Villa Rufolo è
un edificio del centro storico di Ravello che si affaccia di fronte
al Duomo nella piazza del Vescovado e il cui impianto iniziale risale
al secolo XIII, con ampi rimaneggiamenti ottocenteschi. Per ricordare
la visita del celebre musicista Richard Wagner nel 1880 - che qui
immaginò il giardino di Klingsor nel secondo atto del Parsifal -
ogni anno il giardino inferiore di Villa Rufolo ospita i Concerti
Wagneriani.
Scala si
trova su di un’altura posta a circa 400 metri sul livello del mare,
proprio di fronte a Ravello, con chiaro intento strategico. Il paese ha
una struttura tipicamente medievale ed è formato da sei borghi
decentrati: S.Caterina, Campoleone, Campidoglio, Scala, Minuta e
Pontone.
I
contrapposti altopiani di Scala e Ravello furono nel Medioevo i
principali baluardi fortificati del territorio amalfitano. Scala fu
distrutta nel IX secolo e interamente ricostruita e fortificata dai
Pisani, passando così a un periodo di grande prosperità
concomitante con lo splendore di Amalfi.
Un
antico documento di Carlo d'Angiò rende nota l'esistenza di due
castelli: il primo, su una vetta a oltre 1000 metri di altezza, era denominato castrum
Scalae Maioris, e l'altro, i cui resti sono ancora visibili nella
frazione chiamata Pontone, era detto castrum Scalellae. Oggi Scala,
il più antico comune della costiera amalfitana, è un borgo
tranquillo e accogliente.
Atrani
fa parte del club de I borghi più belli d'Italia e con i suoi 0,12
km² è il più piccolo comune italiano per superficie. Stretta tra
il monte Civita a est e il monte Aureo a ovest, Atrani si estende
lungo la valle del fiume Dragone, così chiamato perché la leggenda
vuole che vi si nascondesse un terribile drago che sputava fuoco. A
soli 700 metri dalla più nota Amalfi è l'unico paese della Costiera
a conservare intatto il suo antico carattere di piccolo borgo di
pescatori. Il rispetto e l'attenzione alla semplice vocazione
originaria fanno, di Atrani, un esempio di sviluppo turistico
equilibrato.
Il
Ducato di Amalfi si estendeva da Cetara a Positano comprendendo anche
Agerola, Pimonte, Lettere, Capri e l'arcipelago delle Sirenuse (Li
Galli). All'interno di questo territorio Atrani era un borgo che si
fregiava del titolo di città, gemellata di Amalfi e sede
dell'aristocrazia. Amalfi fu governata dapprima da conti, poi da
prefetti, quindi da giudici ed infine da duchi (e non da dogi come
erroneamente si dice). Il duca concentrava nella sua persona sia il
potere civile che quello militare. Simbolo della sua potestà era un
copricapo, il “Birecto”, di cui i duchi venivano insigniti nella
cappella palatina del San Salvatore de Birecto di Atrani.
La Collegiata di Santa Maria Maddalena fu eretta ad Atrani nel 1274 sui
ruderi di un fortilizio medievale per iniziativa degli atranesi, che
vollero così ringraziare la Santa per averli liberati
dall'insediamento, nella città, da un manipolo di marinai
alessandrini inviati da Manfredi il Normanno intorno al 1100: i
marinai erano giunti nel paese per punire gli Atranesi, rei di
essersi schierati con il Papa, nella lotta tra papato e impero. Nel
corso del tempo la chiesa ha subito notevoli interventi di restauro.
Nel 1570 fu sistemata grazie a fondi reperiti con particolari imposte
sull'importazione di grano e sull'esportazione di manufatti.
Amalfi
dà
il nome all'omonimo tratto della penisola su cui sorge, la costiera
amalfitana. Secondo
la leggenda
Ercole
si innamorò
perdutamente della giovane
e bellissima ninfa Amalfi,
al punto da desiderare di sposarla. Il loro amore fu
breve: la ninfa morì improvvisamente e l’eroe, con il cuore a
pezzi, si
mise alla ricerca del posto perfetto dove farla riposare per sempre, riuscendo a individuarlo in una
terra dalle coste frastagliate in cui mare e cielo si sposavano
all’orizzonte. In
suo onore chiamò Amalfi il luogo prescelto.
La
sua fondazione viene fatta risalire a un gruppo di Romani che,
diretti a Costantinopoli, avevano fatto naufragio sulle coste
pugliesi; poi, dopo aver fondato Melphi (oggi Melfi), si erano spinti
verso sud per stabilirsi sulla costiera amalfitana. Amalfi era nata,
tra i monti Lattari e il Tirreno, come un piccolo villaggio di
pescatori. I Bizantini, per difendersi dall'invasione dei Longobardi
di Alboino, trasformarono il villaggio in fortezza (castrum). Gli
Amalfitani, a ridosso della montagna che li isolava dagli agglomerati
campani del golfo di Salerno, dovettero espandere le loro attività
sul mare con il commercio. A partire dal IX secolo, prima in ordine
cronologico fra le repubbliche marinare, rivaleggiò con Pisa,
Venezia e Genova per il controllo del Mar Mediterraneo.
Il
Codice Marittimo di Amalfi, meglio noto col nome di Tavole
amalfitane, ebbe una grande influenza fino al XVII secolo. Amalfi
raggiunse il proprio massimo splendore nell'XI secolo, dopodiché
iniziò una rapida decadenza: nel 1131 fu conquistata dai Normanni e
nel 1135 e 1137 saccheggiata dai pisani. Nel 1343, poi, una tempesta
con conseguente maremoto distrusse gran parte della città.
La cattedrale
di Sant’Andrea, meglio
nota come Duomo
di Amalfi, si
trova in piazza Duomo, nel centro della città. Fu fatta costruire
dal duca Mansone I a partire dall'anno 987 accanto a quella del IX
secolo. Ben presto le due
chiese,
entrambe a tre navate, furono unite e formarono così un'unica chiesa
in stile
romanico a
sei navate. A partire dal 1266 le navate si ridussero a cinque a
seguito dell'abbattimento della navata sinistra della chiesa più
antica per consentire la costruzione del chiostro
del Paradiso.
La cattedrale fu edificata in posizione strategica su
un pianoro rialzato
di circa 20 metri, composto da una pietra pomice vulcanica
particolarmente dura e compatta, che nel dialetto locale si
chiama torece e
che ospita la scenografica scalinata che
conduce al luogo di culto.
Furore, il paese che non c'è, col suo abitato sparso sui fianchi della montagna a strapiombo sul mare, fa parte del Club I borghi più belli d'Italia, dell'Associazione Città del Vino e dell'Associazione Paese Dipinto. Nonostante il nome con il quale è comunemente conosciuto, si tratta in realtà di una ría, un ristretto specchio d'acqua posto allo sbocco di un vallone a strapiombo, creato dal lavoro incessante del torrente Schiato che da Agerola corre lungo la montagna fino a tuffarsi in mare.
Il minuscolo borgo marinaro fu abitato, tra gli altri, da Roberto Rossellini (che vi girò il film L'amore) e da Anna Magnani, che era allora sentimentalmente legata al regista e che fu l'interprete di un episodio di quello stesso film. Un piccolo museo dedicato a essi è ospitato in una delle casette.
Uno
scorcio di Amalfi
e una foto carina.
Conca
dei Marini deve il suo nome alla specifica conformazione geografica a
forma di conca, con l'aggiunta della denominazione dei Marini per
sottolineare la vicinanza al mare e l'antico ruolo svolto dai marinai
che vi abitavano, un tempo molto numerosi ed esperti delle tecniche
della navigazione, così che il paese è anche definito città
dei naviganti. Piccolo paese di nemmeno mille anime, un tempo zona di
pesca con le tonnare, ora Conca vive essenzialmente di turismo. Varie
sono le meraviglie che offre, a cominciare dalla Grotta dello
Smeraldo, una cavità carsica parzialmente invasa dal mare.
Fu
scoperta dal pescatore Luigi Buonocore nel 1932; misura circa 45 x 32
metri ed è alta circa 24 metri. Deve il suo nome alle tonalità
smeraldine che assume l'acqua per via della luce solare filtrata
attraverso una fenditura sottomarina che la collega al mare aperto.
In tempi molto remoti era posta al di sopra del livello del mare e al
suo interno si sono create, col passare del tempo, numerose
stalattiti e stalagmiti, che in alcuni tratti si uniscono a formare
delle possenti colonne alte più di dieci metri; solo in seguito ad
un fenomeno di bradisismo, il suolo della grotta si è abbassato,
facendola sprofondare sott'acqua. Nel 1956, sul suo fondale, è stato
allestito un presepe subacqueo, composto da statuine di ceramica;
annualmente, durante il periodo natalizio, un gruppo di sommozzatori
depone fasci di fiori ai piedi di Gesù Bambino. La grotta è
accessibile sia via mare sia dalla SS 163, da cui si discende tramite
un ascensore.
La
Marina di Conca è una piccola baia circondata da numerose casettine
bianche e rappresenta il principale stabilimento balneare del paese,
nonché il porto in cui attraccano tuttora le imbarcazioni dei
pescatori locali. In tempi molto remoti era proprio in questa baia
che si concentravano tutte le attività del paese, dalla pesca con la
tonnara ai traffici marittimi; in più, qui vi era l'usanza, a
partire dal XVII secolo, di eleggere pubblicamente il sindaco nel
mese di agosto.
La
Marina di Conca è divenuta celebre tra gli anni sessanta e gli anni
settanta per aver ospitato molti personaggi famosi, tra cui spiccano
Gianni Agnelli, la principessa Margaret d'Inghilterra e Jacqueline
Kennedy Onassis (che nel 1962, di ritorno da una visita a Ravello, vi
sostò per un bagno.
La
Torre del Capo di Conca, detta anche Torre Saracena o Torre Bianca, è
un'antica torre di guardia cinquecentesca che sorge sul promontorio
chiamato Capo di Conca. Fu fatta costruire dal viceré di Napoli
Pedro de Toledo, a difesa del territorio contro le invasioni dei
Turchi. Si scelse di erigerla su pianta quadrata anziché su pianta
circolare, dal momento che, a partire da Carlo V in poi, la
resistenza delle torri circolari, largamente impiegate in passato, fu
messa in dubbio.
Il
Conservatorio di Santa Rosa Da Lima, fondato nel 1681, è un
ex-monastero domenicano, ora adibito ad albergo di lusso,
posto su una rupe a dominare la costa.
La
storia del monastero è strettamente legata a quella della famiglia
Pandolfo, che si
stanziò a Conca dei Marini nel XV secolo. Oltre a cariche pubbliche,
i membri della famiglia vantavano un grande potere economico, molti
patronati nelle chiese di Conca e grandi proprietà. Si assunsero
l'onere di riparare la chiesa abbandonata di Santa Maria di Grado e
decisero anche di costruirvi accanto un monastero: il 17 giugno del
1680 fu benedetta la prima pietra.
Molti
furono i benefici che il paese ricevette grazie alle monache
domenicane di clausura. Grazie alle loro cospicue doti monacali, esse
permisero la creazione di un impianto idrico che sopperiva ai bisogni
del paese. In questo luogo di serenità claustrale nacque la famosa
sfogliatella "Santarosa". Le monache non capirono subito la
straordinaria invenzione dolciaria che avevano fatto e che sarebbe
diventata tipica della tradizione napoletana. Immediatamente la sua
bontà fu apprezzata e le suore, visto il successo, le diedero il
nome della loro protettrice. A causa della legge del 1866, la casa
religiosa fu soppressa e le monache che vi abitavano vi rimasero fino
alla morte. L'ultima suora morì nel 1912 e lasciò tutti i beni al
comune.
Seguirono
dodici anni di incuria finché nel 1924 un albergatore romano,
Massimiliano Marcucci, acquistò la struttura. Il luogo fu
ristrutturato come hotel, ma preservandone l'aspetto originale; tra
gli ospiti noti che vi hanno dimorato, l'attore Eduardo De Filippo ne
rimase entusiasta. Dopo la morte dell'ultimo proprietario la
struttura è stata acquistata da Bianca Sharma, un’ereditiera
statunitense, la quale ha riconvertito il conservatorio in un albergo
di lusso, inaugurato il 17 maggio 2012.
Ci
avviciniamo ora al Fiordo del Furore, in cui quasi 50 anni fa,
estasiata dal paesaggio, ho gustato una pizza indimenticabile mentre
la bimba del pizzaiolo giocava e rideva sulla piccola spiaggia.
Furore, il paese che non c'è, col suo abitato sparso sui fianchi della montagna a strapiombo sul mare, fa parte del Club I borghi più belli d'Italia, dell'Associazione Città del Vino e dell'Associazione Paese Dipinto. Nonostante il nome con il quale è comunemente conosciuto, si tratta in realtà di una ría, un ristretto specchio d'acqua posto allo sbocco di un vallone a strapiombo, creato dal lavoro incessante del torrente Schiato che da Agerola corre lungo la montagna fino a tuffarsi in mare.
Il minuscolo borgo marinaro fu abitato, tra gli altri, da Roberto Rossellini (che vi girò il film L'amore) e da Anna Magnani, che era allora sentimentalmente legata al regista e che fu l'interprete di un episodio di quello stesso film. Un piccolo museo dedicato a essi è ospitato in una delle casette.
Il
fiordo è inoltre scavalcato dalla strada statale mediante un ponte
sospeso alto 30 m, dal quale, ogni estate, si svolge una tappa del
Campionato Mondiale di Tuffi dalle Grandi Altezze.
All'interno
del fiordo si trovano lo Stenditoio e la Calcara; lo Stenditoio era usato per
asciugare i fogli di carta estratti dalle fibre di stoffa, la Calcara
invece era adibita alla lavorazione delle pietre per l'edilizia
locale. Furore conta, oltre alla località nota come Fiordo di
Furore, una piccolissima frazione sulla costa, nei pressi di Praiano,
chiamata Marina di Praia.
Praiano
è situato tra Conca dei Marini e Positano. Dai tempi della
repubblica marinara di Amalfi i duchi scelsero Praiano per
la loro residenza estiva.
L'abitato si sviluppa alla base emersa del
Monte
Tre Pizzi (
circa 1120 metri slm) e si estende fino alla Marina
di Praia. Una
delle caratteristiche tipiche della Costiera Amalfitana in generale e
di Praiano in particolare è costituita dalle scalinate. Diversi
punti suggestivi del territorio comunale possono essere raggiunti
solo camminando.
Sin dal Medioevo Praiano era suddivisa in Praiano,
in alto, e Vettica Maggiore in basso. A monte c’erano i contadini,
in basso i pescatori.
Capo
Sottile, sorvegliato
dall’isolotto dell’Ischitella,
divide
Praiano da Vettica
Maggiore, dove
si trova la cala
della Gavitella,
una spiaggia esposta al sole dall'alba al tramonto, contrariamente
alle altre spiagge della Costiera.
Infine
eccoci a Positano, la città verticale dalle tante casette
coloratissime abbarbicate alla montagna. Grazie al clima mite e alla
bellezza del paesaggio, Positano in età romana fu luogo di
villeggiatura, come attestato dal ritrovamento di una villa al di
sotto della chiesa di Santa Maria Assunta. L'accesso alla villa
avveniva via mare. Dal X al XII secolo è stata parte del Ducato di
Amalfi.
L'età
medioevale vide la costruzione di numerose torri per l'avvistamento
dei Saraceni, autori di numerose incursioni e razzie ai danni della
popolazione locale. La prima torre si trova al di fuori del comune
Positanese, in località Punta Campanella, dove termina la Costiera
Amalfitana ed inizia quella Sorrentina. Da lì, avvistati gli arabi,
si lanciava il primo segnale e da questo poi il tam tam si spostava
alla seconda, alla terza e poi così via, percorrendo Positano e
tutta la Costiera Amalfitana. In questo modo i Positanesi potevano
rifugiarsi sulle ripide alture (così sono state create le frazioni
di Montepertuso e Nocelle). I Saraceni, abili navigatori e
combattenti, erano però sfavoriti nell'addentrarsi sulle alture,
poiché erano facilmente preda dei contrattacchi da parte della
popolazione locale.
Positano: Torre
Fornillo (a sinistra), a pianta pentagonale
e Torre Trasita
(a destra), a pianta circolare, situata su una
roccia a strapiombo sul mare. Ottimo sito di riferimento:
La
frazione di Montepertuso è situata nella parte alta di Positano,
raggiungibile attraverso una strada carrabile che si inerpica su per
la collina. Nella roccia del monte Gambera (510m) è ancora ben
visibile il buco nella montagna (da qui, appunto, il nome di
Montepertuso): leggenda vuole
che
a bucare il monte sia stato il dito indice della Vergine Maria.
Il demonio deciso a sfidarla tentò di bucare la montagna con le mani per dimostrare la propria forza, senza successo. Fu allora che
la Madonna sfiorò col dito il monte che si sgretolò. Sconfitto, il
diavolo precipitò
sulle rocce dove, secondo alcuni, ancora oggi, è visibile
una
gigantesca orma impressa nella pietra.
Quel buco è un segno nella roccia netto, perfetto, al punto che è
molto improbabile che una mano umana sia riuscita a realizzarlo.
Tipiche
le tantissime scalinate che dall'alto di Positano giungono in basso,
alla spiaggia. Le spiagge principali sono la Spiaggia Grande e quella
di Fornillo, raggiungibili a piedi; le altre sono La Porta,
Arienzo e San Pietro Laurito, raggiungibili principalmente via
mare.
La
leggenda narra che, tanti anni fa, all'incirca nel XII secolo d.C.,
una nave che trasportava un quadro della Madonna, di tipo Bizantino,
stesse solcando le acque del Mar Tirreno, dinanzi a un paesino. C'era
bonaccia e il veliero non riusciva a riprendere il mare, quando i
marinai udirono una voce che diceva "Posa posa", ovvero
"Fermatevi lì, in quel posto". La voce pareva provenire
dal quadro della Vergine Maria, quindi si avvicinarono alla riva. I
positanesi, che da questo evento diedero il nome al paese, presero il
quadro della Vergine e lo portarono nella Chiesa di S. Vito, Santo
Protettore di Positano, che non esiste più dal '600. Lo lasciarono
lì, ma al mattino miracolosamente questo era sparito e fu ritrovato
vicino al mare. Fu così che i positanesi iniziarono in quel punto la
costruzione della nuova chiesa dedicata a Maria Assunta, festeggiata
con ogni onore il 15 agosto di ogni anno. (a destra nella foto)
Ma
al di là dell'ambito leggendario, un'interpretazione filologica del
nome Positano ne indica la provenienza dal medioevale Passata,
cioè "borgo del passo", in quanto raggiungibile allora da
terra solo attraverso il passo di Montepertuso. Secondo un’altra
leggenda la città è stata
fondata da
Poseidone, dio
dei mari, per amore della ninfa
Pasitea.
Si chiude qui la giornata ma la cronaca continua.
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