4 settembre: Palazzo Imperiale, visita del centro storico. Prima parte.
In passato, Vienna è stata capitale dell'impero asburgico
e per diversi secoli fu uno dei maggiori poli di riferimento delle arti
e della cultura mitteleuropea. Il suo volto di oggi rispecchia questo
affascinante passato. La città ha vari esempi d'architettura barocca e può essere indicata come culla dello stile Jugendstil; è rappresentata per oltre la metà da spazi verdi,
tra parchi, giardini e boschi. Dopo le gravissime distruzioni subite
durante la seconda guerra mondiale, il suo patrimonio edilizio e
monumentale è stato ricostruito e potenziato.
La Ringstraße, (in tedesco letteralmente "strada circolare", cioè "circonvallazione") è una serie di viali ottocenteschi il cui percorso circolare ricalca il tracciato delle mura medioevali che circondavano il centro storico di Vienna. Fu costruita quando l'imperatore Francesco Giuseppe I d'Asburgo,
che governò 68 anni, ordinò, nel 1857, lo smantellamento delle vecchie
mura, già in parte distrutte da Napoleone, e degli spazi liberi
adiacenti. Al loro posto andava sistemato un elegante doppio viale alberato che avrebbe saldato la Hofburg (residenza imperiale) con i quartieri borghesi cresciuti fuori dalle mura.
L'anello della Ringstraße ha per la precisione un andamento a U, dato che nella parte settentrionale è interrotto dal Danubio. Nell'arco di 5300 metri, comprende nove strade ed è famoso per il tram
che lo percorre, per i giardini e i numerosi hotel e caffè storici
ritrovo degli intellettuali (Caffè Landtmann) o degli uomini d'affari
(Caffè Schwarzenberg) per il rito sociale del caffè. E' uno dei più raffinati e monumentali viali europei, dove si affacciano prestigiosi palazzi e splendidi edifici storici, capolavoro di urbanistica e architettura.
La sistemazione della strada diede un assetto fondamentale alla capitale austriaca: in nessun altro luogo gli edifici più importanti di un paese sorgono tutti lungo la stessa via. Grazie all'insieme di neostili
più o meno contemporanei, (neogotico, neoclassico, o anche neobarocco e
neorinascimentale), si trovano in alcuni tratti della strada (e nel
raggio di poche decine di metri) delle forme architettoniche originarie di epoche distanti secoli tra di loro.
Plastico della Hofburg.
Il complesso di edifici è stato costruito nei secoli senza un progetto di base
e lo si può facilmente notare dando uno sguardo alla planimetria
generale dell'edificio. Il singolare complesso è frutto dell'inclusione
di diverse strutture preesistenti a ogni ampliamento, con l'intento di
includere ma nel contempo preservare le strutture in ogni nuova
progettazione.
Fu a partire da questa reggia, insieme al più periferico e meno antico Castello di Schönbrunn, che gli Asburgo
regnarono dal XIII secolo in poi, dapprima come sovrani dell’Austria,
dal 1452 come imperatori eletti del Sacro Romano Impero e infine dopo
il 1806 come imperatori austriaci sino alla fine della monarchia, nel
1918. Nello straordinario complesso di edifici dall’impianto
asimmetrico, che si estende per un’area di 240.000 m2 ed è formato da 18
ali, 19 cortili e 2.600 stanze, nelle quali tuttora vivono e lavorano
circa 5.000 persone, hanno sede varie istituzioni culturali, fra cui la Scuola spagnola d’equitazione e la Biblioteca nazionale austriaca.
Nei luoghi in cui un tempo l’imperatore
Giuseppe II ideò il suo rivoluzionario programma di riforme, dove si
celebrarono i leggendari balli che accompagnarono il Congresso di
Vienna, e dove Francesco Giuseppe era solito concedere udienza, risiede
oggi il presidente della Repubblica federale e un importante centro internazionale di congressi.
Qui un sito bellissimo e completo.
Michaelertrakt, l'ala di San Michele della Hofburg (1882-1893), si apre sulla piazza San Michele con una facciata ad emiciclo. Due monumentali fontane ai lati estremi ne sottolineano la grandiosità.
A sinistra la fontana del 1895 rappresenta il Dominio dell'Austria sul mare
a destra la fontana del 1897 celebra il Dominio dell'Austria sulla terra.
Davanti all'ala di san Michele si possono vedere gli scavi che hanno portato alla luce resti di epoca romana e medievale.
Ai lati dei tre ingressi del Michaelertor, il portale, sono state collocate imponenti statue di Ercole e altre figure mitologiche.
Dettaglio di uno dei tre ingressi.
La cupola, alta 50 metri, che sovrasta quest'ala è una
delle immagini più conosciute di Vienna. Dal Michaelertor si raggiunge
il cortile interno detto "In der Burg" dove troneggia la statua di Francesco I.
Sul piedistallo si legge la scritta "AMOREM MEUM POPULIS MEIS".
Il monumento, creato nella metà del 1800, mostra Francesco in abbigliamento romano, mentre guarda verso la Schweizertor, che porta al cortile della parte più antica del palazzo.
Dettaglio dell'Amalienburg, l'edificio con cupoletta, orologio e meridiana. A destra della statua, l'ala Leopoldina.
La connessione tra l'Amalienburg e la Corte degli Svizzeri è rappresentata dall'Ala Leopoldina
eretta negli anni '60 del Seicento dall'imperatore Leopoldo I.
L'architetto fu l'italiano Filiberto Lucchese, ma dopo l'assedio del
1683 ad opera dei Turchi, l'ala venne ricostruita ad opera di Giovanni
Pietro Tencalla con un ulteriore piano. Malgrado la struttura
architettonica differente, l'ala ha ancora uno stile tardo-rinascimentale. Qui sono collocati gli uffici del presidente austriaco.
L'ingresso agli appartamenti e alle varie collezioni ospitate nel palazzo è a sinistra della Michaelertor.
Gli appartamenti accessibili al pubblico sono tutti nell'ala della Reichskanzlei, la Cancelleria imperiale, e dell'Amalienburg.
Dettaglio dell'attico con lo stemma di Carlo VI.
Nel Museo delle Argenterie di Corte si trovano pregiate porcellane e cristalli di valore, decorazioni
e servizi da tavolo, ma anche semplici stoviglie in rame. Impressionante il “centrotavola milanese”, lungo 30 metri, realizzato per l'incoronazione di Ferdinando I a re del regno lombardo-veneto nel 1838.
La storia della Camera delle argenterie di Vienna risale al Quattrocento. La carica di Gran maestro della
Camera delle argenterie è documentata per la prima volta alla corte
viennese durante il regno degli imperatori Federico III e Massimiliano
I.
Bacheca delle stoviglie in rame.
Sono inoltre in mostra porcellane provenienti dall'Asia orientale, da Sèvres
(dono del re di Francia Luigi XV a Maria Teresa) e da Vienna, così come
piatti panoramici, faenze, lavori d’oreficeria e argenteria. Tra questi
troviamo anche l’argenteria di corte e il "Vermeilservice", un vasto e
sfarzoso servizio per 140 persone.
Era consuetudine utilizzare piatti in oro (il sole) per il pranzo, in argento (la luna) per la cena.
Propongo una delle tantissime foto scattate all'interno della mostra,
che serve a indicare come veniva apparecchiata la tavola, con posateria tutta a destra, bicchieri per ogni esigenza e telerie in lino. Dalle elaborate pieghe del tovagliolo occhieggia un panino.
Una tradizione aulica diffusa a Vienna sin dai primi
dell'Ottocento voleva che ogni anno, il giovedì santo, l'imperatore e
l'imperatrice compissero il rituale della lavanda dei piedi a dodici uomini e dodici donne, in memoria di Cristo che umilmente aveva eseguito la lavanda dei piedi agli apostoli. I due servizi da lavabo dorati furono realizzati dai migliori argentieri di Augusta nel Settecento. Venivano utilizzati per i battesimi degli Asburgo, durante l'abluzione rituale delle mani nel cerimoniale detto della "tavola pubblica" e nel rito della lavanda dei piedi a Pasqua.
Iniziamo la visita agli appartamenti imperiali con il museo di Sisi.
Nell’Appartamento di Stefano, che prende il nome dall’arciduca Stefano Vittorio, è allestito dal 2004 il Museo di Sisi (o Sissi come è conosciuta Elisabetta di Baviera moglie di Francesco Giuseppe).
La mostra mette in risalto la vita privata di Elisabetta, il suo atteggiamento di ribellione nei confronti del cerimoniale di corte, il suo rifugiarsi nel culto della bellezza,
la sua mania della figura slanciata, la sua passione per lo sport e i
viaggi. Nel museo viene rivisitata la sua vita irrequieta, dalla
gioventù spensierata in Baviera all’inatteso fidanzamento con
l’imperatore austriaco, che la porta a diventare imperatrice a 19 anni.
Una vita terminata con l’assassinio di cui fu vittima a Ginevra nel
1898.
Grazie ai numerosi oggetti personali viene
presentata la vera personalità dell'imperatrice, tante volte fraintesa.
Fra gli oltre trecento oggetti esposti nel museo ci sono ombrelli,
guanti, abiti, ricette di bellezza, la farmacia da viaggio e il certificato di morte originale. Ci sono anche la maschera mortuaria, il cappotto nero con cui fu coperta dopo l'attentato, le velette e i gioielli neri che indossò dopo la morte dell'unico figlio maschio e i ventagli, con cui nascondeva il viso per timore di mostrare l'avanzare dell'età.
A cinque anni dalla sua apertura, nel 2009 il
Museo di Sisi è stato sottoposto a un intervento di rinnovo
con parziale nuovo allestimento. Ai pezzi esposti vengono ad aggiungersi
alcuni oggetti spettacolari, fra cui la ricostruzione dell’abito che Elisabetta indossava quando fu incoronata regina d’Ungheria,
il mantello nero con cui l’imperatrice fu coperta dopo l’attentato, i
suoi gioielli da lutto e un manichino che raffigura la giovane Sisi
sulla sua altalena.
Il dipinto eseguito da Franz Xaver Winterhalter
ritrae l’imperatrice ventottenne con i gioielli di diamanti e l’abito a
stelle. Questa creazione del celebre sarto francese Charles Frederic
Worth rese celebre in tutto il mondo la bellezza di Elisabetta.
Elisabetta in abito da ballo con le stelle die diamanti; dipinto ad olio di Franz Xaver Winterhalter, 1865
Alla sua leggendaria bellezza dedicava ogni giorno intense cure. Il suo attributo più notevole era la folta capigliatura
che sfiorava terra. Franziska Feifalik, la sua parrucchiera privata,
creava con grande abilità ogni giorno acconciature artistiche. Nelle due ore al giorno in cui veniva pettinata, l’imperatrice imparava le lingue straniere, soprattutto il greco antico e il greco moderno. Ogni due settimane i capelli venivano lavati con una mistura di rosso d’uovo e cognac appositamente preparata.
La sua irrequietezza la portava a viaggiare spesso: a bordo del veliero Miramar attraversò l’Atlantico, il Mediterraneo e le coste greche, dove una delle sue mete preferite era l’isola di Corfù.
Un altro mezzo di trasporto cui spesso l’imperatrice ricorreva era la ferrovia.
Nel 1873 le Ferrovie austriache decisero, in omaggio all’amata
imperatrice, di fabbricare due carrozze - una vettura salone e un vagone
letto - da mettere a disposizione di Elisabetta. Il vagone era dotato
di illuminazione elettrica, riscaldamento a vapore e una toilette. Gli arredi
dovevano essere in stile ma semplici, pacati, senza alcun eccesso nelle
decorazioni. A causa dello spazio ristretto, una vettura fu destinata a
salone e l’altra a vagone letto. Il
vagone letto dell’imperatrice si trova oggi al Technisches Museum di
Vienna, dove si può visitare dall’esterno, guardando attraverso i
finestrini. Per dare ai visitatori la possibilità di salire a bordo del
vagone, come un tempo l’imperatrice, la carrozza è stata in parte ricostruita nel Museo di Sisi, ed è possibile accedervi durante la visita.
Il 10 settembre 1898 una notizia sconvolge l'Europa: l'imperatrice Elisabetta d'Austria è stata assassinata! La tragica morte di Elisabetta
pose fine alla vita movimentata, infelice e spesso incompresa, di una
personalità fuori dal comune. Ma contribuì decisamente anche alla
nascita di un mito che Elisabetta aveva alimentato con il suo stile di vita anti-convenzionale quando era ancora viva.
Passiamo ora agli appartamenti imperiali.
Gli arredi e le decorazioni risalgono per lo più alla seconda metà dell'Ottocento, le stufe di ceramica appartengono quasi tutte alla dotazione originale del Settecento e in origine venivano alimentate a legna. Le stufe venivano riscaldate esclusivamente dall'esterno,
attraverso appositi corridoi, dal personale addetto alle stufe di corte
imperial-regie, per evitare di sporcare le stanze. A partire dal 1824
per riscaldare le stufe vennero infine installate condutture di aria
calda. I lampadari di cristallo boemo al piombo
provengono dalle manifatture Lobmeyr e sino alla fine dell'Ottocento
erano muniti di candele. Nel 1891 gli appartamenti imperiali vennero
infine elettrificati.
Piccola chicca. C'è nella stanza dell'imperatore, anche se parzialmente nascosta, la campanella che Francesco Giuseppe suonava quando intendeva passare la notte con sua moglie.
Questa parte dell’Hofburg è rimasta uguale a come l’aveva organizzata l’ultimo imperatore del regno, Francesco Giuseppe, morto nel 1916. Si inizia con la sala delle guardie del corpo, seguita dall'anticamera della sala delle udienze e dalla stanza in cui l’imperatore dava udienze, due volte a settimana, a chiunque del regno volesse parlargli. Sul cavalletto
l’ultimo ritratto di Francesco Giuseppe eseguito nel 1915. Le udienze,
brevi viste le molte persone che le chiedevano, si svolgevano in piedi
accanto al leggio.
Era un sovrano molto disponibile, lavorava moltissimo
e dormiva solo poche ore. La giornata iniziava alle 4
del mattino. Le pratiche già sbrigate venivano ritirate alle 6 e il cameriere serviva all’imperatore la prima colazione alla scrivania tra i mucchi di pratiche - quelle sbrigate sulla destra, quelle
ancora da sbrigare sulla sinistra.
La camera è molto sobria: sopra il letto c'è il ritratto di Sofia giovane madre, con in grembo il piccolo Francesco Giuseppe all’età di due anni. C'è un inginocchiatoio sul quale Francesco Giuseppe recitava le preghiere. Come tutti gli Asburgo, era profondamente religioso e considerava il suo regno “voluto per grazia di Dio”.
Nel Grande Salone Francesco Giuseppe riceveva le visite dei familiari. Un suggestivo ritratto dell’imperatore lo raffigura nel parato dell’Ordine del Toson d’oro. Fanno parte degli arredi originali il ritratto dell'imperatrice Elisabetta con l'alano, due ritratti dell'arciduchessa Sofia, la madre dell'imperatore e Il ritratto del principe ereditario Rodolfo, che aveva posato poco prima del suicidio.
Il Piccolo salone fungeva da salottino da fumo. Oggi è dedicato al ricordo dell’imperatore Massimiliano del Messico, fratello minore di Francesco Giuseppe. Alle pareti, i ritratti di Carlotta e Massimiliano.
Iniziano ora le stanze di Elisabetta.
Fino al 1870 circa questa fu la stanza da letto comune della coppia, poi Francesco Giuseppe si trasferì in una camera da letto propria. Il letto dell'imperatrice, che dormiva in un “salutare” letto moderno in ferro, fu collocato dietro un paravento al centro della stanza, che fungeva così anche da salotto. Fanno parte della mobilia originale di proprietà di Elisabetta ancora oggi un piccolo scrittoio con relativa sedia e cassetta per le lettere, e l'altarino privato neogotico, eseguito per l’imperatrice nel 1855 da Vinzenz Pilz a Roma.
La Sala da toeletta e palestra era la stanza in cui Elisabetta trascorreva la maggior parte del tempo, quando si trovava al palazzo. Qui aveva inizio la giornata dell’imperatrice, in inverno alle 6 del mattino, con il rituale quotidiano della pettinatura. In questo suo boudoir privato Elisabetta si circondava dei ritratti delle persone care. Sul lavabo sono appesi tre acquerelli in cornice ampia di velluto scuro di proprietà di Elisabetta, con vedute di Villa Braila a Corfù. L’imperatrice vi abitò durante il suo primo soggiorno a Corfù poco dopo il 1860, e nel 1889/90 fece ristrutturare la villa, per lei acquistata da Francesco Giuseppe, trasformandola nell’Achilleion. I ritratti di Francesco Giuseppe, le foto della figlia preferita Maria Valeria e dipinti che raffigurano i suoi cani prediletti completano l’arredo della Sala. Elisabetta praticava in questa stanza i suoi esercizi quotidiani di ginnastica; si sono conservati la spalliera svedese, la sbarra e gli anelli nella cornice della porta che collega con il Grande Salotto.
La stanza da bagno, che ancora oggi si conserva quasi integralmente allo stato originale, è dotata di una vasca di rame zincato. Notevole è anche il pavimento originale di linoleum, che doveva impedire i danni al parquet provocati dall’umidità.
Le pareti di questa stanza da bagno erano rivestite di parati di stoffa a fiori, che per motivi di conservazione si trovano oggi sotto la copia dei parati, e gli specchi recavano un decoro di peonie dipinte.
Questa stanza era il salotto di ricevimento di Elisabetta. I dipinti alle pareti ricordano la venerazione che Elisabetta nutriva per la Grecia e la sua passione per i paesaggi meridionali. Nel Grande Salotto è collocata una statua di marmo eseguita da Antonio Canova, insigne scultore neoclassico dell'epoca napoleonica, che raffigura la sorella di Napoleone Elisa Bonaparte nelle vesti della musa greca Polimnia.
Trascurando altre seppur pregevoli stanze, curiosiamo nella sala da pranzo, dove è esposta una tavola imbandita come all’epoca di Francesco Giuseppe.
A seconda delle dimensioni e dell'addobbo della tavola, si distingueva fra pranzi di gala, pranzi di famiglia, pranzi "di serie", pranzi militari, e cosiddette "tavole del maresciallo". Gli invitati erano per lo più aristocratici, militari e uomini d’affari, e la finalità dei pranzi non era l’intrattenimento ma discutere di affari politici di stato. Il servizio era veloce e silenziosissimo, poiché per ogni due commensali era previsto un lacchè e tutti i commensali venivano serviti nello stesso momento. I pranzi duravano di solito 40-45 minuti e la conversazione si limitava al vicino di posto.
Una volta a settimana, la domenica, la famiglia imperiale si dava appuntamento per un pranzo di famiglia al quale era tenuto a prender parte ogni membro della famiglia che in quel momento si trovasse a Vienna. Francesco Giuseppe accettava come scusa valida per l'assenza soltanto la malattia o un incarico ufficiale. Le scuse dovevano pervenire per tempo, in forma scritta, al Gran Maggiordomo di corte. Quando non erano presenti estranei ma soltanto familiari, l’atmosfera era molto vivace e si servivano fra l’altro pietanze della cucina viennese, tenendo conto delle preferenze di ciascuno.
Terminata la visita degli appartamenti imperiali ci dedichiamo ad altre costruzioni interessanti in questo dedalo di difficile comprensione.
La parte più antica del castello è senz'altro quella oggi rappresentata dalla Corte Svizzera (Schweizerhof). Il nucleo della fortificazione medioevale si conserva tuttora, soltanto i quattro torrioni d’angolo, gran parte del fossato e il ponte levatoio dovettero, nel corso del tempo, cedere il posto ai rinnovamenti.
Dettaglio della corte con l'ingresso alle stanze del tesoro e, sulla sinistra, alla cappella.
Nel 1552 Pietro Ferabosco realizzò lo Schweizertor (Portale degli svizzeri), uno dei pochi monumenti rinascimentali di Vienna. Quest’ala ospita la Schatzkammer, il museo del Tesoro imperiale, che raccoglie in 21 sale le collezioni del Tesoro sacro e profano degli Asburgo, nelle quali si conservano le insegne del Sacro Romano Impero e dell’impero d’Austria. Sono inoltre in esposizione il tesoro dei Burgundi del XV secolo e quello dell'Ordine del Vello d’Oro (del casato degli Asburgo). Uno dei più grandi smeraldi al mondo e molti altri monili riccamente decorati e dotati di potere secolare e spirituale sono da considerare come due "eredità inalienabili della Casa d'Austria".
Un esempio, anche se noi non abbiamo visitato la Scwatzkammer.
La corona imperiale di Rodolfo II in oro e zaffiri, il globo imperiale e lo scettro (dell'inizio del '600).
Vista esterna della Burgkapelle, cappella gotica costruita nel 1449; tra le attrazioni musicali più conosciute a livello internazionale della capitale austriaca vi sono le famose voci bianche dei Piccoli Cantori di Vienna, ovvero i Wiener Sangerknaben, che in questa cappella accompagnano la messa ogni domenica e nelle festività.
Josefsplatz, con al centro il monumento di Giuseppe II, figlio di di Maria Teresa, è racchiusa su tre lati da parti del Palazzo Hofburg: di fronte alla Augustinerstrasse c'è la Biblioteca nazionale, a sinistra c'e la chiesa agostiniana, a destra l'ala Redounten e nell'angolo nord-occidentale della piazza si trovano le ex scuderie imperiali.
Maria Teresa nel corso del suo regno convertì il teatro di corte risalente al XVII secolo in una sala per concerti e danze nota col nome di Redoutensaele. Il nome deriva dalla parola francese Redoute, che significa ballo in maschera, eventi che qui spesso si tenevano. Johann Strauss fu direttore musicale dei balli di corte proprio in questa stanza e sempre qui ebbero udienza artisti del calibro di Joseph Haydn, Niccolò Paganini e Franz Liszt. La première della sinfonia n.8 di Beethoven ebbe qui luogo nel 1814. Qui si svolse anche la "Danza del Congresso", una grande festa tenutasi in occasione del Congresso di Vienna ad inizio Ottocento. Il 27 novembre 1992 l'intera Redoutensaele venne seriamente danneggiata da un incendio e la ricostruzione richiese cinque anni in tutto, riaprendo i battenti nel 1998 e divenendo parte del centro congressi della Hofburg.
Originariamente una struttura a sé stante, la Biblioteca Imperiale (Hofbibliothek) venne fondata da Carlo VI ed ospitata inizialmente in quella che oggi è nota come Prunksaal, curata dalla Biblioteca Nazionale Austriaca. All'interno lo scalone d'onore barocco conduce alla grandiosa Prunksaal, la "Sala Magnifica", fatta erigere dall'imperatore Carlo VI d'Asburgo. Con i suoi 78 metri di lunghezza attraversa tutto l'edificio, accoglie la biblioteca del principe Eugenio di Savoia e ospita un grande affresco al soffitto dipinto da Daniel Gran e statue degli imperatori del Sacro Romano Impero ad opera di Paul Strudel.
L'edificio odierno venne eretto su progetto di Johann Bernhard Fischer von Erlach dal figlio Joseph Emanuel, tra il 1723 e il 1737. Presenta un'imponente facciata a tre ordini di grandi finestre impostata sul padiglione centrale. La decorazione esterna con figure d'ispirazione classica venne eseguita da Lorenzo Mattielli nel 1726.
Sopra l'entrata principale realizzò una statua di Pallade Atena nell'atto di guidare una quadriga.
Sulla parte sinistra del frontone del tetto è posta la statua di Atlante, fiancheggiato dalle personificazioni dell'Astronomia e dell'Astrologia,
mentre sul lato opposto sta Gaia fiancheggiata dalle allegorie della Geometria e della Geografia.
Dettaglio di Atlante.
Con 7,4 milioni di documenti è la più ricca biblioteca austriaca. Ha diritto al deposito legale e svolge l'attività di controllo bibliografico. Possiede anche importanti raccolte di incunaboli, mappe e globi, papiri, lingue artificiali, partiture musicali e immagini.
La collezione di testi è riconducibile a diverse collezioni che vennero acquisite nel tempo, viene considerata originaria la collezione di testi degli Asburgo, risalente al XIV secolo. Questi erano custoditi in luoghi diversi, soprattutto nelle residenze di Vienna, Wiener Neustadt e Innsbruck e comprendevano manoscritti boemi, francese e italiani in diverse lingue, in parte miniati.
Nella foto, la biblioteca vista da Piazza degli Eroi.
Costruita adiacente alla Biblioteca Imperiale, l'Ala Agostiniana sorge in prossimità della Chiesa degli Agostiniani e al relativo monastero, voluti nel 1327 dal Duca Federico I d'Asburgo. La chiesa divenne parte del complesso con l'espansione progressiva della Hofburg e venne usata come chiesa di corte dal 1634. Qui furono celebrati molti matrimoni degli Asburgo, tra cui quello dell'arciduchessa (e futura imperatrice) Maria Teresa con il duca Francesco di Lorena nel 1736, quello dell'arciduchessa Maria Luisa con l'imperatore Napoleone I di Francia nel 1810, quello dell'imperatore Francesco Giuseppe con la duchessa Elisabetta di Baviera nel 1854 e infine quello del loro figlio Rodolfo con Stefania del Belgio nel 1881.
Maria Cristina d'Asburgo-Lorena, figlia della regina/imperatrice Maria Teresa d'Austria e dell'imperatore Francesco Stefano di Lorena, era amante del disegno e soleva disegnare ritratti e scene della vita familiare. Fu la figlia preferita da Maria Teresa e questa predilezione venne dimostrata dalla possibilità, rarissima per l'epoca, datale di sposare chi voleva. Nel 1766 sposò quindi il principe Alberto di Sassonia-Teschen, figlio del re Augusto III di Polonia, il quale nel 1759 si era arruolato nell'esercito dell'imperatrice. Notevole il memoriale dedicatole nella chiesa degli Agostiniani. Nella foto, un autoritratto.
Canova ricevette la commissione di un grande cenotafio nell'agosto 1798 dal duca Alberto di Sassonia-Teschen, in occasione della morte della sua consorte Maria Cristina, scomparsa il 23 giugno precedente. L'obiettivo era rendere omaggio alla memoria di questa donna mediante un complesso programma iconografico ideato dallo stesso duca Alberto.
L'opera è strutturata su un'imponente piramide bianca, ben rappresentativa del gusto per le antichità egizie che si era diffuso in seguito alla campagna d'Egitto di Napoleone Bonaparte. Il punto focale della composizione è l'oscura apertura al centro della piramide, sovrastata da un massiccio architrave, su cui leggiamo uxori optimae Albertus («Alberto alla sua ottima moglie»). Il buio ingresso è il varco per cui si può entrare nella camera sepolcrale e, idealmente, allude alla soglia che separa l'Oltretomba dal mondo dei vivi.
Verso quest'apertura si sta avviando una mesta processione che, ascendendo da sinistra una breve gradinata di tre livelli, reca le ceneri della defunta; per essere precisi, queste sono contenute entro un'urna retta dalla Virtù, la donna che dirige il corteo insieme alle due fanciulle al suo fianco.
Tra i partecipanti si nota anche un genio funerario alato dai dolci lineamenti (a simboleggiare la tenerezza del duca Alberto), compassionevolmente poggiato sul dorso di un leone accovacciato e malinconico, in rappresentanza quest'ultimo della forza morale.
C'è anche la Beneficenza (o Pietà), resa dalla giovane donna che accompagna verso il sepolcro una bambina seminascosta e un vecchio cieco, tenendo quest'ultimo per braccio.
Tutti i componenti di questa dolente processione sono legati tra di loro da una ghirlanda di fiori e sono invitati a camminare su un telo che, precariamente steso sulla gradinata come un velo leggerissimo e impalpabile, sottolinea la continuità tra la vita e la morte.
In alto il funebre corteo è assistito dalla Felicità Celeste che, accompagnata da un bambino in volo con una palma in mano (simbolo della gloria), regge un medaglione recante il volto di Maria Cristina: questo elemento è il sostituto neoclassico della statua del defunto visibile nei monumenti barocchi. Il medaglione è inoltre contornato dall'uroboro, il serpente che si morde la coda e che simbolicamente allude al cosmo e all'eternità.
Dietro la Loretokapell si trova la Herzgruft, una cripta semicircolare separata da una porta in ferro dove sono conservati 54 cuori di membri della casata d'Asburgo, morti tra il 1618 ed il 1878, conservati in urne d'argento.
Ci spostiamo verso lo Stallburg, un edificio situato tra Josefsplatz e Michaelerplatz, formato da un grande cortile con tre ordini di loggiati: quello inferiore era utilizzato per accogliervi le stalle e, all'epoca dell'Imperatore Carlo VI, i cavalli della scuola spagnola di Vienna. Per abbeverare gli animali, nel 1675 venne realizzata la fontana che ancora oggi si trova al centro del cortile.
Lo Stallburg venne costruito come residenza per il principe ereditario Massimiliano II: si dice che Ferdinando I non volesse vivere sotto lo stesso tetto col figlio che si era dimostrato favorevole a tollerare i protestanti. Solo in seguito l'area venne adibita a stalle imperiali e attualmente conserva questo uso per la Scuola d'equitazione spagnola.
La Scuola di equitazione spagnola prende il suo nome dai cavalli spagnoli da cui deriva in parte la razza Lipizzana, l'unica razza usata nella scuola. Oggi i cavalli utilizzati nella Scuola sono allevati in una scuderia a Piber, nella Stiria ovest, in Austria. Originariamente provenivano da Lipizza, nell'attuale Slovenia, paese che ha dato il nome a questa razza.
Nel 1809 una parte dell'antico bastione adiacente il vecchio castello venne demolito durante le guerre napoleoniche. Si creò così uno spazio nel quale venne inglobata la Burgtor, la porta del palazzo. Nelle nuove mura erette nel 1817, trovarono spazio tre nuove aree: il giardino privato del castello (Burggarten), la Heldenplatz o Piazza degli Eroi ed il Volksgarten (Giardino del Popolo).
Il Burggarten, giardino in stile inglese, era il giardino privato dell'imperatore Francesco Giuseppe I, lo sposo dell'imperatrice Sissi. Nel 1919, tre anni dopo la morte del monarca, il Burggarten venne aperto al pubblico. Oggi ospita l'unico monumento dell'imperatore, eretto solo nel 1957 su iniziativa privata.
L'Heldenplatz o Piazza degli Eroi è imponente, con l'enorme emiciclo della Neue Burg, o Palazzo Nuovo. Un altro palazzo doveva sorgere di fronte, trasformando il luogo in immenso foro imperiale, ma il progetto non fu mai realizzato. Al centro della piazza sono poste le statue equestri del Principe Eugenio, vincitore dei Turchi, e dell'arciduca Carlo, vincitore di Napoleone, da cui il nome della piazza.
Con l'allargamento della città di Vienna a seguito della demolizione delle mura cittadine, negli anni '60 dell'Ottocento la Hofburg stessa conobbe una grande espansione. Venne pianificata la realizzazione del Kaiserforum, progettato da Gottfried Semper e Karl Hasenauer, e della Ringstraße, coi musei gemelli (Kunsthistorisches Museum e Naturhistorisches Museum). Come ideale completamento di questo progetto che solo in parte sarà poi portato a termine, c'è il Neue Burg che è oggi la facciata più nota della Hofburg. Completata nel 1913, l'ala sud-occidentale (Neue Burg) ospita attualmente alcuni musei (l'Ephesos Museum, la Collezione di Armi e Armature, la Collezione di Antichi strumenti musicali ed il Museo di Etnologia) così come le sale di lettura della Biblioteca Nazionale Austriaca ed il Centro Congressi Hofburg.
Il 15 marzo 1938, Adolf Hitler proclamò dal balcone di quest'area l'"Anschluss" (annessione) dell'Austria al Terzo Reich.
Il Volksgarten, il cosiddetto “giardino del popolo”, sorge sulle fortificazioni che Napoleone fece abbattere durante l'occupazione francese del 1809. Tra il 1817 e il 1821, l'area nei pressi di piazza Ballhausplatz fu convertita in giardini destinati ad uso privato degli arciduchi; successivamente fu destinata ad essere il primo parco aperto al pubblico, inaugurato ufficialmente il 1° marzo 1823. Il giardino fu ampliato nel 1862, quando le rimanenti fortificazioni della città furono abbattute. Il parco è disposto in stile formale francese con aiuole geometriche e un bellissimo giardino con più di 3.000 cespugli di rose di oltre 200 varietà; si affaccia direttamente sulla Heldenplatz e sugli edifici della Hofburg.
All'estremità settentrionale del parco si erge il monumento all'imperatrice Elisabetta (Sissi); al centro c’è una statua di Elisabetta seduta, che fu scolpita da un blocco di 8000 kg di marmo di Lasa e misura 2,5 m di altezza. Un piccolo stagno e un giardino rendono l’ambiente tranquillo per il memoriale. L’inaugurazione del monumento è avvenuta il 4 giugno 1907 alla presenza dell'imperatore Francesco Giuseppe I d'Austria.
Dettaglio della statua di Sissi.
Ci dirigiamo ora verso il nuovo municipio.
Il Rathaus di Vienna (municipio di Vienna) è uno degli esempi di architettura neogotica più noti in Europa centrale. Venne costruito tra il 1872 ed il 1883 sulla Ringstraße: il vecchio Rathaus nella Wipplingerstraße era diventato insufficiente per il comune di Vienna, oramai notevolmente cresciuto.
L'edificio si distingue per l'effetto plastico della facciata: dietro le arcate goticheggianti si intravede, seminascosto, il vetro delle finestre; il loggiato che intercorre tra le due filigrane pareti alleggerisce così l'effetto di insieme di un edificio che, tutto sommato, ha dimensioni notevoli: è lungo 153 m e largo 127 m, con 7 cortili interni, 1.575 stanze e sale e più di 2.000 finestre. Per la costruzione sono stati utilizzati circa 30 milioni di tegole e più di 40.000 metri cubi di pietra naturale. La corte interna del Municipio, circondata da colonnati, è una delle più grandi d’Europa con i suoi 2.804 m².
La Sala delle Feste è lunga 71 metri, larga 20 metri e alta 18,5 metri. Se le autorità responsabili della protezione antincendio lo consentissero, qui potrebbero ballare simultaneamente 1.500 coppie.
La costruzione è sormontata dalla torre centrale che è alta 97,9 m; a questa si aggiunge l’"Uomo di ferro del Municipio" (Rathausmann): la statua è diventata un simbolo della città. Situata presso il centro della facciata, la torre principale sporge in avanti, aumentandone così l'effetto di profondità. È oggi sede del Landtag dello Stato federato di Vienna (legislativo regionale) e del borgomastro (esecutivo della città).
Una curiosità: quando fu costruito il municipio, l'imperatore diede l'indicazione che la sua torre non dovesse essere più alta di quella della vicina chiesa Votivkirche (alta 99 m). Formalmente l'architetto ubbidì e costruì una torre di 98 m. Ma sopra montò il "Rathausmann", alto 3,4 m (con la lancia 5,4 m, peso: 1.800 kg), e così superò la Votivkirche.
All’interno e davanti al Municipio si svolgono numerose manifestazioni. Una delle più importanti e più famose è sicuramente il Life Ball, che ha luogo ogni anno a maggio. Ma nel magnifico edificio vanno in scena ogni anno anche numerosi altri balli. Da novembre il Mercatino di Natale immerge in un’atmosfera natalizia l’area antistante il Municipio. E da gennaio a marzo la piazza del Municipio e il parco del Municipio si trasformano nella più bella pista di pattinaggio esistente al mondo.
Il Municipio ospita anche la Biblioteca Civica e Regionale di Vienna (contenente la collezione Viennensia) e l’Archivio cittadino e regionale di Vienna.
Nel piano interrato si aprono le sale ristoranti di un ampio Rathauskeller. Ed è proprio qui che ci fermiamo a pranzare. Apro una seconda pagina per la parte rimanente della giornata.
La camera è molto sobria: sopra il letto c'è il ritratto di Sofia giovane madre, con in grembo il piccolo Francesco Giuseppe all’età di due anni. C'è un inginocchiatoio sul quale Francesco Giuseppe recitava le preghiere. Come tutti gli Asburgo, era profondamente religioso e considerava il suo regno “voluto per grazia di Dio”.
Nel Grande Salone Francesco Giuseppe riceveva le visite dei familiari. Un suggestivo ritratto dell’imperatore lo raffigura nel parato dell’Ordine del Toson d’oro. Fanno parte degli arredi originali il ritratto dell'imperatrice Elisabetta con l'alano, due ritratti dell'arciduchessa Sofia, la madre dell'imperatore e Il ritratto del principe ereditario Rodolfo, che aveva posato poco prima del suicidio.
Il Piccolo salone fungeva da salottino da fumo. Oggi è dedicato al ricordo dell’imperatore Massimiliano del Messico, fratello minore di Francesco Giuseppe. Alle pareti, i ritratti di Carlotta e Massimiliano.
Iniziano ora le stanze di Elisabetta.
Fino al 1870 circa questa fu la stanza da letto comune della coppia, poi Francesco Giuseppe si trasferì in una camera da letto propria. Il letto dell'imperatrice, che dormiva in un “salutare” letto moderno in ferro, fu collocato dietro un paravento al centro della stanza, che fungeva così anche da salotto. Fanno parte della mobilia originale di proprietà di Elisabetta ancora oggi un piccolo scrittoio con relativa sedia e cassetta per le lettere, e l'altarino privato neogotico, eseguito per l’imperatrice nel 1855 da Vinzenz Pilz a Roma.
La Sala da toeletta e palestra era la stanza in cui Elisabetta trascorreva la maggior parte del tempo, quando si trovava al palazzo. Qui aveva inizio la giornata dell’imperatrice, in inverno alle 6 del mattino, con il rituale quotidiano della pettinatura. In questo suo boudoir privato Elisabetta si circondava dei ritratti delle persone care. Sul lavabo sono appesi tre acquerelli in cornice ampia di velluto scuro di proprietà di Elisabetta, con vedute di Villa Braila a Corfù. L’imperatrice vi abitò durante il suo primo soggiorno a Corfù poco dopo il 1860, e nel 1889/90 fece ristrutturare la villa, per lei acquistata da Francesco Giuseppe, trasformandola nell’Achilleion. I ritratti di Francesco Giuseppe, le foto della figlia preferita Maria Valeria e dipinti che raffigurano i suoi cani prediletti completano l’arredo della Sala. Elisabetta praticava in questa stanza i suoi esercizi quotidiani di ginnastica; si sono conservati la spalliera svedese, la sbarra e gli anelli nella cornice della porta che collega con il Grande Salotto.
La stanza da bagno, che ancora oggi si conserva quasi integralmente allo stato originale, è dotata di una vasca di rame zincato. Notevole è anche il pavimento originale di linoleum, che doveva impedire i danni al parquet provocati dall’umidità.
Le pareti di questa stanza da bagno erano rivestite di parati di stoffa a fiori, che per motivi di conservazione si trovano oggi sotto la copia dei parati, e gli specchi recavano un decoro di peonie dipinte.
Questa stanza era il salotto di ricevimento di Elisabetta. I dipinti alle pareti ricordano la venerazione che Elisabetta nutriva per la Grecia e la sua passione per i paesaggi meridionali. Nel Grande Salotto è collocata una statua di marmo eseguita da Antonio Canova, insigne scultore neoclassico dell'epoca napoleonica, che raffigura la sorella di Napoleone Elisa Bonaparte nelle vesti della musa greca Polimnia.
Trascurando altre seppur pregevoli stanze, curiosiamo nella sala da pranzo, dove è esposta una tavola imbandita come all’epoca di Francesco Giuseppe.
A seconda delle dimensioni e dell'addobbo della tavola, si distingueva fra pranzi di gala, pranzi di famiglia, pranzi "di serie", pranzi militari, e cosiddette "tavole del maresciallo". Gli invitati erano per lo più aristocratici, militari e uomini d’affari, e la finalità dei pranzi non era l’intrattenimento ma discutere di affari politici di stato. Il servizio era veloce e silenziosissimo, poiché per ogni due commensali era previsto un lacchè e tutti i commensali venivano serviti nello stesso momento. I pranzi duravano di solito 40-45 minuti e la conversazione si limitava al vicino di posto.
Una volta a settimana, la domenica, la famiglia imperiale si dava appuntamento per un pranzo di famiglia al quale era tenuto a prender parte ogni membro della famiglia che in quel momento si trovasse a Vienna. Francesco Giuseppe accettava come scusa valida per l'assenza soltanto la malattia o un incarico ufficiale. Le scuse dovevano pervenire per tempo, in forma scritta, al Gran Maggiordomo di corte. Quando non erano presenti estranei ma soltanto familiari, l’atmosfera era molto vivace e si servivano fra l’altro pietanze della cucina viennese, tenendo conto delle preferenze di ciascuno.
Terminata la visita degli appartamenti imperiali ci dedichiamo ad altre costruzioni interessanti in questo dedalo di difficile comprensione.
La parte più antica del castello è senz'altro quella oggi rappresentata dalla Corte Svizzera (Schweizerhof). Il nucleo della fortificazione medioevale si conserva tuttora, soltanto i quattro torrioni d’angolo, gran parte del fossato e il ponte levatoio dovettero, nel corso del tempo, cedere il posto ai rinnovamenti.
Dettaglio della corte con l'ingresso alle stanze del tesoro e, sulla sinistra, alla cappella.
Nel 1552 Pietro Ferabosco realizzò lo Schweizertor (Portale degli svizzeri), uno dei pochi monumenti rinascimentali di Vienna. Quest’ala ospita la Schatzkammer, il museo del Tesoro imperiale, che raccoglie in 21 sale le collezioni del Tesoro sacro e profano degli Asburgo, nelle quali si conservano le insegne del Sacro Romano Impero e dell’impero d’Austria. Sono inoltre in esposizione il tesoro dei Burgundi del XV secolo e quello dell'Ordine del Vello d’Oro (del casato degli Asburgo). Uno dei più grandi smeraldi al mondo e molti altri monili riccamente decorati e dotati di potere secolare e spirituale sono da considerare come due "eredità inalienabili della Casa d'Austria".
Un esempio, anche se noi non abbiamo visitato la Scwatzkammer.
La corona imperiale di Rodolfo II in oro e zaffiri, il globo imperiale e lo scettro (dell'inizio del '600).
Vista esterna della Burgkapelle, cappella gotica costruita nel 1449; tra le attrazioni musicali più conosciute a livello internazionale della capitale austriaca vi sono le famose voci bianche dei Piccoli Cantori di Vienna, ovvero i Wiener Sangerknaben, che in questa cappella accompagnano la messa ogni domenica e nelle festività.
Josefsplatz, con al centro il monumento di Giuseppe II, figlio di di Maria Teresa, è racchiusa su tre lati da parti del Palazzo Hofburg: di fronte alla Augustinerstrasse c'è la Biblioteca nazionale, a sinistra c'e la chiesa agostiniana, a destra l'ala Redounten e nell'angolo nord-occidentale della piazza si trovano le ex scuderie imperiali.
Maria Teresa nel corso del suo regno convertì il teatro di corte risalente al XVII secolo in una sala per concerti e danze nota col nome di Redoutensaele. Il nome deriva dalla parola francese Redoute, che significa ballo in maschera, eventi che qui spesso si tenevano. Johann Strauss fu direttore musicale dei balli di corte proprio in questa stanza e sempre qui ebbero udienza artisti del calibro di Joseph Haydn, Niccolò Paganini e Franz Liszt. La première della sinfonia n.8 di Beethoven ebbe qui luogo nel 1814. Qui si svolse anche la "Danza del Congresso", una grande festa tenutasi in occasione del Congresso di Vienna ad inizio Ottocento. Il 27 novembre 1992 l'intera Redoutensaele venne seriamente danneggiata da un incendio e la ricostruzione richiese cinque anni in tutto, riaprendo i battenti nel 1998 e divenendo parte del centro congressi della Hofburg.
Originariamente una struttura a sé stante, la Biblioteca Imperiale (Hofbibliothek) venne fondata da Carlo VI ed ospitata inizialmente in quella che oggi è nota come Prunksaal, curata dalla Biblioteca Nazionale Austriaca. All'interno lo scalone d'onore barocco conduce alla grandiosa Prunksaal, la "Sala Magnifica", fatta erigere dall'imperatore Carlo VI d'Asburgo. Con i suoi 78 metri di lunghezza attraversa tutto l'edificio, accoglie la biblioteca del principe Eugenio di Savoia e ospita un grande affresco al soffitto dipinto da Daniel Gran e statue degli imperatori del Sacro Romano Impero ad opera di Paul Strudel.
L'edificio odierno venne eretto su progetto di Johann Bernhard Fischer von Erlach dal figlio Joseph Emanuel, tra il 1723 e il 1737. Presenta un'imponente facciata a tre ordini di grandi finestre impostata sul padiglione centrale. La decorazione esterna con figure d'ispirazione classica venne eseguita da Lorenzo Mattielli nel 1726.
Sopra l'entrata principale realizzò una statua di Pallade Atena nell'atto di guidare una quadriga.
Sulla parte sinistra del frontone del tetto è posta la statua di Atlante, fiancheggiato dalle personificazioni dell'Astronomia e dell'Astrologia,
mentre sul lato opposto sta Gaia fiancheggiata dalle allegorie della Geometria e della Geografia.
Dettaglio di Atlante.
Con 7,4 milioni di documenti è la più ricca biblioteca austriaca. Ha diritto al deposito legale e svolge l'attività di controllo bibliografico. Possiede anche importanti raccolte di incunaboli, mappe e globi, papiri, lingue artificiali, partiture musicali e immagini.
La collezione di testi è riconducibile a diverse collezioni che vennero acquisite nel tempo, viene considerata originaria la collezione di testi degli Asburgo, risalente al XIV secolo. Questi erano custoditi in luoghi diversi, soprattutto nelle residenze di Vienna, Wiener Neustadt e Innsbruck e comprendevano manoscritti boemi, francese e italiani in diverse lingue, in parte miniati.
Nella foto, la biblioteca vista da Piazza degli Eroi.
Costruita adiacente alla Biblioteca Imperiale, l'Ala Agostiniana sorge in prossimità della Chiesa degli Agostiniani e al relativo monastero, voluti nel 1327 dal Duca Federico I d'Asburgo. La chiesa divenne parte del complesso con l'espansione progressiva della Hofburg e venne usata come chiesa di corte dal 1634. Qui furono celebrati molti matrimoni degli Asburgo, tra cui quello dell'arciduchessa (e futura imperatrice) Maria Teresa con il duca Francesco di Lorena nel 1736, quello dell'arciduchessa Maria Luisa con l'imperatore Napoleone I di Francia nel 1810, quello dell'imperatore Francesco Giuseppe con la duchessa Elisabetta di Baviera nel 1854 e infine quello del loro figlio Rodolfo con Stefania del Belgio nel 1881.
Maria Cristina d'Asburgo-Lorena, figlia della regina/imperatrice Maria Teresa d'Austria e dell'imperatore Francesco Stefano di Lorena, era amante del disegno e soleva disegnare ritratti e scene della vita familiare. Fu la figlia preferita da Maria Teresa e questa predilezione venne dimostrata dalla possibilità, rarissima per l'epoca, datale di sposare chi voleva. Nel 1766 sposò quindi il principe Alberto di Sassonia-Teschen, figlio del re Augusto III di Polonia, il quale nel 1759 si era arruolato nell'esercito dell'imperatrice. Notevole il memoriale dedicatole nella chiesa degli Agostiniani. Nella foto, un autoritratto.
Canova ricevette la commissione di un grande cenotafio nell'agosto 1798 dal duca Alberto di Sassonia-Teschen, in occasione della morte della sua consorte Maria Cristina, scomparsa il 23 giugno precedente. L'obiettivo era rendere omaggio alla memoria di questa donna mediante un complesso programma iconografico ideato dallo stesso duca Alberto.
L'opera è strutturata su un'imponente piramide bianca, ben rappresentativa del gusto per le antichità egizie che si era diffuso in seguito alla campagna d'Egitto di Napoleone Bonaparte. Il punto focale della composizione è l'oscura apertura al centro della piramide, sovrastata da un massiccio architrave, su cui leggiamo uxori optimae Albertus («Alberto alla sua ottima moglie»). Il buio ingresso è il varco per cui si può entrare nella camera sepolcrale e, idealmente, allude alla soglia che separa l'Oltretomba dal mondo dei vivi.
Verso quest'apertura si sta avviando una mesta processione che, ascendendo da sinistra una breve gradinata di tre livelli, reca le ceneri della defunta; per essere precisi, queste sono contenute entro un'urna retta dalla Virtù, la donna che dirige il corteo insieme alle due fanciulle al suo fianco.
Tra i partecipanti si nota anche un genio funerario alato dai dolci lineamenti (a simboleggiare la tenerezza del duca Alberto), compassionevolmente poggiato sul dorso di un leone accovacciato e malinconico, in rappresentanza quest'ultimo della forza morale.
C'è anche la Beneficenza (o Pietà), resa dalla giovane donna che accompagna verso il sepolcro una bambina seminascosta e un vecchio cieco, tenendo quest'ultimo per braccio.
Tutti i componenti di questa dolente processione sono legati tra di loro da una ghirlanda di fiori e sono invitati a camminare su un telo che, precariamente steso sulla gradinata come un velo leggerissimo e impalpabile, sottolinea la continuità tra la vita e la morte.
In alto il funebre corteo è assistito dalla Felicità Celeste che, accompagnata da un bambino in volo con una palma in mano (simbolo della gloria), regge un medaglione recante il volto di Maria Cristina: questo elemento è il sostituto neoclassico della statua del defunto visibile nei monumenti barocchi. Il medaglione è inoltre contornato dall'uroboro, il serpente che si morde la coda e che simbolicamente allude al cosmo e all'eternità.
Dietro la Loretokapell si trova la Herzgruft, una cripta semicircolare separata da una porta in ferro dove sono conservati 54 cuori di membri della casata d'Asburgo, morti tra il 1618 ed il 1878, conservati in urne d'argento.
Ci spostiamo verso lo Stallburg, un edificio situato tra Josefsplatz e Michaelerplatz, formato da un grande cortile con tre ordini di loggiati: quello inferiore era utilizzato per accogliervi le stalle e, all'epoca dell'Imperatore Carlo VI, i cavalli della scuola spagnola di Vienna. Per abbeverare gli animali, nel 1675 venne realizzata la fontana che ancora oggi si trova al centro del cortile.
Lo Stallburg venne costruito come residenza per il principe ereditario Massimiliano II: si dice che Ferdinando I non volesse vivere sotto lo stesso tetto col figlio che si era dimostrato favorevole a tollerare i protestanti. Solo in seguito l'area venne adibita a stalle imperiali e attualmente conserva questo uso per la Scuola d'equitazione spagnola.
La Scuola di equitazione spagnola prende il suo nome dai cavalli spagnoli da cui deriva in parte la razza Lipizzana, l'unica razza usata nella scuola. Oggi i cavalli utilizzati nella Scuola sono allevati in una scuderia a Piber, nella Stiria ovest, in Austria. Originariamente provenivano da Lipizza, nell'attuale Slovenia, paese che ha dato il nome a questa razza.
Nel 1809 una parte dell'antico bastione adiacente il vecchio castello venne demolito durante le guerre napoleoniche. Si creò così uno spazio nel quale venne inglobata la Burgtor, la porta del palazzo. Nelle nuove mura erette nel 1817, trovarono spazio tre nuove aree: il giardino privato del castello (Burggarten), la Heldenplatz o Piazza degli Eroi ed il Volksgarten (Giardino del Popolo).
Il Burggarten, giardino in stile inglese, era il giardino privato dell'imperatore Francesco Giuseppe I, lo sposo dell'imperatrice Sissi. Nel 1919, tre anni dopo la morte del monarca, il Burggarten venne aperto al pubblico. Oggi ospita l'unico monumento dell'imperatore, eretto solo nel 1957 su iniziativa privata.
L'Heldenplatz o Piazza degli Eroi è imponente, con l'enorme emiciclo della Neue Burg, o Palazzo Nuovo. Un altro palazzo doveva sorgere di fronte, trasformando il luogo in immenso foro imperiale, ma il progetto non fu mai realizzato. Al centro della piazza sono poste le statue equestri del Principe Eugenio, vincitore dei Turchi, e dell'arciduca Carlo, vincitore di Napoleone, da cui il nome della piazza.
Con l'allargamento della città di Vienna a seguito della demolizione delle mura cittadine, negli anni '60 dell'Ottocento la Hofburg stessa conobbe una grande espansione. Venne pianificata la realizzazione del Kaiserforum, progettato da Gottfried Semper e Karl Hasenauer, e della Ringstraße, coi musei gemelli (Kunsthistorisches Museum e Naturhistorisches Museum). Come ideale completamento di questo progetto che solo in parte sarà poi portato a termine, c'è il Neue Burg che è oggi la facciata più nota della Hofburg. Completata nel 1913, l'ala sud-occidentale (Neue Burg) ospita attualmente alcuni musei (l'Ephesos Museum, la Collezione di Armi e Armature, la Collezione di Antichi strumenti musicali ed il Museo di Etnologia) così come le sale di lettura della Biblioteca Nazionale Austriaca ed il Centro Congressi Hofburg.
Il 15 marzo 1938, Adolf Hitler proclamò dal balcone di quest'area l'"Anschluss" (annessione) dell'Austria al Terzo Reich.
Il Volksgarten, il cosiddetto “giardino del popolo”, sorge sulle fortificazioni che Napoleone fece abbattere durante l'occupazione francese del 1809. Tra il 1817 e il 1821, l'area nei pressi di piazza Ballhausplatz fu convertita in giardini destinati ad uso privato degli arciduchi; successivamente fu destinata ad essere il primo parco aperto al pubblico, inaugurato ufficialmente il 1° marzo 1823. Il giardino fu ampliato nel 1862, quando le rimanenti fortificazioni della città furono abbattute. Il parco è disposto in stile formale francese con aiuole geometriche e un bellissimo giardino con più di 3.000 cespugli di rose di oltre 200 varietà; si affaccia direttamente sulla Heldenplatz e sugli edifici della Hofburg.
All'estremità settentrionale del parco si erge il monumento all'imperatrice Elisabetta (Sissi); al centro c’è una statua di Elisabetta seduta, che fu scolpita da un blocco di 8000 kg di marmo di Lasa e misura 2,5 m di altezza. Un piccolo stagno e un giardino rendono l’ambiente tranquillo per il memoriale. L’inaugurazione del monumento è avvenuta il 4 giugno 1907 alla presenza dell'imperatore Francesco Giuseppe I d'Austria.
Dettaglio della statua di Sissi.
Ci dirigiamo ora verso il nuovo municipio.
Il Rathaus di Vienna (municipio di Vienna) è uno degli esempi di architettura neogotica più noti in Europa centrale. Venne costruito tra il 1872 ed il 1883 sulla Ringstraße: il vecchio Rathaus nella Wipplingerstraße era diventato insufficiente per il comune di Vienna, oramai notevolmente cresciuto.
L'edificio si distingue per l'effetto plastico della facciata: dietro le arcate goticheggianti si intravede, seminascosto, il vetro delle finestre; il loggiato che intercorre tra le due filigrane pareti alleggerisce così l'effetto di insieme di un edificio che, tutto sommato, ha dimensioni notevoli: è lungo 153 m e largo 127 m, con 7 cortili interni, 1.575 stanze e sale e più di 2.000 finestre. Per la costruzione sono stati utilizzati circa 30 milioni di tegole e più di 40.000 metri cubi di pietra naturale. La corte interna del Municipio, circondata da colonnati, è una delle più grandi d’Europa con i suoi 2.804 m².
La Sala delle Feste è lunga 71 metri, larga 20 metri e alta 18,5 metri. Se le autorità responsabili della protezione antincendio lo consentissero, qui potrebbero ballare simultaneamente 1.500 coppie.
La costruzione è sormontata dalla torre centrale che è alta 97,9 m; a questa si aggiunge l’"Uomo di ferro del Municipio" (Rathausmann): la statua è diventata un simbolo della città. Situata presso il centro della facciata, la torre principale sporge in avanti, aumentandone così l'effetto di profondità. È oggi sede del Landtag dello Stato federato di Vienna (legislativo regionale) e del borgomastro (esecutivo della città).
Una curiosità: quando fu costruito il municipio, l'imperatore diede l'indicazione che la sua torre non dovesse essere più alta di quella della vicina chiesa Votivkirche (alta 99 m). Formalmente l'architetto ubbidì e costruì una torre di 98 m. Ma sopra montò il "Rathausmann", alto 3,4 m (con la lancia 5,4 m, peso: 1.800 kg), e così superò la Votivkirche.
All’interno e davanti al Municipio si svolgono numerose manifestazioni. Una delle più importanti e più famose è sicuramente il Life Ball, che ha luogo ogni anno a maggio. Ma nel magnifico edificio vanno in scena ogni anno anche numerosi altri balli. Da novembre il Mercatino di Natale immerge in un’atmosfera natalizia l’area antistante il Municipio. E da gennaio a marzo la piazza del Municipio e il parco del Municipio si trasformano nella più bella pista di pattinaggio esistente al mondo.
Il Municipio ospita anche la Biblioteca Civica e Regionale di Vienna (contenente la collezione Viennensia) e l’Archivio cittadino e regionale di Vienna.
Nel piano interrato si aprono le sale ristoranti di un ampio Rathauskeller. Ed è proprio qui che ci fermiamo a pranzare. Apro una seconda pagina per la parte rimanente della giornata.
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