venerdì 3 agosto 2018

Gita nel Cilento - settima parte - Costiera amalfitana

7 giugno: intera giornata al villaggio. Al mattino siamo andati a vedere il mercato settimanale di Capaccio Scalo, utilizzando il trenino del villaggio.

Con decreto del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, datato 3 dicembre 2013, il comune di Capaccio Paestum ha ottenuto il titolo di città. Capaccio è racchiuso in un piccolo altopiano sovrastato da est dal Monte Soprano (1.082 m s.l.m.) e delimitato, da ovest in direzione di Agropoli, dal Monte Sottano. Da piazza Tempone a Capaccio Capoluogo si gode il panorama di tutta la pianura, di tutto il Golfo di Salerno, della costiera amalfitana e dell'isola di Capri. Da Capaccio Capoluogo si raggiunge direttamente la zona archeologica di Paestum.


Due foto scattate al volo: i giardini


e la chiesa di San Vito a Capaccio.










8 Giugno: Salerno e Costiera Amalfitana.

Salerno sorge sull'omonimo golfo del mar Tirreno, tra la costiera amalfitana (a ovest) e la piana del Sele (a sud est), nel punto in cui la valle dell'Irno si apre verso il mare. Il territorio comunale è variegato: si va dal livello del mare fino ai 953 metri del Monte Stella. L'abitato si sviluppa lungo la costa e si estende verso l'interno fino alle colline retrostanti.


La città è attraversata dal fiume Irno, che fino alla metà del secolo scorso ne segnava il confine orientale e da cui, probabilmente, deriva il suo nome. Varie sono le ipotesi riguardo l'etimologia del nome Salerno: la più probabile fa derivare il nome dai due fiumi Sale (l'attuale Canalone) ed Erno (o Irno) che attraversano la città. 

Durante il Medioevo, la città ha vissuto, sotto la dominazione longobarda, una delle fasi storiche più rilevanti, essendo stata la capitale del Principato di Salerno, territorio che gradualmente arrivò a comprendere gran parte del Mezzogiorno continentale italiano.
A Salerno sorse intorno al IX secolo la Scuola Medica Salernitana, che la tradizione vuole fondata da quattro maestri: un arabo, un ebreo, un latino e un greco. Fu la prima e più importante istituzione medica d'Europa all'inizio del Medioevo e come tale è considerata da molti un'antesignana delle moderne università. La città era una meta obbligata per chi volesse apprendere l'arte medica o farsi curare dai suoi celebri dottori e questa fama valse a Salerno il titolo di Hippocratica civitas, titolo di cui ancora la città si fregia nel suo stemma.

Nel settembre del 1943, durante la seconda guerra mondiale, la città (e la costa del suo golfo, fino ad Agropoli) fu teatro del cosiddetto sbarco di Salerno: gli alleati accedevano alla costa tirrenica della penisola italiana ed aprivano la strada per avanzare verso Roma. Nel periodo che seguì lo sbarco (dal febbraio 1944) la città ospitò i primi governi dell'Italia post-fascista e la famiglia reale in fuga, divenendo di fatto Capitale d'Italia fino alla liberazione di Roma (inizio giugno 1944).


La stazione marittima di Salerno si trova sul molo Manfredi del porto commerciale della città. 


E’ da qui che partiamo per la nostra escursione alla volta della Costiera Amalfitana. La prima cosa che vediamo è uno dei simboli della città: il castello.

Il Castello di Arechi è un castello medievale, situato ad un'altezza di circa 300 metri sul livello del mare. È detto di Arechi perché la costruzione di questa fortificazione si associa, tradizionalmente, al duca longobardo Arechi II. Si eleva in cima al monte Bonadies dominando dall'alto la città di Salerno. Anche se rinvenimenti monetari attestano la frequentazione della collina già nel III-II sec. a.C., il primo impianto costruttivo risale al VI sec. d.C., nel corso della guerra greco-gotica, quando ad opera del generale greco Narsete fu fatto edificare un castrum. Resti della fortificazione bizantina sono riconoscibili in alcuni tratti di muratura in opera quadrata realizzata con grandi blocchi di tufo e nell'impianto primitivo della turris maior. Nell'VIII secolo Arechi II fece del castello il vertice nord di un sistema difensivo triangolare, le cui mura calavano lungo i pendii del colle Bonadies cingendo tutta l'antica Salernum fino al mare: il circuito murario fu rinforzato dal principe longobardo, il cui intervento sul castello fu praticamente inesistente.



Sulla sinistra si nota la torre di avvistamento La Bastiglia, edificata verso il 1075 dal principe longobardo Gisulfo II il quale, per prepararsi all'assedio di Roberto il Guiscardo, edificò diverse torri sulle colline circostanti. La struttura è un edificio isolato, posto alle spalle del Castello, su una collina più elevata in modo da respingere gli assalitori provenienti da nord e ottenere una visuale più ampia su tutto il golfo di Salerno.


La costiera amalfitana è il tratto di costa campana, situato a sud della penisola sorrentina, che si affaccia sul golfo di Salerno; è delimitato a ovest da Positano e a est da Vietri sul Mare. È un tratto di costa famoso in tutto il mondo per la sua bellezza naturalistica, sede di importanti insediamenti turistici. Considerato patrimonio dell'umanità dall'UNESCO, esso prende il nome dalla città di Amalfi, nucleo centrale della Costiera non solo geograficamente, ma anche storicamente. La costiera amalfitana è nota per la sua eterogeneità: ognuno dei paesi della Costiera ha un proprio carattere e proprie tradizioni. La costiera amalfitana è nota anche per alcuni prodotti tipici, come il limoncello, liquore ottenuto dai limoni della zona, le alici e le conserve di pesce prodotte a Cetara, e le ceramiche realizzate e dipinte a mano a Vietri.


La prima cittadina che si incontra all’inizio della costiera amalfitana è Vietri sul Mare, nota in tutto il mondo per la lavorazione della ceramica, iniziata nel tardo Rinascimento, grazie ai Principi Sanseverino e da allora simbolo della città. Il centro dell'abitato si estende a ridosso della costa: caratteristica la Chiesa Parrocchiale di San Giovanni Battista, eretta nel XVII secolo in stile tardorinascimentale napoletano, caratterizzata dal duplice coronamento della cuspide del campanile in ceramiche dipinte. 


Alle pendici della collina si estende la zona Marina, frazione che affaccia direttamente sul mare. Di fronte si trovano due spuntoni di roccia, i Due Fratelli.


Àlbori è la frazione più piccola di Vietri sul Mare e per la sua pittoresca posizione rientra nella categoria de I borghi più belli d'Italia. Questo piccolo borgo, distante 2 km circa dal centro di Vietri, sorge a 264 metri s.l.m. all'interno di un'insenatura che si sporge proiettandosi sulla costiera amalfitana.
Pittoresco borgo marinaro, Cetara sorge ai piedi del monte Falerio e, distendendosi in una profonda vallata fiancheggiata da vigneti e agrumeti, si apre quasi a ventaglio sulla stretta fascia pianeggiante a livello del mare. Cetara è sempre stato un paese di pescatori, non a caso il suo nome deriva dal latino Cetaria, tonnara, o da cetari, venditori di pesci grossi. Tradizione antica, che si è prolungata nel tempo, è quella della partenza dei pescatori per l'Algeria e il Marocco nei mesi di marzo ed aprile, per dedicarsi alla pesca delle acciughe, conservate poi sotto sale, per ritornare in autunno dopo aver rifornito i mercati di Messina, Genova e Livorno. 

La gastronomia tipica di Cetara è essenzialmente a base di pesce (tonno ed alici in particolar modo). Tipici del paese sono gli spaghetti con la colatura d'alici, che è il ricavato della fermentazione delle alici messe a marinare negli orci: l'antico "garum" dei romani. 


Maiori è situata a 5 m.s.l.m. alla confluenza del torrente Reginna Major. Il territorio comunale è prevalentemente montuoso, comprende parte dei monti Lattari. Secondo lo storico locale Filippo Cerasuoli, il nome originario di Maiori, come quello del corso d'acqua che attraversa la città stessa, è "Rheginna", derivante dal nome del lucumone etrusco che la fondò. Solo successivamente, durante il dominio romano, per un problema toponomastico di confusione con una più piccola e vicina cittadina dallo stesso nome, a "Rheginna" venne aggiunto l'appellativo di "Major" da cui, passando per Maiuri, deriverà l'attuale denominazione della città. All'altra cittadina invece venne aggiunto l'appellativo di "Minor", da cui deriverà l'attuale denominazione di Minori. 
Maiori possiede la spiaggia più lunga dell'intera Costa d'Amalfi (quasi 1 km di piano dovuto all'alluvione del 1954), caratterizzata da una sabbia scura di origine vulcanica 


e una spiaggia minore (circa 200 m), con una torre saracena che la caratterizza, nella frazione di Erchie oltre a varie cale minori come la Spiaggia di Glauco, Capo d’Orso o Cala Bellavia.


Santa Maria d’Olearia è uno dei più celebri insediamenti monastici dell’antico Ducato di Amalfi medievale, collocato lungo la Costiera, dopo Capo d’Orso e prima del centro urbano di Maiori. Fu fondata nel 973 da monaci benedettini che in quel luogo ebbero un frantoio per la produzione di olio e questo ne giustifica il nome. 

Al primo sguardo è difficile notare l'abbazia, perché è stata integrata in maniera molto armonica nel paesaggio, essendo un antico insediamento rupestre interamente ricavato nella roccia, progressivamente ampliato fino a diventare un Monastero. 


Il territorio del Comune di Minori confina con il territorio di Maiori a est e a nord e con quello di Ravello a nord e ad ovest. Anticamente tra i luoghi di soggiorno prediletti dall'aristocrazia romana imperiale – come testimoniato dal rinvenimento di una sontuosa villa patrizia risalente al I secolo d.C. –, la città è oggi un'ambita meta turistica per le sue acque tirreniche, per i suoi paesaggi naturali, nonché per i gustosi prodotti pasticceri, che attirano ogni anno numerosi turisti alla ricerca dei sapori della Costa d'Amalfi. Per questo stesso motivo è conosciuta come Città del Gusto, mentre per il suo clima mite e piacevole è denominata Eden della Costiera Amalfitana

Tramonti sorge sui Monti Lattari; il monte più alto è il Monte Cerreto, 1316 m s.l.m. (frazione Cesarano): una zona ventosa, tanto che un vento, la tramontana, secondo alcuni studiosi, deve a questa città il suo nome. Tredici borghi con altrettante parrocchie, sparsi sopra ineguali piani, costituiscono il territorio di Tramonti; il luogo prende il nome dalla sua configurazione morfologica, "intra montes ubertas", ovvero terra tra i monti.

Come gli altri paesi della costiera non può essere considerato separatamente dalla città di Amalfi: anche Tramonti ha avuto una parte importante nel sorgere della repubblica amalfitana, trovandosi coinvolta con le popolazioni rivierasche nella difesa della città di Amalfi contro il longobardo Arechi II, contro l'ambizioso Sicardo, fino a quando Amalfi, liberandosi dal dominio del duca di Napoli il 1º dicembre 839 e con la proclamazione della repubblica, cominciò quella gloriosa ascesa che la portò ad essere una grande potenza marinara per più di tre secoli. Anche Tramonti ha usufruito dei traffici della Repubblica Amalfitana, accrescendo così il proprio sviluppo commerciale ed artistico; non sarebbe altrimenti possibile spiegare il gran numero di chiese, monumenti antichi, ville romane, case patrizie, castelli e torri che la caratterizzano, o la presenza di tante famiglie nobili e il numero straordinario di uomini illustri di questa città. Con la caduta della repubblica amalfitana, ad opera dei Normanni e con il conseguente loro dominio cominciò il periodo oscuro di Amalfi e anche la grandezza e l'importanza di Tramonti andò diminuendo

Dal Dopoguerra in poi sono stati tanti a lasciare la Costa d’Amalfi per emigrare verso il ricco Nord Italia dove, all’epoca, uno dei simboli della cucina italiana non aveva ancora la notorietà odierna: tra le tante varianti della pizza napoletana, una famosissima è nata dall’abilità dei maestri pizzaioli di Tramonti. Qui è la patria del Fior di Latte: i monti Lattari un tempo erano pascoli per mandrie di vacche e greggi di capre, dalle quali si ricavava la materia prima per produrlo, un latte dalle qualità organolettiche e nutritive straordinarie.
Tramonti vanta anche le viti più vecchie del mondo, quelle autoctone del Tintore, una varietà di uve che si trova solo in queste terre; le piante sono pluricentenarie, raggiungono anche i 300 anni.

Ravello è situato su una ripida rupe a 315 m s.l.m.; sovrasta Maiori e Minori e gode della vista panoramica sul Mar Tirreno e sul golfo di Salerno. Ravello fu fondata nel V secolo come luogo di rifugio dalle scorrerie dei barbari che segnarono la caduta dell'Impero romano d'Occidente, ma per leggenda vi immigrarono dei patrizi amalfitani in seguito a uno scontro tra più fazioni della classe alta amalfitana, che sfociò quasi in una guerra civile. Molte furono le famiglie patrizie che resero illustre Ravello: esempio ne erano i Rufolo, banchieri del Regno di Napoli, all'epoca potentissimo. 

Villa Rufolo è un edificio del centro storico di Ravello che si affaccia di fronte al Duomo nella piazza del Vescovado e il cui impianto iniziale risale al secolo XIII, con ampi rimaneggiamenti ottocenteschi. Per ricordare la visita del celebre musicista Richard Wagner nel 1880 - che qui immaginò il giardino di Klingsor nel secondo atto del Parsifal - ogni anno il giardino inferiore di Villa Rufolo ospita i Concerti Wagneriani

Scala si trova su di un’altura posta a circa 400 metri sul livello del mare, proprio di fronte a Ravello, con chiaro intento strategico. Il paese ha una struttura tipicamente medievale ed è formato da sei borghi decentrati: S.Caterina, Campoleone, Campidoglio, Scala, Minuta e Pontone.
I contrapposti altopiani di Scala e Ravello furono nel Medioevo i principali baluardi fortificati del territorio amalfitano. Scala fu distrutta nel IX secolo e interamente ricostruita e fortificata dai Pisani, passando così a un periodo di grande prosperità concomitante con lo splendore di Amalfi. 

Un antico documento di Carlo d'Angiò rende nota l'esistenza di due castelli: il primo, su una vetta a oltre 1000 metri di altezza, era denominato castrum Scalae Maioris, e l'altro, i cui resti sono ancora visibili nella frazione chiamata Pontone, era detto castrum Scalellae. Oggi Scala, il più antico comune della costiera amalfitana, è un borgo tranquillo e accogliente. 
Atrani fa parte del club de I borghi più belli d'Italia e con i suoi 0,12 km² è il più piccolo comune italiano per superficie. Stretta tra il monte Civita a est e il monte Aureo a ovest, Atrani si estende lungo la valle del fiume Dragone, così chiamato perché la leggenda vuole che vi si nascondesse un terribile drago che sputava fuoco. A soli 700 metri dalla più nota Amalfi è l'unico paese della Costiera a conservare intatto il suo antico carattere di piccolo borgo di pescatori. Il rispetto e l'attenzione alla semplice vocazione originaria fanno, di Atrani, un esempio di sviluppo turistico equilibrato. 

Il Ducato di Amalfi si estendeva da Cetara a Positano comprendendo anche Agerola, Pimonte, Lettere, Capri e l'arcipelago delle Sirenuse (Li Galli). All'interno di questo territorio Atrani era un borgo che si fregiava del titolo di città, gemellata di Amalfi e sede dell'aristocrazia. Amalfi fu governata dapprima da conti, poi da prefetti, quindi da giudici ed infine da duchi (e non da dogi come erroneamente si dice). Il duca concentrava nella sua persona sia il potere civile che quello militare. Simbolo della sua potestà era un copricapo, il “Birecto”, di cui i duchi venivano insigniti nella cappella palatina del San Salvatore de Birecto di Atrani. 

La Collegiata di Santa Maria Maddalena fu eretta ad Atrani nel 1274 sui ruderi di un fortilizio medievale per iniziativa degli atranesi, che vollero così ringraziare la Santa per averli liberati dall'insediamento, nella città, da un manipolo di marinai alessandrini inviati da Manfredi il Normanno intorno al 1100: i marinai erano giunti nel paese per punire gli Atranesi, rei di essersi schierati con il Papa, nella lotta tra papato e impero. Nel corso del tempo la chiesa ha subito notevoli interventi di restauro. Nel 1570 fu sistemata grazie a fondi reperiti con particolari imposte sull'importazione di grano e sull'esportazione di manufatti. 

Amalfi dà il nome all'omonimo tratto della penisola su cui sorge, la costiera amalfitana. Secondo la leggenda Ercole si innamorò perdutamente della giovane e bellissima ninfa Amalfi, al punto da desiderare di sposarla. Il loro amore fu breve: la ninfa morì improvvisamente e l’eroe, con il cuore a pezzi, si mise alla ricerca del posto perfetto dove farla riposare per sempre, riuscendo a individuarlo in una terra dalle coste frastagliate in cui mare e cielo si sposavano all’orizzonte. In suo onore chiamò Amalfi il luogo prescelto.
La sua fondazione viene fatta risalire a un gruppo di Romani che, diretti a Costantinopoli, avevano fatto naufragio sulle coste pugliesi; poi, dopo aver fondato Melphi (oggi Melfi), si erano spinti verso sud per stabilirsi sulla costiera amalfitana. Amalfi era nata, tra i monti Lattari e il Tirreno, come un piccolo villaggio di pescatori. I Bizantini, per difendersi dall'invasione dei Longobardi di Alboino, trasformarono il villaggio in fortezza (castrum). Gli Amalfitani, a ridosso della montagna che li isolava dagli agglomerati campani del golfo di Salerno, dovettero espandere le loro attività sul mare con il commercio. A partire dal IX secolo, prima in ordine cronologico fra le repubbliche marinare, rivaleggiò con Pisa, Venezia e Genova per il controllo del Mar Mediterraneo.
Il Codice Marittimo di Amalfi, meglio noto col nome di Tavole amalfitane, ebbe una grande influenza fino al XVII secolo. Amalfi raggiunse il proprio massimo splendore nell'XI secolo, dopodiché iniziò una rapida decadenza: nel 1131 fu conquistata dai Normanni e nel 1135 e 1137 saccheggiata dai pisani. Nel 1343, poi, una tempesta con conseguente maremoto distrusse gran parte della città. 

La cattedrale di Sant’Andrea, meglio nota come Duomo di Amalfi, si trova in piazza Duomo, nel centro della città. Fu fatta costruire dal duca Mansone I a partire dall'anno 987 accanto a quella del IX secolo. Ben presto le due chiese, entrambe a tre navate, furono unite e formarono così un'unica chiesa in stile romanico a sei navate. A partire dal 1266 le navate si ridussero a cinque a seguito dell'abbattimento della navata sinistra della chiesa più antica per consentire la costruzione del chiostro del Paradiso. La cattedrale fu edificata in posizione strategica su un pianoro rialzato di circa 20 metri, composto da una pietra pomice vulcanica particolarmente dura e compatta, che nel dialetto locale si chiama torece e che ospita la scenografica scalinata che conduce al luogo di culto.



Uno scorcio di Amalfi


e una foto carina.

Conca dei Marini deve il suo nome alla specifica conformazione geografica a forma di conca, con l'aggiunta della denominazione dei Marini per sottolineare la vicinanza al mare e l'antico ruolo svolto dai marinai che vi abitavano, un tempo molto numerosi ed esperti delle tecniche della navigazione, così che il paese è anche definito città dei naviganti. Piccolo paese di nemmeno mille anime, un tempo zona di pesca con le tonnare, ora Conca vive essenzialmente di turismo. Varie sono le meraviglie che offre, a cominciare dalla Grotta dello Smeraldo, una cavità carsica parzialmente invasa dal mare.

Fu scoperta dal pescatore Luigi Buonocore nel 1932; misura circa 45 x 32 metri ed è alta circa 24 metri. Deve il suo nome alle tonalità smeraldine che assume l'acqua per via della luce solare filtrata attraverso una fenditura sottomarina che la collega al mare aperto. In tempi molto remoti era posta al di sopra del livello del mare e al suo interno si sono create, col passare del tempo, numerose stalattiti e stalagmiti, che in alcuni tratti si uniscono a formare delle possenti colonne alte più di dieci metri; solo in seguito ad un fenomeno di bradisismo, il suolo della grotta si è abbassato, facendola sprofondare sott'acqua. Nel 1956, sul suo fondale, è stato allestito un presepe subacqueo, composto da statuine di ceramica; annualmente, durante il periodo natalizio, un gruppo di sommozzatori depone fasci di fiori ai piedi di Gesù Bambino. La grotta è accessibile sia via mare sia dalla SS 163, da cui si discende tramite un ascensore.

La Marina di Conca è una piccola baia circondata da numerose casettine bianche e rappresenta il principale stabilimento balneare del paese, nonché il porto in cui attraccano tuttora le imbarcazioni dei pescatori locali. In tempi molto remoti era proprio in questa baia che si concentravano tutte le attività del paese, dalla pesca con la tonnara ai traffici marittimi; in più, qui vi era l'usanza, a partire dal XVII secolo, di eleggere pubblicamente il sindaco nel mese di agosto.
La Marina di Conca è divenuta celebre tra gli anni sessanta e gli anni settanta per aver ospitato molti personaggi famosi, tra cui spiccano Gianni Agnelli, la principessa Margaret d'Inghilterra e Jacqueline Kennedy Onassis (che nel 1962, di ritorno da una visita a Ravello, vi sostò per un bagno.

La Torre del Capo di Conca, detta anche Torre Saracena o Torre Bianca, è un'antica torre di guardia cinquecentesca che sorge sul promontorio chiamato Capo di Conca. Fu fatta costruire dal viceré di Napoli Pedro de Toledo, a difesa del territorio contro le invasioni dei Turchi. Si scelse di erigerla su pianta quadrata anziché su pianta circolare, dal momento che, a partire da Carlo V in poi, la resistenza delle torri circolari, largamente impiegate in passato, fu messa in dubbio. 

Il Conservatorio di Santa Rosa Da Lima, fondato nel 1681, è un ex-monastero domenicano, ora adibito ad albergo di lusso, posto su una rupe a dominare la costa.
La storia del monastero è strettamente legata a quella della famiglia Pandolfo, che si stanziò a Conca dei Marini nel XV secolo. Oltre a cariche pubbliche, i membri della famiglia vantavano un grande potere economico, molti patronati nelle chiese di Conca e grandi proprietà. Si assunsero l'onere di riparare la chiesa abbandonata di Santa Maria di Grado e decisero anche di costruirvi accanto un monastero: il 17 giugno del 1680 fu benedetta la prima pietra.

Molti furono i benefici che il paese ricevette grazie alle monache domenicane di clausura. Grazie alle loro cospicue doti monacali, esse permisero la creazione di un impianto idrico che sopperiva ai bisogni del paese. In questo luogo di serenità claustrale nacque la famosa sfogliatella "Santarosa". Le monache non capirono subito la straordinaria invenzione dolciaria che avevano fatto e che sarebbe diventata tipica della tradizione napoletana. Immediatamente la sua bontà fu apprezzata e le suore, visto il successo, le diedero il nome della loro protettrice. A causa della legge del 1866, la casa religiosa fu soppressa e le monache che vi abitavano vi rimasero fino alla morte. L'ultima suora morì nel 1912 e lasciò tutti i beni al comune.

Seguirono dodici anni di incuria finché nel 1924 un albergatore romano, Massimiliano Marcucci, acquistò la struttura. Il luogo fu ristrutturato come hotel, ma preservandone l'aspetto originale; tra gli ospiti noti che vi hanno dimorato, l'attore Eduardo De Filippo ne rimase entusiasta. Dopo la morte dell'ultimo proprietario la struttura è stata acquistata da Bianca Sharma, un’ereditiera statunitense, la quale ha riconvertito il conservatorio in un albergo di lusso, inaugurato il 17 maggio 2012.


Il costone roccioso su cui si affaccia l’ex monastero riserva altre sorprese: subito sotto l’enorme caverna, chiamata Grotta della Strega, si trova un’altra struttura alberghiera super lusso: il Saraceno Grand Hotel, chiuso quest’anno per cambio gestione. 

Ci avviciniamo ora al Fiordo del Furore, in cui quasi 50 anni fa, estasiata dal paesaggio, ho gustato una pizza indimenticabile mentre la bimba del pizzaiolo giocava e rideva sulla piccola spiaggia.


Furore, il paese che non c'è, col suo abitato sparso sui fianchi della montagna a strapiombo sul mare, fa parte del Club I borghi più belli d'Italia, dell'Associazione Città del Vino e dell'Associazione Paese Dipinto. Nonostante il nome con il quale è comunemente conosciuto, si tratta in realtà di una ría, un ristretto specchio d'acqua posto allo sbocco di un vallone a strapiombo, creato dal lavoro incessante del torrente Schiato che da Agerola corre lungo la montagna fino a tuffarsi in mare.


Il minuscolo borgo marinaro fu abitato, tra gli altri, da Roberto Rossellini (che vi girò il film L'amore) e da Anna Magnani, che era allora sentimentalmente legata al regista e che fu l'interprete di un episodio di quello stesso film. Un piccolo museo dedicato a essi è ospitato in una delle casette.
Il fiordo è inoltre scavalcato dalla strada statale mediante un ponte sospeso alto 30 m, dal quale, ogni estate, si svolge una tappa del Campionato Mondiale di Tuffi dalle Grandi Altezze.

All'interno del fiordo si trovano lo Stenditoio e la Calcara;  lo Stenditoio era usato per asciugare i fogli di carta estratti dalle fibre di stoffa, la Calcara invece era adibita alla lavorazione delle pietre per l'edilizia locale. Furore conta, oltre alla località nota come Fiordo di Furore, una piccolissima frazione sulla costa, nei pressi di Praiano, chiamata Marina di Praia

Praiano è situato tra Conca dei Marini e Positano. Dai tempi della repubblica marinara di Amalfi i duchi scelsero Praiano per la loro residenza estiva
L'abitato si sviluppa alla base emersa del Monte Tre Pizzi ( circa 1120 metri slm) e si estende fino alla Marina di Praia. Una delle caratteristiche tipiche della Costiera Amalfitana in generale e di Praiano in particolare è costituita dalle scalinate. Diversi punti suggestivi del territorio comunale possono essere raggiunti solo camminando. 


Sin dal Medioevo Praiano era suddivisa in Praiano, in alto, e Vettica Maggiore in basso. A monte c’erano i contadini, in basso i pescatori


Capo Sottile, sorvegliato 


dall’isolotto dell’Ischitella


divide Praiano da Vettica Maggiore, dove si trova la cala della Gavitella, una spiaggia esposta al sole dall'alba al tramonto, contrariamente alle altre spiagge della Costiera.
Infine eccoci a Positano, la città verticale dalle tante casette coloratissime abbarbicate alla montagna. Grazie al clima mite e alla bellezza del paesaggio, Positano in età romana fu luogo di villeggiatura, come attestato dal ritrovamento di una villa al di sotto della chiesa di Santa Maria Assunta. L'accesso alla villa avveniva via mare. Dal X al XII secolo è stata parte del Ducato di Amalfi.

L'età medioevale vide la costruzione di numerose torri per l'avvistamento dei Saraceni, autori di numerose incursioni e razzie ai danni della popolazione locale. La prima torre si trova al di fuori del comune Positanese, in località Punta Campanella, dove termina la Costiera Amalfitana ed inizia quella Sorrentina. Da lì, avvistati gli arabi, si lanciava il primo segnale e da questo poi il tam tam si spostava alla seconda, alla terza e poi così via, percorrendo Positano e tutta la Costiera Amalfitana. In questo modo i Positanesi potevano rifugiarsi sulle ripide alture (così sono state create le frazioni di Montepertuso e Nocelle). I Saraceni, abili navigatori e combattenti, erano però sfavoriti nell'addentrarsi sulle alture, poiché erano facilmente preda dei contrattacchi da parte della popolazione locale.

Positano: Torre Fornillo (a sinistra), a pianta pentagonale e Torre Trasita (a destra), a pianta circolare, situata su una roccia a strapiombo sul mare. Ottimo sito di riferimento:

La frazione di Montepertuso è situata nella parte alta di Positano, raggiungibile attraverso una strada carrabile che si inerpica su per la collina. Nella roccia del monte Gambera (510m) è ancora ben visibile il buco nella montagna (da qui, appunto, il nome di Montepertuso): leggenda vuole che a bucare il monte sia stato il dito indice della Vergine Maria. Il demonio deciso a sfidarla tentò di bucare la montagna con le mani per dimostrare la propria forza, senza successo. Fu allora che la Madonna sfiorò col dito il monte che si sgretolò. Sconfitto, il diavolo precipitò sulle rocce dove, secondo alcuni, ancora oggi, è visibile una gigantesca orma impressa nella pietra. Quel buco è un segno nella roccia netto, perfetto, al punto che è molto improbabile che una mano umana sia riuscita a realizzarlo.

Tipiche le tantissime scalinate che dall'alto di Positano giungono in basso, alla spiaggia. Le spiagge principali sono la Spiaggia Grande e quella di Fornillo, raggiungibili a piedi; le altre sono La Porta, Arienzo e San Pietro Laurito, raggiungibili principalmente via mare.
La leggenda narra che, tanti anni fa, all'incirca nel XII secolo d.C., una nave che trasportava un quadro della Madonna, di tipo Bizantino, stesse solcando le acque del Mar Tirreno, dinanzi a un paesino. C'era bonaccia e il veliero non riusciva a riprendere il mare, quando i marinai udirono una voce che diceva "Posa posa", ovvero "Fermatevi lì, in quel posto". La voce pareva provenire dal quadro della Vergine Maria, quindi si avvicinarono alla riva. I positanesi, che da questo evento diedero il nome al paese, presero il quadro della Vergine e lo portarono nella Chiesa di S. Vito, Santo Protettore di Positano, che non esiste più dal '600. Lo lasciarono lì, ma al mattino miracolosamente questo era sparito e fu ritrovato vicino al mare. Fu così che i positanesi iniziarono in quel punto la costruzione della nuova chiesa dedicata a Maria Assunta, festeggiata con ogni onore il 15 agosto di ogni anno. (a destra nella foto)

Ma al di là dell'ambito leggendario, un'interpretazione filologica del nome Positano ne indica la provenienza dal medioevale Passata, cioè "borgo del passo", in quanto raggiungibile allora da terra solo attraverso il passo di Montepertuso. Secondo un’altra leggenda la città è stata fondata da Poseidone, dio dei mari, per amore della ninfa Pasitea.
Si chiude qui la giornata ma la cronaca continua.
  



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